Suicidio: coraggio o codardia?

  • Perché, sebbene sia una scelta dell'individuo, esiste anche una responsabilità della collettività quando qualcuno, all'interno di essa, muore "da solo".

    Hai ragione indubbiamente, chi si sente solo in un modo così estremo, così disperante, il più delle volte potrebbe essere aiutato a non sentirsi così. Però ci sono dei vissuti così particolari, così privi di qualsivoglia speranza che afferiscono solamente alla vicissitudine esistenziale. È un sentire proprio che alla fine poco o nulla ha a che fare con gli altri. In realtà io penso che abbia più a che fare con sé stessi. Perché la morte, mi dispiace dirlo ma lo penso, alla fine è un fatto personale. Mio marito una volta ha detto questa frase che non ho mai dimenticato "chi si sente senza via di uscita è perché in realtà non ce l'ha".

  • come ogni scelta va rispettata sempre.

    Il problema nel chiamarla scelta, a mio avviso, è che spesso si è accecati dal dolore. Se ti cade un'incudine su un piede, in quel momento ti dimenticherai del mondo intero: ci sarà solo il piede, solo il problema.


    Allo stesso modo, se si sta male, ci si concentra sul problema anziché sulle soluzioni. Si diventa ciechi alle soluzioni, come chi, a cui è caduta l'incudine sul piede, in quel momento si è dimenticato del mondo intero e pensa solo a coccolare il suo dolore e a farlo smettere. Anzi, se in quel momento gli fai presente che esiste altro oltre al suo piede, ti manda pure a quel paese. A modo suo ha ragione, però è vero che esiste altro oltre al suo piede e lui non lo vede: è cieco.


    È una scelta, se tale si può chiamare, cieca, perché non stai scegliendo tra A, B o C, in quanto, mentre stai male, il dolore ti mette davanti solo A e ti nasconde B e C. Il dolore è una delle quattro emozioni cardine: paura, dolore, piacere e rabbia.


    Le emozioni sono come lenti colorate di occhiali da sole. Ad esempio, è tipico che una persona arrabbiata dica: "Ci ho visto rosso". Vuol dire che, in quel momento, non vede più il verde, il blu e il giallo: vede solo A e non vede più B, C e D.


    Chi sta male vede solo A, il problema, e non vede le vie di uscita B e C, ovvero le soluzioni. Ma non perché non ci siano: spesso ci sono.


    La lente emotiva della rabbia, in quel momento, ha reso la persona cieca a tutti i colori presenti nel mondo. Il dolore, invece, tende a iperdrammatizzare la realtà. Le emozioni distorcono una visione obiettiva. Scegliere mentre non si è obiettivi può essere controproducente.


    Questo, al di là di coraggio o codardia, che penso non siano termini all'altezza di poter racchiudere l'interezza di questo tema.


    Per questo, a mio avviso, bisognerebbe cercare di far andare via il dolore e, con esso, la cecità sulle soluzioni o il loro rifiuto, come nell'esempio soprastante di chi, con l'incudine sul piede, rifiuta di vedere altro, mandandoti a quel paese.


    Come far andar via il dolore? Ognuno può cercare un suo metodo. So che il dolore stanca. Si può provare a riposarsi, cercando ad esempio di pensare poco e dormire tanto, o distrarsi, magari uscendo con amici, finché, attenuatosi il dolore, non si comincerà a vedere e accettare B e C.


    Riguardo al riposo, tu, ad esempio, hai detto che fatichi a dormire. Sai che fumare può provocare insonnia?


    Quasi ogni problema ha una soluzione migliore di una soluzione che ti porta via tutto, se si sceglie mentre si è obiettivi.

  • A mio avviso è più importante concentrarsi su cosa il suicidio NON È piuttosto che sul suo possibile significato.


    E in primis non è un modo per dimostrare qualcosa ad un’altra persona del tipo “hai visto?, ti amavo talmente tanto che mi sono buttato di sotto”.

    Consultando abbastanza esperti puoi trovare conferma a qualsiasi opinione.

  • Sto riflettendo da un bel po' su questo tema...

    Tutti ci pensano, perlopiù a livello teorico, come gesto altrui che tocca la propria vita, il proprio in qualche modo. Una fetta lo sperimenta come progetto. Quando da teoria si trasforma in progetto bisogna alzare il livello di attenzione.


    Il suggerimento (per me) più utile è stato quello che mi diede uno psichiatra: quando il progetto suicidiario da una scala da 1 a 10 supera il 7, si chiede aiuto; si spegne il cervello e si chiede aiuto.


    Da 1 a 7 si può teorizzare e soprattutto si fa benissimo a parlarne....meglio in buona compagnia.

    namasté

    Love all, trust a few, do wrong to none

  • Ultimamente sto dormendo 7-8 ore a notte, e un oretta di pomeriggio . Però comunque lo so che il fumo fa male, ad esempio ho dovuto rinunciare alla partitella di calcetto con gli amici perché non ce la faccio più a correre.

    :/ Passare a quelle elettroniche, che almeno non hanno i prodotti della combustione? Non avranno quel fascino alla Humphrey Bogart, ma ti permettono di giocare a calcetto.

  • :/ Passare a quelle elettroniche, che almeno non hanno i prodotti della combustione? Non avranno quel fascino alla Humphrey Bogart, ma ti permettono di giocare a calcetto.

    Fumo anche quella elettronica, non mi faccio mancare nulla :D . Anche in passato fumavo e poi sono riuscito a togliermi il vizio e a non toccare sigarette per una decina d'anni. Quando mi scatterà quella molla, riuscirò a togliermelo anche stavolta.

  • Parlo per me: sarei un vigliacco. Ma perché userei una forma di egoismo per fare del male, molto male, alle persone che mi amano.

    Farei del male al mio cane, che rimarrebbe solo e probabilmente finirebbe in un canile.

    Farei del male alla mia bimba che sarà senza un padre.

    Farei del male a molte persone che conosco, che aiuto e che mi aiutano.

    Farei del male all'associazione con cui collaboro.

    ...farei del male alle mie macchine, che chissà a quali scappati di casa ci metteranno il c∙∙o sopra! Che magari grattano a cambiare le marce o non sanno carburarle bene :face_with_tears_of_joy: (scherzo... forse).

    Lascerei il vuoto intorno a me alle persone che mi vogliono bene e che non meritano di certo ciò.


    Certo, se mi togliessi la vita ora, per alcuni tra un settimana sarò un immagine e una voce che va via via svanendo nei meandri della memoria.


    Ma la memoria è per chi guarda al passato, mia figlia che deve guardare ad un futuro, molto difficile tra l'altro vista la sua condizione, beh... cosa sarei? Sarei la fotografia di una lastra di marmo da guardare nei momenti difficili, quando potrei essere li a darle una mano a risolvere i suoi problemi.


    Poi per carità, vanno valutati caso per caso. Ma nel mio caso, sarei un vigliacco senza appello. Preferisco vivere io soffrendo e dare speranza ad altri.

    - Tutto questo sacrificio.. solo per questo? -

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