Ciao a tutti, mi scuso se il "tono del thread" non sarà allegro e gioioso, ma dopo (quasi) 10 anni.. ho bisogno di aprirmi su un'argomento che mi sta "complicando" molte cose.
Non intendo che mi sta "complicando le cose" perché voglio fare la tragica o la vittima, ma sono una ragazza di 31 anni che da 10 anni non riesce più ad avere alcun tipo di relazione (nemmeno amicizia) con nessuno di "estraneo" o "da conoscere".
Da dove partire se non dall'inizio?
Nel 2014 avevo deciso di iscrivermi alla facoltà di Ingegneria Informatica nella mia città e ho conosciuto quello che oggi potrei definire senza troppi giri o carinerie un "PROBLEMA". Piccolo spoiler: IL PROBLEMA, purtroppo è un enorme problema che è diventato mio, perchè vi assicuro che lui di conseguenze dalla cosa non ne ha avute (LO SO. Non sono supposizioni).
Tornando a noi.. il PROBLEMA era iscritto alla mia stessa università e ci siamo conosciuti così, devo dire che la prima mossa l'ho fatta io scrivendogli perchè necessitavo di una mano in una specifica materia e mi avevano consigliato di chiedere informazioni a lui dato che faceva il tutor.
Non mi dilungo tanto sulla parte della "trattiva" perchè non è fondamentale per capire la storia o comunque non credo serva a molto.
Io e il PROBLEMA iniziamo ad uscire e le cose sembravano andare bene, lui esprimeva un'interesse e io mi trovavo a mio agio (ahimè), entrambi 21enni non avevamo contratti o remore nel comunque fare tutto quello che fanno i ragazzi che non hanno impegni con altri. Scopro in occasione del "primo bacio" che per lui era davvero il primo e che non si era mai addentrato nelle questioni amorose, di nessun tipo. Devo ammettere che stupidamente la me di 10 anni fa era un pochino spaventata dall'inugualità della cosa, ma anche io non avevo grandi esperienze quindi mi sono detta che io non ero nessuno per giudicare (non partite in quarta per favore, questa stupidaggine è fondamentale).
La storia procede tranquilla, università, uscite.. fino a quando il 20 dicembre non decide di invitarmi a casa sua (voleva finalizzare l'accordo, del "sano" su e giù).
Guardiamo un film e poi succede.
Da qui iniziano i problemi, la routine della sua giornata è chiedermi: "Hai avuto qualcuno prima di me?" - "Si" - "p∙∙∙∙∙a".
Non ho dato ascolto al campanello di allarme che mi suonava nella testa, una parola, sei lettere "SCAPPA". Mi dispiace, non mi sono ascoltata, ero innamorata dell'idea dell'amore (spoiler: ora non più).
Quella singola parola, usciva sempre dalla sua bocca. Voleva sapere chi era quello con cui avevo avuto qualcosa (quel "qualcuno" che per comodità chiamerò TITTI era uno s∙∙∙∙∙∙∙e seriale, di cui stupidamente io ero presa, la mia cotta da anni, quello che mi aveva promesso una relazione per poi scappare, ma io ero felice della mia prima volta con lui.), quante volte, quando, che cosa avevamo fatto, che cosa mi faceva, che cosa facevo io a lui. Dettagli TROPPO personali, erano miei, io ero la sua morosa ma non ero sua. Seconda volta in cui non mi sono ascoltata, ho pensato che... "forse deve sapere, forse è così che funzionano le cose... se glielo dico mi lascerà in pace su questa cosa". "p∙∙∙∙∙a".
Quella parola, quel giudizio, quell'odio... "p∙∙∙∙∙a" era diventato il mio nome.
La mia colpa? Aver avuto qualcosa prima di lui (seppur errato forse) -> "il corpo è mio! decido io?" certo, ma senza esagerare. Qui è violazione non solo della privacy.
Siamo arrivati al punto in cui con il PROBLEMA io dovevo ripetere tutto quello che avevo fatto con TITTI: Tutto. Tutto quello che io avevo detto di aver fatto.
NON SONO SCAPPATA.
Si susseguivano, ogni giorno, chiamate dove lui mi aggrediva verbalmente per poi mettersi a piangere e chiedermi scusa, dicendo che non voleva trattarmi male.
NON SONO SCAPPATA.
Mi aveva proibito di vedere chiunque sapesse della mia storia con TITTI, non avevo più nessuno, avevo solo il PROBLEMA, il PROBLEMA e il suo rapporto morboso "dormi qui", "con chi sei", "perchè vuoi andare a casa?", "io non ti basto?", "devi andare a casa a fare la p∙∙∙∙∙a con quei c∙∙∙∙∙∙i dei tuoi genitori?" (Si perchè anche i miei genitori erano un problema, non potevo tornare a casa mia), "devi andare a fare quello sport da ignorante (giocavo a pallavolo)?".
NON SONO SCAPPATA.
4 MESI DI TORTURA -> I MIEI VANNO IN VACANZA, IO TORNO A CASA MIA E LUI VIENE CON ME.
Non ho molti ricordi di quei 4 giorni passati a casa mia, solo mi sembrava che le cose andassero meglio.
5 GENNAIO 2015 - mi suona il telefono e era mia zia.. stavo cucinando, gli ho chiesto di rispondere. Risponde. Poi silenzio.
Aveva in mano il mio telefono, era andato sulle chat di WhatsApp, aveva cercato "TITTI". Si leggevano chiaramente i messaggi, di mesi prima che conoscessi il PROBLEMA, in cui dicevo ad una mia amica che ero contenta della mia relazione con TITTI e di tutto quello che era accaduto nel mentre.
Si alza, mi viene vicino, mi passa il telefono. MI SPUTA IN FACCIA. Quando mi tolgo la mano dalla faccia, MI COLPISCE. Mi sono traballati i denti in bocca.
Io ero esterrefatta, mi aveva colpita.
Corro in bagno e rimetto.
Lui mi segue e mi dice che "è colpa tua, se non facevi la putt*ana con TITTI ora tu saresti stata la donna perfetta".
Dopo pochi minuti si rende conto della cosa, comincia a piangere e chiama il suo coinquilino e sua madre dicendogli che cosa aveva fatto, che cosa mi aveva fatto.
Non ho idea di dove o come io sia riuscita a tornare lucida e digli "ESCI DA QUESTA CASA".
NON SONO SCAPPATA.
NON HO MAI DETTO AI MIEI DELL'ACCADUTO.
7 GENNAIO 2015 -> "TI PREGO VIENI DA ME CHE CHIARIAMO"
Vado a casa sua (STUPIDA RAGAZZINA)
Indovinate? NON SONO SCAPPATA.
Gli ho detto che non sarebbe mai più dovuto accadere, ha promesso. Ha iniziato ad andare da uno psicologo per affrontare i suoi problemi (i problemi che gli avevo creato io, a sentire il professionista). Nel mentre, STUPIDAMENTE, acconsento a far incontrare il PROBLEMA e TITTI. Incontro pacifico, sbagliato ma pacifico sempre consigliato dal professionista, sembrava la fine dei miei problemi. Ero tranquilla.
4 APRILE 2015 -> "ANDIAMO A FESTEGGIARE PASQUA DAI MIEI"
Prendiamo il treno per andare a casa dei suoi genitori, durante il viaggio incontriamo dei suoi ex-compagni di classe con cui sta a parlare per quasi la totalità del viaggio mentre io ero sollevata dalla cosa, ero tranquilla. Si, in quei giorni ero abbastanza pensierosa perchè avevo avuto un ritardo del ciclo e pur sapendo che non avevamo commesso cavolate, ero comunque pensierosa sulla cosa. Verso la fine del viaggio si avvicina a me, mi mette la mano sulla pancia e mi dice che se avessi provato a togliergli suo figlio mi avrebbe eliminata dall'equazione. Non ho voluto minimamente cogliere il significato pericoloso della frase. Ma ero arrabbiata, gli ho tolto la mano e gli ho riferito che se pensava di avere un figlio da me se lo poteva scordare, non era il momento e non ne volevo (spoiler: non ne voglio ancora). "SCAPPA".
Lo avevo già visto lo sguardo che mi aveva rivolto, il 5 GENNAIO 2015. "SCAPPA".
Scendiamo dal treno. La valigia era pesante. "Arrangiati".
Si ferma, mi butta la valigia a terra e mi dice: "Mi hai fatto fare una figura di m∙∙∙a, guardati, fai schifo" -- "SCAPPA".
Camminiamo verso la tappa intermedia che avevamo prima di andare dai suoi: andare a fare una seduta congiunta dal professionista, voleva conoscere a detta del PROBLEMA, la causa di tutti i problemi della povera vittima, voleva conoscere la p∙∙∙∙∙a.
Camminava veloce, io avevo oltre che alla valigia, anche una colomba artigianale con i gusti preferiti di sua madre.
Ma ero lenta per lui, troppo.
Molla la sua valigia e torna indietro, prende la colomba, la lancia in terra e la calpesta. La faccia dei signori sul camion che mi guardano ve la lascio solo immaginare, diceva "SCAPPA". NON SONO SCAPPATA. Ho raccolto la colomba, ho guardato i signori sorridendo e sono andata verso il professionista.
Salgo le scale. il PROBLEMA mi aspettava.
Non ho la minima idea di che cosa io abbia detto, erano minuti che non parlavo.
Appoggio la valigia e mi colpisce. Non ho idea di quante volte mi colpisca, sberle, pugni.. cerco una via d'uscita: la porta del professionista, "lui mi aiuterà". Non si apre.
Ma il PROBLEMA la porta riesce ad aprirla, ha meno fretta di me, lui non vuole scappare.
Mi prende per i capelli, e mi trascina oltre la soglia "ECCOLA LA P****A".
Il professionista stava facendo una seduta ad una signora, che saluta velocemente e scappa.
Il PROBLEMA mi molla, io corro a nascondermi tra la finestra e il balcone, potevo saltare in caso.
Si calmano, parlano, il professionista spiega al PROBLEMA che non c'era bisogno di picchiarmi.
Mi chiamano dentro, dicendo che l'ambiente era sicuro. "SCAPPA"
Mi siedo, il PROBLEMA aveva la mano che era blu a furia di stringerla. "SCAPPA"
Il professionista finalmente dice qualcosa anche a me "Perchè hai dovuto fare sesso con un altro? Non potevi aspettarlo".
IL PROFESSIONISTA. IO ERO IL PROBLEMA.
Questa volta sono SCAPPATA. Ho preso il treno e sono tornata a casa mia con le preghiere del PROBLEMA che mi diceva che non sarebbe mai successo di nuovo.
Sua madre che mi chiamava e mi diceva di perdonarlo, che non aveva fatto apposta.
Dopo un paio di giorni a casa, mia madre mi ha aperto gli occhi "Non sei più felice da quando c'è lui nella tua vita, non è meglio lasciar stare?".
10 secondi dopo, l'ho chiamato e l'ho mollato.
I mesi successivi le chiamate e i messaggi erano il mio peggior incubo. "Ho sbagliato, ti amo". "Ho sbagliato, non lo farò più". "Mia mamma dice che lo possiamo affrontare insieme". "Ti perdono anche se sei una p∙∙∙∙∙a". "Io mi ammazzo".
"Io mi ammazzo" -> "Allora perchè mi stai ancora scrivendo" (è stata l'unica risposta che ha avuto).
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Da allora io non ho più avuto frequentazioni, non esco, non parlo con nessuno che non sia una persona con cui ho già avuto a che fare per altri motivi. Non sopporto chi mi "ansia" e per "ansia" intendo anche solo un messaggio al giorno. Non riesco più a farmi toccare da nessuno, non ci sono abbracci nella mia vita o carezze.
Se qualcuno urla, io scappo. Se qualcuno urla e gesticola, io mi accuccio e spero che non mi colpisca.
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Successivamente ho avuto modo di parlare con sua madre e mi ha reso partecipe che questo atteggiamento aggressivo e violento era già successo in precedenza. Picchiava anche loro. A 8 anni ha picchiato suo padre con una spranga di ferro.
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Questa è la storia, la brutta storia di come il mio ex mi abbia creato un trauma. E mi sorgono domande:
1- perchè non sono scappata?
2- come si supera questa cosa? C'è un modo?
3- perchè se i suoi lo sapevano non hanno fatto in modo che il PROBLEMA non fosse un problema mio. Perchè io ho dovuto pagare, sulla mia pelle, la negligenza altrui? Loro lo hanno messo al mondo perchè doveva essere un problema mio?
Grazie a tutti e scusatemi per le parole forti.