Poliamore, cosa ne pensate?

  • Vabbè, ma se il partner ti tradisce viene messo in discussione tutto il rapporto, perché evidentemente non ti ama.

    Dove sta tale evidenza? Non può semplicemente essersi innamorato, anche, di qualcun altro? Se non fosse possibile, allora va direttamente messa in discussione alla base la capacità di determinati individui di provare poliamore: vuol dire che il poliamore non esiste.

    A volte la scaletta cronologica salta, gli amori si sovrappongono e si può stare ugualmente bene con due persone, perché con ognuna si stabilisce una particolare connessione, a volte complementare e opposta all'altra, a volte no.

    Concetto espresso da Vik nel paragrafetto soprastante.


    Poi finisce che alcuni agiscono alle spalle, consci che, se venissero allo scoperto quando gli capita per caso di innamorarsi, anche, di qualcun altro, questo comporterebbe perdere una delle due persone a cui tengono, se non entrambe.


    Agire alle spalle può essere sbagliato, questo sì, ma parte della colpa di questa azione torbida la scarico nel fatto che, ad uscire dalla torbidità, avverebbe uno scontro quasi certo, con un muro di intolleranza assurdo e non tutto quel muro sarebbe costituito, a mio avviso, da sentimenti, ma anche da meccanismi molto meno nobili.

    Come dice Fran, non è una questione di contesto sociale... È una ferita personale.

    Nel caso che ho avuto modo di osservare da vicino, amore non c'era da nessuna delle due parti; pur tuttavia, questo non ha impedito che si attivassero tutti quei meccanismi molto meno nobili di ira, di cui ho parlato, strettamente legati alla perdita di potere su quella che ormai era data per scontata come una "proprietà privata".


    Ma non penso che anche chi prova reale sentimento sia automaticamente esente da certi meccanismi istintivi; anzi, penso che l'aspetto del sentimento in certi frangenti finisca per essere confuso con l'aspetto degli istinti, creando un caos in cui alla persona stessa non risultano chiare le proprie emozioni.


    Comunque riprendo eventualmente il discorso quando ho un po' più di tempo.

  • Poliamore: ennesima trovata di comodo per dare un po' di dignità alla deriva morale dei nostri tempi. Il mio augurio sincero e sentito a ogni poliamoroso (e fan della teoria) è semplice: che possiate innamorarvi realmente e follemente di un altro poliamoroso... godendovi poi il "dolce" tormento di doverlo condividere con altri/e. E per parlare con cognizione di causa di "corna" bisognerebbe credo prima averle sperimentate sulla propria pelle, non per sentito dire.

  • Ti auguro con tutto il cuore di non beccarti mai le corna dal tuo compagno che ami con tutta te stessa, Garden, ma in quel caso, a tue spese, capiresti come tutte queste belle teorie sulla morale collettiva imposta contano praticamente zero quando gli eventi toccano la tua vita.

    I ricordi sono sempre bagnati di lacrime

  • Ma non penso che anche chi prova reale sentimento sia automaticamente esente da certi meccanismi istintivi; anzi, penso che l'aspetto del sentimento in certi frangenti finisca per essere confuso con l'aspetto degli istinti, creando un caos in cui alla persona stessa non risultano chiare le proprie emozioni.

    Il "problema" è proprio questo, se si mischiano sentimenti, istinti, mancanze reali o presunte, insoddisfazione, proiezioni, ferite pregresse, aspettative future, è il caos più totale, soprattutto per chi fa fatica a gestire le proprie emozioni.

    Questa è la vita, può capitare di tradire e di essere traditi, di essere vittime e carnefici a fasi alterne, tutti abbiamo ferito qualcuno e tutti siamo stati feriti, questo è l'amore.

    Nessuno ha la risposta in tasca o la soluzione a priori su come sia giusto agire, come potremmo visto che è la prima volta che viviamo? E poi "giusto" in base a che criteri?

    Nelle situazioni bisogna trovarsi e solo chi le vive sa quello che prova e perché fa quel che fa, per questo io non giudico nessuno, anche perché ognuno di noi deve già sopportare le critiche e le autoaccuse del giudice più inflessibile che c'e': il nostro giudice interno.

  • Ti auguro con tutto il cuore di non beccarti mai le corna dal tuo compagno che ami con tutta te stessa Garden, ma in quel caso a tue spese capiresti come tutte queste belle teorie sulla morale collettiva imposta contano praticamente zero quando gli eventi toccano la tua vita.

    La frase, così impostata, dà per scontato che ciò che sto scrivendo sia errato, solamente perché analizzo la dinamica da un punto di osservazione esterno, ma non penso provi che ho torto.


    Sono quasi certa che, anche a me come a tre quarti, partirebbero gli istinti territoriali, ma so riconoscerli e distinguerli dall'aspetto del sentimento, per cui li prenderei a "legnate" subito. Non mi concederei mai certe libertà di espressione egoica che ho visto in giro.

  • Dove sta tale evidenza? Non può semplicemente essersi innamorato, anche, di qualcun altro? Se non fosse possibile, allora va direttamente messa in discussione alla base la capacità di determinati individui di provare poliamore: vuol dire che il poliamore non esiste.

    Infatti, per me il poliamore non esiste. È un concetto di equità sentimentale-relazionale alquanto forzato. Le preferenze sono umane, è naturale, supponendo una coppia poliamorosa, che con ogni partner il legame sia diverso.


    Quindi, a mio avviso, è impossibile innamorarsi di due persone diverse, a meno che non sia innamoramento, perché è esclusivo per definizione.


    Nel caso di un rapporto in cui l'innamoramento, dopo del tempo, ha lasciato spazio all'affetto, è possibile innamorarsi di un'altra persona (che magari neanche si conosce), ma appunto sono legami di natura diversa che soddisfano bisogni diversi: uno la sicurezza e l'altro l'avventura.


    Inoltre, il poliamore mi sembra che si prefissi la condivisione dell'amore. Quindi non è sufficiente che uno dei due ami anche un altro, ma il primo partner dovrebbe accettarlo ed essere partecipe del rapporto. Altrimenti è una situazione di "coppia aperta".

    Concetto espresso da Vik nel paragrafetto soprastante.


    Poi finisce che alcuni agiscono alle spalle, consci che, se venissero allo scoperto quando gli capita per caso di innamorarsi, anche, di qualcun altro, questo comporterebbe perdere una delle due persone a cui tengono, se non entrambe.


    Agire alle spalle può essere sbagliato, questo sì, ma parte della colpa di questa azione torbida la scarico nel fatto che, ad uscire dalla torbidità, avverebbe uno scontro quasi certo con un muro di intolleranza assurdo. Non tutto quel muro sarebbe costituito, a mio avviso, da sentimenti, ma anche da meccanismi molto meno nobili.

    In sostanza, chi si dice innamorato di un'altra persona e afferma di sperimentare una connessione al di fuori della coppia, pure se questa provenisse dall'egoismo o dal proprio narcisismo, è sempre nel giusto perché comunque tiene ad entrambi e non vuole perderli?


    Chi invece non accetterebbe questa eventualità eleverebbe "un muro" di sentimenti oltre che un muro fatto di meccanismi non molto nobili.

    Ma non penso che anche chi prova reale sentimento sia automaticamente esente da certi meccanismi istintivi.

    Anche fosse, perché dovrebbe accettare che il partner stia pure con altri? Dando così per scontato che sia mosso dall'amore.


    Alla fine della fiera, di questo mi pare si stia parlando. Chi vuole capre e cavoli, invece, è giustificato perché lo farebbe per amore. E sotto esame c'è solamente l'egoismo di chi si aspettava un legame esclusivo.


    Si può continuare ad amare una persona pure se questa tradisce. È pieno di casi del genere. Non bisogna odiare per forza: la rabbia è solo una fase e spesso dura anche poco.


    Ma ci vuole responsabilità... Lasciare una persona che dimostra problematiche affettive e che confonde amore con altre cose, convincendosi di amare tutti, quando invece non è così e si lega a più persone (inguaiandole), è anche questione di responsabilità, non solo verso sé stessi ma anche verso di lei.

  • Nessuno ha la risposta in tasca o la soluzione a priori su come sia giusto agire, come potremmo visto che è la prima volta che viviamo? E poi "giusto" in base a che criteri?

    Non ci si può sentire in colpa per qualcosa che non si sapeva, per un errore in buona fede o per incapacità di fare del meglio nella situazione in cui si è, specie se la chiarezza delle proprie intenzioni e delle emozioni appare più chiara dopo del tempo, quando si giudica con il senno di poi.


    Bisogna evitare gli sbagli che si fanno sapendo di sbagliare. E secondo quali criteri? Quelli della propria coscienza. Se una persona, dopo aver per esempio rubato, non prova alcun rimorso e non sente che, pure se l'ha fatto per fame, in sé stesso il gesto è sbagliato, che dire? La sua coscienza è questa e non potrebbe agire diversamente che rubando, in fin dei conti. Forse un giorno "capirà" che è sbagliato.


    Sono d'accordo sul fatto che nessuno può giudicare, ma l'assenza di giudizio moralistico non deve trasformarsi nell'autoassoluzione di un relativismo in cui ad ogni azione corrispondono possibilità e conseguenze eguali... Non è così.


    E quindi, in ogni situazione, a prescindere dal riuscire a intraprenderla per X ragioni, c'è una scelta più giusta di un'altra, magari non in assoluto, ma c'è. E arriverà il giorno in cui la propria coscienza la riconoscerà.

  • Nessuno ha la risposta in tasca o la soluzione a priori su come sia giusto agire, come potremmo visto che è la prima volta che viviamo? E poi "giusto" in base a che criteri?

    Sono abbastanza d'accordo con questo, cioè, che nei rapporti conti molto più la pratica che la teoria (fermo restando i valori di ciascuno di noi). Si possono fare molti discorsi, ma poi uno nella situazione specifica ci si deve trovare: solo così comprenderà le difficoltà del caso, i dubbi, e potrà scegliere in base ai propri strumenti, principi e sensazioni.

    Non mi piace dire a priori "io non mi comporterei mai come ti comporti tu", perché di te vedo solo una parte, che passa attraverso il filtro della mia interpretazione.

    Un tema così caldo e complesso come quello discusso in questo thread penso tocchi la sensibilità di molti, i nervi scoperti e soprattutto penso evochi episodi del proprio vissuto presente o passato, o magari del vissuto di persone molto vicine a noi.

    Alla fine la risposta non può che essere intima e personale: come penso vivrei io quella determinata situazione e cosa mi evoca l'immedesimarmi in una situazione a "più attori" o in cui mi trovi a fronteggiare questo tipo di pretesa dall'altra parte.

    Sopra scrivevo che una situazione-tipo che fatico a digerire è la scelta unilaterale e manifesta (raccontatami da persone che conosco) di tenersi il c∙∙o al sicuro (spesso economicamente parlando) e cercare esplicitamente occasioni di tradimento reiterato e palesemente volontario. Cioè io sto con X ma mi pongo sul "mercato" alla ricerca spinta di occasioni. Sarebbe da sentire anche l'altra campana.


    Parlavo quindi di una situazione limite :)

  • In una società sempre più liquida (e in liquidazione morale), ogni tipo di relazione o rapporto - per quanto bislacchi, inverosimili o impraticabili - vengono spesso presentati come "normali". Ma l'amore autentico non conosce compromessi ed è fatto di fedeltà, dedizione, cura costante, supporto reciproco, armonia e desiderio di costruire un futuro insieme come coppia e famiglia. Quando si ama davvero, non si possono desiderare altre persone, nemmeno con la fantasia.


    Il punto è arrivare a comprendere la differenza tra l'amore autentico e i suoi surrogati, tra ciò che costruisce e ciò che frammenta, tra ciò che unisce e ciò che illude.

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