A me questo forum piace perché è ben gestito, è tranquillo e ci sono tanti tipi di discussioni. So che posso esporre sia i miei malumori che i momenti buoni, vedo che c'è anche molta voglia di supportarsi e non è scontato.

Come viviamo questo forum?
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E, a distanza di così tanti anni, sei ancora di quell'opinione o i confronti e le esperienze che hai trovato qui ti hanno "fatto cambiare idea"?
Rimango della stessa idea, cioe' che non ha senso "curare" problemi sociali e culturali con dei farmaci. Ma ormai la nostra societa' e' basata sulla cultura del farmaco, che a sua volta e' giustificata dalla cultura della fretta, del tutto e subito, della competitivita', del consumismo, e tutto quello che poi comportano. Gli psicofarmaci sarebbero utili e giustificabili forse soltanto in una minoranza di casi.
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Condivido pienamente quanto hai scritto. Ci sono giorni in cui sento il bisogno di aiutare qualcuno, mi piace farlo perché so come le mie parole possano lenire il dolore o comunque far sentire meno soli nei momenti di sconforto. Sentirsi compresi e sapere che altre persone hanno affrontato problemi simili ti da sollievo.
Però non nego che a volte non riesco a trattenere le lacrime di fronte alcuni racconti, mi turbano parecchio e continuo a pensarci in altri momenti della giornata. L'empatia è un'arma a doppio taglio, se da un lato può sembrare una risorsa per aiutare, dall'altro ti risucchia parecchia energia se non sei capace di mettere uno "scudo emotivo" per non lasciarti angosciare dai racconti.
Come tutti custodisco gelosamente questo spazio. Mi piace perché nonostante sia un luogo virtuale è una zona di comfort dove posso trattare delle tematiche diverse dal solito e parlare in tutta sincerità senza sentirmi giudicata.
Adoro il grande sostegno che si crea tra dei perfetti sconosciuti e il fatto che qui ognuno di noi tiri fuori quel lato vulnerabile che spesso nasconde al mondo reale.
C'è poi una sorta di "magnetismo" inconscio verso alcuni utenti in particolare, che non so spiegare in modo razionale. È come se mi attirassero ma non saprei dire perché. Probabilmente intuisco o percepisco che hanno avuto un vissuto simile al mio oppure li sento molto simili a me in alcune emozioni.
È assurdo e allo stesso tempo affascinante come ci si possa affezionare a quei nickname senza volto, ma di cui conosci le fragilità.
Infine è stimolante leggere le discussioni, capita di imparare nuove nozioni oppure leggere punti di vista differenti che ti portano a profonde riflessioni o ti aprono la mente verso nuovi orizzonti.
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Io ho trovato questo forum leggendo su Google, inizialmente ero lurker, poi mi sono iscritto ed eccomi qua. Mi sono iscritto principalmente per togliermi qualche dubbio e migliorare il mio comportamento con il sesso opposto.
Però leggo di qua e di la, su alcuni thread non rispondo nemmeno perchè non ne sono in grado, su altri se riesco do la mia opinione, mi sono reso conto di alcune cose... situazioni, alcune al limite dell'incredibile, tanta gente che si affida a psicologi.. entri a leggere una realtà che credevi in forma minore, tanti problemi!
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qui trovo persone con guai comuni dati dalla società moderna, guai contingenti.
Mica poca roba però... il male di vivere, variamente inteso, sta diventando endemico e questo dà da riflettere.
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Rimango della stessa idea, cioe' che non ha senso "curare" problemi sociali e culturali con dei farmaci. Ma ormai la nostra societa' e' basata sulla cultura del farmaco, che a sua volta e' giustificata dalla cultura della fretta, del tutto e subito, della competitivita', del consumismo, e tutto quello che poi comportano. Gli psicofarmaci sarebbero utili e giustificabili forse soltanto in una minoranza di casi.
Sono d'accordo! Non sono in assoluto contrario ai farmaci. In alcuni casi credo siano indispensabili ma, da non professionista, ho la sensazione che oggi ci sia un abuso per i motivi che tu indichi. Tempo fa un luminare della psichiatria italiana mi raccontava che era andato da lui un paziente da poco vedovo dopo un matrimonio di decenni dicendo che stava male e che voleva qualche farmaco. Lo psichiatra ha risposto "ma come si vuole sentire? Sta elaborando un lutto gravissimo.. è normale e non patologico che lei si senta così". Chiedo scusa preventivamente per il mio ot.
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È un po' così anche per me; diciamo che lo trovo molto soft. Non è che mi dispiaccia, ma spesso mi sento inadatta, troppo dura.
Sul fatto di essere troppo duri e crudi anch'io lo sono, nel senso che a volte anche a livello ideologico mi sento un po' fuori posto.
Diciamo che sono molto pragmatico e poco "psicologico"...
Sono abituata ad interazioni meno moderate in realtà, venendo dai quartieri popolari (ambiente scolastico a parte).
Ecco questo anch'io.
Io in realtà vengo dalla campagna della provincia profonda e ti assicuro che anche qui a durezza e sboccataggine non si scherza affatto, quindi per questo pure io a volte devo moderarmi (a volte capita di voler mordere il freno quando leggi certe cose).
Però capisco assolutamente la necessità di moderazione; c'è gente fragile, e lo scopo non è quello di venire qui per farsi affossare.
Esatto.
E' giusto così questo non è un forum che parla di sport o politica...
Infatti se capiti li ne vedi di cose, li le moderazioni dicono che le provocazioni e gli insulti sono robe da ragazzi e quindi bisogna passarci sopra.
chi è abituato ad interazioni meno moderate poi è anche meno moderato con sé stesso, tratta male anche sé stesso, o si concede emozioni troppo estreme e senza equilibrio, che danneggiano lui per primo. Nella moderazione di sé, il vantaggio è imparare a vivere bene; lo svantaggio pensavo fosse perdere di intensità nello spirito, ma forse mi sbagliavo.
Mi sa che hai ragione.
Lo noto anche in irl.
Io al contrario sono l'opposto, sono eccessivo nelle interazioni e mi faccio vincere dell'emotività con tutte le conseguenze del caso.
Ma però se si arriva all'estremo cioè vivere un fatto serissimo, un incidente di una persona vicina, una forte lite tra due persone, il risolvere un qualcosa di fondamentale importanza divento un cyborg...divento asettico e pragmatico all'estremo: ansia che si annulla, le parole con il contagocce, zero emozioni, ecc.
Sono il classico tipo da bianco o nero.
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Rimango della stessa idea, cioe' che non ha senso "curare" problemi sociali e culturali con dei farmaci. Ma ormai la nostra societa' e' basata sulla cultura del farmaco, che a sua volta e' giustificata dalla cultura della fretta, del tutto e subito, della competitivita', del consumismo, e tutto quello che poi comportano. Gli psicofarmaci sarebbero utili e giustificabili forse soltanto in una minoranza di casi.
Una cosa che mi è rimasta impressa ai tempi del "virus" è stata una domanda di Mara Venier a Bassetti la quale chiedeva al "luminare": "ma a parte il vaccino cosa si può fare per prevenire il raccogliere del virus o l'affrontare meglio l'infezione...nel senso dello stile di vita da intraprendere, l'alimentazione, ecc?" Ebbene la risposta è stata " no...non c'è nulla che si può fare per prevenire! Uno si vaccina e basta e risolve."
Praticamente è il "pigliate na pasticca siente a me", cioè siamo arrivati al "fai tutto quello che vuoi, che puoi, fregatene di tutto, non prevenire affatto...tanto alla fine se succede qualcosa c'è la pasticca!!!" Ma questo è il frutto della società tipica odierna dell'occidente decadente tutta volta all'utilitarismo consumista, al materialismo esasperato...in pratica al neoliberismo, al turbo-capitalismo allo stadio terminale.
Ma come dice qualcuno "alla gente tutto ciò piace!"
Quindi teniamocelo...
il male di vivere, variamente inteso, sta diventando endemico e questo dà da riflettere.
Alla gente piace questa società, non c'è niente da fare...
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Alla gente piace questa società, non c'è niente da fare...
Può darsi... ma è indubbio che depressione, ansia e cose simili stiano esplodendo soprattutto tra i giovani e questo mi fa venire parecchi dubbi.
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