Non capisco come la discussione sia deviata ad un confronto tra psicologi e psichiatri.
Il mio psicologo, mi fa da psicologo, quando gli ho detto che assumevo lo xanax ha semplicemente preso appunto e basta. Non ha fatto, nè detto nient'altro.
Quella che mi ha dato lo xanax è la mia dottoressa di base (che è ANCHE neurologa) ed è lei che non mi ha voluto dare gli antidepressivi.
Mi ha ovviamente detto che se proprio voglio assumerli, allora dovrò fare colloquio con uno psichiatra.
La dottoressa, mi ha negato gli antidepressivi in quanto non vuole che mi attacchi ad una boccetta, ma che segua una terapia psicologica in modo da quantomento TENTARE di superare certi blocchi.
Ma visto che, stando alla mia "cartella clinica" non soffro di depressione, non vedo perchè assumerli, se mi devo complicare la vita con una dipendenza decisamente più forte rispetto agli ansiolitici.

Che effetto fanno gli antidepressivi?
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Non so Faith, la discussione è partita dalle risposte di gio.
Ma è giusto tutto ciò che hai scritto nell'ultimo post, a parte il fatto opinabile che gli psicofarmaci diano dipendenza (ansiolitici a parte che ormai si sa), dipende dai dosaggi, da cosa, dall'organismo del paziente e per quale disturbo, un corretto inizio terapia e sospensione non crea alcun tipo di dipendenza, salvo alcuni casi, di solito legati a dosaggi molto alti e farmaci ben poco tollerabili (quelli della vecchia scuola come può essere il prozac). -
Non capisco come la discussione sia deviata ad un confronto tra psicologi e psichiatri.
Il mio psicologo, mi fa da psicologo, quando gli ho detto che assumevo lo xanax ha semplicemente preso appunto e basta. Non ha fatto, nè detto nient'altro.
Quella che mi ha dato lo xanax è la mia dottoressa di base (che è ANCHE neurologa) ed è lei che non mi ha voluto dare gli antidepressivi.
Mi ha ovviamente detto che se proprio voglio assumerli, allora dovrò fare colloquio con uno psichiatra.
La dottoressa, mi ha negato gli antidepressivi in quanto non vuole che mi attacchi ad una boccetta, ma che segua una terapia psicologica in modo da quantomento TENTARE di superare certi blocchi.
Ma visto che, stando alla mia "cartella clinica" non soffro di depressione, non vedo perchè assumerli, se mi devo complicare la vita con una dipendenza decisamente più forte rispetto agli ansiolitici.dove sta scritto che gli antidepressivi creano dipendenza ?? mi sa che sei un po un preso male, fa poi come vuoi.
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I farmaci creano una dipendenza soprattutto di genere psicologico, ed è quella che preoccupa principalmente gli psicologi avversi al farmaco se non strettamente necessario. Si comincia a stare bene anche solo sapendo che c'è un appoggio farmacologico al proprio disturbo.
Rispetto il discorso dell'organicità e della serotonina, la serotonina si può incrementare anche senza farmaci, migliorando stile di vita e migliorando la propria condizione "psicologica", dato che il corpo è più saggio del "pensiero" e sa cosa serve a se stesso.
Alcuni farmaci antidepressivi aumentano la seratonina a discapito di un altro neurotrasmettitore importantissimo, la dopamina. La dopamina è anche chiamato "ormone della motivazione e ricompensa". Ragion per cui molte cure causano il famoso calo della libido. Si ottiene sì, un umore più stabile ma decisamente più "piatto".
Secondo me l'opportunità di migliorare il proprio stile di vita, o cercare di maturare i periodi di "malessere interiore" aumentando la propria consapevolezza, tentando una crescita "nel dolore", non sono mai da svalutarsi rispetto all'assumere un farmaco perché semplicemente la via più semplice, indolore e soprattutto sbrigativa.
Ma rispetto questo sostengo una cosa molto demotivante e forte: Saper vivere non è da tutti, per il resto ci sono i farmaci. -
dove sta scritto che gli antidepressivi creano dipendenza ?? mi sa che sei un po un preso male, fa poi come vuoi.
Guarda, secondo me sei tu che stai chiuso nelle tue convinzioni invece.
Te lo può dire qualunque neurologo, psichiatra o medico che è così.
Prova a stare senza antidepressivo e vedrai.
Per il resto è vero anche quello che dice Juniz. -
Il sistema della difesa aerea nei paesi della Nato, e quindi anche in Italia, funziona così: se i radar della difesa intercettano un cosiddetto "zombie", cioè un aereo che è di provenienza sconosciuta, non si conosce la destinazione, il carico e la provenienza dell'equipaggio, immediatamente si attiva un meccanismo di difesa graduale, basato su step. Prima il personale militare a terra effettua diversi tentativi di mettersi in contatto con il vettore ignoto e di portarlo in un campo aereo sicuro, cioè in una zona di cielo dove non potrebbe creare pericoli alla sicurezza nazionale; se il vettore continua a ignorare le richieste di identificazione, vengono immediatamente lanciati degli aerei da guerra, principalmente dei caccia-intercettori supersonici in grado di raggiungere qualsiasi punto dello spazio aereo nazionale in pochi minuti, agganciare il vettore sconosciuto e provare ad identificarlo e scortarlo verso l'aeroporto militare più vicino per ulteriori accertamenti. Se il vettore continua a rifiutarsi di fornire i dati di volo, interviene il Ministero della Difesa e il responsabile della Nato che prima ordinano al caccia di sparare dei colpi di cannone a scopo intimidatorio e, eventualmente, di abbattere l'aereo in quanto rappresenta un minaccia per la sicurezza nazionale.
Cosa significa tutto questo? Che quando uno si inceppa nel panico e nell'ansia deve affrontare lo stesso percorso fatto di steps! Si va per gradi, e i farmaci sono l'ultima di una lunga serie di risorse e di tentativi meno invasivi che si mettono in atto per cercare di risolvere il problema! Se e solo se, la malattia persiste o degenera creando gravi conseguenze per la qualità di vita del paziente il quale, nel frattempo, si è mostrato refrattario a tutti i tentativi poco invasivi effettuati in precedenza, non rimane altra strada che quella dei farmaci! I medici dalla boccetta o dal blister facili, sono pericolosi.... -
E per chi sostiene che sia nell'interesse degli psicologi che vogliono ingrassare le loro tasche. Vi assicuro che sin da subito ci addestrano a una formazione pro-farmaco pronta a passare la palla al medico al primo cenno di depressione.
Questo perché, (parere mio ascientifico privo di qualsiasi fondamento quindi da prendere con le pinze) quando un paziente assume il farmaco si alleggerisce la responsabilità generale.
Basti osservare il contatto con lo psichiatra: Generalmente breve, distaccato, basato sulla descrizione del sintomo e la conseguente prescrizione del farmaco. Se la cura non va a buon fine, si cambia il farmaco e si attende il prossimo colloquio.
Il contatto con lo psicologo: E' a rischio di un abuso di fiducia, con situazioni del tipo: "mi deve tirare fuori, mi deve salvare, mi deve aiutare" quasi come se la responsabilità del malessere venisse trasferita tutta a carico dello psicologo.
Così se sto ancora male, non è colpa mia perché ho fatto il mio dovere di consultare un professionista.
Il farmaco a volte fa proprio da barriera fra chi soffre, e magari la struttura pubblica che come al solito non è preparata ad aiutare concretamente.
Ecco perché "spesso" chi assume farmaci, continua a farlo per svariati anni anche se è consigliabile solo per una transizione di alcuni mesi in cui oltretutto dovrebbe esserci il supporto della psicoterapia. Perché dopo non c'è nulla.
I problemi restano offuscati da un calo dei sintomi, e si genera una quiete che fa comodo.
Salvo crisi sporadiche quando si genera una tolleranza e la pentola che bolliva sotto il coperchio comincia a farsi sentire ancora. -
Guarda, secondo me sei tu che stai chiuso nelle tue convinzioni invece.
Te lo può dire qualunque neurologo, psichiatra o medico che è così.
Prova a stare senza antidepressivo e vedrai.
Per il resto è vero anche quello che dice Juniz.Faith, anche io sapevo che è esattamente il contrario:
gli ansiolitici sono benzodiazepine e danno dipendenza
gli anti depressivi NO, ma quando si decide di smettere, lo si deve fare GRADATAMENTE, se no per forza che poi stai male!!!
Se non riesci più a studiare, effettivamente, c'è già una condizione invalidante che dovrebbe preoccupare il tuo medico di base nel senso che ti dovrebbe fare una bella impegnativa per un buon Psichiatra: dovrai valutare insieme a lui che tipo di medicinale prendere, ansiolitico o antidepressivo.
Tutt'e due questi farmaci dovrebbero esser presi per un periodo limitato nel tempo.
E il termometro per valutare la loro efficacia è se riesci di nuovo a studiare oppure se continui a perdere invano il preziosissimo tempo.
Se posso, vorrei proporti qualche domanda per chiarire anche a te sesso la situazione:
Lo studio ti interessa oppure pensi che la tua sia realmente difficoltà di concentrazione?
Ad esempio, riesci a leggere dei libri che ti interessano realmente, ma non riesci a leggere quelli della scuola?
Riesci a socializzare senza difficoltà?
Non voglio essere invadente, è solo per capire la gravità della situazione, ovvero se sei davvero a uno stadio da farmaco :-DO
è un vero delitto che a 19 anni tu stia combattendo già con un mostriciattolo del genere, ma quello che bisogna fare adesso è distruggere il mostriciattolo o almeno fare si che non diventi un mostro
:_N
Spero che tu riesca a trovare una soluzione efficace
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Questo perché, (parere mio ascientifico privo di qualsiasi fondamento quindi da prendere con le pinze) quando un paziente assume il farmaco si alleggerisce la responsabilità generale.
Completamente d'accordo.
gli anti depressivi NO, ma quando si decide di smettere, lo si deve fare GRADATAMENTE, se no per forza che poi stai male!!!
Gli ansiolitici danno una dipendenza molto leggera. Spesso chi interrompe una cura a base d'ansiolitico, dopo aver risolto il problema d'ansia ha molti meno problemi a staccare di chi prende antidepressivi (sempre a detta della mia dottoressa neurologa eh) questo accade perchè l'antidepressivo è un po' come l'eroina per i tossicomani (in questa parte di discorso ha aggiunto che non è esattamente la stessa cosa e che non sta paragonando chi prende farmaci ai tossicomani).
Introduci nel tuo corpo una sostanza che cambia direttamente il tuo star male in star bene, quindi la dipendenza psicologica che si sviluppa, è fortissima.
Gli ansiolitici, invece, mantengono uno stadio di ansia allo stesso livello per tutto il giorno. In poche parole, non ti fanno sballare d'ansia, ma nemmeno te la tolgono completamente.Lo studio ti interessa oppure pensi che la tua sia realmente difficoltà di concentrazione?
Ho scoperto che se una cosa mi appassiona mi applico e riesco a concentrarmi, anche se mi distraggo facilmente, se mi ci metto mi concentro.
Ad esempio, riesci a leggere dei libri che ti interessano realmente, ma non riesci a leggere quelli della scuola?
Esattamente. Se una cosa è una cosa che ritengo particolare per me, allora va benissimo. Leggo, mi deconcentro si, ma comunque c'è anche quella voglia di capirci meglio e di studiarsi quello che c'è da studiare, perchè mi piace, non perchè è un dovere.
I libri di scuola, invece, sono tutto un altro paio di maniche.
Per fare un esempio.
Se apro un libro di programmazione, o guardo un tutorial su youtube, nonostante la mia memoria sia bombardata dall'ansia, memorizzo almeno la metà del discorso. (Questa è una mia passione).
Se apro un libro di scuola, leggo, rileggo ma non memorizzo un ciufolo. Quindi rileggo di nuovo ma niente...Riesci a socializzare senza difficoltà?
Lol. Questo no. Ho difficoltà ad approcciare gente che non conosco anche con discorsi banali. Di solito non saluto nessuno se prima non mi saluta e roba varia... ma credo sia più qualcosa legata all'autostima che una cosa reale di depressione o cose simili. Anche se l'autostima e la depressione alla fine sono strettamente legate!
Inoltre, l'approcciare con gente nuova, quando capita per caso, mi rende nervoso su ciò che devo dire e devo fare per non risultare "awkward" ovvero "imbarazzante" o "bizzarro", insomma, un casino!
Che confusione. :-DO -
Juniz ha scritto cose giuste, però io mi trovo d'accordo con zombi per il semplice fatto che io personalmente ho visto una dipendenza effettiva solo con ansiolitici, tutti gli altri farmaci che ho preso li ho smessi e iniziati come da prescrizione e non ho mai avuto strascichi o effetti avversi, l'unico che odio e mi ha sempre dato problemi in un modo o nell'altro è il seroquel, pur se devo ammettere che funziona, essendo più recente di altri neurolettici dovrebbe avere effetti collaterali minori di quelli vecchi e invece io ho avuto meno problemi con quelli di prima generazione che con questo, ma alla fine son tutte cose soggettive.
Quello che ti ha detto la dottoressa è vero però è un discorso troppo generalizzato, dipende da vari fattori cioè che si innesca prendendo certi farmaci, come ad esempio certi principi attivi fanno l'opposto di ciò che dovrebbero fare, non si può dire che se un tot principio attivo a me ha fatto questo lo farà a tutti, altrimenti io dovrei demonizzare a vita il prozac ma a quanto pare con qualcuno funziona.
Questo per dire che le terapie bisogna anche vedere come vengono eseguite, se sono adatte per tot disturbo e fisico e quanto il paziente si adagia su di esse.
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