Salve a tutti
Manco da anni su questo Forum e ho pensato di tornare per sfogarmi un po' e cercare un po' di conforto, o almeno un confronto, nelle vostre parole.
Mi avvio verso i quaranta, anche se manca ancora qualche annetto, e al momento sono profondamente insoddisfatto della mia vita.
Amore: assente o disastroso, con recente, ennesima delusione.
Stabilità: non pervenuta.
Ho sempre ripudiato i lavori "classici", ho sempre sognato l'eccezionalità, il lavoro creativo, "nuovo", possibilmente nel digital, e posso dire che negli anni sono riuscito a cucirmene uno addosso, da freelance, in un campo che è un po' una intersezione tra marketing/pubblicità e doppiaggio (o per meglio dire speakeraggio).
Ho avuto le mie soddisfazioni e i miei piccoli (ma significativi per me) riconoscimenti ma è da oltre un anno che le cose non vanno più bene.
I settori nei quali mi sono concentrato sono in declino e sto provando a reinventarmi pressoché in toto ma è difficile rinunciare ai propri sogni.
Sogni lucidi, mi verrebbe da chiamarli.
Non mi confronto con Musk e nemmeno con Montemagno: vorrei solo la mia fetta di mercato, di clienti, di notorietà almeno nel mio ambito.
E, non lo nego, ho sempre sognato di lasciare la mia firma su questo mondo.
Che sia con un libro, con un podcast, con un film, con qualcosa di creativo e autoriale.
Insomma, non ho mai avuto un solo singolo sogno specifico (esempio: diventare un attore) ma tante ambizioni più o meno interconnesse tra loro e questa è stata sia la mia risorsa (ho fatto tante cose diverse, sia pure "piccole", anni fa impensabili) sia, forse, la mia "fregatura".
Non riesco a focalizzarmi su un singolo scopo, al massimo su una visione generale che però al momento mi manca.
Non mi vedo come stagista o impiegato qualsiasi in azienda qualsiasi a fare cose qualsiasi.
Reggo male lo stress, gli orari imposti e sogno di lavorare da casa o comunque in autonomia come ho sempre fatto.
Mi basterebbe poco: una piccola casa editrice che crede in una mia idea di libro, una piccola media company che mi affida un podcast (ho avuto ruoli simili in passato ma non ne trovo più), un ente di formazione anche privato nel quale tenere lezioni su comunicazione, marketing, public speaking o altre mie competenze.
Ma ho due ostacoli: non ho una visione precisa, appunto, e disperdo i miei obiettivi.
E, soprattutto, ho una sindrome dell'impostore grande quanto una casa, specie in questo periodo.
Non ho la "faccia tosta" nemmeno di mandare un CV, anzi al momento mi fa schifo il mio CV.
Vorrei fare il consulente o il formatore, appunto, ma mi dico "Consulente di che? Formatore in cosa? Sei solo un incapace che non ha alcuna specializzazione".
Razionalmente so che ho tanto, tantissimo potenziale ma emotivamente ho un freno a mano tirato al massimo, da mesi, e mi smonto prima ancora di iniziare.
Infine, ed è la parte più dolorosa, provo una cosa mai provata prima: invidia.
Invidia verso chi ce l'ha fatta o chi ce la sta facendo, specie se persone "comuni" attorno a me e non "VIP" visti sui social.
Il mio ultimo coinvolgimento romantico, tra l'altro, è stata una scrittrice di successo.
Una ragazza partita dal nulla, dalle periferie, che una dozzina d'anni fa ha vinto un concorso letterario e ora è una delle autrici più amate dalla sua fetta di pubblico, pubblicata dalla casa editrice italiana per eccellenza.
Ed è la stessa ragazza che è stata nel mio letto qualche volta, che frequenta i miei stessi locali tutto sommato modesti e per nulla chic o elitari.
La stessa ragazza acqua e sapone che non mi ha mai fatto sentire minimamente "sbagliato" o "indietro", pure se alla sua età vivo ancora con dei coinquilini in una casa che non sento più mia, con un lavoro che fa sempre più acqua e quattro spiccioli in banca.
La stessa ragazza che, però, può permettersi di comprare un appartamento in cash, o quasi, e che oggi vedo in tutte le librerie e che mi fa pensare "Quando vorrei essere anch'io su un cartonato, fare presentazioni, tenere conferenze sui miei libri o su argomenti che mi stanno a cuore".
Ho fatto tante cose, ho conseguito successi importanti anche se "senza rumore".
Ma al momento mi sento un totale fallito verso chi, invece, ha successo per davvero.
Verso i freelance veri che, sia pure con difficoltà, SANNO davvero come generare e mantenere un giro di clienti degno di questo nome e di una relativa stabilità.
Verso gli imprenditori (digitali o non) che SANNO cosa vuol dire fare impresa e non, come me, che ho una partita IVA da anni e ancora non ci capisco un'acca, affidandomi al mio commercialista incrociando le dita.
Verso gli autori, attori, videomaker, influencer (specie quelli "sani" e non "vuoti" o "pompati" da agenzie) o in generale chi, davvero, è riuscito a crearsi un proprio pubblico e una propria visibilità pubblica, che sia recensendo film o parlando di fisica.
O, appunto, scrivendo libri.
Voglio trovare la mia voce, la mia vocazione e sì, sogno il riconoscimento pubblico.
Sogno di esser cercato per le mie capacità e non di cercare io il lavoro (cosa che, in piccolo, è già capitata; ma al momento dovrei reinventare da zero un mio brand e non so di cosa occuparmi).
Sogno, insomma, di trovare la quadra tra lavoro per mangiare e aspirazioni creative, che siano di ispirazione per altre persone lì fuori.
Amo intrattenere, divertire, far commuove e riflettere, che sia con un testo scritto, una interpretazione, un podcast, una battuta, qualsiasi cosa.
Non vorrei essere l'impiegato depresso che torna alle 9 di sera a casa sfinito e senza alcun senso di realizzazione personale, se non l'aver portato a casa la pagnotta (che dovrà mangiare entro un paio d'ore libere per poi ripetere il ciclo il giorno successivo).
Non mi spaventa la fatica o il lavorare tanto, anzi: quando sono mosso da un fuoco creativo, da una visione, da un obiettivo chiaro sto anche fino alle 3 di notte su un progetto.
A volte dimenticandomi anche di mangiare.
E' quel fuoco, che cerco.
E vorrei anche addomesticarlo, come in parte ho fatto in passato, dandomi degli orari e dei paletti io stesso (altrimenti si rischia il burnout).
Solo che non lo trovo e più vedo tanti Mozart grandi o piccoli intorno a me (questa sorta di quasi-ex è per me l'esempio più eclatante: la ammiro tanto e la invidio vergognosamente al tempo stesso), più mi sento meno di un Salieri che non potrà mai ambire a più di così.
Che posso fare per ricostruire da zero la mia fiducia in me stesso e, quindi, tutta la mia figura professionale?
Se dovessi individuare dei punti su cui lavorare sarebbero questi:
- autostima da ricostruire
- obiettivi definiti (altrimenti ogni giorno me ne do uno diverso)
- costanza da ottenere e mantenere (altrimenti al primo ostacolo o giornata storta butto via tutto e torno al punto di partenza)
- confronto con chiunque DA EVITARE
In ogni caso vi ringrazio per qualsiasi spunto.