Relazione coercitiva ed effetti a lungo termine

  • Posso chiederti se ti sei rivolta a un professionista? Ovviamente non sentirti obbligata a rispondere.

    Ne avevo parlato con la mia terapista ma come ho spiegato nell'altro thread che ho aperto a inizio mese, non siamo riuscite ad affrontare questa cosa, abbiamo provato con l'EMDR perché all'inizio ho tirato fuori gli aspetti traumatici, e poi parlandone, con altre cose tipo scrittura, ecc. però non ha funzionato moltissimo. Ho poi tentato altre strade che però qui non riesco a riassumere, perché sono più affini diciamo a come intendo io il mio percorso di vita, e queste mi hanno aiutato notevolmente, perché all'inizio della rielaborazione io ci pensavo tutti i giorni e questo mi causava delle vere e proprie crisi. Ora va un po' meglio, sono riuscita a lasciare andare in parte ma sono ancora ossessionata da questo tizio. Comunque il thread è questo: Ossessione morbosa nei confronti di lui, come risolvere? se hai voglia di leggere.

    Bisogna avere un caos dentro di sé per partorire una stella danzante :glowing_star:

  • Eccessiva ostentata sicurezza e indipendenza (rifiutare aiuto, salvo poi pretenderlo implicitamente è la peggiore).

    Questo è un lato caratteriale in cui parzialmente mi riconosco, ma più per il modello educativo ricevuto in famiglia (ne ho parlato qualche messaggio indietro) che per altro.

    Lo contestualizzo meglio. Sin dall'infanzia, non ho mai avuto legami di amicizia su cui poter contare al momento del bisogno. Soprattutto il mio papà, quando si accorgeva che questa solitudine - apprezzata da grande, ma spesso sofferta fino alla tarda adolescenza - iniziava a pesarmi, mi spronava con l'esempio e col dialogo a sviluppare la mia indipendenza, a non sentire il bisogno di nessuno, a cavarmela da sola. E così faccio da sempre. In effetti dopo l'Inqualificabile mi sono ricomposta (almeno in apparenza) e sono andata avanti senza soffermarmi sulle possibili conseguenze.

    In conclusione, mi riesce quasi impossibile chiedere aiuto. E sapendo che non chiedo, nemmeno mi aspetto implicitamente di riceverlo, ma di fronte a una mano tesa non rifiuto mai (salvo i casi molto più che rari ed eccezionali in cui qualcuno ha un acclarato secondo fine). Anzi, visto che sono sempre molto restia a manifestare necessità di aiuto (sentendomi esposta), tendo a considerare l'offerta d'aiuto come uno spiccato senso di osservazione, come una manifestazione di sensibilità.


    Questo tratto della mia personalità probabilmente ha influito sin dall'inizio sulla relazione col mio compagno, lo dimostra anche il fatto che non ho mai condiviso con lui i dettagli della relazione con l'Inqualificabile. Un po' per vergogna, un po' perché sentendo di aver agito da ragazzina sciocca non volevo che vedesse quella debolezza (che comunque sarà trapelata nonostante gli sforzi per nasconderla), infine perché non volevo gravasse su di lui il peso del recupero. O comunque non volevo si sentisse in obbligo in alcun modo. Infine perché mi ci ero messa da sola in quella situazione, sentivo di dover fare altrettanto per uscirne.


    Ma a parte questo, le altre caratteristiche che hai elencato non me le sento addosso, e soprattutto le vedo come tratto caratteriale generale, tanto maschile quanto femminile, non attribuibile esclusivamente a un certo tipo di femminilità poco attrattiva.

    Sono le esperienze personali in qualità di donna, come quella con l'Inqualificabile per esempio (ma l'elenco sarebbe lungo) ad aver temprato quelle che definisco come rigidità caratteriali, così come una certa propensione alla sobrietà/discrezione nella manifestazione femminile.


    Non mi rendo conto di come appaio ora, da grande, non riesco a percepirmi con oggettività, non so cosa trasmetto a chi non mi conosce, se il modo in cui esprimo la mia femminilità può risultare attrattivo o meno. Sarebbe interessante capire anche questo, perché in fin dei conti anche il mio compagno non mi percepirà tanto diversamente.

    "Jesus died for somebody's sins but not mine"

  • In conclusione, mi riesce quasi impossibile chiedere aiuto. E sapendo che non chiedo, nemmeno mi aspetto implicitamente di riceverlo, ma di fronte a una mano tesa non rifiuto mai

    Ma questo è ben diverso da pretenderlo implicitamente.

    La pretesa implicita di aiuto è quella che fa scattare persino una punizione del partner, perché non si è offerto di aiutare.


    Questo tratto della mia personalità probabilmente ha influito sin dall'inizio sulla relazione col mio compagno, lo dimostra anche il fatto che non ho mai condiviso con lui i dettagli della relazione con l'Inqualificabile.

    Non eri e non sei tenuta a farlo.

    Dettagli, in particolare scabrosi, della tua relazione precedente potrebbero pregiudicare la serenità di quella attuale.


    Un po' perché gli uomini soffrono facilmente di gelosia retroattiva (anche se non lo ammettono) e un po' perché soffrono del confronto. A seconda della sensibilità di lui: venire a conoscenza di dettagli (non macro-elementi, ma proprio dettagli) potrebbe diventare un tarlo nella sua testa.


    Quella cosa che si dice che nella relazione bisogna dirsi tutto non è sempre vera od opportuna.


    Ma a parte questo, le altre caratteristiche che hai elencato non me le sento addosso, e soprattutto le vedo come tratto caratteriale generale, tanto maschile quanto femminile, non attribuibile esclusivamente a un certo tipo di femminilità poco attrattiva.

    Si sono caratteristiche assolutamente unisex e inopportune alla stessa maniera, sia che vengano attuate dall'uno che dall'altra.

    La differenza uomo/donna sta solo nel fatto che nell'universo femminile moderno vengono considerate caratteristiche "accettabili", "non gravi" o addirittura "da mettere in atto volutamente" in virtù di una fantomatica posizione difensiva (nota presa a caso in rete).


    Dal punto di vista da cui le guardavo io rispetto al mio intervento originale: sono modalità di comportamento che possono diventare conseguenza di traumi subiti in una relazione precedente e che poi si attivano o trascinano in una relazione successiva.


    Non mi rendo conto di come appaio ora, da grande, non riesco a percepirmi con oggettività, non so cosa trasmetto a chi non mi conosce, se il modo in cui esprimo la mia femminilità può risultare attrattivo o meno. Sarebbe interessante capire anche questo, perché in fin dei conti anche il mio compagno non mi percepirà tanto diversamente.

    Secondo me ti fai troppe domande sul tuo valore quando ad essere in dubbio è la "fase" tra te e lui. Intendo dire che qualunque responsabilità tu possa avere: tieni conto che probabilmente è solo la metà del totale.


    E' giusto farsi queste domande. E' corretto tentare di darsi una risposta. Però non ossessionarti.

    Omnis mendaciumo. Bis vincit qui se vincit in victoria. Re sit iniuria.

  • Non so se nella definizione in questione la reputazione rientra nel concetto di immagine personale.

    Altrochè se rientra!

    Il vero narcisista non è necessariamente quello che passa ore davanti allo specchio, anzi, potrebbe essere anche uno molto trasandato, se questo gli è utile a dare l'immagine che desidera essere percepita dagli altri.

    Alcuni colleghi ostracizzavano il suo tentativo di "avanzamento" di carriera.

    Ne hai certezza o è quello che raccontava?

    E, sempre a posteriori, anche io ero un elemento utile alla rappresentazione che voleva dare di se stesso

    In una riga hai condensato l'essenza del narcisista: elemento utile ovvero strumento, cosa, oggetto disumanizzato da buttare quando non serve più, totale mancanza di empatia.

    Anch'io sono scettico sugli etichettamenti, sono per definizione approssimazioni, considerata l'immensa complessità della psiche umana, ma qui il narcisismo mi pare sempre più palese ad ogni specificazione che scrivi.

    Vediamo cosa ne pensa bruce0wayne, che certamente è più edotto di me in materia.

    Semplicemente, mi disturba profondamente il fatto di essermi fatta fregare da uno così. E ammetterlo è abbastanza faticoso.

    Non dovresti fartene una colpa: le persone di questo tipo sono esperte professioniste della manipolazione, gli riesce naturale ed affinano la tecnica costantemente per anni ed anni, non è facile difendersi, se non si ha avuto occasione di averci a che fare da vicino per un discreto termine, magari già nella famiglia di origine.

  • Ne hai certezza o è quello che raccontava?

    Di solito è solo quello che raccontano.


    In una riga hai condensato l'essenza del narcisista: elemento utile ovvero strumento, cosa, oggetto disumanizzato da buttare quando non serve più, totale mancanza di empatia.

    Anch'io sono scettico sugli etichettamenti, sono per definizione approssimazioni, considerata l'immensa complessità della psiche umana, ma qui il narcisismo mi pare sempre più palese ad ogni specificazione che scrivi.

    Vediamo cosa ne pensa bruce0wayne, che certamente è più edotto di me in materia.

    Di sicuro quel comportamento è di stampo narcisistico, poi potrebbe essere che abbia anche altri comportamenti che lo rendono così violento e passionale.


    Il mio dubbio sul narcisismo era motivato dal fatto che potrebbe non bastare per arrivare a un comportamento così "profondo", specie riguardo la sfera sessuale, che di solito ai narcisisti interessa poco. Viene usata più che altro come strumento dalle narcisiste, ma interessa poco anche a loro. Potrebbe anche semplicemente essere stato un narcisista particolarmente s∙∙∙∙∙o.


    Per dirla facile: non credo sia un disturbo a renderlo così "cattivo". Credo ci metta proprio del suo.

    Omnis mendaciumo. Bis vincit qui se vincit in victoria. Re sit iniuria.

  • Ne hai certezza o è quello che raccontava?

    Ne ho certezza, ho assistito a diversi episodi "rissosi" in cui effettivamente i colleghi mostravano risentimento nei suoi riguardi per aver ottenuto quella sorta di "promozione", o meglio, quel "sovramansionamento", che ritenevano non meritasse per mancanza di competenze. Non so valutare quanta ragione avessero, ma di certo non era sfuggito loro l'ego dell'Inqualificabile.

    Anch'io sono scettico sugli etichettamenti, sono per definizione approssimazioni, considerata l'immensa complessità della psiche umana, ma qui il narcisismo mi pare sempre più palese ad ogni specificazione che scrivi.

    Sono d'accordo e anche con bruce0wayne quando scrive:

    non credo sia un disturbo a renderlo così "cattivo". Credo ci metta proprio del suo.

    Anche se devo rilevare che forse nella sua famiglia qualche pregresso disturbo ci fosse. In particolare la madre, con un passato (e forse anche quel presente) di visioni mistiche e un comportamento generale che definire istrionico è davvero usare un eufemismo.

    Ciò non toglie che è difficile, almeno per me, incasellare l'Inqualificabile in qualsiasi definizione di disturbo della psiche. Egocentrico al limite della patologia sicuramente, misogino oltre il limite del tollerabile senza ombra di dubbio.

    non è facile difendersi, se non si ha avuto occasione di averci a che fare da vicino per un discreto termine, magari già nella famiglia di origine.

    E sicuramente ho sopravvalutato la mia capacità di comprendere le personalità degli individui che attraversavano il mio percorso.

    nel lavoro di elenco che avevo fatto, avevo scritto su carta tutte le cose che mi avevano ferita, ma proprio quelle anche più banali, tipo non essere chiamata per nome dopo mesi di "frequentazione", ecc.

    Allora inizio qui la mia lista, affinché sia abbastanza lontana dalla mia vita reale ma sufficientemente vicina per future consultazioni.

    • doveva raccontarmi delle sue passate esperienze sessuali nel dettaglio. Il corollario: le donne che non si prestavano a certe perversioni erano frigide, quelle che lo facevano erano p****e
    • al contempo, il mio semplice parlare con una persona di sesso maschile mi rendeva una p****a
    • ha sostenuto che fossi tale al punto che non facessi nemmeno distinzione fra uomo e donna
    • ha sostenuto che avessi avuto incontri sessuali specificamente con una sua amica, nonché con una mia
    • a ogni complimento aggiungeva un elenco particolareggiato di difetti
    • mi ha costretto a pratiche sessuali per le quali provavo disgusto al solo pensiero
    • mi ha fatto sentire inadeguata in ogni contesto sociale e relazionale
    • ha schernito e sminuito ogni ragione provassi a presentargli per farlo riflettere sul suo comportamento
    • ha sostenuto che mio padre fosse un sempliciotto
    • ha sostenuto che mia madre fosse una p****a

    Ora non mi viene in mente altro.

    "Jesus died for somebody's sins but not mine"

  • Ciao! Ho letto tutto il thread ed innanzitutto voglio complimentarmi con te per essere riuscita ad uscire dal vortice dov'eri.

    Poi volevo chiederti: ma come mai di fronte a questi accadimenti raccapriccianti:

    doveva raccontarmi delle sue passate esperienze sessuali nel dettaglio. Il corollario: le donne che non si prestavano a certe perversioni erano frigide, quelle che lo facevano erano p****e

    a ogni complimento aggiungeva un elenco particolareggiato di difetti

    mi ha costretto a pratiche sessuali per le quali provavo disgusto al solo pensiero

    Non sei fuggita a gambe levate da quell'inconsiderabile (lo chiamo così porta pazienza, chiamarlo inqualificabile tra l'altro con la maiuscola come sempre scrivi mi sembrerebbe di dargli importanza, di dargli un titolo per quanto negativo sia, titolo che qualcuno potrebbe anche vedere come degno di "rispetto")?

    Cosa ti tratteneva?

    Infine, giusto per capire meglio le dinamiche attuali, se tu chiedessi al tuo attuale compagno "cosa ti ha attratto di me quando mi hai conosciuta?", quale sarebbe la risposta?


    Te lo chiedo perché forse la tua esperienza passata negativa ti potrebbe aver segnato e resa diversa, tale da attrarre proprio il tuo attuale compagno.

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