Era un ragazzo tranquillo...

  • Eppure poteva essere un ragazzo bravissimo e tranquillissimo anche Gennarino Marcellino nato e cresciuto in una buona famiglia dell'interland e ce lo ritroviamo ad essere un capo-bastone...

    La domanda è più che lecita: ci è nato o ci è diventato? Cioè è psicopatico pure lui...oppure boh?

    A me basterebbe sapere se sia psicopatico o sociopatico come i tizi di cui state parlando, si no, nient'altro.

    Più che altro era una mia curiosità per sapere se i due fenomeni siano sovrapponibili.

    Mica voglio creare un flame enorme!!!

  • Eppure poteva essere un ragazzo bravissimo e tranquillissimo anche Gennarino Marcellino nato e cresciuto in una buona famiglia dell'interland e ce lo ritroviamo ad essere un capo-bastone...

    La domanda è più che lecita: ci è nato o ci è diventato? Cioè è psicopatico pure lui...oppure boh?

    A me basterebbe sapere se sia psicopatico o sociopatico come i tizi di cui state parlando, si no, nient'altro.

    Più che altro era una mia curiosità per sapere se i due fenomeni siano sovrapponibili.

    Mica voglio creare un flame enorme!!!

    giuseppex ho chiesto gentilmente di rimanere in topic, quindi basta così per favore. Grazie.


    Ailene per lo Staff di moderazione

  • Secondo me sì, è possibile che la mancanza di empatia e di rimorso siano caratteristiche che si possano trovare con probabilità nella malavita e in particolare in ruoli come il serial killer.

    Ecco come sospettavo.

    Ma "essere affiliato alla mafia, camorra etc" non dipende da caratteristiche necessariamente innate. Sono molte le ragioni e circostanze che possono spingere una persona dentro questi contesti, un esempio è nascere e crescere sin da bambini in un ambiente già "deviato" dalla criminalità.

    Questo sicuramente.

    In sostanza ritengo probabile che una persona con un certo "curriculum" di vita (fare del male agli altri senza rimorso), abbia un qualche disturbo della personalità grave potenzialmente pericoloso a componente innata come quello di cui abbiamo discusso.

    Esatto.


    Quindi pensi pure tu che i fenomeni si sovrappongono o sono quasi la stessa cosa.


    Ah e comunque parlo di un gennarino marcellino ipotetico eh, a scanso d'equivoci. :P

  • Gli psicopatici possono sì in alcune circostanze adattarsi e inserirsi in posizioni di potere, usando la loro intelligenza per manipolare gli altri, ma questo non significa che i loro comportamenti diventino normali o che cambino profondamente. Anche se possono fare calcoli razionali, la loro mancanza di empatia e il focus sui propri interessi personali limitano pesantemente la loro considerazione del benessere altrui.

    Aprii un thread sui Serial Killer qualche mese fa, e tra le tante motivazioni per porsi domande su come funzionassero le menti di questi criminali mi chiedevo come fosse possibile "prevenire" e "prevedere" le loro azioni. Cosa che non riuscì a fare nemmeno una commissione di psichiatri nei confronti ad esempio di Edmund Kemper, il quale dopo aver ammazzato i nonni a fucilate a 14 anni e dopo aver dichiarato alla polizia di aver ammazzato prima la nonna (per la curiosità di sperimentare cosa si provasse ad ammazzare un parente) e, una volta rincasato il nonno, disse di aver ammazzato a fucilate anche lui perché se no si sarebbe arrabbiato.


    Una volta internato in un ospedale psichiatrico ed essere stato giudicato qualche anno dopo "riabilitato", la prima cosa che fece fu procurarsi una pistola e immediatamente dopo ammazzare di nuovo.


    Tornò poi ad una visita con questi psichiatri il giorno dopo aver ammazzato una ragazzina di 15 anni. Da questa commissione fu giudicato "soggetto affidabile" e raccontò di avere ancora nel baule la sua testa mozzata. Uccisa proprio perché nemmeno una commissione intera di psichiatri fu in grado di accorgersi che fosse un pericolo per la società.

    Il punto è proprio questo: anche se un ambiente positivo o insegnamenti razionali possono influenzare alcuni aspetti del comportamento, non possono eliminare alla radice i tratti psicopatici innati.

    Appunto.

    Può rimanere "in incognito" a lungo, rendendo così difficile (se non impossibile) per chiunque riconoscerla o gestirla prima che diventi un problema serio e, putroppo, drammatico come in questo caso. In assenza di segni evidenti o di una diagnosi precoce, non trovo quindi né giusto né corretto cercare in ogni modo di attribuire alla famiglia una qualunque responsabilità per quanto accaduto, così come "alcuni" hanno cercato di fare in questo thread.

    Mi domando più che altro come sia stato possibile definire (nel caso di Kemper) questo soggetto "affidabile" dopo che aveva dichiarato lui stesso di aver ammazzato la nonna a fucilate solo per sapere cosa si provasse.

    Mi domando come si faccia a ritenere possibile che un pazzo scatenato come questo possa ritenersi mai più affidabile.

    La motivazione stessa dell'uccisione dei nonni è così folle che il solo fatto di rimetterlo a piede libero mi sembra una follia.

    Abbiamo già discusso di questo: ciò che proponi non garantirebbe comunque una soluzione al problema poiché la psicopatia, essendo una condizione innata, non può essere "curata" ma solo eventualmente gestita. Anche con un intervento precoce, non c'è garanzia che il soggetto non possa manifestare comportamenti antisociali in seguito, tenendo anche sempre ben presente come gli psicopatici sono noti per l'abilità nel mascherare le loro reali intenzioni, il che complica oltremodo il compito di prevenirli o di stilare una diagnosi accurata.


    Il problema quindi non risiede solo nella difficoltà di individuare i segnali, ma anche in quella di affrontare e gestire la psicopatia in modo efficace, visto che i comportamenti manipolatori e antisociali possono "covare sotto la cenere" ed emergere in modo subdolo e non riconoscibile.

    Lo stesso Ted Bundy era molto intelligente, oltre ad essere un avvocato ben integrato nella società lavorò per un periodo in una sorta di Telefono Amico. Sembrava quindi anche abile nel fingere empatia con gli altri esseri umani. Oltre che nell'escogitare stratagemmi per ingannare le sue vittime.

    Si lo so che è un atteggiamento che spesso accade in un certo tipo di contesti diciamo perbenisti, l'ho visto accadere sia a casa di un mio amico che in famiglia da me in determinati frangenti, nel mio caso erano tante le cose che non si volevano vedere.

    Ma anche avendole "volute" vedere queste "cose" che certezza abbiamo di poter prevenire i crimini di questi soggetti? O dopo che si sono consumati, di poterli addirittura riabilitare? Non credo si possa. Chi ammazza con tanta facilità altri esseri umani non potrà mai essere considerato non pericoloso per la società.

    Ma se sei in una famiglia "del mulino bianco" o comunque in una di quelle famiglie ostentatamente descritte come "perfette": non ammetti le normali discordie, figurati se ammetti una "macchia" come questa. Per questo dico che, caso di quel tizio a parte: la famiglia ha sempre un ruolo, anche quando questo è il tacere un'evidenza.

    Nemmeno una commissione di psichiatri fu in grado di intuire che un pazzo come Kemper avesse ripreso ad uccidere.

    Che responsabilità potrà avere mai una famiglia? Ma anche ammesso fosse stata la famiglia Addams se stermini il fratellino e i genitori sei da rinchiudere per non nuocere alla collettività, che speranze potranno mai esserci di considerarti un "soggetto affidabile" o in qualche modo "riabilitato"?

  • Mi permetto di aggiungere un mio personalissimo parere: etichettare come "sociopatico", "socio-apatico", "psicopatico", anaffettivo, ecc ecc, l'autore di una strage come quella di Paderno Dugnano è un tentativo "pericoloso" di giustificare l'ingiustificabile.

    Sono tutte ipotesi che si fanno per cercare di dare una spiegazione a un fatto talmente assurdo, sia per come è stato raccontato, sia di fatto "in cosa consiste" che non vertono a "giustificare" il delitto. Il fine ultimo è di capire di che si tratta per poterlo riconoscere ed evitare che succeda ancora. Non si possono fermare o disincentivare o riconoscere in tempo le cause che non si conoscono.


    Dall'interrogatorio del ragazzo, per quanto riportato dal suo stesso avvocato, il problema sembrerebbe essere emerso solo nell'ultimo periodo. Parla di "malessere" senza specificare altro e dice che il gesto che ha fatto, nell'intento doveva servire a fargli passare questo malessere.


    L'avvocato parla anche di "dispiacere", ma qui è possibile si tratti di una strategia difensiva. Trattandosi di un 17enne una sorta di "recupero" potrebbe pesare meno anni sulla pena di una valutazione inderogabile di pericolosità (come quella di cui si parlava nelle pagine scorse). Quindi paradossalmente una diagnosi o l'altra possono fare la differenza sulla pena e non necessariamente in negativo.


    Sempre nelle parole dell'avvocato ci sono dei termini chiave: "in quel momento", "in quel contesto", il che fa pensare che un possibile sbocco difensivo sia il "raptus improvviso" causato dal malessere.


    L'evento viene raccontato come racchiuso tutto in tempi molto brevi. Si parla di malessere dell'ultimo periodo e del fatto che il giorno prima pensava a "come fare", l'avvocato dice "a farsi passare il malessere", mentre l'idea di commettere il delitto sarebbe "maturata durante la notte". Anche qui le affermazioni vanno "pesate", perché possono avere un risvolto difensivo-giuridico. Anche queste affermazioni, a prescindere dalla loro veridicità, spingono verso il raptus temporaneo.


    La difesa nominerà un esperto per fare la perizia e capire se dietro il gesto possa esserci un qualche disturbo, ma anche questa mossa potrebbe essere un modo per avere un parere da opporre a quello di qualche esperto dell'accusa. Il tentativo già dichiarato della difesa sarà quello di farlo andare in comunità, anziché in galera minorile. In ogni caso la eventuale diagnosi avrà un peso in questa decisione, in un senso o nell'altro.

    Omnis mendaciumo. Bis vincit qui se vincit in victoria. Re sit iniuria.

  • Ma anche avendole "volute" vedere queste "cose" che certezza abbiamo di poter prevenire i crimini di questi soggetti?

    È il principio: prevenire è meglio che curare, anche se si, a volte la prevenzione non basta comunque.

    O dopo che si sono consumati, di poterli addirittura riabilitare?

    Non ho la competenza specifica per valutare il grado di efficenza delle tecniche riabilitative.


    Tra l'altro come ho detto per ora non considero la psicologia ancora una scienza esatta, o sarebbe in grado di produrre risultati certi in tempi certi indipendentemente dalle variabili del sistema complesso su cui opera, che è la mente umana.

  • È il principio: prevenire è meglio che curare, anche se si, a volte la prevenzione non basta comunque.

    Il problema è che hanno già qualcosa che non funziona di molto grave non avendo alcuna empatia. Ma quando compiono una strage per motivi inesistenti, oppure atti come la decapitazione e infieriscono sul corpo come faceva Kemper, o il ragazzo in questione infliggendo al fratellino la maggior parte delle coltellate, come puoi pensare di riabilitarli, quindi guarirli?

    Mi viene in mente il padre di Erika del delitto di Novi Ligure del 2001; il padre, l'unico superstite della strage, aveva sempre difeso sua figlia.

    Personalmente mi sono sempre chiesto nel caso in cui fosse tornata a vivere con lui se non si sarebbe chiuso a chiave in camera da letto, la notte.

    Anche se era stata la mente ed Omar il braccio, ora non ricordo di preciso anche se mi pare di ricordare che avessero ammazzato il fratellino di lei insieme salvo poi darsi la colpa a vicenda, era comunque stata la mandante che aveva premeditato la carneficina.

    Simili crimini non possono essere cancellati con un colpo di spugna o deliberatamente ignorati.

    E come è normale che accada non possono essere previsti.

    È velleitario pensare di poterci riuscire.

    Un conto è uccidere per legittima difesa, ma non c'è alcun movente che sia lontanamente logico o accettabile alla base di queste stragi.

    L'atto stesso dimostra che sono pericolosi per la società.

  • Non si possono fermare o disincentivare o riconoscere in tempo le cause che non si conoscono.

    Sono d'accordo.


    La conoscenza delle cause è fondamentale per evitare di ripetere gli stessi errori in futuro non per giustificare, però, un atto così atroce.

    Ciao AndreaC

    Condivido ciò che hai scritto e condiviso soprattutto lo scetticismo riguardo alla possibilità di riabilitare persone che hanno commesso crimini così efferati.


    La questione della pena è un altro aspetto sempre molto dibattuto.

    Mentre è giusto che i responsabili di crimini così gravi siano puniti, è altrettanto importante riflettere sulla funzione della pena stessa. La vendetta non è una soluzione, ma la giustizia deve anche avere una funzione rieducativa e di protezione della società.


    In questi giorni mi chiedevo: fino a che punto siamo in grado di comprendere (nel senso di "avere comprensione per", "essere empatico") realmente le motivazioni che spingono una persona a commettere un crimine così efferato?


    Non so voi, ma io non credo di esserne capace!

    Teniamo quello che vale la pena di tenere e poi, con il fiato della gentilezza soffiamo via il resto. George Eliot

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