Quelli che non escono...

  • Ciao Finnicella, io sto provando a mantenere le uscite come nel periodo prima dell'ansia e degli attacchi di panico, per quanto possibile, da sola o in compagnia.

    Certo, il mondo improvvisamente si mette a girare 🙃, sento vari sintomi sparsi, giunge la voglia di fuggire (ma dove? tanto li vivo anche a casa), per cui sì sto vivendo difficoltà nell'uscire ma provo a non lasciarmi sopraffare. Esco tutto sommato un po' meno, scelgo situazioni meno stressanti possibili dove non c'è molto caos o troppi rumori o troppa richiesta di attenzione delle norme anti covid, insomma faccio quel che posso per il periodo che sto vivendo.

    Sono nuova nel forum e non conosco la tua storia, però hai scritto di tua sorella, che ha degli amici, magari riavvicinarsi potrebbe aiutarti, a piccoli passi, a riprendere qualche piccola uscita in compagnia che di certo non potrà che farti del bene.

    Bravissima, fai bene a persistere!!! Io fortunatamente non ho i problemi che tu descrivi, ma immagino che non debba essere affatto facile, quindi hai tutta la mia ammirazione. Alla fine i problemi alla base possono essere diversi, ma le difficoltà che poi riscontriamo nella vita quotidiana sono almeno in parte analoghe.

    No, mia sorella al momento non è interessata ad uscire con me neanche per un caffè, gliel'ho chiesto più volte. Non c'è stato nessun litigio o altro, ma semplicemente non le interessa. Quindi ho smesso di insistere. Del resto siamo molto diverse e lei ha 13 anni più di me, sarà anche quello. Nei mesi scorsi aveva litigato con la sua amica e almeno via telefono/WhatsApp si faceva sentire più spesso, adesso che si sono riappacificate se ogni tanto le scrivo per sapere come sta neanche risponde più. Non è che la giudichi, avrà le sue ragioni, ma ho preso atto del fatto che non posso aspettarmi niente da lei.

  • Ciao, beh mi rivedo tantissimo in quasi tutti i commenti. Devo dire però che leonardh ha ragione. Per esperienza personale posso dire che ho passato 4 anni in cui uscivo pochissimo a causa di attacchi di panico e agorafobia.

    Oggi sto meglio, esco tutti i giorni ma mi capitano ugualmente dei periodi no. Anche perchè dovrei cambiare la mia quotidianità, ma quello è un altro discorso.

    Ciò che voglio dire è che, se soffrite di agorafobia dovete esporvi gradualmente. So che fa paura ma dobbiamo sforzarci piano piano. Non fa bene essere sempre accompagnati, in questo modo si crea un circolo difficile da spezzare ma capisco molto bene che dall'altro lato si usi la persona come "se mi sento male almeno c'è lui/lei che mi aiuta". Questi pensieri sembrano aiutarci, al momento, ma in realtà peggiorano questo disturbo.

    Esattamente, le paure purtroppo vanno affrontate per liberarsene. Ho dovuto attuare lo stesso meccanismo quando soffrivo di ansia sociale, questo mi ha permesso di uscire con una comitiva, fidanzarmi e frequentare una piazza, ad uscire quindi. Di fare altrettante cose che mi esponevano all'ansia in generale.

    Può essere stressante, estenuante, ma bisogna incominciare a costruire una base infatti a piccoli passi per rafforzarci e fornirci più coraggio.

    Detta così, comunque, la faccio facile, perché non sempre lo è, dipende dalla condizione in cui ci si ritrova. È comprensibile, ma ahimè non esistono vie alternative. In certi casi, comunque, serve l'aiuto di un esperto.


    Concordo con l'ultimo punto. Uscire con qualcuno può risultare più facile, apparentemente, ma farlo non supera la cosa come farebbe quella più difficile.

    #1 life priority: be happy. Forget what we know, it's just a big show.



  • Concordo con l'ultimo punto. Uscire con qualcuno può risultare più facile, apparentemente, ma farlo non supera la cosa come farebbe quella più difficile.

    Per quanto riguarda il mio specifico caso, capisco che posso sembrare testona :grinning_face_with_sweat: (e probabilmente lo sono) ma volevo solo aggiungere che la mia ostinazione nasce anche dal fatto che in passato, quando il problema avevo fatto capolino, ne ero uscita, anche per lunghi periodi (anni) facendo prima cose con altre persone (che non erano neppure a conoscenza del mio "problema") e successivamente da sola. Questo mi aveva consentito di avere una vita attiva, di viaggiare da sola all'estero, di fare tutto ciò che desideravo fare. Certo prima non ero mai arrivata al punto di rinchiudermi in casa e comunque avevo diverse persone da poter frequentare. Adesso la situazione in effetti è del tutto differente.

    Gli specialisti (= psicoterapeuti) li ho già consultati, uno l'ho sentito per oltre 6 mesi. Nessuna indicazione su come gestire la mia "paura"/problematica e/o l'ansia conseguente, nulla. Alla fine si parlava solo del più e del meno e ho lasciato perdere. Probabilmente non era l'indirizzo giusto, non lo so. Adesso come adesso non ho né soldi né voglia per consultarne altri, magari più avanti, chissà.

  • Quello di questo thread è un argomento che mi sta piuttosto a cuore in quanto riguardante una delle principali caratteristiche del mio stile di vita: la reclusione. Non ricordo un periodo nel quale io non l'abbia agognata, cercata, e, soprattutto negli ultimi anni, realizzata. Il lockdown è stato il colpo di grazia che ha annullato le pochissime occasioni di uscita (i.e. lezioni universitarie), uscite che, nonostante la loro esiguità, non sono ancora oggi rimpiante dal sottoscritto, il quale ha (ho) abbracciato una condizione da pieno recluso, rammaricandomi però che la crisi depressiva e esistenziale che mi ha travolto abbia rovinato una eventualità altrimenti ben accolta. Forse vi era un tacito equilibrio che vedeva nelle poche uscite (e nell'altrettanto poca socialità) un correttivo, un fattore stabilizzante dell'umore che non faceva pesare il mio isolamento.


    Se osservo gli anni della mia crescita e sviluppo a ritroso, mi rendo conto che l'ambiente domestico abbia rappresentato innanzitutto un rifugio dai coetanei, un rifugio da un ambiente esterno che mi ha sempre visto "diverso", in quanto più sensibile, più introverso, meno "chiassoso". Alla fine, questa era la mia visione di quel mondo al quale non sentivo in cuor mio di appartenere. La mia curiosità intellettuale mi portava a esplorare mondi (letterari, virtuali, ecc.) che costituivano un'evasione dal contesto in cui mi trovavo, e mi rassicurava in maniera decisiva: il mio non era il migliore dei mondi possibili, parafrasando il Candido di Voltaire, al contrario si trattava di qualcosa da superare, un velo di Maya da squarciare, e per farlo bastava attendere, costruirsi un futuro in linea con la mia indole, che mi avrebbe portato altrove, in un ambiente a me più congeniale.


    In quegli anni, complice la mia attitudine studiosa, ho reciso quasi tutti i legami con l'esterno, dedicandomi allo studio "matto e disperatissimo" e riporre (segretamente) le speranze di una socialità più soddisfacente più in là con il tempo. Ma in tutti questi anni, questa condotta di vita non ha rappresentato affatto un motivo di sofferenza. Al contrario, dell'ambiente domestico notavo solo i pregi: una maggiore libertà, tempo libero in abbondanza (a causa della mancanza di incombenze mondane) per dedicarmi a passatempi culturali di natura prevalentemente solitaria, controbilanciati ovviamente da occasioni di uscite saltuarie e la mia presenza (comandata) in contesti sociali (liceo, università, ecc.), dalle quali uscivo, da buon introverso, alquanto drenato di energie, che ricaricavo non appena tornavo alle mie attività solitarie che mi riservavano varie intime soddisfazioni.


    Questo equilibrio, me ne rendo contro solo a posteriori, era molto più fragile di quanto pensassi: è bastato il minimo scossone (un vero e proprio burnout al quale è seguita la clausura del lockdown che ha un po' "cristallizzato" tale condizione) per ripensare questo modello e rivedere alcune priorità. Per la prima volta, infatti, non guardo con timore o ritrosia le occasioni di socialità, ma anzi, quasi mi rammarico per la loro assenza (o per meglio dire, rifiuto) negli ultimi anni. Ma poi mi guardo attorno, e mi rendo conto il motivo per il quale ho rinunciato ad uscire di casa: l'ambiente, le persone, sono rimaste le stesse, con la stessa mentalità di paese, dove la sensibilità, la cultura e la creatività sono viste con sospetto, sono quasi un disvalore. Questo distacco si è acuito man mano che l'isolamento si è protratto nel corso degli anni, durante i quali inevitabilmente il mio percorso e quello degli altri divergeva sempre più, creando un circolo vizioso e ancora un maggiore isolamento.


    Non mi pento affatto delle mie scelte, sono diventato ciò che sono (con i miei pregi e difetti) grazie alla conduzione di questo stile di vita che, inter alia, mi ha permesso di guardare dall'esterno le dinamiche sociali e sviluppare un distacco tale da possedere una weltanschauung critica e razionale, che dubito avrei ottenuto frequentando certi buzzurri che ronzano per le strade del paesello (senza offesa per il paesello, che è molto grazioso e rinomato presso i turisti, italiani e non ^^ ). Ora resta da recuperare l'equilibrio perduto e fondarlo su basi più solide. A questo punto non posso fare altro che mettermi a lavorare per un futuro personale migliore, che possa portarmi a frequentare persone più affini in contesti nuovi, dove dunque possa in qualche modo togliermi alcune soddisfazioni e realizzazioni anche nel campo della socialità. Non credo ci sia molta scelta ;)

    Nevrotico della porta accanto

  • Io devo per forza stare in casa,in quanto ho la paura di rimanere nudo.Oltre a questo,avendo un corpo ridicolo e soggetto allo scherno altrui,ho un altro motivo per starmene in casa.Il problema è che sono fregato comunque,anche se sto in casa..quindi ogni tanto penso "vabbè,esco tanto peggio di così non può andare ",e puntualmente accade qualcosa di brutto.Anche oggi ennesimo episodio terribile,nonostante io fossi rintanato in casa,il motivo?Ho incontrato delle persone,e ho paura che queste mi abbiano visto nudo..certo,poi con questo caldo stavo pure con i pantaloncini corti sopra al ginocchio,e considerando che ho le gambe molto corte,ero praticamente nudo..se queste persone non fossero entrate in casa,nulla sarebbe successo.Quindi,nel mio caso,la cosa migliore sarebbe vedere meno persone possibili,essere esposti a meno situazioni sociali possibili.Mi piacerebbe anche parlare con qualcuno,ma se devo stare lì a pensare tutto il tempo"ma i pantaloni sono chiusi?ma sono realmente vestito?",allora,ecco,preferisco non vedere nessuno.

  • Io devo per forza stare in casa,in quanto ho la paura di rimanere nudo.Oltre a questo,avendo un corpo ridicolo e soggetto allo scherno altrui,ho un altro motivo per starmene in casa.Il problema è che sono fregato comunque,anche se sto in casa..quindi ogni tanto penso "vabbè,esco tanto peggio di così non può andare ",e puntualmente accade qualcosa di brutto.Anche oggi ennesimo episodio terribile,nonostante io fossi rintanato in casa,il motivo?Ho incontrato delle persone,e ho paura che queste mi abbiano visto nudo..certo,poi con questo caldo stavo pure con i pantaloncini corti sopra al ginocchio,e considerando che ho le gambe molto corte,ero praticamente nudo..se queste persone non fossero entrate in casa,nulla sarebbe successo.Quindi,nel mio caso,la cosa migliore sarebbe vedere meno persone possibili,essere esposti a meno situazioni sociali possibili.Mi piacerebbe anche parlare con qualcuno,ma se devo stare lì a pensare tutto il tempo"ma i pantaloni sono chiusi?ma sono realmente vestito?",allora,ecco,preferisco non vedere nessuno.

    Scusa Mezzouomo, ma tornando al discorso che facevamo prima, se tu esci con qualcuno di fidato, non so poniamo tua madre, vedi che lei non ti dice nulla, non ti basta come conferma del fatto che non eri nudo? Io ti sconsiglio vivamente di iniziare a rintanarti. Però si, dovresti agire su due fronti, cioè non smettere di uscire ma cercare anche di trovare un minimo di tranquillità in casa. Da questo punto di vista ti capisco. Un anno fa, come dicevo, non riuscivo a trovare pace neanche in casa mia, alle volte avevo persino paura di parlare al telefono con i miei, passavo delle notti allucinanti. Era un incubo. Sono già soddisfatta di aver recuperato almeno la mia serenità tra le 4 mura, con i famigliari e in certe situazioni di lavoro a distanza (anche se ovviamente non voglio accontentarmi di questo). Se ci penso non c'è paragone rispetto alla situazione di prima. Tu non riesci ad essere sereno neppure quando sei con i tuoi affetti più stretti?

  • Posto che la solitudine non è il mio problema principale,visti i disastri che ho combinato negli ultimi anni,mi rendo conto del fatto che stare solo 24 h su 24 inizia a pesarmi..da un certo punto di vista per me stare da solo è un'ottima cosa,dato che soffro di un doc invalidante e che invidio tutte le altre persone..le poche volte che sono uscito con qualcuno mi sono spesso sentito a disagio,per la mia diversità fisica e mentale..Il problema è che stare sempre da solo mi deprime lo stesso,soprattutto ora che non studio più,e che non ho nulla da fare.Poiche mi è praticamente impossibile conoscere qualcuno,soprattutto qualcuno con cui mi possa sentire a mio agio,immagino di dovermi adeguare,continuando a guardare le vite degli altri,singhiozzando e piangendo.C'e qualcun'altro qui che vive una situazione del genere?Ripeto,ho problemi più gravi della solitudine,ma certe volte vivere recluso mi fa stare male.

  • Perché questa è una discussione recente che tratta lo stesso argomento, di conseguenza non vi era necessità di aprire un nuovo thread praticamente identico.

    Chiedo scusa, sono io che avevo aperto il thread. Evidentemente c'è stato un fraintendimento. Il mio thread non voleva parlare di solitudine, ma di difficoltà ad uscire di casa per i motivi più disparati (nel mio caso diciamo un'ossessione), per altri può essere agorafobia, attacchi di panico o ansia. Per uscire di casa intendo anche entrare in un negozio o andare in posta o salire sul tram. Quando dicevo che al momento faccio fatica ad uscire di casa o a camminare per strada se non ho nessuno di conosciuto con me, non è perché "mi sento sola", ma perché avere qualcuno vicino mi rassicura rispetto alla mia ossessione e mi permette di fare esposizioni graduali un po' meno traumatiche. Ovviamente, stando tappata in casa per questo motivo l'effetto indiretto è la solitudine (non si può avere una grande vita sociale se si sta rinchiusi), ma non è di questo che volevo parlare. Io parlavo di esposizioni per superare la difficoltà ad uscire (ringraziando il cielo non sono depressa e lavoro come sempre visto che sono una libera professionista che lavora da casa, ma ovviamente vorrei tornare ad avere una vita normale da tutti i punti di vista) e del fatto che è molto più complesso per me fare queste "esposizioni" se non ho nessuno con me. A questo proposito, ringrazio tutti coloro che hanno risposto che mi hanno offerto vari spunti di riflessione, due settimane fa quando ho aperto il thread. A me sembra che con varie pagine di risposte da parte di differenti utenti il problema sia stato ampiamente sviscerato, quindi, per quanto mi riguarda, il thread potrebbe anche essere chiuso a questo punto. Se non è possibile chiuderlo, mi permetto di dire che vorrei che la discussione non deragliasse verso altri temi. Grazie mille!

    Modificato 2 volte, l'ultima da Finnicella ().

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