Mostra di PiùLe tue scelte sono solo tue, ovviamente, e se i tuoi genitori non ti parlano per un mese sono fatti loro.
Ti chiedo però, sinceramente, di valutare tutti i pro e i contro della situazione attuale.
Hai vinto questo concorso in una regione non tua, ma se ti sei iscritto a quel concorso, e lo hai anche vinto, ci avrai messo del tuo (immagino avrai studiato, ecc.) e, al tempo, volevi smettere di essere precario.
Perché, ora, la precarietà non ti dispiace più?
Capisco che, al tempo, abitavi in quella regione insieme alla tua fidanzata di allora. Non vuoi accettare questo lavoro fisso perché non vuoi tornare in quella regione dove troppi ricordi ti legano alla tua ex?
O non vuoi accettarlo perché hai fatto quel concorso solo per stare con lei, ma tu, in realtà, vuoi rimanere nella regione dove ti trovi adesso?
Solo tu sai cosa è giusto per te, ma valuta cosa vuoi tu, senza condizionamenti.
I genitori ci deludono sempre, ormai sei adulto, cerca di farti scivolare queste frasi e questi comportamenti. I genitori hanno vissuto un altro tempo, dove il lavoro non era così competitivo, dove un solo stipendio bastava a mantenere due persone e dove il posto fisso era davvero fisso. Adesso non è più così.
Ma, se loro sono sopra i 65, non lo capiscono.
È vero… ho studiato tanto. Mi sono sacrificato, ho rinunciato a serate, a tempo con le persone che amo, a leggerezza. Quel concorso era il mio obiettivo. Per anni ci ho creduto, con tutte le mie forze. E alla fine ce l’ho fatta. Ma adesso che è il momento di decidere, mi sento come se stessi guardando quel traguardo da lontano, e non fosse più lo stesso.
Davanti ho tre strade. Nessuna facile.
– Potrei accettare il posto e tornare lì, dove ho vissuto un pezzo importante della mia vita. Un posto pieno di legami, ma anche di ferite. Di ricordi che mi appartengono, ma che mi fanno male. Tornarci mi spaventa, perché so che ritroverei anche parti di me che sto ancora cercando di guarire.
– Potrei accettare il posto, ma cambiare città. Lontano da quei ricordi, lontano da tutto. Sarebbe un nuovo inizio, pulito. Ma anche solitario. Dovrei costruirmi tutto da capo, senza il calore di volti conosciuti, senza una strada familiare.
– Oppure potrei rifiutare. Restare nella mia città, nel mio equilibrio incerto. Lavorare anno dopo anno, senza sicurezze, ma con la sensazione che qui ci sia qualcosa che mi somiglia, che mi fa sentire a casa.
Fino a poco tempo fa, ero convinto. Pensavo che fosse giusto accettare. Che non potevo dire di no a tutto quello per cui ho lottato. Ma poi… ho iniziato ad ascoltarmi. E ho sentito qualcosa che non riuscivo più a ignorare: la tristezza. La sensazione che stavo scegliendo più per paura del futuro, che per volontà vera. E questo mi ha scosso.
Mi sono chiesto: ma perché devo fare una scelta che mi pesa sul cuore, solo perché ho paura di quello che verrà?
E da lì è cambiato tutto. Sto cercando di guardarmi con più gentilezza, di accogliere la possibilità che il coraggio non sia sempre scegliere la strada più “giusta”, ma quella che non mi tradisce.
Ho ancora qualche giorno. E so che, qualunque cosa decida, una parte di me resterà in bilico. Ma voglio che la mia scelta nasca da me, non da ciò che temo.