L'altro giorno, su un mezzo pubblico, ho visto una coppia di ragazzi giovani (diciamo più di venti anni, ma comunque ragazzi che sembravano già consapevoli di sé) e mi è venuto in mente questo thread.
Non erano appiccicosi o sdolcinati; peraltro, la ragazza ha ringraziato il ragazzo, che le aveva ceduto il posto, in maniera molto formale, tant'è che ho pensato anche che fossero vecchi amici incontratisi per caso lì.
Ebbene, nonostante questa forma, il contatto visivo (leggevo, ma erano vicino a me entrambi e non potevo fare a meno di alzare lo sguardo ogni tanto - quando leggo, spesso rifletto su quello che leggo e automaticamente alzo lo sguardo, quasi nel "vuoto"), il contatto tra le mani e altri segnali, mi davano l'idea di qualche cosa che fosse "bisogno reciproco" di stare, appunto, a contatto, ma nel senso di protezione, supporto, condivisione di un "mondo percettivo" comune. Sembrava un contatto maturo ma, allo stesso tempo, come quello di due adolescenti pieni di carica emotiva (non intendo "ormonale", ma proprio emotiva).
Dai dialoghi che affrontavano, il livello culturale sembrava alto e, quindi, la cosa (sicuramente più che per qualche retaggio personale che per una regola "scientificamente" condivisibile) mi ha colpito ancora di più.
Devo dirti, Creamy, che nel tuo racconto non ho avuto l'impressione di una cosa del genere, anche se tu dicesti che quella "condivisione percettiva" sembrava esserci. Anche io, personalmente, tendevo a modificare il mio modo di essere in funzione dell'altra persona, credendo, come credo anche tu abbia fatto, che bastasse solo fare determinati "passi" per far sì che la mia natura autentica fosse accettata dall'altro. Ebbene, col tempo, con i miei fallimenti, mi sono reso conto che è esattamente il contrario, nel senso che tu fai quei passi, per la prima volta o per l'"ennesima prima volta", come dicono tanti utenti che hanno seguito questo thread, solo se ti senti in un "tuo mondo solo un po' più largo di quello in cui sei solo tu".
Credo che al di là di età, interessi e livello culturale, per certe cose serva sentirsi totalmente a proprio agio, anche nel provare esperienze forti o brividi. In altri ambiti (in cui magari ho inteso sublimare alcuni bisogni mancanti: niente di che, eh, emozioni pulite e lecite ), io ho provato, al contempo, emozioni da brividi e senso di protezione: sono stati gli attimi più belli della mia vita e mi sono ripromesso che, se mai dovessi vivere un legame sentimentale, esso non potrebbe che essere così (perché altrimenti preferirei mille volte non viverlo, anche con determinate rinunce).
L'augurio, per te, Creamy, è che tu possa aprirti alla prospettiva di riuscire a riconoscere attimi o occasioni di questo tipo: vedrai che, una volta accaduto, tutto verrà naturale.