Poliamore, cosa ne pensate?

  • Mi chiedo: con tutti i tradimenti che avvengono a destra e a manca dalla notte dei tempi, siamo davvero una specie monogama? Oppure metà della popolazione non lo sarebbe se non si incorresse in rischi vari o perdite nel fare "coming out"?

    Non credo che il tradimento dimostri che siamo una specie (quindi tutti, incluso chi il tradimento non lo mette in atto) poligama-poliamorosa. Come la cattiveria e l'ignoranza di certuni non dimostrano che siamo esseri privi di ragione e coscienza.


    Il tradimento non è un comportamento che deriva dalla naturale tendenza ad amare più persone, con annesse responsabilità tra l'altro (che poche non sono), ma più semplicemente si tratta di un comportamento opportunistico e potremmo essere d'accordo che come tale sia umano. Ma non siamo nell'ambito dell'amore, poiché non è sufficiente il desiderio di avere più relazioni in contemporanea, in cui una magari compensa l'altra, per parlare di presenza di amore.

    Non è egoistico nel caso del poliamore, perché in realtà tu non li possiedi davvero, al contrario che nell'amore esclusivo.

    Parti dal presupposto che chi sperimenta l'amore esclusivo, ossia riesce ad amare una persona per volta, lo faccia con premesse e intenzioni di possesso.


    Se pure esistono persone che pensano di possedere il partner (al massimo si illudono di poterlo possedere), non è tuttavia vero che amare una sola persona equivalga sempre all'intento, più o meno inconscio, di possederla.


    In termini teorici è difficile dimostrarlo, perché le persone vengono interpretate tramite ipotetiche logiche generali che dovrebbero essere quindi valide, alla base, per tutti. Ma se guardiamo le persone reali e le loro storie, anche qui sul Forum, ci accorgiamo che ogni situazione è unica e particolare.

    Penso invece che possa accadere durante la fase dell'amore maturo, perché i sensi non più sequestrati, oggettivamente, possono spaziare; dunque sarà a mio avviso, più che altro, una scelta individuale il porvi un freno in base alle proprie idee: "Il collega mi attrae, ma non posso, perché sono già accompagnata!".

    L'esempio del collega è emblematico.

    Sostieni che il poliamore non sia egoistico perché svincolato da forme di possesso e poi ne fai una questione di desiderio carnale :S


    Non pensi che sentirsi attratti, quindi desiderare (anche sessualmente) una persona, sia una spinta di possesso? ;)

    Conoscere non significa superare.

    Se la comprensione, per mezzo dell'autoconoscenza, arriva a un livello di "coscienza" e non si limita a essere solamente un dato mentale, un'informazione nozionistica insomma, ma un'intuizione molto profonda e sentita nell'anima: avviene il superamento (o l'integrazione per dirla in termini psicologici). Diversamente non sarebbe possibile assumere ulteriori consapevolezze nell'arco della vita per l'essere umano.


    Poi esistono zone della propria interiorità particolarmente cristallizzate in cui può essere particolarmente difficile la comprensione di un conflitto, o per meglio dire, di quei fattori che stanno alla base dei conflitti e quindi accade che ci si possa "bloccare" su quei punti.


    Ragione per cui la gelosia e il possesso non sono vissuti da tutti con la stessa intensità o con la stessa consapevolezza. Per taluni diventano problemi che necessitano finanche di psicoterapia.

    Si prende atto? Dunque il superamento è automatico? A un certo punto avviene semplicemente senza alcuno sforzo o disciplina? A mio avviso c'è solo un modo di superare qualsiasi "demone" egoico: prima lo devi conoscere, certamente, come per la causa del mal di denti, ma poi serve disciplina per eradicarlo, o perlomeno dominarlo anziché esserne dominati, posseduti, emotivamente sequestrati.

    Ho riportato la migliore delle possibilità, in linea puramente teorica ovviamente, in cui una persona è abbastanza consapevole da riconoscere quando la relazione le sta stretta e il desiderio verso altro spinge sempre più. Evidentemente ciò significa che essa necessita, più o meno consciamente, di fare un percorso singolarmente o con un altro partner: dunque interrompe la relazione, pure se questo può voler dire confrontarsi con resistenze egoistiche che sarebbero anche naturali, poiché una separazione, quindi la rottura di abitudini e schemi consolidati (e di sicurezze), non è mai un fatto facile.


    Nell'esempio lo descrivo come un processo lineare (ma perché appunto è la migliore delle ipotesi), poi nella realtà si tratta, come dicevo, di sviluppi che comportano un certo conflitto, tante riflessioni, analisi e autoanalisi prima di arrivare a delle conclusioni.

    DALI :hibiscus:

  • Quindi la conclusione è che se per essere amati te lo devi meritare...allora l'amore sentimentale è per sua natura egoistico.

    Quello di cui parli è amore in ottica utilitaristica, che non ha niente a che vedere con l'amore vero.

    Se tu dici che devo meritarmi l'amore significa che devo avere un valore intrinseco elevato (dato da cosa poi? benefit materiali e non?) tale da scalare la vetta, arrivare in cima alla lista dei pretendenti ed essere finalmente scelta/o. Ed è effettivamente così nella realtà, almeno per quanto riguarda la stragrande maggioranza delle coppie.

    Ma tutto cio' resta una stortura da non confondere con l'amore vero, quello che agisce di pancia, puramente irrazionale e che se ne frega altamente dei conti che ti sei fatto.

  • Ma tutto cio' resta una stortura da non confondere con l'amore vero, quello che agisce di pancia, puramente irrazionale e che se ne frega altamente dei conti che ti sei fatto.

    L'amore vero se ne può anche fregare, ma poi deve fare i conti con la realtà e le sue imperfezioni. Non si può ragionare in termini puramente idealistici senza tener conto del contesto che può influenzare la riuscita o meno di una relazione.

  • Trovo un pochino forzato mettere insieme merito e situazioni di impossibilità ad avere relazioni. Se puoi spiegami un po' di più.

    Ma le situazioni di impossibilità a livello pratico non sono mancanze?

    Se uno (od una) ha delle mancanze vuoi per questioni innate, vuoi per inettitudine (volendo poteva rimediare), vuoi per sfighe di percorso ecc non sono note di demerito? Perchè in fondo a tutto c'è un rimedio, no?

    Ovviamente il disabile mentale o gravissimo è fuori da questo discorso se intendevi quello...

    Quello di cui parli è amore in ottica utilitaristica, che non ha niente a che vedere con l'amore vero.

    Se tu dici che devo meritarmi l'amore significa che devo avere un valore intrinseco elevato (dato da cosa poi? benefit materiali e non?) tale da scalare la vetta, arrivare in cima alla lista dei pretendenti ed essere finalmente scelta/o. Ed è effettivamente così nella realtà, almeno per quanto riguarda la stragrande maggioranza delle coppie.

    Appunto, la dura realtà ci conferma questo.

    Ma tutto ciò resta una stortura da non confondere con l'amore vero, quello che agisce di pancia, puramente irrazionale e che se ne frega altamente dei conti che ti sei fatto.

    Ma esiste???

    Sicuramente casi di persone che si sono incontrati, si sono riconosciuti e si sono follemente innamorati fregandosene di tutto e di tutti ci saranno...ma sono la maggioranza? No.


    Io non voglio svalutare l'amore, il sentimento verso l'altra metà, il donarsi in tutto e per tutto al proprio partner che è bellissimo ecc, ma è solo che non mi torna al 100% tutto quello che mi hanno raccontato, cioè che questa cosa è un sentimento incondizionato, puro, genuino...

  • Ecco... ^^ e questa non è meritocrazia???

    L'hai detto tu eh, io sto solo riportando.

    No, non è meritocrazia: la meritocrazia prevede una gara con vincitori e sconfitti. Qui non vince nessuno al posto tuo: sei tu (in senso generale, non mi riferisco a te nello specifico) che, con certi atteggiamenti o caratteristiche, finisci per auto-escluderti. Non è che qualcun altro "ti ruba il premio", semplicemente nessuno sceglie chi risulta respingente ai propri occhi, e questo vale tanto per gli uomini quanto per le donne.

    Volendo anche qui c'è il cavillo, sai perchè? Perchè sotto i 40 anni ci sono leggermente più maschi che femmine, questo in seno ad una popolazione omogenea. Qui addirittura abbiamo una sproporzione di immigrati maschi sulle immigrate donna, ma vabbè soprassediamo.

    Quello che voglio dire è che anche in un mondo ideale e preciso la corrispondenza biunivoca perfetta che incastra tutti non è matematicamente possibile proprio per il fatto che madre natura genera più maschi...ergo seppur in numeri infimi ci deve stare chi rimane fuori.

    Ma evidentemente questi che rimangono fuori ci devono essere per forza anche per il discorso che faceva @juniz...chi lo sa.

    Questo ragionamento sui numeri è un falso dilemma: gli squilibri demografici sono minimi e spesso compensati da altri fattori e, in ogni caso, non è la statistica a spiegare perché un individuo resta senza legami: non è che "tocca a lui" per forza e non esiste una corrispondenza matematica, ma solo libere scelte. Se qualcuno resta fuori, non è colpa dei numeri: è perché semplicemente non viene scelto.


    Basta guardarsi intorno nella vita reale per rendersi conto che l'approccio meritocratico non regge: vediamo coppie molto diverse per aspetto, età, condizione economica, livello culturale o carattere. Certo, possono entrare in gioco fattori utilitaristici o di appartenenza sociale, in grado di facilitare l'incontro o la vicinanza, ma questo riguarda le circostanze e non l'amore in sé, che non funziona come un calcolo, ma nasce dalla scelta reciproca.


    Domanda retorica: tu saresti disposto, per amor dell'equità, a scegliere (o vederti imposta) come compagna una donna che non ti attrae o con cui non senti alcuna affinità, solo per evitare che resti sola?

  • Ecco... ^^ e questa non è meritocrazia?

    Mi sembra di capire che questo parallelo sulla meritocrazia sia, in ultima analisi, strumentale a dimostrare che c'è dell'egoismo nell'amore romantico.


    Dal mio punto di vista, indubbiamente c'è dell'egoismo anche nell'amore romantico, ma è naturale ed umano che sia così. Senza una spinta egoistica saremmo privi di qualsiasi movimento, desiderio, anelito, fondamentalmente disinteressanti agli altri e al mondo esterno.


    Per cui l'egoismo non è che sia negativo in assoluto; ha una sua funzionalità. Poi, nelle relazioni, ma non solo di coppia, ma in qualsiasi relazione, affinché si riesca a condividere e trovare elementi comuni, specie nel tempo, bisognerà smussare man mano gli angoli del proprio egoismo. E quindi l'egoismo, così come il desiderio, diventa mezzo per il suo stesso superamento.


    Ed ecco che dall'amore egoistico, immaturo, si passa gradualmente a un amore che ha più consapevolezza dell'altro e quindi più maturo.


    Parto dal presupposto, condivisibile o meno, che tutto è energia, anzi, ancor meglio: vibrazione. Individui troppo dissimili, che hanno dislivello evolutivo (e con evoluzione non intendo fare classifiche tra massimi e minimi, ma parlo di stati di consapevolezza diversi ma comunque tutti legittimi), non si incontrano, non vengono in contatto perché non creano reciproca risonanza.


    Non si "allacciano", in altre parole. Ci sono suoni che gli esseri umani non avvertono ma gli animali sì; ecco, è lo stesso discorso. Quando c'è dislivello, le vibrazioni emanate da una persona (in forma di pensieri o emozioni) non entrano nel tuo campo vibratorio. O non la comprendi, oppure è lei che non comprende te. La si può frequentare e si può interagire trovando cose comuni, ma rimane sostanzialmente estranea.


    Vengo al punto: così si formano i legami (e non solo sentimentali, ma tutti i legami di affetto e d'amore). Nessun caos o caso.


    Questo discorso non è che sia l'apoteosi del romanticismo, dell'amore incondizionato che trionfa, delle anime gemelle e via dicendo: dato che il legame è connesso al grado di consapevolezza (che si esprime in vibrazione, appunto), tale consapevolezza è la somma delle proprie "comprensioni", che sono i talenti e gli aspetti caratterialmente "positivi", per intenderci, ma anche delle incomprensioni, quindi le rigidità, i talenti non espressi e gli aspetti "negativi" della personalità. Ed ecco che molti legami, in queste reciproche corrispondenze vibratorie, sono complicati e sofferti poiché riflettono i propri limiti, specie quelli che si tende a negare a sé stessi, ma sono anche il mezzo indispensabile per superarli.


    Inoltre non è detto che chi non sia sposato o fidanzato non possa sperimentare dei legami d'affetto o, addirittura, l'amore. La relazione che funziona, nata dall'amore e che si evolve in una famiglia, è la condizione ideale ma non è quella "destinata", diciamo così, a tutti. Basta farsi un giro sul forum per farsi un'idea.

    Se uno (o una) ha delle mancanze, vuoi per questioni innate, vuoi per inettitudine (volendo poteva rimediare), vuoi per sfighe di percorso, ecc., non sono note di demerito? Perché in fondo a tutto c'è un rimedio, no?

    Secondo me c'è un presupposto un po' occulto, ma neanche tanto, perché ne hai fatto cenno nell'altro post: che un mondo giusto, ideale, perfetto significa tutti uguali e con uguali possibilità, e tra queste c'è la relazione di coppia tipo spot degli anni '80 dove tutti sono felici.


    Perdona l'ironia, ma è per dire.


    Dovrò fare uno slancio spirituale anche questa volta perché ho la sensazione che solo quello può salvare dalle domande che sorgono nell'uomo quando vede la sofferenza, l'ingiustizia e non trova la ragione, al di là della singola volontà e condizione umana, ma proprio di tutto questo umano patire, e quindi trae la conclusione che l'amore non esiste, i santi erano pazzi e manca il senso.


    Ma... chi dice che il bene di una creatura che vedi, in un dato momento, pascere felice e appagata da quella o l'altra cosa (o relazione), sia il suo vero e definitivo bene? Che la vita sia tutta qui? Accoppiarsi e fare figli? (Già immagino che stai pensando alla denatalità dell'Occidente :grinning_face_with_sweat:). E chi ti dice che il male che una creatura sperimenta non sia invece il suo vero e più profondo bene?


    Che poi, per male si intende una condizione che non è in armonia con i suoi desideri che, per quanto legittimi, non è detto che senza quella difficoltà starebbe meglio.


    Potrebbe non essere così. Come dicevano le nostre care nonne, "ciascuno la sua croce". È vero, ognuno porta la sua e su quella poi si risorge.

  • Ma le situazioni di impossibilità a livello pratico non sono mancanze?

    Se uno (od una) ha delle mancanze vuoi per questioni innate, vuoi per inettitudine (volendo poteva rimediare), vuoi per sfighe di percorso ecc non sono note di demerito? Perchè in fondo a tutto c'è un rimedio, no?

    Secondo me confondiamo entrambi il piano del discorso. Io ho detto che non c'è merito a trovare l'amore. Tu credo che intendi fare riferimento all'avere relazioni. Sono due cose diverse. Faccio un esempio: una persona può essere la più skillata nelle relazioni, ma non trovare mai l'amore. Una persona potrebbe avere 100 relazioni e non trovarlo mai. Io, francamente, non ci vedo merito. Lavorare su sé stessi può aiutare ad avere più possibilità, ma l'amore capita, o non capita, per chiunque. Io la penso così; non pretendo che la mia sia una verità assoluta.

    I ricordi sono sempre bagnati di lacrime

  • Nel caso di un rapporto in cui l'innamoramento, dopo del tempo, ha lasciato spazio all'affetto, è possibile innamorarsi di un'altra persona.

    [...]

    Ma appunto sono legami di natura diversa che soddisfano bisogni diversi: uno la sicurezza e l'altro l'avventura.

    Ciò che hai scritto su sicurezza e avventura non è appunto poliamore, per quanto a volte emotivamente possa non risultare chiaro alle persone stesse: è affetto verso uno e amore o infatuazione verso un altro.


    In un ipotetico poliamore è soggettivo quali bisogni ognuno finisca per soddisfare o comunque come la tal persona si incastri con te: magari con uno hai un'intesa più di tipo mentale e meno di tipo emotivo, con un altro più di tipo emotivo e meno di tipo mentale... Avviene anche nelle relazioni non cronologicamente sovrapposte: non con tutti si raggiunge lo stesso tipo di incastro caratteriale.

    Inoltre, il poliamore mi sembra che si prefissi la condivisione dell'amore. Quindi non è sufficiente che uno dei due ami anche un altro, ma il primo partner dovrebbe accettarlo ed essere partecipe del rapporto. Altrimenti è una situazione di "coppia aperta".

    Beh, ma ad esempio, nemmeno in un harem le varie mogli si amano anche tra di loro, sennò sarebbero bisex. Possono semmai, se proprio a pelle non sono incompatibili, essere amiche, non odiarsi, collaborare costruttivamente invece che farsi la guerra distruttivamente per il predominio nel possesso esclusivo del tizio. Vale lo stesso a sessi invertiti, era solo che essendo l'harem un modello realmente esistito, penso sia più facile da visualizzare.

    In sostanza, chi si dice innamorato di un'altra persona e afferma di sperimentare una connessione al di fuori della coppia, pure se questa provenisse dall'egoismo o dal proprio narcisismo, è sempre nel giusto perché comunque tiene ad entrambi e non vuole perderli?

    Chi sperimenta una connessione al di fuori dalla coppia, in teoria la sperimenta grazie alla stessa capacità spontanea di sperimentare una connessione che ha all'interno della coppia, solo con un'altra persona.


    Non mi è chiaro per quale motivo dipingere di egoismo e narcisismo tale capacità di connessione, se non si dà per scontato sia una connessione di natura degradata.

    Anche fosse, perché dovrebbe accettare che il partner stia pure con altri? Dando così per scontato che sia mosso dall'amore.

    Ma nessuno ti obbliga ad accettarlo, puoi anche non accettarlo: essere monogami oppure aperti alla poligamia è una scelta libera, non c'è nessun "dovrebbe" il quale sottintende un dovere o un obbligo. Se vuoi lo accetti e se non vuoi no.


    Semplicemente, se il partner sia mosso da amore, è un'incognita: potrebbe anche essere mosso da lussuria ed egoismo, oppure interesse, ma da cosa sia mosso andrebbe verificato per poterlo sapere, e non dato per scontato, né in un senso né nell'altro.

    Una persona che dimostra problematiche affettive e che confonde amore con altre cose, convincendosi di amare tutti, quando invece non è così.

    E chi lo sa, magari è davvero così. Va per lo meno verificato parlandone se la persona è confusa: solo una verifica può dare la misura di cosa provi, di cosa sia reale e cosa no. Il resto sono ipotesi.


    Anche qui stiamo solo ipotizzando che il poliamore esista: andrebbe verificato assieme a chi dice di provarlo, ma senza il pregiudizio che sia falso o un legame degradato. Magari la tal persona ne ha davvero la capacità.

    Si commettono tanti omicidi pure... Quindi la natura umana è assassina e perché dovremmo quindi punire penalmente l'omicidio? Semplice, perché natura o non natura si fa del male al prossimo e anche chi tradisce fa del male al prossimo.

    Sì, ma bisogna vedere a quale aspetto del prossimo si sta "facendo del male". Se io sono un genitore e tolgo il barattolo della Nutella al bambino sovrappeso, quello si metterà a piangere. Perché si metterà a piangere? Perché starò facendo del male al suo ego avido. Ma alcune parti interne di un individuo è positivo che provino il dolore derivante da una frustrazione, perché non sono parti interne in sé positive.


    Anche ad impedire a un criminale di uccidere stai facendo del male all'economia egoica interiore del criminale: di certo non è contento.


    Ora: se esistesse il poliamore, questo non farebbe del male all'aspetto del sentimento, ovvero a quella parte che prova profonda tristezza nel doversi separare da chi ama, perché non servirebbe che avvenga alcuna separazione: si condivide.


    Se però tu vuoi tenere tutto per te, è diverso.

  • Non credo che il tradimento dimostri che siamo una specie (quindi tutti, incluso chi il tradimento non lo mette in atto) poligama-poliamorosa. Come la cattiveria e l'ignoranza di certuni non dimostrano che siamo esseri privi di ragione e coscienza.

    No, non lo dimostra. Infatti, se noti, la mia era un'ipotesi, non una tesi.

    Mi chiedo: con tutti i tradimenti che avvengono a destra e a manca dalla notte dei tempi, siamo davvero una specie monogama?

    Va verificato cosa provi chi tradisce. Può essere anche solo mosso dalla lussuria, non è detto sia poliamore.


    Ma non capisco il paragone automatico con la cattiveria e l'ignoranza, se non per associarli al poliamore. Andrebbe verificato cosa muova un individuo.

    Il tradimento non è un comportamento che deriva dalla naturale tendenza ad amare più persone, con annesse responsabilità tra l'altro.

    Non lo so, andrebbe verificato, e su un campione di popolazione ampio, e senza che ci sia lo stigma che spinge a nasconderlo.

    Ma più semplicemente si tratta di un comportamento opportunistico e potremmo essere d'accordo che come tale sia umano.

    Diventa opportunistico in senso negativo quando viene tenuto nascosto come nei tradimenti, perché si ruba la sovranità di scelta al partner non mettendolo al corrente. Questo sì, infatti è un'azione torbida.

    Ma non siamo nell'ambito dell'amore, poiché non è sufficiente il desiderio di avere più relazioni in contemporanea, in cui una magari compensa l'altra, per parlare di presenza di amore.

    No, esatto. La presenza o meno di amore dipende dalla capacità dell'individuo di provarlo, ma questo sia che eventuali amori siano cronologicamente divisi, sia che siano cronologicamente sovrapposti, se il poliamore esiste.

    Parti dal presupposto che chi sperimenta l'amore esclusivo, ossia riesce ad amare una persona per volta, lo faccia con premesse e intenzioni di possesso.

    No, qui ci siamo fraintese. Chi riesce ad amare una sola persona per volta potrebbe anche avere una natura più, diciamo, ossessiva, che si focalizza per sua indole su un solo elemento, come a chi piace un solo sport e pratica solo quello, al contrario di chi invece ha mille hobby.


    Ma io non metto automaticamente in dubbio l'autenticità della passione di chi ha mille hobby. Va verificato: non siamo tutti uguali.


    Quello sul possesso è un discorso a parte, che ha a che vedere, a mio avviso, con l'ego e non con l'amore esclusivo nel suo aspetto del sentimento.


    Se fare sport in palestra equivalesse a viversi il sentimento liberamente, voler ad esempio possedere tutti i macchinari della palestra, anziché fruirli e basta, potrebbe essere un paragone con il concetto di possesso di un altro individuo, in questo caso rappresentato dai macchinari.


    Possedere i macchinari non c'entra automaticamente con il fare sport, come il possesso egoico non c'entra automaticamente con il vivere e fruire un sentimento monogamo.


    Ho scritto che i due aspetti, ahimè, finiscono per essere confusi.

    Ma non penso che anche chi prova reale sentimento sia automaticamente esente da certi meccanismi istintivi; anzi, penso che l'aspetto del sentimento in certi frangenti finisca per essere confuso con l'aspetto degli istinti, creando un caos in cui alla persona stessa non risultano chiare le proprie emozioni.

    Non è automatica tale confusione tra ego e sentimento, a mio avviso. Una persona può essere capace per sua natura, oppure divenire capace, di fare distinzione su quali spinte interne la muovano in ogni frangente.


    Non è scontato che un monogamo sia possessivo: semplicemente lui è capace di amare solo un partner, ma volerlo possedere è differente.

    L'esempio del collega è emblematico.

    Sostieni che il poliamore non sia egoistico perché svincolato da forme di possesso e poi ne fai una questione di desiderio carnale :S

    Perché dai per scontato che quello verso il collega sia desiderio carnale?


    Penso che sia per lo stesso motivo che avevi scritto qualche quote indietro, ovvero che per te il poliamore non esiste. Quindi quella verso il collega non può che essere lussuria dal tuo punto di osservazione.

    Non pensi che sentirsi attratti, quindi desiderare (anche sessualmente) una persona, sia una spinta di possesso? ;)

    Anche se il poliamoroso fosse demisessuale?


    Cioè: può essere che ci sia l'aspetto del possesso, ma non diversamente da una spinta al possesso in una relazione canonica. A meno che non si intenda possesso visto come possesso fisico, dando per scontato che quella verso il collega sia solo lussuria. In quel caso il rapporto fisico diventa l'obiettivo, non un mezzo per il sentimento, ma è polisesso in quel caso, non poliamore.


    Poi comunque, nel poliamore, il possesso viene relativizzato automaticamente dal discorso riguardante la natura inclusiva, che rende l'avere un non avere, ovvero la condivisione non esclusiva.


    Al contrario che nella monogamia, dove essere non possessivi in modo esclusivo non è per scontato, a meno che non si stia assieme solamente in due per monogamia spontanea di entrambi, ma senza pretese.

    Se la comprensione, per mezzo dell'autoconoscenza, arriva a un livello di "coscienza" e non si limita a essere solamente un dato mentale, un'informazione nozionistica.

    Sono un po' scettica che possa risolversi spontaneamente senza disciplina, perché per quel che io ne capisco, l'ego è un meccanismo interno che ha proprietà autoconservative, ovvero essenzialmente fa resistenza ad andare in disuso.

    Ragione per cui la gelosia e il possesso non sono vissuti da tutti con la stessa intensità e la stessa consapevolezza.

    Certamente, in base al livello di consapevolezza avviene una moderazione degli istinti, come anche con qualsiasi altra manifestazione egoica. È difficile, ad esempio, trovare una persona molto consapevole e traboccante di ira non empatica.

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