Se noi parliamo però di "oggettivazione del corpo femminile", andiamo su un piano in cui la distinzione tra l'individuale e il sociale diventa molto labile. E non solo, diventa molto labile anche la distinzione tra il naturale e il culturale.
Faccio un esempio brutale. Un uomo che non ha la possibilità di fare sesso con una donna, perché da esse rifiutato, o, se vogliamo, incapace di relazionarsi bene con loro (uno scenario comune nel mondo redpill), ha solo due alternative: o la prostituzione, o la masturbazione. Se però anche all'interno di una libera scelta il patriarcato agisce come un elemento di disturbo, nessuna delle due opzioni sarà moralmente accettabile. Non la prostituzione, perché la donna che si prostituisce viene "oggettivata" dal cliente, né la pornografia o la fotografia erotica, perché chi si fa fotografare (liberamente) lo fa sempre in quella cornice "patriarcale" di oggettivazione del corpo femminile. Quindi le due scelte libere sono cassate entrambe (in alcuni paesi, come la Svezia e la Francia, la prostituzione è già oggi illegale nella misura in cui punisce esclusivamente il cliente, ossia l'uomo, e si sta discutendo di rendere illegale anche la pornografia).
E sono cassate anche le due alternative (prostituzione e pornografia) dell'uomo in questione, solo non per scelta. Allora, cosa dovrebbe fare costui per essere moralmente accettabile dalla società che condanna il patriarcato e l'oggettivazione della donna in tutte le sue forme (e che ovviamente condanna anche i matrimoni combinati, fiore all'occhiello del mondo patriarcale, e che negli ambienti redpill vengono spesso richiamati come "soluzione" alla condizione di single)?