Prigioniero di un rapporto che non voglio

  • Non devi scusarti per la schiettezza, cerco proprio questo. Ho scritto questo post come sfogo ed anche perché magari qualcuno mi dà una scossa, un input. Ho delle fragilità, certo, e col passare del tempo e con questa rassegnazione le ho alimentate. Così come alimento il suo atteggiamento, ne sono cosciente. Ma una decisione di un taglio drastico so già cosa comporta e non ho le forze per affrontarla.

    Ti ringrazio per l'apertura anche verso le scosse.


    L'impressione, leggendoti è che ci sia forte desiderio di non avere più niente a che fare con lei. Di dinamiche malsane ne so qualcosa, anche per esperienza personale e ti chiedo se a parte il timore della sua reazione al "taglio drastico", non ci siano altre ragioni, inconsce ovviamente, che ti spingono ad annichilirti e ad interpretare un ruolo.


    Voglio dire, gli sfoghi (sempre per esperienza personale) vengono da quella parte di noi stessi che raggiunto il limite, per naturale e sacrosanto istinto egoistico si ribella, ma più in profondità spesse volte c'è un'altra parte di noi, un'altra volontà interiore che rema nella direzione opposta, ed è legata alla persona che si intende lasciare poiché essa rappresenta nonostante tutto "qualcosa" (il qualcosa è il quid da scoprire in sé stessi).


    In poche parole: sei sicuro che l'ostacolo sia costituito solo dalla sua reazione ad un taglio drastico, o c'è un quid che ti lega a lei a prescindere da questo? Se lei domani sparisse dalla tua vita volontariamente ti sentiresti sollevato, o una parte di te ne soffrirebbe l'assenza?


    Forse, con lei, vorresti (parliamo sempre a livello inconscio) mantenere un rapporto diverso? Più a misura delle tue necessità? Non ti piace sessualmente, quindi, magari un'amica? O vorresti che lei continui ad esserci ma senza essere opprimente?


    Chiedo perché generalmente c'è questo tipo di volontà che appunto è in contraddizione con quello che emerge nella fase di sfogo. Poi può benissimo essere che l'ostacolo sia -banalmente- nel taglio netto, non voglio necessariamente dire che debba essere più "complicato" di come appare.

  • Voglio dire, gli sfoghi (sempre per esperienza personale) vengono da quella parte di noi stessi che raggiunto il limite, per naturale e sacrosanto istinto egoistico si ribella, ma più in profondità spesse volte c'è un'altra parte di noi, un'altra volontà interiore che rema nella direzione opposta, ed è legata alla persona che si intende lasciare poiché essa rappresenta nonostante tutto "qualcosa" (il qualcosa è il quid da scoprire in sé stessi).

    Riflessione molto interessante e, spesso, corrispondente al vero. Penso che Raskol'nikov dovrebbe porsi queste domande e rispondersi con la maggiore obiettività possibile. Questo lo aiuterebbe ad acquistare consapevolezza e a fare luce sulle dinamiche interiori che lo trattengono in una situazione che lo rende profondamente infelice e che, dall'esterno, pare veramente insensata.

  • È difficile, ma devi convincerti che il suo benessere non dipende e non deve dipendere da te, che sei vittima di manipolazione emotiva e che questa donna adulta è l'unica responsabile di sé stessa. Potresti avere bisogno dell'aiuto di una figura esterna autorevole che ti guidi nel raggiungimento di questa consapevolezza.

    Solo allora potrai lasciarla andare e lasciare te stesso andare, senza farti consumare dai sensi di colpa.


    Il primo passo credo che sia intanto smettere di fingere che ti piaccia: non è giusto vivere nella menzogna, né per te né per lei. Rifiutati di avere rapporti, se pensi possa aiutare, e prova gradatamente ad allontanarti. Prova a smettere di assecondarla e rispondi con frequenza sempre minore ai messaggi e alle telefonate.


    Non mi sono mai trovata in questa situazione, ma se i rapporti lo permettono io parlerei anche con la sua famiglia, in modo che le stiano accanto e che siano preparati in caso possa minacciare di farsi del male davanti ad un tuo tentativo di allontanamento.

  • Grazie a tutti per questi interventi, e grazie a te, Juniz. Penso che un'allontanamento anche improvviso e deciso possa darmi nuova linfa vitale che negli anni ho perso. Perché non ho più stimoli né entusiasmo. Non ho un amico vicino, coltivo meno le mie passioni (ad esempio ho smesso di suonare da un bel po'). Non ho mai pensato a rivolgermi ad uno psicologo, ci ho sempre creduto poco, ma per una mia sfiducia immotivata. Come reagirei in realtà, considerando anche fattori annidati e nascosti nel subconscio non saprei dirti. Anche perché sono anni che va avanti questa storia (8 circa, per rispondere ad un intervento precedente) e so che è una relazione tossica, nociva. So che quella persona ha bisogno di un aiuto ma so che è altrettanto fragile e che il malessere che mi genera lo fa senza volerlo e senza esserne realmente cosciente. Anzi crede e ripete spesso di essere l'unica a restarmi accanto ed a supportarmi. Io credo fermamente nella sua buona fede. È sinceramente attenta e premurosa. Ma io non ho bisogno di questo, non voglio nemmeno queste attenzioni. Sono stufo, stanco. È sempre presente e perciò sa ciò che faccio, conosce i miei ritmi e le mie routine, ma è talmente distante anche intellettualmente che alla fine non sa di come veramente sono fatto. Non conosce le mie letture o cosa ascolto, ad esempio. È una situazione alquanto strana.

  • Ciao, mi dispiace molto per quello che stai vivendo. Un vero e proprio incubo.

    Avrei una domanda: è stata la tua unica relazione o ne hai avute altre nella vita?

    No no, ne ho avute, e non poche. Alcune brevi, altre più importanti, un po' come tutti alla mia età. Relazioni che sono finite per un motivo o per un altro, ma che ad ogni modo hanno avuto qualcosa di costruttivo e di piacevole e che sono state parte della mia crescita.

  • Ho sempre apprezzato la risolutezza di voi donne. Smettere di fingere e di assecondarla, chiaro e conciso. Vi sembrerà una banalità, ma sono chiuso in alcune logiche che questi consigli che per alcuni sono 'l'uovo di colombo' per me diventano illuminanti.

  • Ho sempre apprezzato la risolutezza di voi donne. Smettere di fingere e di assecondarla, chiaro e conciso. Vi sembrerà una banalità, ma sono chiuso in alcune logiche che questi consigli che per alcuni sono 'l'uovo di colombo' per me diventano illuminanti.

    Ti trovi nel pieno di una dinamica ben precisa e consolidata, negli anni ti sei abituato a muoverti in un certo modo per evitare certe reazioni e conseguenze, come se fossi una sorta di ostaggio. Ho scritto che è difficile, perché sei in un circolo vizioso dove è coinvolto il senso di colpa. Non è questione di uomo o donna, è che io a differenza tua posso guardare la situazione che hai descritto da esterna, senza coinvolgimenti emotivi. Nessuna particolare risolutezza; posso capire bene quanto sia difficile.


    Essendo una situazione delicata, che vede coinvolta una persona fragile, è necessaria cautela nell'agire e per questo ti consigliavo un terapeuta, perché potrebbe aiutarti a contestualizzare e a superare i sensi di colpa, che qui sembrano costituire il principale ostacolo, oltre a consigliarti il comportamento più adeguato da tenere al fine di non far soffrire troppo lei.

    Non devi necessariamente "credere" nella terapia, difatti non sto dicendo che sia il caso di iniziare una terapia; quello poi potrai deciderlo eventualmente in seguito. Ti serve aiuto e supporto adesso per questa precisa e complicata questione, secondo me.

  • Ti trovi nel pieno di una dinamica ben precisa e consolidata, negli anni ti sei abituato a muoverti in un certo modo per evitare certe reazioni e conseguenze, come se fossi una sorta di ostaggio. Ho scritto che è difficile, perché sei in un circolo vizioso dove è coinvolto il senso di colpa. Non è questione di uomo o donna, è che io a differenza tua posso guardare la situazione che hai descritto da esterna, senza coinvolgimenti emotivi. Nessuna particolare risolutezza; posso capire bene quanto sia difficile.


    Essendo una situazione delicata, che vede coinvolta una persona fragile, è necessaria cautela nell'agire e per questo ti consigliavo un terapeuta, perché potrebbe aiutarti a contestualizzare e a superare i sensi di colpa, che qui sembrano costituire il principale ostacolo, oltre a consigliarti il comportamento più adeguato da tenere al fine di non far soffrire troppo lei.

    Non devi necessariamente "credere" nella terapia, difatti non sto dicendo che sia il caso di iniziare una terapia; quello poi potrai deciderlo eventualmente in seguito. Ti serve aiuto e supporto adesso per questa precisa e complicata questione, secondo me.

    Grazie per la delucidazione. Sono talmente all'asciutto di nozioni in merito che ero convinto che consultando uno specialista presupponesse automaticamente di iniziare un percorso terapeutico. Che tu sappia è meglio contattare di persona uno specialista o quei canali digitali, mi viene in mente qualcosa del tipo "unobravo", sono altrettanto validi?

  • Parlando di terapeuta, penso che anche lei dovrebbe essere spinta a fare un percorso con qualcuno che la segua, perché ha un chiaro problema di ossessione e non solo. Ma se non sa dominarsi da sola, le va fatto notare e va spinta ad andare in analisi. In quest'ottica, la terapia di coppia potrebbe essere una scusa per portare alla luce la dinamica senza che lo debba fare tu, se non hai il coraggio di dirglielo in prima persona essendo invischiato in una rete psicologica di silenzi e di non detti. La terapia di coppia, facendo emergere i suoi problemi, potrebbe creare un gancio a cui appigliarsi per poi indirizzarla ad un percorso singolare.

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