Laurea vs lavoro

  • Stamattina seguivo una trasmissione in radio dove il dibattito riguardava il volersi laureare a tutti i costi rispetto all'imparare un mestiere, scegliendo spesso indirizzi di studi che non garantiscono un inserimento sicuro nel mondo del lavoro. Ragazzi non più ragazzi che si laureano a 30 anni e oltre e che dopo finiscono con rimanere altri anni a casa perché non trovano uno sbocco lavorativo poiché le loro lauree sono inflazionate, cioè ci sono troppi laureati rispetto a quanti ne può assorbire il mercato del lavoro. Uno degli ospiti diceva: ma perché invece questi ragazzi/e non imparano un mestiere richiesto? Esistono ancora tantissimi mestieri artigianali ben pagati (idraulico, pizzaiolo, piastrellista, chef e tanti altri), ma sono mestieri comunque sacrificati nei quali devi sudare rispetto a startene in ufficio con l'aria condizionata. Mestieri che richiedono spesso un impegno anche fisico rispetto a quelli cosiddetti d'intelletto ma che ti garantiscono una vita dignitosa. Prima dell'estate ho dovuto chiamare l'idraulico per un lavoro in casa. Si è presentato con un Bmw station wagon ultimo modello. Mi ha fatto attendere 4 giorni prima di venire perché non aveva un momento libero e si è preso un bel po di soldi per fare il suo lavoro. Con se aveva il figlio apprendista di 20 anni il quale con piacere seguiva il papà. Gli ho chiesto come mai non si fosse iscritto all'università come tanti suoi coetanei e mi ha risposto che così è già indipendente, guadagna bene e può permettersi la vita che vuole. Mi fa: mi faccio un mazzo così tutta la settimana ma al week end, a Natale e in estate me ne vado dove mi pare e non devo dipendere da nessuno.

    Ora non metto in dubbio che nascere figli di idraulici apra una porta sicura sul mondo del lavoro così come chi ha il papà notaio e avvocato ha la strada spianata dal nome di famiglia ma certamente le caste che si creano nei lavori d'intelletto non sono paragonabili ai mestieri manuali. Se hai bisogno di un avvocato per una causa importante vai da uno conosciuto, se hai un problema fisico di rilievo vai da un medico che ha un nome, se al contrario ti si rompe il water non vai dal primario degli idraulici, ne chiami uno qualsiasi senza preoccuparti del suo curriculum vitae.

    Ciò che intendo dire è che oramai il mondo del lavoro non è più come anni fa dove una laurea anche umanistica offriva più sbocchi lavorativi, oggi il lavoro è diventato molto selettivo e spesso anche se hai una laurea importante sei costretto a emigrare all'estero. Al contrario nei mestieri artigianali conta molto la capacità, la bravura, la propensione a sapersi districare ed accettare il sacrificio di rimboccarsi le maniche.

    Se avessi dei figli li spronerei ad imparare un mestiere, li indirizzerei verso scuole professionali tra cui l'alberghiero, gli insegnerei a rimboccarsi le maniche e gli direi che dati i tempi è meglio un uovo oggi di una gallina domani.

  • Se avessi dei figli li spronerei ad imparare un mestiere, li indirizzerei verso scuole professionali tra cui l'alberghiero, gli insegnerei a rimboccarsi le maniche e gli direi che dati i tempi è meglio un uovo oggi di una gallina domani.

    Magari.... è che non ti stanno mai a sentire!

    I ricordi sono sempre bagnati di lacrime

  • Non avendone non posso dirlo ma posso dirti che con mia nipote dopo il diploma ne abbiamo discusso diverse volte e lei, che già ha fatto l'alberghiero, anche grazie al parere dei genitori ha preferito non seguire molte sue amiche all'università, si è rimboccata le maniche, ha lavorato nei villaggi turistici e ha iniziato a prendere confidenza col mondo del lavoro. Ad oggi ha appena concluso un'attività stagionale ed è pronta per proporsi in ruoli analoghi. Mi fa molto piacere notare che una ragazza giovane non abbia tanti grilli per la testa e che abbia compreso come sia importante essere indipendenti. Credo che una laurea le avrebbe fatto senz'altro piacere ma vuoi che è figlia di persone che hanno sempre lavorato, ha una visione della vita molto pratica. Noto invece che moltissimi genitori, che spesso hanno fatto sacrifici nella vita, spronano loro stessi i figli a laurearsi come forma di riscatto sociale e credo che ciò sia un grosso errore. L'università a mio avviso va fatta solo se si ha una forte propensione allo studio e se si è in grado di seguire percorsi capaci di offrire garanzie concrete altrimenti il rischio di finire nel precariato o nella disoccupazione è elevato.

    Consideriamo che già oggi una laurea vale spesso come un diploma anni fa ma consideriamo soprattutto, cosa che valutano in pochi, come saranno la società e il mondo del lavoro tra 10-20 anni ovvero quali saranno i mestieri del futuro? Certamente possiamo dire con certezza che gli unici che manterranno una posizione saranno quei mestieri immutabili legati all'artigianato poiché nessun robot potrà mai fare il pizzaiolo, il barman, l'idraulico, il panettiere, il falegname, il carpentiere o il piastrellista mentre in altri settori l'informatica applicata all'elettronica faranno fuori sempre più impieghi.

  • Non sempre è possibile scegliere, perché dipende molto anche dalle attitudini e capacità.
    C'è chi è portato per lo studio e gli risulta semplice e chi invece al contrario ha più capacità per le arti manuali ed è negato per lo studio.
    Le influenze sono tante, non sempre esterne, il più delle volte sono legate alle proprie capacità.
    Poi c'è quella "piccola" percentuale che si rifugia nello studio per perdere tempo e per non lavorare!

  • Secondo me molte lauree umanistiche ormai sono inutili, lo stato non assume più molti insegnanti da poter coprire la domanda di laureati.
    E conta anche l'età in cui si arriva alla laurea, in Italia in media ci si laurea dopo i 27 anni.
    Detto ciò dire che ci sono troppi laureati è sbagliato, in tutto il resto d'Europa sono di più e la situazione economica è migliore. E se devo essere sincero non vedo che i miei compagni che non fanno l'università fare una grande carriera. La maggioranza è disoccupata e prova concorsi non riuscendoci. E anche chi ha genitori con un negozio, alla fine è sulla soglia della sopravvivenza tranne rari casi.

  • Oltre che da possibilità pratiche diverse per ognuno, credo dipenda molto anche da inclinazioni personali di altro genere: non solo dalle capacità di ognuno, ma anche da aspirazioni personali, dalla storia della persona, da una ricerca personale sulla quale non mi sognerei mai di mettere bocca.
    Non tutti cercano le stesse cose nella vita, insomma.
    Se qualcuno mi chiedesse un consiglio probabilmente non glielo saprei dare così, su due piedi.
    Discorso molto generico il mio, ovviamente.

  • Mio zio è idraulico e non è riuscito a piazzare tutti e due i figli. Uno se ne sta per emigrare a Malta pur di lavorare. Adesso vive con meno di 1000 euro di pensione. Però in passato ha vissuto bene per un periodo.
    Per non parlare di altri due miei zii commercianti, uno non riesce a pagare neppure l'affitto, l'altro aspetta di andare in pensione e il figlio che ha aperto un negozio simile a quello del padre, fa concorsi per piazzarsi da qualche parte più sicura.

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