Le donne hanno più libertà di scelta all'interno di una mentalità che spesso proprio da parte delle donne, riversa sugli uomini gli stessi doveri che aveva in passato, con la differenza che in passato la legge tutelava di più l'uomo e le cose si compensavano.
Per molte donne (oserei dire la maggioranza) è ancora l'uomo che deve corteggiare e farsi avanti, è ancora l'uomo che deve provvedere al mantenimento della famiglia (anche la donna lavora, ma un lavoro meno retribuito e meno prestigioso non influisce negativamente sul patrimonio e sullo status della famiglia), è l'uomo che subisce maggiormente lo stigma di non essere autonomo e di vivere ancora coi genitori; o anche altri pregiudizi minori come per esempio quello di non avere la patente e di non poter portare in giro una donna da lui appunto corteggiata, e altro ancora.
L'uomo spesso si ritrova così a far fronte a vecchi stereotipi senza più essere tutelato dalla società e con donne che possono appunto scegliere molto di più, con il risultato che la competizione risulta molto più serrata. Da qui la fonte di frustrazione. Ovviamente il femminismo ha gioco facile nel colpevolizzare la frustrazione maschile riconducendola a un gioco di potere, come se ciò che conta per l'uomo fosse sempre esercitare il dominio sulla donna. Oltre la frustrazione, anche la colpevolizzazione, soprattutto da parte di società e istituzioni.
Non vedo da parte delle femministe lo stesso impegno nel ricercare una società equilibrata. Mettono l'accento esclusivamente sul potere maschile come se fossero tutti gli uomini a trarne vantaggio, ma l'uomo medio da tempo ha smesso di fruirne. Ora io non mi riferisco a tutto il femminismo, ma quello mainstream sicuramente da tempo va in una direzione sola, e la colpa ovviamente è anche e principalmente dei mass media che amplificano questa tendenza.
Se l'uomo deve perdere dei diritti esclusivi, dovrebbe ritrovarsi in una condizione equilibrata, ma così non è. Se no è un puro esercizio di potere, non ricerca della parità. Non vedo comprensione dall'altra parte, solo giudizio e colpevolizzazione (con la selettività del mondo femminile che resta immutata, come giustamente ha fatto notare qualcuno). Ma di questo non si parla, ci si diletta con il piccolo "patriarca" borghese che ha perso autorità...
Credo sia necessario distinguere: anche se alcuni stereotipi di genere pesano ancora sugli uomini (come il dover essere sempre il primo a fare il passo, garantire stabilità economica o dimostrarsi sempre autonomo), questo non è "colpa" dell'emancipazione femminile o del femminismo, ma del fatto che il cambiamento culturale è ancora incompleto.
Questi ruoli tradizionali che oggi gravano sugli uomini derivano dalla stessa mentalità patriarcale che si vorrebbe superare: quella che divide compiti e responsabilità in base al genere. Il femminismo autentico – non le sue caricature mediatiche o le versioni distorte che abitano la fantasia degli accoliti di teorie demenziali – non punta a togliere tutele agli uomini per "sbilanciare" il rapporto, ma a liberare entrambi i generi da ruoli imposti.
Per questo affermare che l'uomo abbia "perso diritti senza guadagnare equilibrio" è fuorviante, perché in primis non si trattava di "diritti", ma di vantaggi iniqui garantiti da un sistema che negava libertà alle donne. Oggi, con una maggiore libertà di scelta femminile, gli uomini non sono diventati "vittime": semplicemente devono imparare a fare i conti con il fatto che non esistono più automatismi a loro favore.