Come apprezzare meglio ciò che si ha?

  • Di tutte le esperienze ed i traguardi che hai elencato, che peraltro attraggono la mia ammirazione, quali di esse per te hanno riempito la tua vita, dandone un senso, insomma quali sono state significative per non considerarla "vuota" e/o "effimera"?

    Ti rispondo sinceramente perchè il tuo tono mi pare sincero, e non avevo intenzione di finire a fare polemica.

    Mi ripeterò ma le cose importanti davvero per me sono i rapporti.

    Da come scrivi tu non conosci la storia alle mie spalle, io sono stata 'costretta' ad eccellere sin da bambina a causa di un vissuto di profonda anaffettività di mia madre. Ho passato i primi 25 anni a portarle trofei di vario genere, meriti scolastici, sportivi, e quant'altro per dimostrarle di essere degna del suo amore. Naturalmente non ne ero consapevole e ancora da adulta mi è capitato di invitarla a mie competizioni sportive con l'animo di chi deve ottenere attenzione, ma almeno oggi ne ho consapevolezza. Da una parte non è servito a nulla nel rapporto con mia madre, dall'altra mi ha spinta a dare il meglio in tutto quello che ho fatto e si, ho avuto bei risultati. In realtà potevo fare anche meglio, ad esempio nel lavoro sento che potrei ancora fare di più, e quel diploma al conservatorio mi è rimasto in testa.

    Ma capisci che visto il mio vissuto, aver costruito la mia famiglia dove posso permettermi di essere me stessa e di sbagliare senza essere giudicata e di essere amata 'gratis' senza dover competere per me è il valore più grande, non potrebbe essere altrimenti.

    Nel tuo caso sarà presto, magari però avere qualcuno con cui condividere le cose belle della vita ne aumenta il valore a dismisura.

    Io sono arrivata tardi alla maternità, proprio per via del mio vissuto e di altre cose che ho voluto fare prima, credevo che dopo non mi sarei goduta più nulla, ma non potevo immaginare che andare ai Caraibi coi miei figli, vedere lo stupore nei loro occhi mi avrebbe dato molto di più delle emozioni provate andandoci da sola.

    La condivisione è per me il vero add on della vita, quello che come dici tu la completa in tutti i suoi aspetti.

  • Vorrei anche aggiungere che quello che gratifica e riempie la vita è molto personale; la cosa che mi ha dato più soddisfazione negli ultimi anni è stato vincere un concorso letterario, è stato qualcosa di importantissimo per me nonostante il premio irrisorio e comunque certamente qualcosa che non avrà un seguito, la mia vita ha preso altre direzioni e la scrittura per me è solo un hobby. Tante volte gli hobby rendono significativa la vita quando il resto non lo fa; il mio lavoro sarebbe molto per molti ma a me non dà abbastanza in termini di realizzazione, mi è rimasta una profonda necessità di dedicarmi anche ad altro, ho un fortissimo richiamo verso la musica e l'arte e anche questi aspetti della vita nel mio caso la completano.

  • Cara ipposam, manco a farlo apposta, abbiamo qualcosa in comune.

    Anche io ho suonato il pianoforte, e sono arrivato ad un passo dal diploma, ma poi per mancanza di tempo, nel mio caso non per impegni familiari, ho dovuto mollare.


    Sono stato molto "sintetico" nei miei post iniziali, e allo stesso modo tuo non scrivo nulla per vantare.

    Anche io ho praticato sport a livello agonistico, sto continuando una vita sportiva, anche se con altre attività.

    Il pianoforte, seppur ho continuato per conto mio, un po' mi manca proprio per la difficoltà di portarlo (vorrei comprarne uno, ma chissà che tra 6 mesi non mi spediscano altrove).


    Sul concetto di famiglia, mi trovi assolutamente d'accordo, non c'è nulla di più bello se è genuina e funziona.

    Non ho mai detto il contrario, ma dipende dalle situazioni.

    E' bello quando si ha un equilibrio, quando si può dare, quando si ha una stabilità, non solo economica.


    Se una persona dovesse reputare che la vita matrimoniale, i figli, non appartengono ancora alla "fase", o "dimensione" che stanno vivendo, non necessariamente significa che ci sia dell'immaturità.

    Anzi per diversi, non è nemmeno il punto d'arrivo. Per altri magari si, e lo scoprono purtroppo tardi. Dipende.


    Io potevo tranquillamente rimanere a casa mia, e mantenere quelle relazioni stabili che avevo (e che fortunatamente mantengo anche a distanza perchè sono genuine), trovarmi una relazione sentimentale e, perchè no, anche eventualmente mettere su famiglia.


    Però avrei vissuto con il rammarico di non aver tentato, di non essermi realizzato, di non essere "partito".

    Allora ho avuto il coraggio, non solo per la paura di andarmene di casa (che peraltro non ho mai avuto), bensì per gli gli strascichi di disagi e situazioni passate, che tuttora non ritengo di averle risolte pienamente.

    Perchè fidati, erano veramente invalidanti, e non le auguro a nessuno.

    Ovviamente non avendone scritto i dettagli, ogni utente qui dentro ne è all'oscuro, ma per me questo è significato più di ogni altra cosa.

    Combattere con i propri disagi, o meglio con se stessi, è la battaglia più ardua.

    Molti qui nel forum sanno cosa vuol dire, altri fortunatamente no.


    Sono partito, e le persone che il mio percorso mi ha fatto conoscere sono centuplicate, ovviamente si sono consolidate conoscenze più approfondite.


    Il mio percorso mi ha portato a dover lasciare e ricominciare daccapo 3 volte (e tu ipposam mi puoi confermare cosa vuol dire).

    Azzerare tutto e portarsi dietro la propria esperienza.


    Non era "automatico" l'andare via di casa, e l'ottenere i risultati. Ho anche fallito, poi quando ci stavo riuscendo è arrivato il Covid.

    Poi ho trovato il percorso quando stavo letteralmente considerando di mollare tutto.


    In questa vita, posso trovarci mille difetti, ma assolutamente nulla di vuoto od effimero.

    Anzi, ti dirò di più, forse con una famiglia da mandare avanti non avrei fatto tutte queste cose, che tu definisti "materiali". Se tu ci sei riuscita, sei stata brava.


    Ma vorrei lanciare un'altra provocazione, ho incontrato e conosciuto diverse persone che lasciando il partner, o la famiglia, hanno ricominciato a realizzarsi, a cambiare totalmente rotta, e a ritrovare se stessi ed una propria serenità (sempre ovviamente non dimenticandosi dei figli).


    Certo, se si è fortunati, e la famiglia funziona, al contrario, potrebbe essere la cosa più bella al mondo.

    Non ho mai detto che è una scelta da perdenti, anzi, non è nemmeno un qualcosa che escluda dalla mia vita.

    Al momento, con la mia "instabilità" non lavorativa, ma di vita (o forse emotiva, come giustamente qualcuno ha detto), non mi è stato possibile.

    Ma non per questo definisco la mia vita vuota, o effimera.


    Anzi, ti dirò di più, forse un domani la mia famiglia potrà godere anche di quello che ho costruito adesso, allo stesso modo di come io ho goduto ciò che hanno costruito i miei genitori.

  • Sono stato lunghissimo, non me ne sono accorto, e forse anche noioso.

    Volevo solo aggiungere un ulteriore dettaglio.


    Il mio lavoro prima era un hobby. Era il mio tempo libero, la mia passione.

    E' diventata successivamente la mia mansione, per cui al di là della soddisfazione personale, economica, mi ha realizzato ancora di più perchè per me è più che un mestiere.


    Ovviamente quando diventa la tua attività principale cambia tutta situazione, diventa un impegno, a volte lo odi, certe volte non ne hai voglia, ed ovviamente ho bisogno del mio tempo libero per altre cose.

    Però è una vocazione, non soltanto una carriera.

  • ma poi per mancanza di tempo, nel mio caso non per impegni familiari, ho dovuto mollare.

    Anche io mollai per mancanza di tempo; mi stavo laureando in ingegneria e pensavo che il diploma in pianoforte non mi sarebbe servito a nulla, potevo suonare lo stesso. Invece smisi proprio di suonare e per anni non ho piu toccato un pianoforte, ho ripreso molti anni dopo, ho ristrutturato il piano di mio padre e l'ho portato a casa mia e ora suono per piacere.

    Io ho un percorso diverso perché non ho mai avuto instabilità lavorativa e i miei trasferimenti facevano capo alla stessa azienda per cui lavoravo che era multinazionale, ho solo colto l''opportunità di lavorare altrove perché ero giovane e volevo fare esperienza.

    In ogni caso hai ragione che se funziona la famiglia è un valore, se non funziona può andare molto male, perciò va pianificata bene; ma se funziona non toglie nulla, io non ho mai creduto a chi dice che non ha potuto fare delle cose a causa della famiglia, chi non viaggia o non fa carriera perché ha i figli, queste sono le scuse di chi non ha realmente voglia di fare le cose e non le avrebbe fatte lo stesso. Ho già raccontato in altri post di quando 4 giorni dopo il parto ho ripreso a correre, lasciando il mio piccolo al papà per un'ora.

    Se c'è la volontà e la collaborazione si fa tutto.

    Nel tuo caso devi forse assestarti ulteriormente, sei giovane, il modo non mancherà.

    Però è una vocazione, non soltanto una carriera.

    Tanto meglio, dunque perchè l'insoddisfazione?

  • Sul concetto di famiglia, mi trovi assolutamente d'accordo, non c'è nulla di più bello se è genuina e funziona.

    Non ho mai detto il contrario, ma dipende dalle situazioni.

    E' bello quando si ha un equilibrio, quando si può dare, quando si ha una stabilità, non solo economica.


    Se una persona dovesse reputare che la vita matrimoniale, i figli, non appartengono ancora alla "fase", o "dimensione" che stanno vivendo, non necessariamente significa che ci sia dell'immaturità.

    Anzi per diversi, non è nemmeno il punto d'arrivo. Per altri magari si, e lo scoprono purtroppo tardi. Dipende.

    Questo è sacrosanto, ovvero: è più maturo evitare di farsi una famiglia se non ci si sente in grado o non si è abbastanza "stabili", piuttosto che farlo solo perché suona la sveglia dell'orologio biologico o perché qualche insegnamento catechista impone di farlo.

    Omnis mendaciumo. Bis vincit qui se vincit in victoria. Re sit iniuria.

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