Non so quanto seriamente o meno, ma negli ultimi giorni, prostrato dagli incidenti di percorso e dai passi falsi sul mio cammino, ho proclamato, senza troppo pensarci, che se le cose fossero proseguite nello stesso modo disastroso anche in futuro, tanto valeva che il compleanno che festeggio oggi divenisse il mio ultimo. Ogni giorno sono costretto a fronteggiare disarmato il mio declino, vedere la mia vita crollare pezzo per pezzo, e mi immagino che allo stesso modo, il mio animo con essa si spenga sempre di più. Ormai mi sto eclissando, sto diventando postumo di me stesso, nella maggior parte delle persone che ho conosciuto non rimane di me che il ricordo, come con i defunti. Cosa sono diventato ora non è materia che interessa ai vivi, che hanno un futuro radioso davanti. Ma credo di essere riuscito ad essere eroso perfino dalla memoria delle persone: a parte qualche parente, nessuno stamane mi ha augurato buon compleanno.
Dopo un anno in cui questo thread è stato aperto dal sottoscritto, ben poco è cambiato, sono meno convinto che valga la pena sforzarsi per andare avanti, che equivale peraltro a continuare a soffrire per i dispiaceri e le delusioni della vita, di subire e incassare torti e ingratitudini, di porgere sempre l'altra guancia. In cambio di cosa? Briciole. Mi sento Achille nel mito di Achille e la tartaruga: gli altri partono sempre con un vantaggio (laureati brillantemente e in tempo, più attraenti, più spigliati, ecc.) il quale, nonostante gli sforzi che uno può compiere, non può essere colmato neanche sulla distanza. Posso stracciarmi le vesti quanto voglio sull'ingiustizia della mia condizione, di come siano stati fattori esterni a farmi crollare, di come io sia brillante quanto e più delle persone giudicate dal mondo come vincenti. Ma a quest'ultimo non importa, è uno sterile ululare alla luna, nessuno starà ad ascoltare le paturnie di un morto vivente. Ciò che è evidente è il ritardo con cui sto faticosamente accedendo alle varie tappe della vita, palmare è il mio disagio e il mio tedium vitae e da esso viene tratto il giudizio inappellabile, la condanna della società alla marginalità. Spero ancora di passare qualche compleanno in più, con un umore migliore, per il momento prevale lo sconforto cosmico. Anche oggi, fingerò di star bene, nonostante la damnatio memoriae.