Se il contesto (almeno quello attuale), lo legittimasse, non sarebbero stati pizzicati.
Legittimava (o non sarebbero stati pizzicati).
Insomma, la responsabilità aumenta nel fatto che i comportamenti siano in correlazione con un contesto storico-culturale obsoleto, come chi aderisce a una qualche ideologia vecchia che non è più socialmente accettata.
Penso sia utile distinguere due livelli di contesto: il primo è quello specifico del gruppo, che spiega il perché e il come certi comportamenti si siano sviluppati e diffusi al suo interno; il secondo è quello più ampio rappresentato dalla società nel suo insieme, che si manifesta superficialmente con un'apparente condanna più o meno netta di questi atti (e per alcuni questo sentimento è sicuramente sincero, mentre per altri può avere motivazioni più opportunistiche), ma in cui persistono aspetti che tendono comunque a minimizzarli o a cercare qualche tipo di giustificazione.
Anche questa stessa discussione ne rappresenta uno spaccato: invece di condannare categoricamente certi comportamenti come espressione di una certa mentalità che obsoleta in realtà non è, si tende a introdurre distinguo, spiegazioni o attenuazioni. In questo senso una certa cultura contribuisce, seppur in modo sottile, a rendere indirettamente accettabile o tollerabile ciò che formalmente viene criticato, permettendo a certi atteggiamenti di continuare ad esistere e perpetrarsi appena sotto il pelo dell'acqua, come in questa vicenda e quelle prossime analoghe che, senza dubbio alcuno, prima o poi emergeranno alla luce.
Beh, qualcosa di naturale c'è, mica sono asessuati. Poi, se sia spiegabile maggiormente attraverso un'argomentazione focalizzata su un aspetto culturale-storico, oppure focalizzata su un aspetto istintivo-biologico, ognuno si concentrerà maggiormente su ciò che attira di più la sua attenzione selettiva.
Il naturale istinto sessuale non ha nulla a che vedere con questo genere di azioni. Non esiste alcuna coazione istintiva volta a condividere foto intime di una partner: si tratta di una scelta deliberata e moralmente condannabile. Ridurre questi comportamenti a una questione di impulsi significa come già ripetuto più volte oscurare il ruolo del contesto culturale e sociale che li rende possibili, tollerati o persino giustificati da alcuni. La biologia non determina né legittima la violazione della dignità altrui, che è invece il prodotto di mentalità storicamente radicate.