Storia della mia vita matrimoniale: dall'amore alle liti e oltre

  • Invece Sì.

    Quando per farlo funzionare bisogna spremere lacrime e sudore, bisogna prima prendere un calendario e trovare gli slot di tempo in cui mettere queste lacrime e sudore.

    Per la mia personale esperienza l'amore lo senti se c'è ed è quel sentire che, più che nel cuore, risiede nell'anima, è un senso di pienezza, di appartenenza. Però questo non significa che non ci siano momenti di scontro anche duri, si tratta pur sempre di un rapporto tra due essenze diverse, ritengo francamente inverosimile che si possa andare d'accordo sempre e comunque, che non ci sia mai una contraddizione, un diverbio anche aspro. La differenza secondo me sta a monte, ovvero, tu litighi con lui, ti fa inc∙∙∙∙re, ma tu senti che vuoi stare con lui, non c'è alcun dubbio su questo, per cui ci si scorna ma alla fine una quadra si trova. E non è una forzatura, e l'esigenza profonda di trovare un punto d'incontro.

  • Lo so che può apparire cinico, ma è quello che pensano una marea di persone e possiamo dire "a ragion veduta".


    Se fossimo come nei telefilm americani, con 22 ore libere al giorno per tutto l'anno: allora il tempo di interpretare il dramma lo avremmo tutti. La realtà è un po' diversa ed è sempre più ristretta: sia nei tempi, che nei modi.


    Se facessimo la cronaca di una giornata media di una persona media che lavora e ha delle responsabilità: lo spazio per il sudore e le lacrime sarebbe qualcosa come dalle 20 alle 22, ma solo al sabato, SE il giorno dopo non si lavora.

    E cosa vuoi da me? Trovati una con cui l'amore funziona naturalmente.

    DALI :hibiscus:

  • La risposta breve è perché non conviene.


    Non dovete dare per scontato che tutti i mariti o le mogli siano come voi, come voi credere o come voi immaginate. Non è così (probabilmente nemmeno nel privato, dissociazione a parte).


    Per come sono educate e cresciute le persone negli ultimi decenni: sposarsi non aggiunge niente al rapporto o alla propria vita: toglie. Toglie diritti, toglie relax, toglie soldi, toglie serenità e aggiunge lavori domestici e burocrazie legali.

    Credo che stai, insieme, semplificando e fraintendendo: innanzitutto l'idea che "non convenga" dipende molto dal significato che si attribuisce al matrimonio. Se lo si vede solo come una formalità o un vincolo burocratico, allora potrebbe superficialmente apparire superfluo o addirittura limitante; se invece lo si considera come un atto di impegno reciproco, che va al di là del contratto giuridico, assume tutta un'altra rilevanza.


    Non tutte le persone crescono con gli stessi valori o le stesse aspettative, questo è lapalissiano, ma sposarsi non è un atto che toglie qualcosa per definizione ma anzi per molte coppie rappresenta l'occasione per consolidare diritti e protezioni reciproche, proprio in funzione dell'affrontare insieme la vita con maggiore serenità e sicurezza. Non è solo burocrazia oppure obbligo, ma un progetto comune che se vissuto con il giusto spirito arricchisce entrambi i coniugi.


    Per quanto riguarda il "togliere relax, soldi e serenità", questo dipende dai singoli e da come vivono appunto il rapporto di coppia, non dal matrimonio in sé quale istituzione. Un impegno autentico può al contrario portare a una maggiore tranquillità, sapendo di avere accanto una persona con la quale si condivide non solo la quotidianità, ma anche un patto vicendevole di fiducia e sostegno. La "via di fuga" di cui parlavo prima non è altro che l'idea, inconscia o meno, di lasciarsi comunque aperta l'opzione di non affrontare le difficoltà che dovessero presentarsi.


    Ritenere quindi che il matrimonio "tolga" è una visione a mio avviso estremamente miope e pregiudizievole che non tiene conto del valore aggiunto che può portare a livello emotivo, personale e, in molti casi, anche pratico. Quello che realmente toglie serenità non è l'impegno in sé, ma la mancanza di comunicazione, di progettualità comune e di fiducia, e questi sono problemi che possono emergere con o senza matrimonio.

  • Per la mia personale esperienza l'amore lo senti se c'è ed è quel sentire che, più che nel cuore, risiede nell'anima, è un senso di pienezza, di appartenenza. Però questo non significa che non ci siano momenti di scontro anche duri, si tratta pur sempre di un rapporto tra due essenze diverse, ritengo francamente inverosimile che si possa andare d'accordo sempre e comunque, che non ci sia mai una contraddizione, un diverbio anche aspro. La differenza secondo me sta a monte, ovvero, tu litighi con lui, ti fa inc∙∙∙∙re, ma tu senti che vuoi stare con lui, non c'è alcun dubbio su questo, per cui ci si scorna ma alla fine una quadra si trova. E non è una forzatura, e l'esigenza profonda di trovare un punto d'incontro.

    Ma certo: lo scontro in un rapporto è sano. Se non ci fossero mai litigi o scontri bisognerebbe sospettare di qualcosa di ancor più oscuro.


    Il problema è quando questi scontri son continui, su tutto o in generale come una sorta di controllo di uno sull'altro. Parlo di quando stai con qualcuno e vivi nel costante senso di ansia da preavviso di catastrofe, come è abbastanza ben descritto nel post del tizio che ha iniziato questa discussione; quando basta uno sguardo del partner per far salire il terrore lungo la schiena per qualche ripercussione emotiva o esistenziale.


    Questo tipo di clima di terrore è inconcepibile in un rapporto di coppia sano. "Costruire un rapporto di amore" ha certamente dei costi in termini di fatica e dolore, ma non possono essere costi così alti da farti desiderare ogni giorno di essere single. Se questa cosa succede: c'è un problema.


    Per questo dico che la coppia deve funzionare "naturalmente". Deve venirti voglia di condividere cose con l'altra persona, senza avere il terrore di "dire la cosa sbagliata" o che ti venga addebitato come una mancanza di attenzioni verso "le vere questioni" che sono quelle che pensa l'altro/a.


    Sto facendo esempi per far capire cosa NON deve accadere.

    Omnis mendaciumo. Bis vincit qui se vincit in victoria. Re sit iniuria.

  • Per come sono educate e cresciute le persone negli ultimi decenni: sposarsi non aggiunge niente al rapporto o alla propria vita: toglie. Toglie diritti, toglie relax, toglie soldi, toglie serenità e aggiunge lavori domestici e burocrazie legali.

    Mah se due convivono tutte le cose che dici ci sono uguali, non è che per i conviventi il bagno si lava da solo.

    Idem per i soldi.

    La differenza sta avere un progetto di famiglia comune (anche senza figli) o fare vita da scapoli e/o fidanzati.
    Checché tu ne dica la gente ha ancora voglia di fare queste cose.

  • mah se due convivono tutte le cose che dici ci sono uguali, non é che per i conviventi il bagno si lava da solo.

    Idem per i soldi.

    La differenza sta avere un progetto di famiglia comune (anche senza figli) o fare vita da scapoli e/o fidanzati.
    Checché tu ne dica la gente ha ancora voglia di fare queste cose.

    Certo che ha ancora voglia! E' nella natura umana...

    Altroché che hanno voglia. Ne hanno più di prima, proprio perché oggi non possono più farle queste cose.


    Il progetto di famiglia funzionale è quello in cui i due si rispettano, ognuno con le sue peculiarità. Ci sarà la famiglia dove cucina sempre lui e lava sempre lei o viceversa. L'importante è che la coppia regga, che non fatichi una sola delle parti, che ci sia rispetto e che si sia fedeli.


    Ora trovami tante persone in grado di reggere questi ultimi requisiti. Non ce ne sono quasi più, soprattutto tra i giovanissimi, soprattutto tra le persone cresciute come vittima di ideologie tendenzialmente estreme che puntano alla sola realizzazione personale.


    Troppo disimpegno, troppo iper-individualismo e troppi tradimenti. L'altro giorno sull'account social che ho tarato come GenZ mi sono passati 11 video su 20 che spiegavano come scoprire il tradimento (dato per scontato) del partner.

    Omnis mendaciumo. Bis vincit qui se vincit in victoria. Re sit iniuria.

  • dossare la colpa di un aborto spontaneo è maltrattamento.

    Avere reazioni spropositate che generano ansia anticipatoria per le sole espressioni del proprio viso: è maltrattamento.

    Cose di questo tipo che nel primo post sono chiaramente presenti e _a meno di essere frutto di una paranoia_ non si possono "inventare", perché non vengono colte dal significato letterale dello scritto, ma dal "tra le righe", dalle emozioni che traspaiono e da alcuni fatti chiave.

    Chiariamo questa storia dell'aborto, perché tra tutte le cose dette è quella che proprio mi fa ribbollire di nuovo il sangue. Sono rimasta incinta in un rapporto consensuale in cui lui sapeva benissimo che poteva succedere (non abbiamo mai usato contraccettivi, lui non ha mai voluto usare preservativi, io da parte mia non volevo assumere contraccettivi orali, lui non voleva che si usassero prodotti chimici, avevo chiesto alla nascita della terza figlia di farmi fare un cesareo in modo da poter chiudere le tube, ma quando l'ho chiesto al medico che mi seguiva in sua presenza, lui si è opposto ed il medico non ho mai ben capito perché a quel punto si è rifiutato). Ora, se non si usano contraccettivi e se sei in età fertile, può succedere che una rimanga incinta, anche perché stress, ansia e cambiamenti di stagione influiscono sull'organismo, e non è che se pure calcoli i giorni ti può sempre andare bene, stai giocando alla roulette russa. Penso che queste siano informazioni basilari che più o meno tutti conoscono. Quindi, se capita, penso che ci siano solo due soluzioni. Ora, visto che io, per la mia persona e per come sono, non avrei mai scelto una delle due, che dovevo fare? Nasconderlo? Fare finta di niente? Ho fatto quello che si doveva e glielo ho comunicato. La sua reazione è stata brutta, ma sinceramente non mi ha toccato più di tanto, perché sapevo che poteva essere dovuta al fatto di non aspettarselo. Ma lui non ha cambiato atteggiamento, anzi mi faceva capire (e poi me l'ha ridetto chiaramente) che io gli avevo tirato un pacco. Comunque, vuoi perché ormai avevo 42 anni, vuoi perché non era destino... alla fine la natura ha deciso, e penso che appena uscita dall'ospedale, con il senso di perdita che io avevo (io non ricordo nemmeno di averlo detto), può anche essere che io gli abbia detto qualcosa del genere, ma ricordo pure che lui mi aspettava in macchina e non ha fatto alcun gesto nei miei confronti. Ricordo che ho pianto di nascosto nella scala, per non farmi vedere né da lui né dai miei figli. Ricordo che il giorno dopo sono andata a lavorare come se niente fosse. Ricordo che dopo qualche tempo lui mi ha accusato di non aver avuto nessuna comprensione per la sua perdita, che avevo pensato solo al mio dolore (lui non mi ha nemmeno abbracciata né all'uscita dell'ospedale né una volta a casa).


    Per le reazioni spropositate non so cosa volesse intendere. Se tu litighi con me e mi dici parole non belle (che poi neghi di aver detto), non puoi aspettarti che solo perché tu dopo un’ora o 5 minuti decidi che basta e la lite è finita, io come una bambola telecomandata in automatico resetto il cervello e faccio finta che non è successo niente. Avrò pure il diritto di digerire quello che è stato detto. Non è che se mi insulti pesantemente e poi dopo un’ora mi chiedi scusa, io accetto pure le scuse, ma posso smaltire come cavolo mi pare. O le mie reazioni le devi per forza decidere tu? Ed è meglio che mi fermi. Se la sua donna ideale doveva essere sottomessa, accondiscendente, simile a sua mamma, non ero io. Ma io sono sempre stata così, non è che a 18 anni ero diversa. Mi ha conosciuta così esattamente per come sono, non ho mai finto di essere qualcos'altro. L'ha pure scritto da qualche parte che aveva l'idea di donna dolce, sensibile, ecc., come era stata sua mamma. Ma io ero sua moglie, non sua mamma, e ci ha provato a trasformarmi, ma ripeto, ha sbagliato film nella sua testa. Il suo mondo idealizzato su come doveva essere tutto lo poteva avere con un'altra persona, non con me. E glielo ho pure detto in diverse occasioni, sia prima da fidanzati sia dopo, e chi mi conosce di persona lo sa.


    Non so se sono paranoie, ma di sicuro non era maltrattato. Allora, se lo era, lo ero pure io, e vuol dire che ci maltrattavamo a vicenda.

  • Io la vedo in modo diametralmente opposto: quando si crede davvero in qualcosa lo si fa fino in fondo, e quindi ci si impegna profondamente, intimamente, e in maniera assoluta e totale. Sposarsi è un atto di responsabilità, rappresenta il passaggio da una relazione definita al suo compimento.


    Forse chi è contrario al matrimonio dovrebbe semplicemente rovesciare la domanda e chiedersi: perché no? Ci si sposa per consolidare un progetto di vita comune, senza voler tenere aperta, anche inconsciamente, una facile via di fuga.

    Nella mia vita mi sono sempre chiesta perché fare qualcosa. Quando mi hanno offerto droga dicendo perché no? Ho sentito forte il perché si?


    Personalmente sono a favore del matrimonio, lo trovo utile e soprattutto sotto il profilo religioso di grande importanza.

    namasté

    Love all, trust a few, do wrong to none

  • ma lui è una "vittima credibile" (per chi non ha i paraocchi ideologici) perché nella sua testa è una vittima davvero. Ci crede e per certi versi lo è anche, o quantomeno è riuscito a comunicare bene lo stato d'animo di chi vive in una prigione di ricatti emotivi.

    Sul fatto che sia credibile non ci sono dubbi. Se io avessi letto quello che ha scritto e non fossi l'altra parte coinvolta, anche io penserei: "Ma chi è questa strega?". Purtroppo io lo conosco da 30 anni, scrive benissimo ed usa le parole altrettanto bene, ma fa anche la vittima altrettanto bene. Ha scritto la stessa cosa, parliamo di aprile, su un altro forum in maniera più completa, non ha avuto il risultato sperato, ed allora a distanza di mesi, e ripeto due giorni prima di farsi lasciare, in modo che nessuno potesse dare la colpa a lui, l'ha perfezionata e resa perfetta. E ha avuto i primi riscontri positivi, ha attuato il suo piano. Ad aprile gli erano andati contro ed è tornato a casa.


    Se vuoi vedere la prima versione, basta andare sul forum (se vuoi sapere quale, posso anche comunicartelo). Il nome utente è diverso, ma la storia è la stessa. Dello stesso periodo di questa (settembre) è presente un'altra versione su un altro forum, più completa, diciamo, e la prima risposta che gli hanno dato era spettacolo puro, qualcosa come "trovati un'amante e non rompere". Adesso, nuovo nome utente su un forum/sito di incontri, ma lì almeno non parla di me, ma la versione vittima c'è tutta. In questo caso, la colpa è di suo padre, mentre rimane sempre salva la visione materna di angelo in terra.

Unisciti a noi!

Non sei ancora iscritto e vorresti partecipare? Registrati subito ed entra a far parte della nostra comunità! Ti aspettiamo.

Thread suggeriti

    1. Topic
    2. Risposte
    3. Ultima Risposta
    1. Come superare una storia che non doveva esserci? 37

      • Nikondriaco91
    2. Risposte
      37
      Visualizzazioni
      1.5k
      37
    3. Vik1981

    1. Si tratta di attaccamento ansioso? 20

      • _LucyInTheSky_
    2. Risposte
      20
      Visualizzazioni
      628
      20
    3. _LucyInTheSky_

    1. Ex moglie che ritorna, sono molto dubbioso 104

      • fuoripiove
    2. Risposte
      104
      Visualizzazioni
      5.3k
      104
    3. fuoripiove

    1. L'amore vero giustifica il distacco quando le cose cambiano? 37

      • ladyparsifal
    2. Risposte
      37
      Visualizzazioni
      1.2k
      37
    3. leila19

    1. Come definire una relazione a distanza? 83

      • stefania19944
    2. Risposte
      83
      Visualizzazioni
      2.5k
      83
    3. Fibonacci

    1. Io voglio vivere al nord, lui al sud 16

      • farfalla78
    2. Risposte
      16
      Visualizzazioni
      719
      16
    3. Gray