Percepirsi inaccettabili è mania di controllo?

  • Dalla mia esperienza in merito come ho già detto "in famiglia e non solo" non mi sento di dire che sia solamente incapacità di essere ipocriti.

    Dipende cosa intendi per "ipocrisia". Tutta la nostra incomprensione a riguardo ruota attorno a quello.


    Se per ipocrisia intendiamo: "Simulazione estesa, spec. all'ambito dell'atteggiamento morale o dei rapporti sociali e affettivi", allora appare più che ovvio che un asperger non è portato all'ipocrisia, mentre per un neurotipico è la normalità.


    L'ampio respiro che funge da cuscinetto nelle relazioni sociali è dato dall'ipocrisia. Il soggetto asperger non può, non riesce ad essere ipocrita e la sua "rigidità" non è altro che sincerità. Ti dice quello che vede per come lo vede, oppure tace e si isola o cambia discorso.


    Non vedo dove sia il problema.


    io ho risposto che gli asperger hanno grande capacità di processare informazioni e fare analisi proprio per l'abilità nel raccogliere ed elaborare dettagli che sfuggono alla percezione tipica, proprio perché noi neurotipici ci convenzioniamo,per citarti, dunque tendiamo a dare per scontati alcuni schemi e non valutiamo un'interpretazione "alternativa".

    Questa capacità di processare informazioni e fare analisi diventa necessaria per compensare alla mancanza di bias che sono quelle semplificazioni che rendono "scontate" determinate operazioni sociali per i neurotipici. Questa scontatezza è ipocrisia.


    Se ogni volta che un neurotipico avesse una interazione sociale non potesse sfruttare i bias: dovrebbe mettersi ad analizzare tutto come fa un asperger e inevitabilmente direbbe cose scomode o eviterebbe rituali "inutili", poiché è già fin troppo preso dall'analisi.


    Con molta sicurezza e senza "politicamente corretto" affermi che i neurotipici sono ipocriti, che un aspie è comunque più sincero del neurotipico più furbo e così via

    Sì, e lo ribadisco.

    I neurotipici sono ipocriti per definizione, poiché facendo uso di bias sfruttano pregiudizi e strade preimpostate per scambiarsi sguardi, gesti e parole false che servono solo a fare volume nell'interazione sociale.

    E' ipocrisia anche quella.


    L'aspie non è sincero perché vale di più: è sincero perché non ha altra via di comportamento.

    Omnis mendaciumo. Bis vincit qui se vincit in victoria. Re sit iniuria.

  • Ok, ti ringrazio.

  • Credo tu sti esprimendo un po' il concetto: se i neurotipici fossero sinceri, nel giro di un ora tutte le relazioni sociali andrebbero distrutte :smiling_face_with_sunglasses:

  • Dipende cosa intendi per "ipocrisia". Tutta la nostra incomprensione a riguardo ruota attorno a quello.


    Se per ipocrisia intendiamo: "Simulazione estesa, spec. all'ambito dell'atteggiamento morale o dei rapporti sociali e affettivi", allora appare più che ovvio che un asperger non è portato all'ipocrisia, mentre per un neurotipico è la normalità.


    L'ampio respiro che funge da cuscinetto nelle relazioni sociali è dato dall'ipocrisia. Il soggetto asperger non può, non riesce ad essere ipocrita e la sua "rigidità" non è altro che sincerità. Ti dice quello che vede per come lo vede, oppure tace e si isola o cambia discorso.


    Non vedo dove sia il problema.

    La sincerità degli asperger non vuol dire che essi non possano commettere errori o valutare in maniera sempre esatta, a me sembra che invece questo aspetto nel tuo discorso sia dato praticamente per scontato, specie quando affermi che le persone neurotipiche sono "schiave" di bias a differenza di quelle neurodiverse.


    Si tratta semplicemente di un funzionamento diverso della mente che va valutato nel singolo caso: eppure in questa discussione come nelle altre ho la sensazione che si stia facendo un discorso morale, una moralità che sembra distinguere le persone neurotipiche (prima a tuo dire corruttibili, ora ipocrite) a differenza di quelle neurodiverse che invece a leggerti sembrano essere solo plusdotate.


    Non è la realtà dell'autismo per quelli che sono le mie conoscenze a riguardo.


    I neurotipici sono ipocriti per definizione, poiché facendo uso di bias sfruttano pregiudizi e strade preimpostate per scambiarsi sguardi, gesti e parole false che servono solo a fare volume nell'interazione sociale.

    E' ipocrisia anche quella.

    L'ipocrisia, Wikipedia alla mano, è un atteggiamento subodolo. E' in altre parole una finzione, allego questo passaggio sempre da Wikipedia:


    "L'ipocrisia è l'atteggiamento con cui si esprimono sentimenti, valori, opinioni o credenze morali che non si hanno o che non si approvano, o più semplicemente l'atto di mentire consapevolmente per attirare favori sociali o l'atto di agire secondo principi che vengono criticati allo stesso tempo."


    Il fatto che le persone neurotipiche usino convenzioni (parlando sempre del diverso funzionamento delle sue menti) o sguardi, messaggi impliciti credo sia molto diverso dall'essere in blocco degli "ipocriti", infatti diventa una questione morale messa in questo modo.


    Esistono persone neurotipiche che non sono ipocrite.

  • Anche mia mamma non è fredda nel senso totale del termine, ma più nel modo di esprimersi o nel non comprendere l'emotività altrui, è un po' difficile da spiegare.

  • Credo tu sti esprimendo un po' il concetto: se i neurotipici fossero sinceri, nel giro di un ora tutte le relazioni sociali andrebbero distrutte :smiling_face_with_sunglasses:

    Non tutte, ma una buona parte Sì, certamente.

    Farebbero la fine sociale degli aspie.


    La sincerità degli asperger non vuol dire che essi non possano commettere errori o valutare in maniera sempre esatta, a me sembra che invece questo aspetto nel tuo discorso sia dato praticamente per scontato, specie quando affermi che le persone neurotipiche sono "schiave" di bias a differenza di quelle neurodiverse.

    Certamente che essere sinceri non significa "non sbagliare mai". I neurodivergenti sbagliano come tutti. Semplicemente quando dicono una cosa è perché ci credono. Fine. Mentre i neurotipici possono dire qualsiasi cosa, anche se non ci credono. Per avere relazioni "di ampio respiro" dicono una marea di cose in cui non credono.


    Quello che davo per scontato è che le mentalità neurotipiche sbagliano per errore sistematico, ovvero: sbagliano _anche_ perché il sistema che usano per pensare si basa su facilitazioni non sempre aderenti alla realtà e consente l'ipocrisia (se non ti piace la parola sostituiscila con: "manifestare comportamenti non basati sui loro reali sentimenti").

    Gli aspie sbagliano per errore strumentale, ovvero sbagliano perché non hanno sufficienti informazioni o capacità per arrivare al risultato. Sbagliano la loro valutazione fatta sul momento di qualcosa che altri interpreterebbero via bias.


    Il fatto che le persone neurotipiche usino convenzioni (parlando sempre del diverso funzionamento delle sue menti) o sguardi, messaggi impliciti credo sia molto diverso dall'essere in blocco degli "ipocriti", infatti diventa una questione morale messa in questo modo.

    Non sono solo convenzioni che comportano semplificazioni tali da consentire sguardi e messaggi impliciti. Si tratta di convenzioni che comprendono per definizione anche il manifestare comportamenti non basati sui loro reali sentimenti. Il livello implicito arriva per astrazione. A livello psichico si può abbreviare questa definizione dicendo o scrivendo "comportamento ipocrita"; il che non denota necessariamente un dolo o una "cattiveria" nel farlo.

    Omnis mendaciumo. Bis vincit qui se vincit in victoria. Re sit iniuria.

  • Torno a scrivere su questo thread perché stavo riflettendo, è un papiro più che altro a titolo riflessivo: autoanalisi, dato che non ho un terapista (chiedo dunque scusa se può risultare poco chiaro). Io in un certo senso istintivamente mi sono sempre percepita inaccettabile, però andando più a fondo, molto più a fondo di quello che ho chiamato il mio blocco, ossia il figlio di un forte impressionamento che ho ricevuto da esperienze di vita, stavo cercando di capire, di capirmi. Perché in un certo senso adesso che mi sono arresa al mio blocco, esso si è anche abbastanza sciolto, eppure permane in un altra forma.


    Si è abbastanza sciolto emotivamente, probabilmente perché ho lavorato sul giudizio in questo sito, e mi rendo conto che il giudizio negativo su di me è retaggio dei sentimenti di altri di cui avevo paura, e non miei (è evidente, anche perché io non ho un atteggiamento giudicante di natura) e questo, la paura, in un altro episodio in particolare mi ha creato un secondo impressionamento che ha contribuito a fissare il primo a livello emotivo, mi ha fatto assumere i sentimenti di altri quasi in modo coercitivo. Ed ora ho davvero compreso che è inevitabile restare impressionati in certi frangenti e comunque, pensandoci, ho sempre cercato di lavorare per mettere a posto la stortura, che comunque in me non aveva già più le connotazioni di quella originale dato che ognuno agisce da filtro in base a come egli è, e io sono inevitabilmente diversa da un altra persona e il modo in cui io l'ho filtrata non è così orribile ai miei occhi, lasciando da parte cosa ne penserebbe un'altra specifica persona che è quella che principalmente ha contribuito a fissare l'impressione generale.


    Ora però penso che il mio blocco abbia una natura più fonda nascosta dietro, che arrendendomi ad esso ora vedo è emersa. Ossia che implicitamente io mi sono sempre lasciata andare. Assecondandolo mi sono resa conto che ora io non tengo più a quelli che prima erano i miei obbiettivi di vita, ma questo mi ha fatto vedere che nemmeno prima ero davvero seria nel pensare di raggiungerli, perché c'era lo stesso sentimento di abbandono di fondo, che ora non ha fatto altro che venire finalmente a galla in maniera esplicita, ed è questa la natura più profonda di cui ho parlato, un desiderio di abbandono di me nato dal rifiuto di me.


    Chi non si ama perché dovrebbe avere cura di sé? Ho avuto cura di prendere le redini di faccende famigliari ma perché non ero coinvolta solo io, ma non ho mai davvero preso le mie di redini, parlo di responsabilità, ne ho verso gli altri ma non verso me stessa. E ora mi chiedo: di fronte al bivio depressivo a cui mi ha messo di fronte il mio essermi arresa, se sia il caso di lasciarmi scivolare giù dal declivio o di attuare un cambio di rotta, non è così scontato perché ho poca motivazione, sarei stanchina e soprattutto non mi fido della mia costanza a livello di volontà, anche se nelle questioni famigliari ne ho dimostrata parecchia, ma appunto non riguardavano solo me.


    Mi sono resa conto che altri, chi mi ha trasmesso la paura, considererebbe virtuoso il mio essermi arresa, non starò a spiegare in dettaglio retaggi medioevali di mentalità cristiana. Ed è da questo forse che è nato il mio sentimento di lasciarmi andare come ribellione, come a dire: se vuoi che io sia così al diavolo, va bene, ma non concederò più nemmeno un altra oncia di me al mondo, e di qui il mio lasciarmi andare, che però va più a mio scapito che a scapito di chi a cui è rivolta la mia resistenza passiva. Il mio essermi arresa era già presente da prima, sotto forma di blocco, solo che era implicito, credevo che il mio blocco fosse un muro da sfondare, legato solo ad esperienze di vita e non alla mentalità retrostante che si era insinuata in me tramite la paura, invece si trattava di una resa non accettata, ora mi è divenuto esplicito che si trattava di una resa fin dal principio. Me lo scrivo così non me lo dimentico, ci penserò.

  • va più a mio scapito che a scapito di chi a cui è rivolta la mia resistenza passiva.

    Va esclusivamente a tuo discapito: gli altri nella migliore delle ipotesi se ne fregano totalmente, nella peggiore si danno ad atti di puro ed infame sciacallaggio.


    Ci possono essere eccezioni, ma appunto: eccezioni.


    Ho la sensazione che tu abbia imboccato il giusto sentiero.

    Anche io risuono nelle tue parole.

    Ci sono persone che attirano determinate dinamiche, io ne faccio parte.


    Forse anche tu.


    Ciao.

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