Amicizia finita: colpa mia? Sua? Di entrambi? Cosa dovrei fare?

  • Salve a tutti, volevo condividere con voi un piccolo ritaglio della mia vita: un'amicizia, un'amicizia finita. Ancora oggi, dopo 3 anni, ogni tanto mi sveglio la mattina con il magone, pensando magari di aver perso una cosa rara che non troverò mai più.


    Conosco questa persona da quando avevo 14-15 anni, siamo subito diventati molto amici, praticamente inseparabili. La cosa che ci accomunava di più è che eravamo uguali, infatti si è subito creato un legame fortissimo. Vi risparmio tutti gli anni passati perché ora ne ho 34 e ci sarebbe troppo da dire, ma in tutti questi anni vi garantisco che, nonostante tutto, siamo rimasti molto, ma molto amici.


    I problemi sono iniziati 4 o 5 anni fa. Premetto (cerco di non fare i conti in tasca a nessuno) che lui è sempre stato una persona molto sedentaria: pochi lavori, casa con mamma fino a oltre i 30, e quando aveva due soldi li spendeva tutti in sfizi. Tant’è che non è mai riuscito a mettere da parte niente, perché tanto c'erano i genitori che pensavano a bollette, spesa e mutuo. Mi sono sempre chiesto: "Come farà un giorno quando avrà delle spese?". E infatti si è sistemato nella casa di proprietà della ragazza, cosa abbastanza prevedibile. È il classico tipo che cambia due iPhone in un anno ma poi, quando ha un problema ai denti, va dai genitori a piangere miseria.


    Tornando a noi, io sono sempre stato legatissimo a lui e, quando c'era l’occasione, cercavo sempre di vederlo. Non importava quanto spendessi o quanto tempo e sforzi mi costasse, provavo in tutti i modi. C'è stato un periodo in cui facevo un lavoro online molto redditizio con la grafica e, vedendo che lui era senza lavoro, l’ho inserito in questo mondo. La mia priorità era aiutarlo come meglio potevo. Ovviamente negli anni addietro lui era stato presente anche per me: vi sto raccontando ciò che ha portato alla rottura, ma in generale ci siamo sempre dati conforto. Certo, lui ha sempre fatto un po' di più i propri interessi (giustamente), ma qua la colpa è mia: quando voglio bene a una persona tendo a metterla prima di me.


    Per avviare questa attività non aveva abbastanza soldi, così glieli ho prestati io per comprare il materiale necessario. Mi avrebbe restituito i soldi con i guadagni, in modo da non rimetterci troppo, visto che non ero in una condizione economica favorevole. Verso aprile gli si ruppe la scheda video del computer (che usava per lavorare) e, guarda caso, io ne avevo una identica che stavo vendendo online. Non esitai un secondo: la tolsi dal mercato e gliela spedii subito, facendogli un prezzo nettamente inferiore a quello che aveva in quel momento (circa 150 euro in meno). Non mi sono mai permesso di lucrare con gli amici.


    Qui però nacque il primo problema. Da appassionato di tecnologia, gli chiesi se poteva vendermi la sua scheda rotta (mi è sempre piaciuto fare lavoretti di elettronica). Gli proposi circa 100 euro e lui mi rispose che sui siti di compravendita ci avrebbe guadagnato di più. Premetto: se ti faccio un favore con il cuore non mi aspetto nulla in cambio, ma la cosa mi aveva un po' spiazzato. Dentro di me mi sentivo un mezzo fesso: io ti vendo e spedisco subito un prodotto a un prezzo stracciato, e tu per 50-80 euro in più non me lo vendi? Comunque lasciai perdere: il pezzo era suo e poteva farne ciò che voleva.


    Nel corso degli anni, prima che io andassi a convivere, lui veniva spesso a casa mia: a volte per 2 settimane o più, altre solo nei weekend. Fatto sta che, quando era per poco tempo, non gli ho mai chiesto un euro per la spesa (gli ospiti per me sono sacri). Anche la mia famiglia lo ha sempre trattato con i guanti. Tant'è che una volta che venne giù con la ragazza per un weekend, io e mio padre gli prendemmo a nostre spese un B&B, così che avesse pochissime spese.


    Io, al contrario, sono stato poche volte a dormire a casa sua (vivendo con i genitori, praticamente solo quando non c'erano), altrimenti mi sono sempre attrezzato con un B&B e mi sono arrangiato.


    Lui compie gli anni in aprile (io in agosto). Il primo anno, lui e un nostro amico in comune (che festeggiavano a una settimana di distanza) mi invitarono al compleanno. Si festeggiava in Piemonte, a casa dell'amico. Io, vivendo in Alto Adige, potete capire che era una bella trasferta, ma la feci comunque. Nonostante lavorassi 50 ore settimanali a un'ora di distanza da casa (quindi stavo fuori 60-65 ore), mi organizzai un weekend. Con il cane, dovetti fermarmi a Milano dai genitori della mia ragazza per lasciarlo, perché non posso lasciarlo solo per un weekend.


    L’amico in comune, con cui per fortuna oggi non parlo più, non aveva posto per ospitarci (anche se aveva un divano letto), mentre lui sì. Non dissi nulla, ma vi assicuro che fu stremante: dovetti dormire a casa della famiglia della mia ragazza, che stava a 60 km da loro. Fare avanti e indietro 2-3 volte al giorno fu massacrante. Passammo comunque un bel weekend, ma tornai la domenica sera stremato e con parecchi soldi in meno.


    Arrivò il mio compleanno ad agosto. Lui quell'estate si propose di venire. Io convivevo con la mia ragazza in un monolocale e non potevo ospitarlo. Premetto che io lavoravo tantissimo mentre lui era disoccupato. Iniziò a chiedermi di sentire mio padre se conosceva qualche B&B economico in zona e di fargli sapere. La cosa mi stranì: noi non conosciamo albergatori o simili, ma gli dissi che avrei chiesto. Però gli feci presente di cercare anche lui, visto che aveva tutto il tempo del mondo. Io gli dissi: "Se mi dici cosa trovi, io posso andare di persona a trattare sul prezzo". Lui, invece, non fece nemmeno una telefonata.


    Nel mio giorno libero girai mezza città per trovargli qualcosa di buono. Mio padre, intanto, aveva trovato un B&B carino a 30 euro a notte. Glielo girai, ma lui iniziò con le scuse: "Eh, facendo due conti spenderei 400-500 euro, non mi conviene". Poi: "Ho visto che danno pioggia, e non spendo tutti quei soldi per stare chiuso in un centro commerciale". Sempre più evidente mi sembrava che si aspettasse che fossimo noi a pagargli di nuovo tutto. Io cercai di ragionare: quella cifra non sapevo da dove l’avesse tirata fuori, visto che il viaggio erano 30-40 euro di gasolio (diviso due) più il B&B. I pasti li avrebbe fatti da me, quindi spese extra non ce n'erano.


    Fatto sta che non venne. La cosa mi fece male, anche perché mi "paccò" 2-3 giorni prima, e io avevo già organizzato tutto. Ci tenevo tanto ad averlo vicino, ma niente.


    Un anno dopo, di nuovo il suo compleanno, in concomitanza con l'altro amico in Piemonte. Fortunatamente l'amico organizzò una giornata a Verona, a metà strada. Io ci sarei andato volentieri: una giornata sola non era impegnativa e il cane potevo lasciarlo a casa.


    Una settimana dopo, lui mi propose: "Perché non passi a casa mia, così stiamo un po' insieme con le nostre ragazze?". L'idea mi elettrizzava. Certo, era complicato per via del cane, ma non volevo rinunciare. Così partii dall'Alto Adige, lasciai il cane a Milano e arrivai fino a Padova: 6 ore di macchina tirate, ero morto.


    Appena arrivato quasi all'uscita, mi scrive: "Andiamo a fare la spesa appena arrivi o domani mattina?". Rimasi un po' spiazzato. Neanche arrivato e già la spesa? Essendo ospite, non volevo sentirmi a disagio, quindi risposi che potevamo andarci subito. Andammo e spesi 90 euro, che pagai io. Certo, un po' mi pesava: ero ospite, stavo un giorno e mezzo, e a casa mia non avevo mai chiesto nulla. Ma non volevo sembrare scroccone.


    Arrivò il mio compleanno, e lì scoppiò tutto. Stavolta mi organizzai bene, con 20 giorni di anticipo. Meteo perfetto, nessuna scusa possibile. Ma di nuovo iniziarono: "Troppa spesa, come faccio, non c'è un posto economico, chiedi a tuo padre...". Io lo feci, dicendo a mio padre però di non pagare nulla. Ma dentro di me ero sicuro: se non gli fosse stato pagato il B&B, non sarebbe venuto. Infatti non venne.


    La goccia che fece traboccare il vaso fu vederlo, nel giorno del mio compleanno, in montagna per un weekend. Per quello i soldi c'erano, per me no. Mi sentii preso in giro e usato. Gliene dissi di tutti i colori. Da allora, tre anni di silenzio.


    So che ci teneva a me, e io a lui. Nonostante tutto, per me è stato come un fratello. Ma non ho mai avuto la possibilità di chiarire, di chiudere o di ricucire. A volte mi sveglio con la voglia di scrivergli, per parlare e mettere un punto. Ma il fatto che in tre anni non abbia mai fatto un passo, nonostante fosse offeso anche lui, mi blocca.


    La sua ragazza, con cui andavo molto d'accordo, non si è mai fatta sentire. La mia ragazza invece ha provato a farci riavvicinare di sua iniziativa. Lui le disse che per mesi ci era stato male, aveva riletto più volte i nostri messaggi, ma non aveva mai capito il perché. Diceva di sentirsi solo offeso.


    Cosa dovrei fare?

  • Qubit

    Approvato il thread.
  • Le amicizie specie se nate da ragazzini cambiano, mutano forma, spesso si ridimensionano. Hai fatto caso ad atteggiamenti che ci saranno sempre stati ma a cui tu evidentemente davi poco peso (da ragazzi si è molto più flessibili e menefreghisti su certe cose): adesso giustamente non puoi più tollerare certi atteggiamenti.

    Secondo me devi elaborare questa perdita dentro di te, non penso lui cambierà mai. Chi è così, lo è anche se inizia ad avere molti soldi, fidati. È proprio una cosa mentale (odiosa). Non avete amici in comune? È possibile che possiate incontrarvi in gruppo, per caso?

  • Tu ti sei comportato da Signore, lui…lasciamo perdere.

    L’unica cosa che forse avresti potuto fare, era di mettere dei paletti alle prime avvisaglie di ‘scrocco’, ma da quello che racconti probabilmente non sarebbe servito.

    Se fossi io non lo contatterei, perchè potrebbe apparire come un’assumerti una colpa che invece non hai.

    Le persone cambiano e non sempre in meglio, un conto è quando si è ragazzini, un altro quando si diventa adulti.

    Vai avanti con la tua vita, senza sensi di colpa o rimorsi, anzi con la consapevolezza di esserti sempre comportato da vero Amico.

    Accettare non significa rassegnarsi - Mai giocare a scacchi con un piccione

  • Concordo con tutti gli altri utenti: approfittatore.

    Ogni rapporto, di qualsiasi natura, deve essere un dare/avere.

    Ma probabilmente, lui è cresciuto in un modo un po' "viziato" quindi, forse, non so nemmeno se se ne rende conto.

    Ci sono persone così, credono che "tutto gli sia dovuto", per loro è normale così.

    "Niente limiti, Solo orizzonti..."

  • Ragazzi, io stesso penso che lui si sia approfittato della cosa, ma senza farlo "apposta". Vi assicuro che con me è sempre stato leale: ci sono state tante occasioni in cui si è dimostrato un vero amico e, in passato, quando mi capitava di stare parecchio male, non esitava un secondo a venire.


    Io reputo che lui, su certi aspetti, nemmeno se ne renda conto. È sempre stato un po' un pigrone lavorativamente e molto spesso si sostentava con quel poco che aveva (per questo non poteva fare di certo quello che facevo io, avendo un lavoro stabile).


    Dopo 3 anni ancora ci penso. Penso che comunque la discussione che abbiamo avuto per 2 giorni di fila su WhatsApp sia servita a poco: io, complice del fatto che ero esploso, l’ho mitragliato letteralmente; lui, dal suo canto, secondo me non ha capito molto. Tant'è che, quando la mia ragazza ci ha parlato in concomitanza del suo compleanno, lui stesso ha ammesso di aver letto e riletto più volte i messaggi senza capire come mai gli avessi detto tutte quelle cose, come mai io la pensassi così.


    Quello che mi verrebbe da fare, visto che ultimamente sto andando spesso a Milano, è scrivergli un giorno: "Ciao, vedi che domani passo per Verona: se vuoi raggiungermi, ci beviamo un caffè". Lui verrebbe sicuramente (se verrà) con la ragazza, con cui ero molto ma molto amico e che è sempre rimasta estranea (nonostante ci siamo sentiti in diverse occasioni, non ha mai tirato fuori il discorso). Io giustamente sarei con la mia, che ha seguito tutto e capisce entrambe le parti.


    Se dovessimo berci un caffè non sarebbe per riconciliarci – o meglio, sì, ma senza aspettative. Sarebbe per parlare di ciò che è successo da persone mature, senza rabbia, con i rancori ormai affievoliti, essendo passati 3 anni. E, nel caso non dovesse andare bene, per mettere un punto. Un punto per sempre. Non è possibile che dopo 3 anni io ci stia ancora ripensando.

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