Messaggi di Alba Cremisi

    Quali distinguo?

    Intendo tutti i tentativi di trovare qualsiasi dettaglio per svicolare dal punto centrale dell'accaduto. Cosa cambia ora se questi degenerati si sono spostati su Telegram, rispetto alla gravità di ciò che hanno fatto? Sei tu lo scoiattolo da inseguire per la foresta, continuando a saltare di palo in frasca e tralasciando a volte di rispondere alle osservazioni che ti vengono fatte.

    Può avere tutta la sicurezza del mondo ma poi alla prova dei fatti le cose possono essere diverse, ciò è umano.

    L'avevo detto in risposta stamattina anche Jen, e lei stessa aveva affermato che poi alla prova dei fatti chissà com'è.

    Quindi voi due rappresentate l'intero scibile umano, e una vostra interazione dovrebbe essere presa come modello generale?


    Ma poi, onestamente, cos'è che stai cercando di dimostrare con tutti questi distinguo?

    Totalmente malinterpretato, io nella mia mente avrei voluto ribattere ad una certa sicumera "denuncerei sicuramente, ed anche i figli", indice di grande sicurezza che la cosa non riguardi chi ha partecipato alla discussione...

    Quindi stai indirettamente affermando che chi, rispondendo in questa discussione, ha scritto che denuncerebbe senza esitazione, lo ha fatto solo per "vantarsi", sicuro di non essere coinvolto, e che in un certo senso stava solo mettendo in mostra coraggio e sicurezza che in realtà non possiede? Quando si dice la toppa peggiore del buco...

    Ed infatti avevo in mente già da un po' di fare la domanda bastarda visto che tutte denuncerebbero senza se e senza ma: "allora visto che tu denunceresti sicuramente sei sicura che a breve non sarai messa alla prova dei fatti? :evil: ^^

    Cioè, con tutto quanto, ciò che avevi in mente era di porre questa domanda, evidentemente provocatoria? Che, tra l'altro e come già scritto poc'anzi da Parolis, cosa puoi trovarci di "divertente" lo sai soltanto tu.

    Cosa c'è di divertente in tutto questo? Se tra quelle persone, a tua insaputa, ci fosse tua madre, tua sorella, tua figlia o perfino tua moglie, per le modalità espresse da Sara, riusciresti ancora a prendere la cosa così alla leggera?

    Niente, l'importante è continuare a cercare di minimizzare, banalizzare e, in questo caso, indirettamente colpevolizzare le vittime, insinuando che se non si può o non si vuole denunciare per qualche motivo, allora automaticamente si è complici o accondiscendenti.

    Io non riesco a capire per quale ragione sia così contrario a una relazione a distanza, dal momento che già state insieme, non vuole perderti e, in fin dei conti, la trasferta durerebbe solo un anno. Non è che parte dall'altro lato del mondo: tornerà pure ogni tanto al paese e tu potrai comunque, ogni tanto, andarlo a trovare, visto che oltretutto hai tua mamma che vive al Nord. Se veramente vi volete bene, questo genere di situazioni non dovrebbe causare la rottura del rapporto, ma anzi magari rafforzarlo.


    Perché quindi non vivere semplicemente la vostra relazione per quella che in questo momento è e vedere, nel corso del tempo, come prosegue? C'è sempre tempo per lasciarsi nel caso non funzioni a causa della distanza.

    Se noi parliamo però di "oggettivazione del corpo femminile", andiamo su un piano in cui la distinzione tra l'individuale e il sociale diventa molto labile. E non solo, diventa molto labile anche la distinzione tra il naturale e il culturale.


    Faccio un esempio brutale. Un uomo che non ha la possibilità di fare sesso con una donna, perché da esse rifiutato, o, se vogliamo, incapace di relazionarsi bene con loro (uno scenario comune nel mondo redpill), ha solo due alternative: o la prostituzione, o la masturbazione. Se però anche all'interno di una libera scelta il patriarcato agisce come un elemento di disturbo, nessuna delle due opzioni sarà moralmente accettabile. Non la prostituzione, perché la donna che si prostituisce viene "oggettivata" dal cliente, né la pornografia o la fotografia erotica, perché chi si fa fotografare (liberamente) lo fa sempre in quella cornice "patriarcale" di oggettivazione del corpo femminile. Quindi le due scelte libere sono cassate entrambe (in alcuni paesi, come la Svezia e la Francia, la prostituzione è già oggi illegale nella misura in cui punisce esclusivamente il cliente, ossia l'uomo, e si sta discutendo di rendere illegale anche la pornografia).


    E sono cassate anche le due alternative (prostituzione e pornografia) dell'uomo in questione, solo non per scelta. Allora, cosa dovrebbe fare costui per essere moralmente accettabile dalla società che condanna il patriarcato e l'oggettivazione della donna in tutte le sue forme (e che ovviamente condanna anche i matrimoni combinati, fiore all'occhiello del mondo patriarcale, e che negli ambienti redpill vengono spesso richiamati come "soluzione" alla condizione di single)?

    Quello da me dipinto è ovviamente uno scenario paradossale (ma non del tutto irrealistico) a cui la lotta all'oggettivazione del corpo femminile ci fa arrivare se portata alle sue estreme conseguenze. Soprattutto nella misura in cui tale oggettivazione viene attribuita unicamente a fattori culturali e non naturali.

    Personalmente, in queste considerazioni vedo all'opera diverse premesse discutibili, che conducono inevitabilmente a una falsa dicotomia, confondendo libertà di scelta, oggettivazione e impatto del patriarcato.


    Una scelta individuale non esiste mai in un vuoto, ma è sempre influenzata dal contesto culturale e sociale. L'oggettivazione non è semplice "apprezzamento" del corpo, ma ridurre una persona a uno strumento per soddisfare i propri desideri, ignorandone o abbassandone autonomia, diritti e umanità. La "libertà di scelta" di una donna che fa pornografia o si prostituisce è complessa: molte entrano in questi settori per bisogno economico o pressioni sociali e, anche quando la scelta appare libera, avviene in un contesto che storicamente ha mercificato il corpo femminile. L'esistenza di una fiorente industria (quella della pornografia) basata sull'oggettivazione dimostra che il patriarcato non è un elemento esterno "di disturbo", ma l'essenza stessa del fenomeno.


    Affermare poi che un uomo abbia solo due opzioni – prostituzione/pornografia o isolamento sessuale – è una semplificazione estrema. Il problema non è il rifiuto femminile, ma un sistema che insegna agli uomini che il loro valore si misura sul successo sessuale e sulla disponibilità delle donne. L'idea che un uomo "debba" obbligatoriamente avere accesso a corpi femminili è, essa stessa, patriarcale. La soluzione non sta nel concedere tale accesso indiscriminatamente o meno, ma nel decostruire le aspettative tossiche che questa logica impone.

    Ma nel secolare contesto dove il corpo della donna viene considerato oggetto e quindi mercificato, seguendo questa continuità evolutiva e logica che unisce il patriarcato storico, quello antropologico, quello culturale sino al contemporaneo di matrice femminista, anche l'industria pornografica, la prostituzione (incluse le libere professioniste) e quindi il fenomeno di OnlyFans sono legati indirettamente al patriarcato?


    Oppure è patriarcato solo quando non sussiste il consenso e la libertà di scelta della donna? Se una donna, liberamente, decide di vendere il suo corpo, l'uomo che usufruisce di tale servizio, e si presuppone lo faccia perché considera lei oggetto di piacere e comunque avviene una forma di mercificazione, dal punto di vista morale, ha un comportamento moralmente e culturalmente "patriarcale" oppure no?

    Domanda decisamente interessante quella che poni. Secondo me, dobbiamo necessariamente distinguere due livelli: il primo è la scelta individuale. Se una donna decide liberamente, consapevolmente e senza pressioni economiche o sfruttamento di prostituirsi o di fare pornografia, non possiamo automaticamente affermare che stia "riproducendo il patriarcato". Si tratta di una scelta personale, e il fatto che sia libera dal punto di vista del consenso è cruciale.


    Il secondo invece è il contesto culturale e di mercato, in cui entra in gioco la logica patriarcale; storicamente e socialmente la domanda maschile di sesso a pagamento, la mercificazione del corpo femminile e l'oggettivazione continuano a esistere e, anche in contesti moderni come OnlyFans, dove la donna ha assoluto controllo sul lavoro e sul guadagno, il pubblico maschile paga per avere accesso al corpo femminile come oggetto di desiderio.


    Quindi non è che ogni scelta individuale praticata in tal senso sia patriarcale, ma il contesto in cui avviene è modellato da secoli di logiche di dominio maschile. Il patriarcato moderno non si manifesta solo con violenza o imposizione diretta, ma è anche la cornice culturale e sociale che rende possibile certe dinamiche, pure in presenza di consenso; pertanto il singolo atto può sì essere libero, ma rimane inserito in un sistema che storicamente e culturalmente considera il corpo femminile come oggetto e mercanzia.

    Atti di controllo ne commettono anche le ragazze sui loro fidanzati quando controllano senza permesso (o talvolta pure imponendosi) il cellulare del fidanzato per vedere se ci sono contatti o chiamate di altre ragazze. Cos'è allora in questo caso? E' patriarcato anche questo, no? Oppure il controllo delle donne sugli uomini, o delle mogli sui mariti, è tutta un'altra cosa e non pone nessun problema morale?

    Quella che proponi, a mio avviso, è un'equazione non corretta: un atto di controllo all'interno di una coppia è certamente tossico e quindi sbagliato, sia che lo compia un uomo sia che lo compia una donna. Ma questo non ha nulla a che vedere con il patriarcato, che non riguarda singoli comportamenti, ma un sistema di potere che storicamente e culturalmente pone l'uomo in una posizione di superiorità e di controllo.


    Quando un uomo diffonde, come in questo caso, immagini intime di una donna, non lo fa in un vuoto: lo fa in un contesto in cui il corpo femminile è stato oggettivato e mercificato per secoli. È una violenza che mantiene la stessa radice e la stessa direzione, e per questo rientra nelle logiche patriarcali.

    Se fosse come dici tu, le foto non sarebbero state trasmesse di nascosto senza consenso, ma ci sarebbe stata una imposizione da parte del marito o del fidanzato ("tu fai quello che dico io"). Così mi pare di capire che non c'è stato, le donne erano ignare. Io vedo in questi gesti solo un'espressione di libidine in soggetti vigliacchi incapaci di controllarsi.

    Il punto non è l'assenza di un'imposizione diretta tipo "tu fai quello che dico io" perché, anche senza minaccia, diffondere immagini intime senza consenso è già un atto di controllo e sfruttamento: la donna non è stata consultata, non è stata rispettata nella sua autonomia, e il suo corpo è stato strumentalizzato per soddisfare beceri desideri altrui.


    Puoi definirli "vigliacchi libidinosi", e senz'altro il termine si addice, ma questo non cambia il fatto che la logica sottostante è la stessa: la donna come oggetto a disposizione, con violazione della sua dignità e dei suoi diritti. Non è necessario imporre ordini espliciti: basta sottrarre il consenso per entrare pienamente nella dinamica patriarcale.

    Che in comune possano avere uno l'idea possessivistica della donna a livello domestico e l'altro l'idea possessivistica sessuale della stessa si, quel filo conduttore c'è, il filo conduttore del possesso ed utilizzo della donna.

    Però ripeto...parliamo di antropologie opposte, il patriarca del passato era una cosa, questi che "operano" oggi...sono molto altro di diverso.

    Ok, il filo conduttore che entrambi riconosciamo – il possesso e l'utilizzo della donna come qualcosa di non autonomo – è proprio il punto nodale di tutta la questione. Non si sta affermando che i soggetti in gioco siano equivalenti o che le epoche siano comparabili, ma che, appunto, la logica di fondo resti la stessa, anche se declinata in forme differenti. Riconoscere questa continuità serve proprio a non smarrire il quadro complessivo: anche se i modi cambiano enormemente, la radice culturale – la considerazione della donna come oggetto a disposizione – rimane la stessa. Ed è esattamente questo che il termine "patriarcato" intende cogliere nella concezione femminista.