deve i suoi problemi esclusivamente a comportamenti genitoriali?
Se posso rispondere anche io, uhm, no, in psicologia difficilmente c'è un determinismo così rigido (forse nella più conservatrice della psicoanalisi). Si parla più che altro di possibili concause e il tutto va considerato per sfumature piuttosto che a passaggi netti, dal bianco al nero per intenderci.
Certamente il rapporto con i genitori e il modello famigliare, quindi l'educazione sono di grande importanza. Maggior parte dei condizionamenti vengono dalla famiglia.
Ma è anche vero che un individuo, in particolar modo crescendo, si muove, generalmente, in un'ambiente esterno che si allarga rispetto alla famiglia (pensiamo alla scuola, l'università), e man mano crescendo costituisce quindi una sua coscienza, una sua capacità di giudizio, di elaborazione dei dati che provengono dall'esterno. A differenza del bambino che invece "assorbe", o si adegua, non mette assolutamente in dubbio la figura genitoriale. Non è un caso che maggior parte dei problemi psicologici insorgono in adolescenza o finanche tarda adolescenza. A quel punto l'Io è sufficientemente costituito per cominciare a mettere in discussione il mondo e persino "se stesso".
Quindi molto dipende anche dal soggetto e da come esso (soggettivamente) risponde all'ambiente. Diversamente i genitori sarebbero degli "scultori" responsabili in assoluto di come hanno modellato i figli: non è certamente così.
Riguardo l'indole... ha veramente (per me) poco senso parlare (a livello soggettivo), di indole, tranne se si vuole scrivere una teoria di psicologia sull'indole-ambiente-personalità che sarebbe appunto una teoria pure in questo caso.
I propri limiti si possono conoscere solo se si fa il tentativo di conoscerli e non perché a priori si è deciso che si tratta di indole. Questo è l'aspetto problematico, non tanto il fatto che in ciascuno di noi vi sia un'indole e una personalità che resterà più o meno quella. Perché un individuo non ha modo di sapere (men che meno se è poco consapevole di sé), quale sia la sua indole e relativi confini. Tutt'al più può appurare, nel momento presente, come reagisce alle situazioni.
Che poi l'indole non esclude, in sé e per sé, di fare qualcosa, nemmeno per gli autistici (ad alto funzionamento), si esclude al 100% che possano o meno acquisire delle abilità, che siano sociali o di altro tipo. L'indole può rendere più faticosa (o sofferto), ad esempio, lo sviluppo di quelle abilità. Ma non può impedire in assoluto la possibilità di socializzazione - a meno che - non vi siano altri problemi e quindi delle cristallizzazioni dell'Io instauratasi con determinati schemi.