La dipendenza affettiva è una dipendenza a tutti gli effetti, come per la droga, l'alcool o il gioco d'azzardo per citare le più conosciute.
Si ha la consapevolezza del male che ci si sta facendo, ma evidentemente quel male colma dei vuoti che sono ancora più dolorosi.
E' proprio così, solo che spesso i vuoti che va a colmare non sono "più dolorosi" della dipendenza: semplicemente non sono in una zona di comfort e non c'è garanzia di poterli riempire altrove (o almeno questo crede la mente).
Restare in una dipendenza per colmare continuamente dei vuoti che si potrebbero interrompere a monte è una azione estremamente comune data da una scelta psichica, una paura e una scelta fisica.
Uscirne non è da tutti. Lo dico da persona con indole incline alle dipendenze.
Ma vuoi mettere la comodità? Io al tempo ero sposato, vivevo con mia moglie.
Trovai in questa relazione una dispensa d'emozioni disponibile e senza "controindicazioni".Errore mio fu abusarne, goderne troppo fino a non poterne fare a meno.
Proprio come i deboli che con la cocaina trovano un coraggio sconosciuto, che anzi che lavorare (duramente) per trovare quel coraggio non fanno altro che ripetere l'esperienza della droga ancora una volta, e un altra ancora, e ancora poi basta.
Hai fatto lo stesso errore che fanno alcune persone avvicinando sessualmente personaggi estremamente "altolocati" o estremamente "bravi a letto". Una volta "provate" certe emozioni non riescono più a farne a meno, perché credono di non poterle trovare altrove. Non riescono quindi a tornare sulla terra con gli altri mortali e vivono nel limbo fino a che dura.
Non ti so dire se sia "giusto" o "sbagliato". Posso solo dire che nell'imprevedibilità della vita questa è una condizione non più precaria di quelle che sembrano assolutamente stabili.