Poliamore, cosa ne pensate?

  • perché è esclusivo per definizione.

    Infatti.

    Se ricordi io tantissimo tempo fa avevo aperto un thread che metteva dei dubbi su questo fatto dell'amore sentimentale.

    Il fatto è che ci sono due tipi di amore: quello sentimentale (passionale, carnale) e quello puro cioè l'amore verso l'altro, chiunque altro (quello dei santi).

    Entrambi si chiamano amore...eppure sono in antitesi, gli inglesi che sono un po' più specifici chiamano quest'ultimo altruistic love, mentre quello sentimentale love.

    E secondo me fuori dalla cultura occidentale usano proprio termini diversi.


    Dico questo perchè questi due tipi di "amore" sembrano proprio in antitesi, quello altruistico è donare a chiunque qualunque cosa - tecnicamente anche la propria donna - quindi è opposto all'esclusivismo possessivista tipico dell'amore sentimentale.

    fran235 ha detto che è orribile scoprire che il tuo amore dona amore ad un altro od anche ad un altro...questo è esclusivismo, è bisogno di possesso della persona amata, tutto l'opposto dell'amore altruistico.

    Insomma la faccio breve, se è amore le opere di Madre Teresa di Calcutta, per me è strano chiamare amore - cioè usare lo stesso termine - l'unione carnale fra due persone fortemente attratte tra loro oltre che affezionate l'un l'altro che tengono rigorosamente fuori gli altri anche in cagnesco.

    Cioè in primis la questione semantica, poi quella culturale al seguito...


    Però al netto di questo non sto sdoganando il poliamore ed altre amenità eh.

  • tutto l'opposto dell'amore altruistico.

    Perché no? Ci sono diverse declinazioni dell'amore. L'amore in una coppia è cosa diversa da quello di Madre Teresa di Calcutta, ma non esiste un meglio e un peggio, sono declinazioni differenti. Se ti capita, leggi Deus Caritas est di Benedetto XVI, spiega molto lucidamente le varie declinazioni dell'amore.

    I ricordi sono sempre bagnati di lacrime

  • La contrapposizione che poni tra "amore altruistico" e "amore sentimentale" è a mio avviso troppo netta, e parrebbe porre un falso dilemma tra monogamia possessiva e poliamore altruistico. Gli antichi greci distinguevano diverse forme di amore con termini specifici (eros, philia, storgé, agape), proprio per evitare di ridurre la complessità dei rapporti umani a due soli artificiosi poli in conflitto tra loro. Ad esempio l'eros non era visto solo come passione carnale e possessiva, ma anche come forza vitale che poteva addirittura elevare l'anima, mentre l'agape non era semplicemente un amore impersonale, ma poteva intrecciarsi con legami concreti e affettivi.


    Pertanto, parlare di amore sentimentale come se fosse sinonimo di esclusività o possesso mi sembra una semplificazione eccessiva: esistono legami di coppia che coniugano eros, intimità e spirito di reciprocità, senza scadere nella logica del mero possesso, perché la sua natura non è quella di "possedere" l'altro come oggetto, ma di donarsi a un'unica persona in modo pieno e profondo, un sentimento che tende a focalizzarsi su un legame esclusivo non per negare l'altruismo, ma perché derivante da un moto istintivo di intimità e fusione che non si presta alla dispersione. L'esclusività dell'amore di coppia non è quindi necessariamente espressione di egoismo o chiusura, ma il riflesso di una tensione naturale verso l'unicità del legame.

  • Non ricordo la discussione purtroppo.

    Comunque, io risolverei così il dilemma. L'amore verso "tutto", cioè l'amore trasceso, in quanto tale è oltre la relazione e la sessualità.


    Per chi come me parte dal presupposto filosofico che siamo coscienze in evoluzione e viviamo più vite: il santo, che arriva ad un amore altruistico che si spinge ai limiti dell'Io: uscirà dalla "ruota", come la definivano i buddisti. Per quanto mi riguarda un santo è una coscienza che si sta svincolando dal terreno per "unificarsi" allo spirituale, per dirla in termini semplici.


    Ma mettendo da parte questi discorsi che qui sono terribilmente OT, senza però cambiare il principio di base, quello che voglio dire è che non siano tutti uguali né tutti ugualmente evoluti.


    Non intendo dire che vi sono uomini "migliori" di altri, ma esistono chiaramente gradi diversi di sensibilità, intelligenza, senso del dovere sociale, di empatia e altruismo. Insomma ci sono stati uomini che sono morti per gli altri e per ideali di uguaglianza e chi invece uccide. Questo è un fatto.


    Dunque, pure se esiste l'amore trasceso, concetto filosofico a parte, è un sentire di coscienza e come abbiamo detto riguarda alcune (pochissime) persone, chiamati non a caso santi. Non si può usare la logica dell'amore puro e dell'amore mistico, per creare un'ideologia sulla falsa riga "dell'amore libero". Non funzionerebbe e sarebbe un'illusione, un'ipocrisia.


    L'essere umano può esprimere il grado di coscienza che ha. Se ad una persona estremamente rozza, insensibile, dici "Guarda che l'amore puro vuol dire amare tutti"... questa non capisce una mazza perché non vede ad un palmo del suo naso. Se lo dici ad una persona normale, media, come possiamo essere noi del forum: riflette sulla giustezza del concetto ma poi è consapevole dei propri limiti, se così vogliamo chiamarli, cosciente che può dirigere il suo amore verso le persone più vicine. Se lo dici a qualcun altro è capace che prende la palla al balzo per pucciare il biscottino a destra e manca, pensando di essere un "santo".


    Da persona che crede nello spirituale, che "Tutto questo è solo un breve sogno", nel "Tutto è Uno", eccetera, eccetera.. ritengo che l'uomo deve semplicemente conoscere sé stesso, il resto viene da sé. Conoscere la sua interiorità, i suoi desideri, anche il suo egoismo. A prescindere, la vita, che è un conflitto tra noi e l'esterno, porta spontaneamente a farlo. Non bisogna interessarsi per forza di "filosofie", pure un ateo, o un materialista, con l'esperienza di vivere, sarà stimolato in tal senso.


    Quindi... non vedo quale sia il problema, pure se esiste un amore puro in termini filosofici, di esprimere ciò che si è, facendo il proprio percorso e vivendo i propri legami (che poi sono karmici, quindi destinati, mia personale opinione). Personalmente non sono capace di provare questo amore, sebbene, negli anni, ho avuto una mia "evoluzione".


    E non sarei capace di chiedere al mio partner il permesso di fare sesso con altri per celebrare un supposto amore universale verso di essi. Già un'impulso sessuale siffatto, lo vedo molto distante da qualsivoglia "spirituale".


    Per il resto, penso che una coppia non debba chiudersi in sé stessa ma continuare ad operare per il bene al prossimo, nel proprio piccolo e come può. Se ci sono, anzitutto per i figli. Ma nei casi di coppie senza figli, esistono tanti modi per coltivare "l'amore" verso gli altri.


    Come scrisse la Dickinson nella sua più celebre poesia "Se impedirò ad un cuore di spezzarsi, non avrò vissuto invano [...]"... pure se è vero, almeno, secondo me, che esiste lo spirituale e che questa materia è solo un'illusione, e via e via con i soliti discorsi ormai inflazionati che sappiamo: nella vita, bisogna partire da questi piccoli e consapevoli gesti... partendo da vicino.


    Ti innamori di una persona, senti il bisogno di stare con lei, di amarla in senso "convenzionale"? Bene, quale migliore cammino spirituale? Per me così è stato. Se non avessi desiderato stare con una sola persona e tutto il conflitto che questo ha generato, non perché ci fossero in mezzo altri, ma per altre ragioni, mai avrei creduto che quell'amore esiste da sempre e per sempre, oltre il tempo, lo spazio, come parte della mia coscienza.

  • Io sarò sicuramente limitato, ma trovo che una delle cose più belle della vita sia donarsi reciprocamente. Sì, esclusivamente, ogni giorno scegliersi di nuovo, accogliendo ogni giorno la bellezza, ma anche i limiti dell'altro e camminare insieme nelle piccole e nelle grandi cose. Ci ho provato per tanto tempo e ci ho creduto anche. Utopia? Forse, ma non ho rimpianti, solo melanconia, perché questo tempo per me è finito. È stato egotico? Può darsi, ma era anche reciprocità e un'intimità che, credo nei miei limiti, sia molto difficile espandere con altri.

    I ricordi sono sempre bagnati di lacrime

  • Mi avete dato delle buone risposte ma c'è un qualcosa che continua non ancora a tornarmi.

    esistono legami di coppia che coniugano eros, intimità e spirito di reciprocità, senza scadere nella logica del mero possesso

    E su questo non ho da eccepire.

    perché la sua natura non è quella di "possedere" l'altro come oggetto, ma di donarsi a un'unica persona in modo pieno e profondo, un sentimento che tende a focalizzarsi su un legame esclusivo non per negare l'altruismo, ma perché derivante da un moto istintivo di intimità e fusione che non si presta alla dispersione. L'esclusività dell'amore di coppia non è quindi necessariamente espressione di egoismo o chiusura

    Di primo acchito anche qui niente da eccepire...ma in realtà l'appunto da fare c'è.

    Dico che ciò sarebbe perfetto se potesse riguardare tutti, ma sappiamo che non riguarda tutti, perchè ci sono stati, ci sono e ci saranno sempre persone che saranno sempre fuori o "escluse" da ciò.

    Ma prima di tirare subito fuori "l'oggetto principe" inevitabile, voglio fare un ragionamento spiccio.

    Il mio ragionamento dice che se "un moto istintivo di intimità e fusione che non si presta alla dispersione" è appunto una cosa che non si presta alla dispersione è inevitabilmente una cosa esclusivista, cioè è una cosa che se tu dai a me ed io do a te, sia io che tu non possiamo dare ad un altro ed un'altra...

    Allora la questione è che il nostro amore è per solo noi e lascia fuori gli altri, quindi questi altri? Cioè se uno di questi non riceve (e non può dare) amore perchè sono arrivato prima io di lui a prendermi la donna che magari era anche per lui?

    Lo so che è un ragionamento molto naif o infantile, ma se come dici "il tutto non si presta alla dispersione" questo è, onesto e sincero ma questo è.

    Ma ora fatto il ragionamento la molto probabile risposta tirerà in ballo il famoso "oggetto principe" che ho accennato su, e qual è questo oggetto?

    La meritocrazia.

    Perchè li si va a parare (anche giustamente se devo dirla eh), dicendo che appunto se uno/a è rimasto/a fuori è perchè in fondo è colpa sua che non si impegnato a migliorare, a crescere, a mostrarsi migliore e tutto quello che si vuole...

    Quindi il punto che mi preme evidenziare non è se sia giusta o meno la meritocrazia, ma che se in questo amore sentimentale c'è di mezzo la meritocrazia (e c'è di mezzo) allora ritorna in ballo l'egoismo.

    Meritocrazia ed egoismo in simbiosi...faccio un esempio: il datore di lavoro (che è il non plus ultra dell'egoismo ed è normale che sia così anche questo) in base alla meritocrazia ti assume a discapito di un altro che merita meno di te, o ti da un aumento perchè te lo sei meritato...

    Quindi la conclusione è che se per essere amati te lo devi meritare...allora l'amore sentimentale è per sua natura egoistico.


    PS. questo è quello che mi continua a frullare in testa, ovviamente non pretendo che sia la verità assoluta.

  • (Ma poi penso pure a tante storie raccontate negli anni dalle mie amiche e sì, ci sono veramente tanti, ma tanti tradimenti. Famiglia del Mulino Bianco in piazza per le sagre di paese e tanti scheletri dietro).

    Mi chiedo: con tutti i tradimenti che avvengono a destra e a manca dalla notte dei tempi, siamo davvero una specie monogama? Oppure tipo metà della popolazione non lo sarebbe se non si incorresse in rischi vari o perdite nel fare "coming out"?


    Socialmente, di solito il modello della normalità è determinato dal comportamento della maggioranza, se non viene dettato da un'autorità religiosa o politica.

    Ma non vedi però l'egoismo che c'è nel voler avere più partner...

    Non è egoistico nel caso del poliamore, perché in realtà tu non li possiedi davvero, al contrario che nell'amore esclusivo. Quindi quel...

    avere

    Non è in realtà un avere.


    Per far capire cosa intendo, equivale a dire: "Ma non vedi però l'egoismo che c'è nel voler avere più amici..."


    In un rapporto non esclusivo bensì inclusivo, l'egoismo nell'avere è assente proprio alla base, in quanto è slegato dal possedere. L'amicizia è un esempio di rapporto inclusivo; il poliamore rientra nella stessa categoria.

    Altrimenti diventa un'orgia a cielo aperto. Non credi?

    Fate l'amore e non la guerra?

    Ti auguro con tutto il cuore di non beccarti mai le corna dal tuo compagno che ami con tutta te stessa, Garden.

    In realtà, per me sarebbe un banco di prova: se una persona, allo scontro con la realtà, non mantiene coerenza alle proprie idee, significa che tale persona è inconsistente.

    Infatti, per me il poliamore non esiste.

    Se non esiste, tecnicamente il discorso si esaurisce.


    Se invece esiste, ipotizzo che possa accadere non durante la fase dell'innamoramento, in quanto viene operato un sequestro dei sensi esclusivo (e molto spesso ossessivo) che è proprio chimico, ma quella dura tipo due anni.


    Penso invece che possa accadere durante la fase dell'amore maturo, perché i sensi non più sequestrati, oggettivamente, possono spaziare; dunque sarà a mio avviso, più che altro, una scelta individuale il porvi un freno in base alle proprie idee: "Il collega mi attrae, ma non posso, perché sono già accompagnata!".

    Perché viene dato per scontato che un rapporto poliamoroso sia un legame più libero e addirittura meno egoistico di uno monogamo?

    Perché è inclusivo.

    Perché ogni legame è un percorso "interiore".

    Vero, ma questo vale per ogni legame.

    Ed è altrettanto importante non fuggire da ciò che il legame mostra a sé stessi: incluse quelle passioni, come la gelosia o il possesso. Non vi è altro modo per superarle se non conoscerle.

    Conoscere non significa superare: se io conosco la causa del mio mal di denti, questo non lo eradica; la disciplina dentistica lo fa.

    Quindi, per superare controllo e possesso, e via dicendo, lo si può fare anche in un legame monogamo a mio avviso. Solo che, quando si prende atto che i bisogni sono cambiati e che vi è necessità di fare altre esperienze con altre persone (o di stare da soli), la relazione si interrompe.

    Perché? Quella persona aveva da insegnarti unicamente come superare il controllo e il possesso? Si esaurisce qui la sua funzione di specchio?


    E come lo superi, oltretutto?

    Solo che, quando si prende atto che i bisogni sono cambiati

    Si prende atto? Dunque il superamento è automatico? Ad un certo punto avviene semplicemente senza alcuno sforzo o disciplina? A mio avviso c'è solo un modo di superare qualsiasi "demone" egoico: prima lo devi conoscere, certamente, come per la causa del mal di denti, ma poi serve disciplina per eradicarlo, o per lo meno dominarlo anziché esserne dominati, posseduti, emotivamente sequestrati.

    Sono quasi certa che, anche a me come a tre quarti, partirebbero gli istinti territoriali, ma so riconoscerli e distinguerli dall'aspetto del sentimento, per cui li prenderei a "legnate" subito.

    Disciplina applicata.

    Se un rapporto a tre configurasse una relazione dove a moltiplicarsi sarebbero le rinunce, le fatiche e le responsabilità, sarebbe ancora desiderabile o persino sostenibile per degli individui umanamente limitati?

    Imparare a gestire una dinamica più complessa è un'acquisizione di skill; dunque tecnicamente dovrebbe risultare evolutivo anche se faticoso. I limiti o si accettano o si prova a superarli.

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