Ho 28 anni e la mia situazione universitaria mi fa stare molto male e mi fa vergognare di me stessa, evitando gli altri...
In tenera età ero già molto intelligente e a scuola considerata quasi un prodigio perché comprendevo le nozioni prima degli altri e a volte anche prima che mi fossero spiegate. Durante le superiori ho avuto spesso voti bassi, ma più che altro dovuti ad una mia ribellione adolescenziale che mi portava a sfuggire dai miei impegni e da un ambiente scolastico in cui non mi sentivo integrata. Comunque, anche senza voti gratificanti, studiavo molto.
Quando è arrivato il momento di iscrivermi all'università non avevo dubbi: sin da piccola sapevo che avrei fatto qualcosa di importante che mi avrebbe fatta sentire realizzata. Ad ingegneria ho dato subito i primi esami e vedevo come persone lontane da me le trentenni iscritte al primo anno.
Ad un certo punto la mia vita è cambiata: ho avuto una grossa delusione. Stavo male non tanto per l'amore perso ma perchè ho rimesso in discussione la mia vita. Non so neanche tutt'oggi comprendere cosa mi sia successo. Ma lo stress e ossessione che ho avuto ripetutamente in quei mesi mi ha lasciato il cervello svuotato, incapace di concentrarsi su una pagina di libro e oggi, dopo anni, è andato solo a peggiorare: il mio vocabolario si è impoverito e quando parlo ho spesso difficoltà a creare una frase intera di senso compiuto (c'entrerà anche l'aver lasciato ingegneria). Ho trascurato lo studio e mi sono dedicata al mio aspetto fisico, alla vita mondana e a discorsi frivoli.
Ma in realtà l'amore per lo studio e la cultura non è mai svanito, è solo che non riuscivo più a concentrarmi e a dare esami, così ho dato la colpa alla facoltà.
Sicura che in qualsiasi ambito avrei comunque combinato qualcosa per le mie grandi capacità, ho lasciato ingegneria e mi sono iscritta ad un corso triennale considerato facile che ho lasciato a giugno per le poche prospettive di lavoro e perché mi sentivo in un ambiente troppo poco intellettuale. l'anno dopo ho provato un'altra facoltà e stesso copione.
Alla fine ho dedotto che non ero più in grado di studiare, che il mio cervello mi aveva abbandonata, che ero diventata una persona adatta solo a facoltà "meno impegnative" e due anni fa sono tornata a quel corso triennale facile (dove mi ero già iscritta subito dopo ingegneria) dove ad oggi sono in regola con gli esami: il mio cervello non è tornato come prima, ma migliora sempre di più, ho avuto ottimi voti e il prossimo anno dovrei conseguire la laurea triennale.
Però mi sento terribilmente insoddisfatta, ho anche timore di incontrare parenti amici e vecchi insegnanti perchè mi vergogno della mia situazione universitaria. Il rimorso di aver lasciato ingegneria mi assale ogni giorno. Quando vado a lezione faccio sempre il confronto con ingegneria, non solo nelle nozioni ma nello stile dei professori, nell'ambiente che non sento mio. Ho lasciato perchè mi sembrava tanto essere due anni fuori corso, e invece cosa darei per non aver rinunciato e riprendere oggi da dove avevo lasciato. Spesso guardo il forum, le discussioni dei miei ex colleghi, persone meno brave di me a cui davo sempre una mano nello studio, le scoperte scientifiche che fanno, i loro lavori e penso che quella era la mia vita che ho buttato via per niente.
E' da un pò di tempo che ho pensato che tra un anno dopo la laurea, invece di fare la specialistica relativa alla mia facoltà, potrei ri-iscrivermi a ingegneria.
Mi frena il tempo che corre, il desiderio di creare una famiglia con il mio compagno, e di avere un lavoro.. Però se sono una persona insoddisfatta, che si vergogna di sè stessa di fronte la gente al limite della fobia sociale, come potrei crescere dei figli sani?
Però ho tanta paura di perdere un altro anno, di sopravvalutare le mie capacità e di essere una persona che si iscrive troppo facilmente senza saper valutare i rischi... Come potrei essere sicura della mia scelta?
scelta universitaria, mi servirebbe un consiglio
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Ciao!
Ti ho scritto in privato -
Purtroppo il forum non mi permette di inviare messaggi privati perchè sono iscritta da poco.
Ti ringrazio per le tue parole piene di comprensione =)
Mi trovo d'accordo con te quando dici più o meno che dovrei ascoltare la mia voce interiore se penso che quella è la vita a cui ero destinata.
in effetti mi è bastato solo prenderne consapevolezza e decidere di pensarci su in questo ultimo anno prima della laurea, per sentirmi di nuovo vitale, per cambiare atteggiamento verso il mondo e per scivolarmi via di dosso malinconia e frustrazione che avevo da mesi o anni.
Solo che, a giudicare da come abbandono le cose che all'inizio mi entusiasmano e guardando ai miei errori passati, mi verrebbe da mettere in dubbio l'importanza della mia voce interiore...
Riguardo alla mia mente indebolita, lo dissi ad una specialista che mi rispose che è "normale" ma secondo me non mi ha presa sul serio. -
Eccomi: due anni fuori corso a Medicina (fra un po' saranno tre), che mi domando dov'è la ragazzina in gamba delle grandi promesse, magari mi sono sopravvalutata. Eppure uno stage all'estero di due mesi mi ha fatto capire che sì, è questo il mestiere che voglio fare.
Che dire, io sto cercando di andare avanti. Ormai sono "vecchia", o meglio mi sento tale. (abbiamo la stessa età io e te, ma i miei ex colleghi sono già specializzandi come i tuoi già lavorano). So che mi laureerò per tempi lunghi, con una votazione non eccellente. Ma non ci rinuncio. E' questo quello che voglio fare.
Dopo l'ansia e la depressione anche la mia testa è provata: ho difficoltà a concentrarmi, e memorizzare, ad utilizzare il linguaggio specialistico, e più in generale a gestire lo stress degli esami: se studio da lode finisco per prendere 18 quando va bene, ma dopo lo so, lo vedo io, lo vedono gli altri che sono più in gamba di così. Ma è normale, come potrebbe non essere altrimenti? Ho notato però che quando "faccio" piuttosto che leggere sui libri sono più brava: ho imparato in fretta a suturare, a visitare i pazienti, a fare tanti piccoli gesti clinici e chirurgici che alcuni miei ex colleghi stanno imparando ora con la laurea in mano. Ed ogni tanto ho lavoricchiato, imparando a fare cose di cui non mi sarei mai immaginata capace. Insomma, il mio cervello c'è ancora, da qualche parte, sotto questa nebbia ottundente che mi rende estranea la mia adorata Medicina.
Penso che tu, rispetto a me, parta da una situazione di leggere vantaggio: stai per prendere una triennale che ti consentirà di lavorare in ogni caso. Bene, comincia: lavora, costruisci una vita con il tuo compagno, guadagnati l'indipendenza economica, non perdere tempo per farlo, quello non te lo ridà indietro nessuno. E in più essere responsabile di te stessa in toto ti renderà più sveglia e ricettiva, l'ho visto con me stessa. Ad ingegneria puoi sempre iscriverti come studentessa lavoratrice, non devi affatto rinunciarci. Non so se hai fatto la decadenza agli studi quando ti sei iscritta all'altra facoltà, magari puoi riprendere da dove hai lasciato.
Persevera, sii tenace. In bocca al lupo. E se riparti alla grande fammi sapere, così ci credo sempre più anche per me. -
Purtroppo il forum non mi permette di inviare messaggi privati perchè sono iscritta da poco.
Ti ringrazio per le tue parole piene di comprensione =)
Mi trovo d'accordo con te quando dici più o meno che dovrei ascoltare la mia voce interiore se penso che quella è la vita a cui ero destinata.
in effetti mi è bastato solo prenderne consapevolezza e decidere di pensarci su in questo ultimo anno prima della laurea, per sentirmi di nuovo vitale, per cambiare atteggiamento verso il mondo e per scivolarmi via di dosso malinconia e frustrazione che avevo da mesi o anni.
Solo che, a giudicare da come abbandono le cose che all'inizio mi entusiasmano e guardando ai miei errori passati, mi verrebbe da mettere in dubbio l'importanza della mia voce interiore...
Riguardo alla mia mente indebolita, lo dissi ad una specialista che mi rispose che è "normale" ma secondo me non mi ha presa sul serio.Boh, finché le cose continuano a migliorare, forse è meglio attenersi all'ipotesi che la tua specialista abbia esaminato la situazione, senza riscontrare sintomi degni di nota
In ogni caso io ti direi questo: ci sono persone con una "voce interiore" forte e stabile, altre che invece ce l'hanno più debole e incerta; ma non vuol dire che le prime sono le uniche destinate a combinare qualcosa.
In base alla mia personalissima e limitata esperienza, la voce interiore cambia idea praticamente ogni giornoci vuole un fondamento più solido per costruire il proprio futuro... La scelta universitaria deve essere una cosa che tu, indipendentemente dalle varie circostanze e difficoltà, desideri portare avanti; una cosa che dici: "Ok, gli esami mi distruggono, le lezioni sono noiose, l'iscrizione costa tantissimo, ma tutto sommato sto facendo la cosa giusta per me" (o almeno, UNA cosa giusta per me!).
All'inizio forse sarà tutto traballante, e questa consapevolezza arriverà dopo un po' (come ti avevo già scritto, il primo anno di università è un po' drammatico secondo me)... Ma se corri un rischio, devi accettare l'incertezza, e vivere appieno quello che cominci.
Probabilmente ciò che tu chiami "voce interiore" è solo l'impatto psicologico iniziale, verso qualunque circostanza, e magari essendo tu ansiosa tendi ad amplificare tutto... Mia interpretazione eh!
Trovandoti tu a un'età in cui è rischioso fare scelte azzardate, dovresti quindi esaminare bene le cose per un certo periodo di tempo. Una scelta consapevole, secondo me, passa attraverso un periodo di tempo abbastanza lungo... durante il quale il cervello non dorme però, ma si cerca di conoscere la realtà a cui si va incontro, dando il tempo a se stessi di farsi venire in mente eventuali nuovi dubbi che prima non si erano considerati.
Spero di esserti stato utile -
In realtà, negli anni in cui ho lasciato ingegneria, sono stata in cura per più di un anno da una specialista per ansia e depressione e qualche attacco di panico, ma non ho risolto nulla.. mi ha dato diversi farmaci e sminuiva tutto quello che raccontavo... ogni tanto mi faceva qualche ramanzina ma niente che fosse per me utile o costruttivo, un percorso senza fine con le sedute sempre più frequenti e sempre più inutili. Ad un certo punto ho deciso di non andarci più e ho faticato tantissimo a disintossicarmi da sola da quei farmaci un po' alla volta e comunque ansia e depressione sono andate via lasciando il posto ad un disagio che non so ancora se definire fobia sociale e a questa mente annebbiata. A volte vorrei andare da un altro specialista ma ho un po' perso la fiducia in questa figura.
Dicendo che la mia ansia mi fa amplificare le cose forse hai ragione, ma non è facile capirlo.
Di sicuro non lascerò questa facoltà per una scelta improvvisa ma aspetterò di concluderla con la laurea, così, per la prima volta nella mia vita, mi darò un anno invece che un solo mese per prendere decisioni importanti.. -
Mezzavita, mi riconosco tantissimo nelle tue parole, nelle tue difficoltà e anche nei successi in attività pratiche che non avresti immaginato.
In realtà per potermi iscrivere alla facoltà che frequento ho fatto la rinuncia agli studi ad ingegneria, quindi ricomincerei da zero (mi hanno detto che potrei farmi convalidare i miei vecchi esami ma non ci credo molto). Per quanto riguarda questa facoltà ho davvero pochissime possibilità di lavorare dopo la laurea triennale perché è un ambiente molto saturo e io non sono nelle condizioni di mettermi in proprio. Per non vanificare questi tre anni dovrei solo prendere la laurea specialistica e l'abilitazione e poi cercare di inserirmi nel mondo della scuola dove sarei precaria a vita. Le poche amiche a cui ho raccontato questo mio progetto mi hanno detto che sarebbe un peccato vanificare questi tre anni, ma loro non hanno idea di cosa mi lega ad ingegneria... io voglio pensarci bene per capire se davvero è l'occasione di riprendermi la mia vita.
Comunque se deciderò di tornare ad ingegneria sarà solo dopo la laurea che mi sarà servita almeno ad acquisire fiducia in me stessa, e credibilità per gli altri e ad avere ben un anno per pensarci. -
mio figlio mi chiese se accettare un voto basso causato da sfortuna o insistere nella consapevolezza di consocere la materia e meritare molto di più (senza volersi dilungare sulla puntigliosità di certi professori e la maniacalità di andare a cercare il pelo nell'uovo e far perdere un esame in spregio al rispetto del sacrificio dei genitori che sborsano bei soldini destinati al futuro dei loro figli e non destinati a soddisfare i capricci dei docenti fanatici ed incoscienti) dissi a mio figlio decidi tra le due cose archivare un'altra materia e insistere, una cosa è fondamentale più di tutto "tira dritto per la tua strada senza distrazioni e raggiungi il tuo obiettivo" il farsi distrarre dagli altri, sia che siano gli altri in genere che un amore sfumato, nulla a che vedere con il nostro impegno sociale futuro, lasciarsi coinvolgere a tal punto da modificare la nostra esitenza è una debolezza imperdonabile, si può lavorare e soffrire al contempo, c'è chisi butta sul alavoro e lo studio per fugare certi dolori...ok? ma poi sti altri...a che? se ti accorgessi di quanto sia stupido dare peso al giudizio degli altri...inutile, deleterio, glia latri parlano tanto per parlare e saziare la loro curiosità... che poi non gliene può fregà de meno! modificare per queto i propri intenti è una fesseria madornale...terapia? colppo di spugna impetoso sul passato, datosi che hai sbagliato tutto, non lasciare nemmeno le briciole di ciò che è stato, tabula rasa, maniche rimboccate e severità da mitraglia su tutto. quindi, dunque...tira dritto per la tua strada e niente distrazioni...chi mi vuole mi segua perchè chi si ferma è perduto...giuro non è apologia di fascismo ma nuda e cruda verità
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Never give up, sister !
Tanti vanno fuori corso o fanno cambi all'interno del piano di studi.
Poi credo che nel tuo casi tu li abbia fatti anche per via di problemi di salute...quindi...non darti colpe che ti fanno solo perdere tempo.
Ora hai 28 anni pensa come andare avanti da qui' in là...se perdi altro tempo in rimurginii o altro ti peggiori di più la situazione.
Capire cosa fare da grandi non è facile e credo che non ci sia neanche una risposta unica e obiettiva.
Devi , a mio avviso, soltanto vedere cosa vuoi dare al mondo , quali sono le tue passioni e cosa vuole il mercato del lavoro...
Non imparanoiarti che non serve a nulla, auguri per la triennale -
E' passato quasi mezzo anno, sono ancora in regola con gli esami e in procinto di concludere, e persiste nella mia mente l'idea che ero destinata a fare ingegneria.
ma allo stesso tempo l'idea che forse prenderò la decisione sbagliata e fallirò come la prima volta.
un giorno penso di ri-iscrivermi finalmente la a settembre, un giorno di fare la specialistica della mia triennale (solo perchè è facile), un giorno di fare una terza facoltà.
Non capisco con che criteri prendere questa decisione...
Quando la frequentavo a 19 anni, camminavo a testa alta ed ero sicura di me. Oggi sono fortemente insicura, sfuggo alla gente, decido i miei percorsi per non incontrare questo e quello. Tutto perchè mi sento una fallita, antipatica a tutti, insignificante, sempre da sola, che non sa fare un discorso con una persona (la timidezza mi offusca il cervello e non ricordo cosa vorrei dire).
Forse sono diventata cosi per aver lasciato ingegneria e tornare là mi aiuterebbe. Oppure l'essere diventata cosi mi farà fallire ad ingegneria?
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