Messaggi di Iridella

    Indubbiamente la diagnosi ha una sua utilità e hai scritto vari spunti interessanti e che condivido totalmente. Scriverò solo quello che vedo in modo differente. per esempio. lo stimming: non possiamo illuderci che venga capito così come non viene capito mio figlio che è assetato di dettagli e di conoscenza (gli hanno calato un voto in comportamento da 10 a 9 perché i compagni si lamentavano dei troppi interventi... quindi era un problema suo andare d'accordo con la classe e non un aspetto da gestire da parte dei prof limitando le sue domande in modo da lasciare spazio a tutti. Lui alzava la mano e parlava perché nessuno, proprio nessun altro, lo faceva.

    Poi il fatto che è molto educato e rispettoso (quasi come capitava a me) lo fa sembrare strano più che se avesse stimming purtroppo. Sarebbe fantastico poter vincere l'ignoranza, ma anche chi è più formato (neuropsichiatra) ragiona per bias e gli dice "sei preciso" e davvero lui non lo è per niente oppure gli dice "hai bisogno di un posto di silenzio per staccare", ma lui non ha più ipersensorialità da almeno 12 anni. Molte persone hanno gesti ripetitivi, ma lo stimming autistico è diverso, però non sempre è irrinunciabile visto che molti ad alto potenziale non ne fanno. C'è chi è neurotipico e si tocca i capelli o chi si schiarisce la voce o tira su col naso... a me dà fastidio. Se fosse nd dovrei sforzarmi di tollerarlo, mi darebbe ugualmente fastidio.

    Io sono una ex bambina plusdotata che ha patito una noia tremenda fino alle Superiori. Quello che intendo è che l'eccesso fa solo male. Sono entrata nei vari gruppi riguardanti la plusdotazione soprattutto per cercare, invano, situazioni simili a mio figlio e ho trovato molte mamme tigri e molta disinformazione ed allarmismo. Come pensano di poter far vivere serenamente i figli anticipando di più anni possibile il loro percorso scolastico, mettendo quindi un bambino di dodici anni per esempio in una classe di ragazzi di almeno quindici anni? Non si fa la gara sulla pelle dei ragazzi. Spesso i plusdotati, anche se non fossero anche asperger, hanno differenze di maturità fra la sfera intellettiva e quella emotiva e sono già loro stessi curiosi di tutto, senza bisogno di precostituire percorsi così diversi dai coetanei. Possono comunque approfondire gli argomenti scolastici, ma anche altri interessi perché grazie a internet tutto è più semplice. A differenza mia, possono frequentare i vari festival della scienza ecc. Ma hanno, come tutti gli altri ragazzi, il diritto alla noia perché anche la noia ha una funzione vitale e non sono la prima né l'ultima a sostenerlo. I nostri ragazzi cresceranno e andranno a lavorare. Dovranno parlare in prima persona con gli adulti senza facilitazioni, invece la maggior parte di coetanei di mio figlio (adolescenti) lamenta di non sapersi rapportare con gli adulti, di non accettarsi, di avere paura anche a dire il proprio nome. Le basi mancano. La gestione di noia e frustrazione. La sana reazione a un insuccesso. L'educazione. Il rispetto. Accettare e accettarsi, senza bisogno di etichette... Sapere che ognuno è a modo suo e con pari dignità. Invece di proclamare il giorno dei calzini spaiati, smetterla di bidonare la festa di compleanno della compagna con cognitivo più basso. I genitori che dicono che non possono imporlo alle figlie. Come mai io non lo devo imporre a mio figlio e lui è accogliente con tutti? Come mai l'esempio si trasmette? Perché non ha dipendenze dal cellulare e dai giochi online che pure ha fatto a suo tempo? Perché siamo stati costretti a dargli il cellulare molto presto per poter fare i compiti e stare nella chat dei compagni, perché lui non ha comunque dipendenze e gli altri sì? Forse qualcuno degli altri era quel bimbo che diceva alla mamma "dai, mettilo via e fammi un coccolino"...

    Vorrei puntualizzare alcuni aspetti perché li conosco di persona (a meno che mio figlio sembri a tutti asperger senza esserlo). Comunque entrambi siamo plusdotati e io fui secchiona. Ebbene, l'iperfocus per un asperger è l'interesse assorbente e questo solitamente non è scolastico, non serve a molto e piace solo a lui. Se ha la fortuna di essere appassionato di calcio, il fatto che saprà dirvi tutto, ma proprio tutto, forse lo farà accettare più facilmente nei contesti dei coetanei, ma se è invasato dei programmi rai radiotelevisione italiana (come un conoscente di mio figlio) gli sarà difficile la comunicazione reciproca. Ci sono Asperger che sanno perfettamente controllare la passione per un argomento in base al contesto anche se spesso faticano a cogliere i segnali di noia altrui, ci sono quelli che ne fanno la passione lavorativa. Poi ci sono gli altri che cambiano interesse nel tempo o che non ne hanno uno che possa rappresentare una professione futura.

    I secchioni come me, semplicemente sono appassionati allo studio, lo considerano un privilegio, sono curiosi di natura e purtroppo imparano che i voti hanno importanza per cui, nel mio caso, dirigevo le mie capacità di apprendimento veloce a tutte le materie, anche se in alcune eccellevo proprio senza fatica grazie ai bravissimi professori. Sono sempre stata contraria al concetto di concentrazione e non sono l'unica a vederla così: io studiavo con la radio accesa o in corriera o in spiaggia, la mia mente andava a busso perché era fatta così, ma anche a me è capitato di sforzarmi per imparare, però non dovuto leggere mille volte o dire ad alta voce o fare schemi... leggevo una volta e rileggevo velocemente un'altra volta prima dell'esame e basta. Per mio figlio plus e aspie, i prof sono tutti bravi perché lui è più buono di me, ma con quelli che sanno motivarlo va molto meglio con meno fatica, se invece trova ostilità è un disastro. Gli aspie hanno un bisogno forte di empatia e anche di chiarire i dettagli, sembrano disadeguanti perché colgono subito le falle, ma faticano con le generalizzazioni. Il fatto di essere anche plusdotato significa accentuare il bisogno di sapere che purtroppo si scontra coi compagni che ne sono infastiditi e coi prof che invece gradiscono fino a un certo punto. Tutti abbiamo in mente colleghi molto bravi o molto rigidi, ma non è detto che siano asperger. Non tutti gli Asperger hanno bisogno di routine... dipende molto dall'educazione ricevuta. Di sicuro, essendoci tanti aspetti in comune con i neurotipici, comprese le stranezze, gli iperfocus ecc, sarebbe meraviglioso pensare che siamo tutti dello stesso tipo, ma con microcaratteristiche personali, senza dare etichette fuorvianti. È giusto sapere che un ragazzo che guarda torvo e pare Rainman magari è molto intelligente, ma non è esatto pensare che gli autistici ad alto potenziale siano così. Molti adulti con vita normale, si scoprono autistici da adulti, avendo figli che lo sono. Io al test non risulto per niente autistica, ma per esempio la mia plusdotazione ha significato noia mortale fino alle Superiori, mentre per mio figlio no. Quindi siamo accoglienti e accettiamo tutti come sono perché questa medicalizzazione della plusdotazione dei bambini è veramente folle.

    Forse teme, inoltre, che una diagnosi possa danneggiare il ragazzo stesso.

    Sì, è possibile. Mia mamma è una che per esempio non accettava che io potessi essere miope e, quando l'oculista prescrisse gli occhiali in mia presenza quindi sapevo che era del tutto vero che ci vedevo male e non me lo inventavo, lei mi raccontò una sua "diagnosi" riveduta cioè che erano dei riposavista e li potevo mettere ogni tanto. Infatti si premurava di farmi "riposare" gli occhi il più possibile... stessa cosa con l'apparecchio per i denti. Mi tiene nascosti problemi di salute sia suoi che di mio padre (il suo cancro lo scoprii vedendo la diagnosi sul loro comò) e di mio figlio e poi improvvisamente lancia "avvisi mafiosi" per poi decidere a modo suo e dare ordini in merito. Allora, io cerco di non condividere più confidenze né altro, ma mio figlio sta lì le ore pomeridiane e la sua influenza è troppa anche perché fa come le pare. Adesso provo a coinvolgerla in una specie di aiuto organizzazione compiti per tentare di disinnescarla, dandole io compiti precisi che spero rispetti.

    Se tuo figlio ora è adolescente non ha bisogno di accudimento continuo

    Mio figlio torna da scuola, alcune volte lo vanno a prendere loro perché io lavoro e non ci sono corriere in certi orari. Pranza con loro. Gli sto insegnando a farsi da mangiare, ma non è mai stato autonomo e ha piacere di stare con i nonni e ha anche bisogno di parlare quando torna per cui non mi sento di togliere a tutti questo momento anche perché spesso riesco ad andare a mangiare con lui e instradarlo coi compiti, altrimenti non farei in tempo. Pomeriggio gli ho detto di andare a casa nostra. Resta il fatto che la vicinanza con i miei e il fatto che spesso lo portano e vanno a prendere anche per le altre attività significano comunque contatto stretto. Non è un adolescente che esce con gli amici e che se lo lascio da solo si organizza coi compiti per cui al momento una supervisione è inevitabile e psicologicamente ed economicamente pagare una persona per fare tutti i pomeriggi non è fattibile. Sto facendo tutto questo percorso perché diventi più organizzato, ma non è facile. Mio figlio sta mantenendo di non rivelarle la diagnosi.

    Non ho capito in che modo tua madre è coinvolta nella crescita del ragazzo, se vuoi che abbia meno influenza sei tu a dover ridurre la frequentazione e magari evitare di dirle "tutto".

    Posso dirle niente, ma io lavoro e mio figlio dopo la scuola sta con lei e lei si impiccia anche perché è mio padre che lo porta al pomeriggio agli incontri di gruppo con la psicologa comportamentale. Io riesco a portarlo dalla psicologa npi perché ci dà appuntamento più tardi e ai miei genitori non dico cosa facciamo o dove andiamo.

    Ho un passato simile al tuo e la conseguenza è un post che ho aperto ieri notte esasperata...

    Mia mamma mi ha sempre narrato che era la più piccola e più buona con sua mamma, di fatto coartandomi ad essere obbediente, le mie cugine mi hanno confermato che sembravo irreale tanto ero buona e telecomandata da lei. Il peggio è che è precisa e fissata con l'ordine per cui anche adesso che ho una mia casa (che di fatto mi ha costretta a prendere vicino a lei) viene ogni giorno a spostare qualcosa come pare a lei e a farmi sentire inadeguata, mentre io trovo disfunzionale il suo modo estetico e non pratico. Gliene ho parlato, ma continua. Mio padre è il grande assente che lei tira in ballo inventando bugie per tentare di innescarmi sensi di colpa o altro. Le ha detto di non parlare quando sono da lei con mio figlio (perché pensa che io non merito aiuto e che lei deve risparmiare il fiato), ogni tanto lei sta zitta, appena lui non c'è esonda e poi mi chiede spesso 5 minuti (pari a due ore) per cose che assolutamente deve dirmi su mio figlio e son tutte sbagliate e falsate dalla sua testa.

    Da bimba ero timidissima per colpa sua e lei parlava al mio posto (mi ha accompagnata in bus al mio primo lavoro e poi ad ogni esame universitario, restando tutto il giorno in facoltà) poi fortunatamente sono cambiata e diventata estroversa e aperta al mondo. Mio figlio è asperger e suo padre pensa da sempre che lo sia per colpa di mia madre. Questo mio ex le somiglia per il bisogno di controllare tutto. E poi la odiava, ma non sapeva darmi affetto, né comunicazione per cui io ero schiacciata e non trovando affettività in lui, mi riversavo in mia madre. Da quando mi sono un po' tolta lui, vedo chiaramente i danni fatti da mia madre a me e a mio figlio, interferisce anche su ogni percorso terapeutico che miracolosamente trovo per lui. Lei non sa dell'autismo tanto negherebbe l'evidenza. Mi dicono di non fare caso alle sue opinioni non richieste, ma mi ruba troppo tempo, manipola mio figlio e mi stressa moltissimo la sua quotidiana inferenza in casa mia. Non riesco ad evitarla perché mio figlio va su e giù, ma proprio lei non vuole capire niente.

    Mia mamma ultraottantenne con ossessione per l'ordine e la precisione che però ha sempre imposto a tutta la famiglia perché è più forte di lei notare ogni minima divergenza dal suo ordine... Io, la foglia unica, descritta dalle mie cugine come troppo buona, tenuta in una bolla di grande affetto e accudimento che mi precludeva per esempio di giocare in cortile ecc. Mio figlio ora dolce adolescente da sempre trattato dalla nonna come figlio suo (come faceva anche quando accudiva i figli delle mie cugine grandi) schiacciandomi e facendomi osservazioni in sua presenza. Ho provato a parlarle, inutilmente. Esiste solo la sua verità e le mille versioni dei fatti che ogni volta cambia. Nello specifico adesso mio figlio deve fare dei percorsi psicologici perché è plausibilmente asperger, cosa che ritengo evidente, che l'altro genitore negherà sempre e che i miei genitori non devono sapere, sia per non preoccuparli che perché comunque negano l'evidenza. Mia mamma si intromette sempre continuamente arrivando a manipolare mio figlio per convincerlo a non andare agli incontri nel gruppo con altri ragazzi (perché lo fanno peggiorare) e dicendomi che da quando ci va fa cose strane (non è per quello e gli stimming che la turbavano li ho risolti in poco tempo). Ha sempre demolito tutto: da psicomotricità ai campi estivi, dalla logopedista alla psicologa per poi sostenere che era meglio quella di prima. A me servono idee per contrastare questo sfracassamento continuo. I dati che non posso cambiare sono di allontanarmi di casa perché abitare vicini serve per via di mio figlio e di loro che sono anziani e altrimenti non vedrei come stanno perché lo tengono segreto (ho il loro fsi, ma non basta) e poi quando sono al lavoro ho fatto di tutto per limitare il tempo di mio figlio con loro. Grazie.

    Ho più di una risposta...

    Se hai scritto qui può essere anche perché vuoi essere certa di fare la cosa giustaa, la cosa giusta non viene da fuori, ma da te stessa, però confrontarsi aiuta. Moltissime donne e anche uomini accetterebbero il tradimento visto che non ha avuto strascichi (controllo malattie sessualmente trasmissibili obbligatorio, mi raccomando!) e che era senza coinvolgimento forse. Aggiungi che in 30 anni ci sta un cedimento, che a tutti può capitare, che avrà avuto attenuanti specifiche, ecc. Visto che quello che ti dà più male è la soggetta: cerca di capire se davvero era una specie di prostituta e perché ci è andato. È fondamentale per te. E gli dici che devi avere risposte sincere per vedere se potrai ancora fidarti. Se mente è finita. Credo che però percepire se mentono, sia utile non guardare, ma ascoltare e focalizzarsi su quello, ma studiaci e affrontarlo. Il perché è importante, è importantissimo anche come funzionavate fisicamente: allineati nel desiderio e nel come oppure no? La pulsione di provare qualcosa di diverso senza coinvolgimento affettivo è comprensibile (non perdonabile per me) dopo tanti anni o se si era creata distanza. Conosco donne tradite che chiedono la seconda possibilità per non perdere l'uomo della loro vita.


    Poi la seconda questione: tu lo ami e vuoi invecchiare con lui? Puoi provare a prenderti il tempo necessario per ridimensionare l'evento, perdonarlo e fidarti ancora? Nessuno è perfetto e forse lui è figlio del vecchio modo di pensare che l'uomo si può divertire se non toglie nulla alla moglie. Se adesso hai potere contrattuale però usalo, ora o mai più e detta le tue condizioni.


    Comunica col cuore in mano e prenditi spazi e tempo, ma non farti condizionare dalla società, da amici o parenti. Un abbraccio.