Messaggi di Aberfeldy

    Ricordati che a farla finita ci perdi sicuramente, a restare vivo non per forza (per quanto schifo faccia)

    Non è molto consolatorio... ma è un dato di fatto.

    Nei momenti più brutti, la cosa migliore da fare è aspettare che passino e che la mente possa prendere decisioni nel pieno controllo di se stessa.

    (Non sono uno psicologo)

    I bamboccioni ti diranno di andare, la gente libera ti dirà di non stare a compromessi di nessun genere

    No, io direi invece che la gente libera è quella che queste decisioni se le prende da sé, indipendentemente da ciò che sceglierà di fare


    Al di là di questo... Per l'utente: penso che i tuoi genitori siano un po' apprensivi ma è anche vero che tu hai 21 anni e non sei obbligato a fare cose che non vuoi fare. Tieni però presente che anche tu hai la tua parte di responsabilità nella situazione: ogni volta che dici di sì controvoglia, è vero che loro fanno una specie di "forzatura" psicologica su di te per stare più tranquilli, ma d'altro canto tu ti lasci soccombere...
    E qualche volta ci può stare, lo facciamo tutti per evitare discussioni più grosse dei problemi stessi; ma quando si tratta di difendere cose "importanti", quando si tratta di dire "voglio provare a crescere" secondo me è anche giusto impuntarsi.

    Per risolvere la cosa non è necessario urlare e litigare: è necessario parlare ed esporre in modo chiaro le proprie motivazioni.
    Se lo capiscono bene
    Se non lo capiscono allora puoi insistere... ma oltre un certo punto non ci puoi fare niente, diventerebbe un problema loro.

    Penso che alla base di tutti questi meccanismi ci sia lo stesso principio: il principio che regola i pensieri intrusivi, il principio che regola le ossessioni, il principio che regola il mettere tutto in discussione, eccetera. E' ovvio che alla base di tutto ci sia un meccanismo ossessivo, ed e' ovvio che alla base di ogni ossessione ci sia una paura, pero' dal mio punto di vista parlare di "paura" generica non aiuta. Credo che la paura che sta dietro a tutte le altre paure in questi casi, la paura "madre" di tutte le altre paure, sia la cosiddetta "paura della propria mente". Mica per niente in questi casi solitamente si sente dire di "aver paura di impazzire". Non credo che bisogni trovare una risposta ad ogni domanda che ci passa per la testa, altrimenti questo processo puo' facilmente diventare un processo infinito, perche' la vastita' della mente e' infinita. Il punto centrale quindi secondo me e' "fare pace con la propria mente", e capire che la mente e' piu' vasta di tutto l'universo, puo' distruggere universi interi e crearne di nuovi, continuamente. Spesso e' difficile arrivare a "fare pace con la propria mente", perche' la maggior parte della gente non accetta facilmente il fatto che la propria mente possa creare TUTTO, sia bello che brutto, sia consciamente che inconsciamente, sia volutamente che controvoglia, eccetera. Non so come spiegare bene questo concetto senza fare esempi concreti... un esempio a caso potrebbe essere: stuprare la propria vicina di casa e poi aprirle il petto e mangiarle il cuore. E' sbagliato? Beh, probabilmente :D Ma dipende da persona a persona, visto che per un killer maniaco potrebbe pure essere giusto. In ogni caso, per me personalmente e' sbagliato, ma il punto e': cosa esattamente e' sbagliato a riguardo? E' sbagliato FARLO, oppure e' sbagliato anche PENSARLO? La risposta e': nessun pensiero puo' essere sbagliato, perche' sarebbe come negare una parte dell'universo e pretendere che non esista. Se metti delle costrizioni alla mente, la mente si ribellera', e la paura ti trascinera' in ossessioni che non ti lasceranno scampo, perche' ti seguiranno ovunque, cambiando continuamente forma per raggiungerti facilmente in ogni tuo nascondiglio. La conclusione e' che molti pensieri non hanno un vero perche', non ha sempre senso ricercarne il perche', non bisogna mai averne troppa paura, spesso non ha senso dargli eccessiva importanza, non sempre vale la pena seguirli, eccetera.

    Straquoto :)

    Premessa: io non sono affatto un esperto; sono solo interessato personalmente alla psicologia e alla filosofia, anche se studio tutt'altre cose (e inoltre ho meno di 30 anni)

    Mi ha interessato il tuo discorso, e mi è venuto in mente che forse la tua visione del mondo è come un cerchio a cui manca un pezzettino... e in questo modo, nonostante tutto il resto è coerente e conseguente, non riesci a chiudere e a far tornare tutto.
    E probabilmente, più che un "ponte" razionale a te servirebbe un fondamento emotivo e istintuale per chiudere il cerchio. Qualcosa che tu dia per scontato, ma che allo stesso tempo ti permetta di non dubitare troppo di certe cose.

    Chissà, forse questo fondamento ce l'hai ma per qualche motivo fin da piccola non riesci a trovarlo, oppure ti manca e quindi la tua mente tenta di riparare la falla con la razionalizzazione... solo che la razionalità passa necessariamente attraverso il dubbio, la domanda, e quindi ti ritrovi in questo stato :)

    Spero che la metafora sia comprensibile... Anche se ripeto, posso benissimo aver scritto delle cretinate.

    La sensazione di solitudine credo che sia per te la conseguenza più drammatica: ti senti isolata perché gli altri sembrano "alieni" e tu non riesci a stare al passo con i loro discorsi di cui non te ne frega nulla, impegnata come sei con il tuo urgente quesito su te stessa, e forse perché credi che molte esperienze destinate alle persone "normali" ti verranno in qualche modo precluse.


    Ti direi due cose (anche in base a una mia personalissima esperienza che ricorda vagamente la tua... ma in forma molto molto ridotta):

    1) Non pensare di essere sola; la mente umana secondo me è aperta ad ogni cosa, per cui se anche gli altri stanno pensando a cose del tutto diverse, non è detto che le stesse riflessioni non possano anche averle fatte loro, qualche volta: o meglio, non è detto che non possano riflettere assieme a te, se tu vorrai parlarne con qualcuno.
    Ogni persona può donarti la sua esperienza e i suoi pensieri, che sono cose diversissime per ciascuno e senza le quali non credo che potremmo crescere. Tutti ci esprimiamo nello stesso modo, tutti ricorriamo ai luoghi comuni... ma se guardi nel dettaglio, ognuno ha un insegnamento particolare che può arricchire qualcun altro.

    2) "Nessuno è tenuto a risolvere le cose impossibili" come dicevano i latini... anche perché, semplicemente, non si può (mi piace la filosofia dell'ovvio... :D) prima o poi bisogna aggrapparsi a una nostra spiegazione che più o meno ci sembra sensata, riservandoci il beneficio del dubbio, e andare avanti a vivere.
    Il massimo che tu possa fare per risolvere i "problemi esistenziali" probabilmente è affidarti alla scienza. O studiare secoli di filosofia. In ogni caso, aprirti a quello che c'è all'esterno della tua mente...

    Boh, spero di esserti stato utile!

    Purtroppo il forum non mi permette di inviare messaggi privati perchè sono iscritta da poco.
    Ti ringrazio per le tue parole piene di comprensione =)
    Mi trovo d'accordo con te quando dici più o meno che dovrei ascoltare la mia voce interiore se penso che quella è la vita a cui ero destinata.
    in effetti mi è bastato solo prenderne consapevolezza e decidere di pensarci su in questo ultimo anno prima della laurea, per sentirmi di nuovo vitale, per cambiare atteggiamento verso il mondo e per scivolarmi via di dosso malinconia e frustrazione che avevo da mesi o anni.
    Solo che, a giudicare da come abbandono le cose che all'inizio mi entusiasmano e guardando ai miei errori passati, mi verrebbe da mettere in dubbio l'importanza della mia voce interiore...
    Riguardo alla mia mente indebolita, lo dissi ad una specialista che mi rispose che è "normale" ma secondo me non mi ha presa sul serio.

    Boh, finché le cose continuano a migliorare, forse è meglio attenersi all'ipotesi che la tua specialista abbia esaminato la situazione, senza riscontrare sintomi degni di nota :)

    In ogni caso io ti direi questo: ci sono persone con una "voce interiore" forte e stabile, altre che invece ce l'hanno più debole e incerta; ma non vuol dire che le prime sono le uniche destinate a combinare qualcosa.
    In base alla mia personalissima e limitata esperienza, la voce interiore cambia idea praticamente ogni giorno :D ci vuole un fondamento più solido per costruire il proprio futuro... La scelta universitaria deve essere una cosa che tu, indipendentemente dalle varie circostanze e difficoltà, desideri portare avanti; una cosa che dici: "Ok, gli esami mi distruggono, le lezioni sono noiose, l'iscrizione costa tantissimo, ma tutto sommato sto facendo la cosa giusta per me" (o almeno, UNA cosa giusta per me!).
    All'inizio forse sarà tutto traballante, e questa consapevolezza arriverà dopo un po' (come ti avevo già scritto, il primo anno di università è un po' drammatico secondo me)... Ma se corri un rischio, devi accettare l'incertezza, e vivere appieno quello che cominci.

    Probabilmente ciò che tu chiami "voce interiore" è solo l'impatto psicologico iniziale, verso qualunque circostanza, e magari essendo tu ansiosa tendi ad amplificare tutto... Mia interpretazione eh!

    Trovandoti tu a un'età in cui è rischioso fare scelte azzardate, dovresti quindi esaminare bene le cose per un certo periodo di tempo. Una scelta consapevole, secondo me, passa attraverso un periodo di tempo abbastanza lungo... durante il quale il cervello non dorme però, ma si cerca di conoscere la realtà a cui si va incontro, dando il tempo a se stessi di farsi venire in mente eventuali nuovi dubbi che prima non si erano considerati.

    Spero di esserti stato utile :)

    aspetto che arriva la sera, per dire ''finalmente ho un giorno in meno della mia vita, che se ne andato''
    ogni giorno come un granello della clessidra della mia vita...fin quando non sarò vecchio e potrò dire di non aver fatto nulla nell'arco di un'esistenza e di essere un fallito!
    Sarò vecchio, e potrò dire ''Quel che fatto è fatto...anzi, Quel che non hai fatto è andato perso, ma tanto mi rimane poco ormai!''

    Non è vero: quando sarai vecchio rimpiangerai quello che non hai fatto.
    Tu parli come se la vita fosse solamente una "fase" temporanea e passeggera, che poi porta a qualcosa di meglio. In quest'ottica, tutto è "recuperabile": le amicizie che non ho adesso le avrò prima o poi, i viaggi che non faccio adesso li farò prima o poi... E poi ovviamente non combini nulla, perché l'unica vita che avevi a disposizione è volata via.


    Nessuno vuole gettare via la sua esistenza, neanche tu. Secondo me sei solamente in una fase in cui hai talmente tanta ansia addosso (o frustrazione) che non riesci bene a capire "come sei girato", o come potresti fare ad avere pensieri più positivi.

    La cosa essenziale non è avere risultati immediati, ma mettersi a costruire piano piano, coltivare dei semini che un giorno cresceranno e ti daranno tanti frutti. Questo per ogni cosa: relazioni, università, lavoro, eccetera. Se conosci la strada per arrivare a vivere meglio... imboccala subito, e con pazienza cerca di non tornare indietro :)
    Può essere un cammino difficile, ma l'alternativa è peggiore: lasciar cadere le cose a pezzi.

    "Gli anni passano in fretta se stai a contemplare le lucine", come diceva qualcuno su questo forum: ma il tempo impegnato a migliorare le cose non è tempo perso. Quindi non avere fretta, ma non sprecare tempo.


    Sono tutte cose ovvie: probabilmente tutto quello che ho scritto lo sapevi già, ma un conto è saperlo e un conto è metterlo in atto... Ma non è necessario fare chissà che grandi cose, del resto. Se ad esempio vuoi socializzare, puoi cominciare a farlo negli ambienti che frequenti più spesso (lavoro/università/ecc.), oppure cercarne di nuovi.

    Probabilmente mi odierai per il mio spirito ottimista e positivo, ma penso che anche tu sia d'accordo con il concetto che ho espresso.


    ...Probabilmente poi sei depresso, e allora ti servirebbe l'aiuto di qualcuno più esperto. In bocca al lupo!

    Non saprei cosa mi ha insegnato la vita, sto vivendo un momento in cui ogni mia "convinzione" può essere rovesciata da una piccola cosa, come uno stato d'animo particolare, o un ricordo improvviso... non ho molti punti fissi, molte certezze. L'unica certezza è che non è così che la mia vita dovrebbe essere, ma non ho idea di come dovrebbe essere.

    Forse, una cosa che la vita mi ha insegnato è che non bisogna smettere di farsi domande :) chiedersi il perché delle cose (il motivo delle azioni degli altri ad esempio), senza fermarsi a luoghi comuni o ripercorrere sempre gli stessi pensieri.