Un esperimento, una lettera e la solita reazione che fa male

  • Questi sono i post che fa sempre piacere leggere, specialmente alla mattina subito, di un giorno qualunque!!

    Positività, che fa bene all'anima. :)

    "Niente limiti, Solo orizzonti..."

  • A ritrovarlo quell entusiasmo...

  • A ritrovarlo quell entusiasmo...

    Credo che il "difficile" sia trovare l'input che permetta di dire: "Lo faccio, mi butto", quel qualcosa in più che prevale. Poi, credo che l'entusiasmo arrivi anche in corso d'opera, man mano che passa il tempo, che ci si concentra sulla cosa per la quale ci si è buttati.


    Andresti in un posto dove hai ricordi di vita importanti per una relazione finita, è vero, ma altrettanto importanti per un ambiente lavorativo dove ti trovavi bene. Quindi, non vedo perché precludersi un futuro per dei ricordi che sono stati dolorosi, ma sono passati.


    Potresti fare una cosa: prendi un foglio, da una parte scrivi i pro e dall'altra scrivi i contro, così, man mano che ti vengono in mente, li scrivi su quel foglio e alla fine vedi quali prevalgono. :)


    Poi, ribadisco, come ho già scritto, è una scelta non facile.

    "Niente limiti, Solo orizzonti..."

  • Dopo tante notti insonni, passate a pensare, a farmi domande, a cercare risposte tra mille dubbi e timori, forse finalmente ho trovato la mia quadratura del cerchio.


    È stata una decisione sofferta, scavata dentro con fatica, ma ora sento che è quella giusta: lascerò di nuovo la mia regione, per tornare in quella terra lontana che per anni mi ha accolto e fatto crescere.

    Non tornerò però nella stessa città dove vivevo. No, lì ci sono ancora troppe tracce di un passato che non esiste più, legato a una relazione che per me è stata importante, e che quando è finita ha lasciato un vuoto difficile da affrontare.

    Mi è bastato sentire al telefono un paio di ex colleghi per riaccendere emozioni che credevo archiviate. E così ho capito: non posso tornare lì.


    Ho scelto un'altra città, una nuova pagina.

    Grazie a un caro amico, ho parlato con un ragazzo che lavora proprio lì, anche lui originario della mia zona. Una telefonata breve, ma piena di apertura: mi ha raccontato di un ambiente giovane, accogliente, dove ci si sostiene a vicenda. Un gruppo di persone che, come me, sono lontane da casa ma con la voglia di condividere. Mi ha parlato di weekend attivi, uscite, sport, aperitivi, una quotidianità semplice ma ricca di contatti umani.


    Mi ha detto: "Appena hai la conferma, scrivimi. Per la casa ti aiutiamo noi. E ti aggiungo subito al gruppo WhatsApp, così inizi a conoscerci".


    Ora non resta che aspettare l'ufficialità, che dovrebbe arrivare a giorni.

  • Ti meriti un abbraccio :grinning_face: !!

    Mi fa molto piacere la tua scelta.

    "Niente limiti, Solo orizzonti..."

  • Riprendo questo thread per non aprirne un altro.


    Quando ho deciso di partire, non l’ho detto subito ai miei genitori.

    Loro sapevano della scadenza… così, il giorno prima, me l’hanno chiesto.

    E io ho risposto che avevo accettato.


    La loro reazione? Semplice:

    «Lo volevi dire prima? Ci hai fatto stare con l’ansia per giorni. Comunque, è la scelta giusta.»


    Niente “Come stai?”.

    Niente “Come ti senti?”.

    Nessuna domanda sul perché di questa decisione.

    Silenzio sulle emozioni, come se non esistessero.

    E io… stavolta non ci sono rimasto male. È strano da dire, ma ormai so che loro sono così. Non mi aspetto più altro.


    Negli ultimi giorni, però, hanno cambiato atteggiamento.

    Mio padre si è offerto di accompagnarmi, di fare il viaggio con due macchine per aiutarmi.

    Ho rifiutato, preferendo arrangiarmi e magari fare due viaggi da solo.


    «Dicci di cosa hai bisogno, te lo compriamo.»

    «Non ho bisogno di niente.»


    «Questa volta ti veniamo a trovare.»

    «Non vi permettete. Sono stato via tanti anni, avete avuto mille occasioni… e non l’avete mai fatto.»

    La loro giustificazione?

    «Ma tu stavi in compagnia ed eri felice.»


    A volte penso di essere troppo duro.

    Ma ci sono parole che ti restano cucite addosso, e non importa quanto tempo passi: bruciano ancora.

    Vorrei buttare giù questo muro tra di noi... aprire una breccia... far entrare un po’ di calore. E invece, spesso, la loro presenza mi pesa. E ogni volta che succede, mi sento in colpa.


    Forse il muro che ho costruito per difendermi è lo stesso che mi impedisce di avvicinarmi?

  • O forse i tuoi genitori hanno una loro personale modalità di esprimere il loro affetto, imperfetta e manchevole. Magari si sono resi conto dei loro sbagli e cercano di rimediare seppur in maniera goffa e impacciata. Vedi la proposta di accompagnarti con la macchina, o la dichiarazione di essere stati in ansia per te... secondo me di base c’è tutta la possibilità di recuperare il rapporto, tu parli di muro ma anche tu ne alzi uno (hai rifiutato il loro aiuto per fare da solo e hai detto di non venirti a trovare...) non lo dico come giudizio ma cercando di dare una lettura dal mio punto di vista...

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