Mi chiedo: con tutti i tradimenti che avvengono a destra e a manca dalla notte dei tempi, siamo davvero una specie monogama? Oppure metà della popolazione non lo sarebbe se non si incorresse in rischi vari o perdite nel fare "coming out"?
Non credo che il tradimento dimostri che siamo una specie (quindi tutti, incluso chi il tradimento non lo mette in atto) poligama-poliamorosa. Come la cattiveria e l'ignoranza di certuni non dimostrano che siamo esseri privi di ragione e coscienza.
Il tradimento non è un comportamento che deriva dalla naturale tendenza ad amare più persone, con annesse responsabilità tra l'altro (che poche non sono), ma più semplicemente si tratta di un comportamento opportunistico e potremmo essere d'accordo che come tale sia umano. Ma non siamo nell'ambito dell'amore, poiché non è sufficiente il desiderio di avere più relazioni in contemporanea, in cui una magari compensa l'altra, per parlare di presenza di amore.
Non è egoistico nel caso del poliamore, perché in realtà tu non li possiedi davvero, al contrario che nell'amore esclusivo.
Parti dal presupposto che chi sperimenta l'amore esclusivo, ossia riesce ad amare una persona per volta, lo faccia con premesse e intenzioni di possesso.
Se pure esistono persone che pensano di possedere il partner (al massimo si illudono di poterlo possedere), non è tuttavia vero che amare una sola persona equivalga sempre all'intento, più o meno inconscio, di possederla.
In termini teorici è difficile dimostrarlo, perché le persone vengono interpretate tramite ipotetiche logiche generali che dovrebbero essere quindi valide, alla base, per tutti. Ma se guardiamo le persone reali e le loro storie, anche qui sul Forum, ci accorgiamo che ogni situazione è unica e particolare.
Penso invece che possa accadere durante la fase dell'amore maturo, perché i sensi non più sequestrati, oggettivamente, possono spaziare; dunque sarà a mio avviso, più che altro, una scelta individuale il porvi un freno in base alle proprie idee: "Il collega mi attrae, ma non posso, perché sono già accompagnata!".
L'esempio del collega è emblematico.
Sostieni che il poliamore non sia egoistico perché svincolato da forme di possesso e poi ne fai una questione di desiderio carnale
Non pensi che sentirsi attratti, quindi desiderare (anche sessualmente) una persona, sia una spinta di possesso?
Conoscere non significa superare.
Se la comprensione, per mezzo dell'autoconoscenza, arriva a un livello di "coscienza" e non si limita a essere solamente un dato mentale, un'informazione nozionistica insomma, ma un'intuizione molto profonda e sentita nell'anima: avviene il superamento (o l'integrazione per dirla in termini psicologici). Diversamente non sarebbe possibile assumere ulteriori consapevolezze nell'arco della vita per l'essere umano.
Poi esistono zone della propria interiorità particolarmente cristallizzate in cui può essere particolarmente difficile la comprensione di un conflitto, o per meglio dire, di quei fattori che stanno alla base dei conflitti e quindi accade che ci si possa "bloccare" su quei punti.
Ragione per cui la gelosia e il possesso non sono vissuti da tutti con la stessa intensità o con la stessa consapevolezza. Per taluni diventano problemi che necessitano finanche di psicoterapia.
Si prende atto? Dunque il superamento è automatico? A un certo punto avviene semplicemente senza alcuno sforzo o disciplina? A mio avviso c'è solo un modo di superare qualsiasi "demone" egoico: prima lo devi conoscere, certamente, come per la causa del mal di denti, ma poi serve disciplina per eradicarlo, o perlomeno dominarlo anziché esserne dominati, posseduti, emotivamente sequestrati.
Ho riportato la migliore delle possibilità, in linea puramente teorica ovviamente, in cui una persona è abbastanza consapevole da riconoscere quando la relazione le sta stretta e il desiderio verso altro spinge sempre più. Evidentemente ciò significa che essa necessita, più o meno consciamente, di fare un percorso singolarmente o con un altro partner: dunque interrompe la relazione, pure se questo può voler dire confrontarsi con resistenze egoistiche che sarebbero anche naturali, poiché una separazione, quindi la rottura di abitudini e schemi consolidati (e di sicurezze), non è mai un fatto facile.
Nell'esempio lo descrivo come un processo lineare (ma perché appunto è la migliore delle ipotesi), poi nella realtà si tratta, come dicevo, di sviluppi che comportano un certo conflitto, tante riflessioni, analisi e autoanalisi prima di arrivare a delle conclusioni.