Laurea vs lavoro

  • Mi trovi d'accordissimo.
    È risaputo che la qualità dell'insegnamento non sia nemmeno paragonabile a quella di un'università pubblica. Io sto pensando di fare un master dopo la laurea e - per principio - certe università nemmeno le guardo. 15000 euro per un master, per me è inconcepibile. Paghi il nome, non la qualità della didattica.
    Tuttavia, è un dato di fatto che questi ragazzi siano piazzati ovunque senza problemi. Conosco diverse persone con un buon lavoro e, credimi, molto molto retribuito a 4 anni dalla laurea. Alcuni in Italia, altri fuori. Io credo basterebbe che le nostre università pubbliche iniziassero a introdurre stage, e magari anche l'Erasmus, obbligatori per tutti (in questo caso aiutando con borse di studio più alte chi non può permettersi di farsi mantenere fuori casa). Farebbe la differenza.

  • è un dato di fatto che questi ragazzi siano piazzati ovunque senza problemi

    Questo è esattamente l'inganno ottico da cui Tu (come mio figlio, e come tanti Altri) dovete liberarvi, per essere FIERI di Competenze che VOI non avete acquisito in forma di omogeneizzati da lattanti, e che VOI siete molto più preparati di Altri e vivere in modo organico, sistemico, maturo!!!

    Di "stage" ce n'è per tutti, credimi. Anche dopo la laurea alle Statali.
    Peccato siano solo fregature, sul modello delle private : tu vieni presa a tempo determinato, porti tutto il meglio della coscienza e impegno di un neolaureato brillante, e ...le aziende si prendono quel che porti pagandoti come un netturbino e chiedendoti l'anima, a tempo determinato, s'intende!

    Dopo la laurea di mio figlio ho avuto la fortuna di confrontarmi con una coppia di genitori miei amici, anche loro con figlio neolaureato in una privata.
    Padre Ingegnere e Madre Avvocato : mi dicevano di essersi fatti un preciso dovere di raccomandare al proprio figlio di IGNORARE le sirene "stage".
    Ho fatto lo steso con mio figlio, e ne ero già convinta di mio, da prima, ma questo confronto è stato un rafforzativo importante, per me.
    Mio figlio, aveva placet per fare "stage", post Uni Statale.
    In qualche caso l'ha capito da solo, in qualche altro ci ho messo del mio, per significargli "sì, e dopo che tu hai spesso 1000 euro al mese per riceverne 700...cosa pensi che potrà succedere?".
    Abbiamo anche altri congiunti (cugini in secondo grado di mio figlio) sia da parte materna che paterna, che hanno concluso già da parecchi anni la loro Uni Privata a molti zeri...
    Una mia nipote (figlia di mio cugino) ...sembrava dovesse stravolgere l'universo e a 26 anni era in Brasile per prestigiosissimo stage assicurato dall'Uni.
    Oggi...ha una bimba di padre brasiliano che il padre non ha mai riconosciuto. Lo stage è finito. Per fortuna...mio cugino e suo padre è un quotato avvocato di provincia...e si è ripreso figlia e nipote in casa e figlia in studio, sperando sia capace di superare l'Abilitazione Italiana da Avvocato (che non è semplice).
    Un cugino di mio marito (più giovane di noi) era "in carriera" negli Stati Uniti già al tempo dell'attentato alle Torri gemelle...
    Infatti era dentro alle Torri, durante l'attentato.
    A parte il fatto che non sapremo mai (neanche io) quale parte del suo "successo" sia dovuta al fatto di aver fatto l'Uni "prestigiosa" e quanta altra parte possa aver auto il FATTO che suo padre sia persona con poderose "entrature" PERSONALI...forse sono assurda io, ma...considerando che questo "ex ragazzo platinum" oggi è anche sposato negli States, con figlia gravemente cardiopatica, e con angoscia di tutti che fatica moltissimo a poter essere condivisa con un Oceano di mezzo...io mi chiedo anche se questa (che parrebbe "riuscita") sia VITA!!!
    Questa è la vita che purtroppo fecero tanti nostri bisnonni, morsi dalla fame viva.
    Oggi (mi chiedo) siamo davvero ridotti così malissimo da poter credere che questo sia il meglio del destino che possa toccare a giovani che si impegnano e che hanno competenze?

    Io, Ar, non mi rasssegno, e ogni mio impegno è nel ricordare a mio figlio e ai suoi coetanei che...ACQUISITE COMPETENZE E SIATENE ORGOGLIOSI SENZA COMPLESSI!
    LA VITA E' VOSTRA, MA...NON GIRATEVI DALL'ALTRA PARTE PER COMPLESSI DI INFERIORITA' CHE NON HANNO ALCUN SENSO E COSTRUTTO!

    :love:

    Tutti pensano a cambiare il mondo, ma nessuno pensa a cambiare se stesso. (L. Tolstoj)

  • Senza stage, uno dove acquisisce competenze professionali all'inizio ?

  • Senza stage, uno dove acquisisce competenze professionali all'inizio ?

    Domanda che trovo intelligente e sana, e mi complimento con te.

    La risposta è multipla, ma anche semplice:
    1) se l'orientamento del neolaureato (prendo ad esempio la laurea in Giurisprudenza che mi è più famigliare di altre) è quello di fare l'avvocato o il notaio...è sicuro che siano professioni che non si improvvisano, e che alla preparazione teorica acquisita mediante un percorso accademico coscienzioso dovrà aggiungersi una pratica professionale, come per legge, presso uno Studio Professionale ...facendo MOLTA attenzione di non essere a vita persa delegati alla sola dattilografia, o alle file presso l'Ufficio Notifiche del Tribunale, o al Catasto per estrarre visure (altrimenti... non si sta facendo pratica, ma si sta solo facendo segretariato a costo zero).
    2) se l'orientamento del neolaureato è a più ampio spettro e spazia in ambiti aziendalistici...vale lo stesso discorso : è fondamentale "entrare nelle dinamiche operative di una attività", ma è anche essenziale capire quando (con questo miraggio) sei soltanto SFRUTTATO non per "capire un'attività", ma soltanto per fare il portatore d'acqua a chi già le esercita con successo, e si guarda bene dal darti l'idea della attività nel suo insieme, mentre ti usa con solo proprio vantaggio per assolvere a qualche paio di funzioni ripetitive e di servizio che NON sono "l'attività" e sono solo manovalanza frusta di quell'attività, che ignota ti era e ignota ti resta, anche dopo tre anni di stage!

    :friends:

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  • In merito al discorso più ampio, io mi trovo a metà strada tra te e Michele. Nel senso che esistano effettivamente facoltà inutili ai fini dell'inserimento lavorativo è un dato di fatto, ma anche imparare un mestiere pratico in molti casi è impossibile. Ho avuto diverse esperienze in famiglia. A mio cugino, il cui padre da l'idraulico ha potuto inserire lavoratimente solo il fratello, anche se il padre è conosciuto nell'ambiente non ha trovato nessun altro interessato ad insegnare un lavoro al figlio. Giustamente l'idraulico professionista non ha alcun interesse in molti casi a formare altre persone se queste una volta imparato il mestiere si mettono in proprio e gli fanno concorrenza. Le mie conoscenze che attualmente svolgono lavori pratici, hanno imparato il mestiere partendo sempre da un contesto aziendale, e ti posso dire che solo due fra tanti adesso hanno un loro "parco clienti". Inutile dire che le aziende per cui lavorano non sono a conoscenza del lavoro extra.

  • imparare un mestiere pratico in molti casi è impossibile

    Imparare un mestiere pratico non è MAI impossibile, e resta molto più facile che imparare i segreti di una libera professione.
    Ti porto un caso concreto.
    Un signore di quasi 50 anni ha sempre fatto l'amministrativo dipendente di un'azienda.
    L'azienda , purtroppo, anni fa, chiude.
    Questo signore deve inventarsi qualcosa da fare, e oltre che l'amministrativo non sa fare altro, ha soltanto qualche dimetistichezza da hobbista con i lavori edili....

    Necessità guida le scelte e ...questo signore apre ditta regolare come impresa edile artigiana.
    Io so che è una bravissima persona e gli affido incarichi che fanno parte del mio lavoro.
    So anche che è intelligente e CORRETTO, e dunque: non succederà mai che si improvvisi idraulico quando di idraulica non sa nulla.
    Infatti...se lui viene chiamato per l'idraulica...si fa assistere da un idraulico di cui si fida, il lavoro viene fatto alla perfezione, lui ci guadagna qualcosa al netto di quel che darà all'idraulico perchè la "chiamata" era comunque SUA, e intanto vede e capisce come si ragiona quando una colonna di scarico ha problemi e come SI FA.
    Idem per le questioni di muratura più complesse, idem per le problematiche elettriche...

    Questo signore "esodato", oggi ha una posizione che ti garantisco invidiabile, ormai non ha più bisogno di "condividere i proventi" : ha osservato e capito intelligentemente ciò che si è procurato di osservare e capire, e lavora normalmente da solo, con assoluto successo. ;)

    Tutti pensano a cambiare il mondo, ma nessuno pensa a cambiare se stesso. (L. Tolstoj)

  • L'università apre molte porte che il diploma o un corso professionale non aprono a cominciare dalla carriera. chi ad esempio fa l'idraulico farà sempre l'idraulico, chi monta antenne farà sempre quello (finchè la tv andrà via etere), chi fa il pizzaiolo farà sempre e solo la pizza. Contrariamente chi ha una laurea oltre che fare il libero professionista (medico, ingegnere, avvocato), può anche tentare concorsi pubblici o scalare vertici aziendali passando per esperienze diverse. Credo che un paragone vero e proprio sia stupido farlo, dire cioè che è meglio un mestiere di una laurea, il problema sono il tipo di mestiere e il tipo di laurea ma anche le capacità del singolo e le opportunità che è in grado di trovare. Qui gioca un ruolo anche la provenienza poiché il figlio di un notaio avrà molte più opportunità di garantirsi uno studio con un nome conosciuto così come chi segue il papà idraulico o pizzaiolo avrà più opportunità di imparare il mestiere. Sono questi aspetti a fare molto la differenza tra successi e insuccessi nella vita lavorativa a parte quella percentuale di fortuna e di capacità personali, quella sorta di talento per alcune materie che aiuta a creare delle opportunità. Va da se che chi si lancia in percorsi lavorativi o di studio molto saturi avrà statisticamente minori possibilità di inserimento.

  • Non intendo dire che il laureati di queste università siano migliori di noi, anzi. So che la nostra preparazione non è paragonabile. Sono felicissima di aver scelto un'università pubblica, lo rifarei a occhi chiusi. Quello che voglio dire è che queste università obbligando i loro studenti a svolgere stage e a fare Erasmus (o altri progetti di scambio) durante il percorso di studi, li aiutano a inserirsi nel mondo del lavoro. Perché le aziende (così come i grandi studi legali internazionali, se vogliamo rimanere in ambito legale) apprezzano moltissimo questo tipo di esperienze. Il mercato richiede: un po' di esperienza sul campo e scambi culturali. Non è difficile da capire. Queste università che non hanno come primo scopo elargire conoscenza ma fare business, lo hanno capito bene! Basterebbe rivedere i nostri programmi di studio... Ma torniamo sempre lì: l'Italia è un paese dove non si investe in istruzione.

    Senza stage, uno dove acquisisce competenze professionali all'inizio ?

    Io ritengo che lo stage possa essere un utile strumento per inserirsi nelle dinamiche aziendali e acquisire competenze professionali (che da neolaureati non si hanno), purché non se ne abusi.

    La risposta è multipla, ma anche semplice:
    1) se l'orientamento del neolaureato (prendo ad esempio la laurea in Giurisprudenza che mi è più famigliare di altre) è quello di fare l'avvocato o il notaio...è sicuro che siano professioni che non si improvvisano, e che alla preparazione teorica acquisita mediante un percorso accademico coscienzioso dovrà aggiungersi una pratica professionale, come per legge, presso uno Studio Professionale ...facendo MOLTA attenzione di non essere a vita persa delegati alla sola dattilografia, o alle file presso l'Ufficio Notifiche del Tribunale, o al Catasto per estrarre visure (altrimenti... non si sta facendo pratica, ma si sta solo facendo segretariato a costo zero).
    2) se l'orientamento del neolaureato è a più ampio spettro e spazia in ambiti aziendalistici...vale lo stesso discorso : è fondamentale "entrare nelle dinamiche operative di una attività", ma è anche essenziale capire quando (con questo miraggio) sei soltanto SFRUTTATO non per "capire un'attività", ma soltanto per fare il portatore d'acqua a chi già le esercita con successo, e si guarda bene dal darti l'idea della attività nel suo insieme, mentre ti usa con solo proprio vantaggio per assolvere a qualche paio di funzioni ripetitive e di servizio che NON sono "l'attività" e sono solo manovalanza frusta di quell'attività, che ignota ti era e ignota ti resta, anche dopo tre anni di stage!

    Purtroppo la gente che se ne approfitta c'è in ogni ambito. Che sia azienda che sia studio legale. Molti studi legali internazionali prendono i neolaureati come stagisti i primi sei mesi e poi li riconfermano come praticanti (rigorosamente con partita iva, che non so quanto convenga rispetto ad essere stagista). Oppure c'è lo studio piccolo dove non vedi un euro. Una persona, purtroppo, si deve anche adattare e fare 'gavetta'. Se ti adatti a fare lo stagista in azienda e sei bravo magari cresci. È possibile che cambi azienda però pian piano cresci e acquisisci competenze attinenti al tuo ruolo. Se ti adatti a fare la pratica in uno studio internazionale (ti apri partita iva, orari anche disumani ecc.) puoi ancora sperare di diventare a 35/40 anni un avvocato molto ben pagato (nonostante sia una delle professioni più inflazionate).
    Magari in un altro Stato un tuo pari lavora la metà di te e prende il doppio... Ma questo è un altro problema. Qui lavoriamo davvero tanto rispetto ad altri Paesi. Questo perché non si investe nel lavoro, nell'istruzione e nelle politiche familiari. Torniamo sempre lì.

  • Ho letto una mistificazione del titolo di studio che non incontravo dalla fine degli anni '90...

    Comunque,

    Meglio che studiare 5-6 anni e ritrovarsi dopo la laurea a portare le pizze a domicilio, fare volantinaggio o la babysitter part-time.

    Rispondo a entrambi e dico che in effetti il lavoro nella ristorazione è quello, specialmente all'inizio e specialmente se ci si specifica in tipi di cucina che piacciono a 4 persone su un milione.

    Il lavoro del settore alberghiero è molto particolare ed è soggetto da sempre a regole sue. E' impensabile, ingenuo e anche un po' ignorante credere di poter diventare "Cracco" studiando all'università.

    Saper cucinare è un po' come saper disegnare: ti possono affinare la tecnica, ma se non ce l'hai nel sangue: non sarai mai nessuno.

    Prima di intraprendere qualsiasi percorso di studi con il pensiero al lavoro: bisognerebbe informarsi un po' a riguardo.

    In ogni caso il destino del pulire il pesce a 800 euro all'ora è considerabile meno infausto del ritrovarsi a fare volantinaggio. Lo è perché restano nell'ambiente e c'è sempre la possibilità che possano migliorare la loro posizione. Se ne uscissero: difficilmente rientrerebbero. L'ambiente dei ristoranti, portapiatti e factotum a parte, è un ambiente chiuso.

    Riguardo le 12 ore al giorno, se anche guadagnassero 5000 euro al mese: lavorare in cucina significa anche questo. Niente sabati, niente domeniche, niente feste e turni da 12-14 ore al giorno. E' sempre stato così.

    Io nel discorso del diventare "il nuovo cracco" ci vedo una quantità di ingenuità che ritengo persino fastidiosa.


    Studiare serve a darsi un'abilitazione o una cultura di base o una tecnica: a seconda di quello che è il mestiere che si andrà a fare.
    Dipende dal tipo di lavoro. In alcuni i casi servono tutte e tre le nozioni (cultura base, tecnica e abilitazione): in altri è solo cultura base, poi il mestiere s'impara per forza di cose sul campo. E in questi casi stage e periodi di formazione sono assolutamente obbligatori.

    Oggi (mi chiedo) siamo davvero ridotti così malissimo da poter credere che questo sia il meglio del destino che possa toccare a giovani che si impegnano e che hanno competenze?

    E' un po' colpa di tutti.
    Degli studenti che s'illudono senza considerare la realtà, dei genitori che credono i propri figli superiori alla media, dei professori che fanno di tutto per tenersi cattedre insignificanti, etc.

    La corruzione poi fa il resto. Ormai in Italia per prendere uno stipendio decente devi essere elettricista o idraulico. E' caduta persino la casta dei medici. Oggi iniziano anche loro ad essere precari e sottopagati.

    Persino la sotto-casta dei dentisti sta cadendo. Oggi le realtà della cura dentale sono gestite da mega-cooperative corporate che assumono i dentisti come fossero commesse di un negozio di scarpe (e più o meno allo stesso stipendio).

    Dove la società è corrotta (e l'Italia lo è profondamente) il denaro confluisce tutto verso pochi centri di potere e specifiche caste. Da qui l'attuale situazione di stipendi da fame, tasse alle stelle e prospettive nefaste per il futuro. Il che si traduce in natalità zero e fughe all'estero. Tant'è.

    Omnis mendaciumo. Bis vincit qui se vincit in victoria. Re sit iniuria.

  • Bruce fai delle ottime considerazioni ma almeno io parto dal presupposto che lavorare nella ristorazione non debba significare averci come unico obiettivo diventare uno chef stellato. Ci sono un sacco di altri ruoli e possibilità di lavorare come dipendente o di mettersi in proprio o in società gestendo una delle migliaia di pub o ristoranti o pasticcerie etc. in giro per il paese. Ne faccio una questione di opportunità di lavoro e perché no anche fare qualcosa che alla fine potrebbe anche piacere nonostante non si raggiungano livelli di fama. Dopo tutto anche chi si laurea non mira esclusivamente a diventare un top manager o il numero uno dei medici o degli avvocati, c'è chi si accontenta di una modesta carriera, chi di uno studio privato anche senza navigare nell'oro. Credo cioè che la ristorazione, così come tantissimi altri mestieri che non richiedono una laurea possano rappresentare delle alternative agli studi garantendo talvolta, non sempre, anche un tenore di vita migliore.

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