Disgusto costante nell'andare a lavorare

  • Questo sono certa che lo pensi, eppure è scientificamente provato che non è così nel lungo periodo. se tu ottenessi un aumento di stipendio saresti meno disgustato per un paio di mesi poi torneresti da capo a lamentarti.

    Questo accade SE viene a mancare quella componente fondamentale imprenditoriale che è la capacità (nonché dovere) di creare un ambiente sereno e in cui i collaboratori in grado di evolversi si possano evolvere.


    Il lavoro fa parte della vita e come parte importante è necessario che sia un qualcosa in cui l'essere umano possa esprimersi. Alcuni esseri umani si esprimono con una evoluzione lenta, quasi impercettibile. Altri necessitano di cambiamenti e prospettive più importanti. Questi spazi dovrebbero essere presenti nell'ambiente di lavoro.


    Per esempio un mio amico che fa il saldatore andrà assieme al CEO dell'azienda per cui lavora a uno dei più grandi incontri internazionali del settore metallurgico per fare da consulente sull'acquisto dei nuovi macchinari. Solo la notizia gli ha dato 3 anni di respiro e "bonus felicità".

    Omnis mendaciumo. Bis vincit qui se vincit in victoria. Re sit iniuria.

  • Ci si arricchisce per eredità, casta o ruberia.

    Che ci si arricchisca per eredità per me è sacrosanto, è giusto che chi ha delle ricchezze possa tramandarle ai propri figli ed è così in tutte le società del mondo.


    Su questo direi che non c'è nulla da dire.


    Arricchirsi per ruberia ha ben altro risvolto e non si può che condannare.


    Ma onestamente, che ci si arricchisca con dell'onesto lavoro io non lo ritengo possibile se non in casi davvero isolati e fortuiti.

    Per come la vedo io, aspettarsi di migliorare la propria posizione lavorando bene è più che giusto, anche se non può esserci garanzia del risultato. Aspettarsi però un salto economico e sociale notevole è utopia e basta e nemmeno trovo corretto dare questa aspettativa alle persone; il lavoro non è e non può diventare uno strumento di arricchimento, e soprattutto non su larga scala.

    Quello che io, Ipposam, riterrei giusto è che ognuno possa intanto accedere al mondo del lavoro e senza troppe difficoltà, senza troppi vincoli spesso assurdi e spesso superabili essendo "amici" di qualcuno; secondariamente, sarebbe auspicabile che non ci si debba ingessare in un posto di lavoro o in una mansione, cioè dovrebbe essere possibile cambiare nel corso della vita senza troppi vincoli anche lì, visto che spesso questi vincoli sono superabili nel modo indicato sopra; e infine, nei vari posti di lavoro ci vorrebbe maggiore flessibilità da ogni punto di vista, e maggior rispetto delle persone, che significa anche stipendi adeguati, a partire da un minimo decoroso, e con un minor gap tra vertice della piramide e livelli sotto.

  • Nel primo caso stai autorizzando e normalizzando, di Stato e di società, una condizione di sfruttamento che poi verrà condivisa da tutti i connazionali che lavorano nei settori in cui verranno inseriti gli schiavi importati dall'estero. E attenzione che si parla anche di medici e infermieri. Nel contempo fai anche un altro danno, ovvero quello di far venir meno la necessità di una indagine sulle condizioni di lavoro e sulla mancanza di welfare che rende il nostro Paese a natalità estremamente negativa.

    Si è vero, mi era passato di mente che avevano fatto una porcheria simile cercando manodopera nei campi.


    Comunque penso che la piccola imprenditoria italiana che è lo zoccolo duro della nostra realtà lavorativa sia al tempo stesso orgoglio e cancro.

  • Ma onestamente, che ci si arricchisca con dell'onesto lavoro io non lo ritengo possibile se non in casi davvero isolati e fortuiti.

    Per come la vedo io, aspettarsi di migliorare la propria posizione lavorando bene è più che giusto, anche se non può esserci garanzia del risultato. Aspettarsi però un salto economico e sociale notevole è utopia e basta e nemmeno trovo corretto dare questa aspettativa alle persone; il lavoro non è e non può diventare uno strumento di arricchimento, e soprattutto non su larga scala.

    Non è l'arricchimento il focus del discorso. Qui siamo ancora all'ABC, ovvero: al mero sostentamento senza distruggere la qualità della vita.


    Quando Gianni Agnelli parlava di ricchezza italiana che può provenire solo da "Speculazione, successione o accumulo" stava denunciando un fatto grave ormai risaputo anche 40 anni fa: la scala sociale andava bloccandosi gradualmente e definitivamente.


    Si tratta di una anomalia Italiana e dei Paesi più corrotti del mondo il fatto che non sia possibile arrivare (persino) anche all'arricchimento per mezzo del lavoro. Il lavoro dovrebbe essere inserito nella lista del fu avvocato: Speculazione, successione, lavoro o accumulo.


    In Paesi meno civilizzati del nostro la lista comprende il lavoro.


    In relazione alla successione è normale che i figli ereditino il patrimonio dei genitori, come è dovrebbe essere normale che se non sono in grado di gestirlo lo affidano a chi è in grado.


    Non è un male ereditare: il male è usare quei soldi come (im)prenditori incapaci affamando i collaboratori per mantenere un livello di ricchezza che non gli spetta più. Perché è questo che sta accadendo in Italia ormai da più di tre generazioni. Lo status quo viene mantenuto non per merito, bravura o pagando qualcuno che ne ha merito e capacità: ma per casta corruttiva ...su tutti i livelli: dal dirigente della fabbrichetta con 6 dipendenti, al ristorante con 12 al bar con 2 fino ad arrivare al cognato della Meloni che sta in Parlamento.


    Quello che io, Ipposam, riterrei giusto è che ognuno possa intanto accedere al mondo del lavoro e senza troppe difficoltà, senza troppi vincoli spesso assurdi e spesso superabili essendo "amici" di qualcuno; secondariamente, sarebbe auspicabile che non ci si debba ingessare in un posto di lavoro o in una mansione, cioè dovrebbe essere possibile cambiare nel corso della vita senza troppi vincoli anche lì, visto che spesso questi vincoli sono superabili nel modo indicato sopra; e infine, nei vari posti di lavoro ci vorrebbe maggiore flessibilità da ogni punto di vista, e maggior rispetto delle persone, che significa anche stipendi adeguati, a partire da un minimo decoroso, e con un minor gap tra vertice della piramide e livelli sotto.

    E hai anche ragione.


    Si è vero, mi era passato di mente che avevano fatto una porcheria simile cercando manodopera nei campi.

    Quella era una s∙∙∙∙∙∙∙a di una ministra di Renzi.

    La Meloni è riuscita a fare molto di peggio, proprio in questi giorni.

    Hanno spazzato via ogni ipotesi di salario minimo (con l'Europa che ci multerà per sfruttamento dei lavoratori) e contemporaneamente stanno importando con decreto di Stato persone dai Paesi poveri per piazzarle un po' in tutti i settori con un dubbio sull'alberghiero, perché in quel campo e troppo estrema l'evidenza di speculazione e sfruttamento e l'Europa ci massacrerebbe.


    Comunque penso che la piccola imprenditoria italiana che è lo zoccolo duro della nostra realtà lavorativa sia al tempo stesso orgoglio e cancro.

    Era lo zoccolo duro fin tanto che per sopravvivere bastava genio e inventiva e c'era poca concorrenza.


    Potrebbero essere ancora vincenti, ma dovrebbero consorziarsi e fare meglio il loro lavoro.

    Omnis mendaciumo. Bis vincit qui se vincit in victoria. Re sit iniuria.

  • In Paesi meno civilizzati del nostro la lista comprende il lavoro.

    Beh, certo, lì accade perchè c'è un abisso tra chi non ha assolutamente nulla e chi accede almeno ad un lavoro. Ma non è una situazione auspicabile.

    Io non sono d'accordo sulla tua visione del lavoro come strumento di arricchimento, come ho scritto ok il miglioramento ma sempre contenuto, e trovo anche sia giusto così, tolti casi eccezionali, di persone che davvero "spostano" degli equilibri (il grande attore talentuoso, il grande ricercatore che fa una scoperta che ci cambia la vita ecc).

  • Beh, certo, lì accade perchè c'è un abisso tra chi non ha assolutamente nulla e chi accede almeno ad un lavoro. Ma non è una situazione auspicabile.

    Uhm.. no. Sto parlando di Paesi come USA o Cina o Russia.


    Il lavoro deve essere uno dei fattori che permette di passare ricchezza tra una persona e l'altra, tra una famiglia e l'altra. Diversamente ci sarebbe un totale congelamento dello status quo e si rischia di considerare lecito il furto o la truffa.


    Io non sono d'accordo sulla tua visione del lavoro come strumento di arricchimento

    Attenzione, perché questa è una affermazione estremamente classista. Se non per merito: come ci si dovrebbe poter arricchire? Solo per famiglia di origine? E' una cosa anti-evolutiva, anzi: estremamente involutiva. Torniamo ai tempi dei faraoni e dei feudatari senza un modo per swappare la ricchezza tra le persone del mondo.

    Omnis mendaciumo. Bis vincit qui se vincit in victoria. Re sit iniuria.

  • l lavoro deve essere uno dei fattori che permette di passare ricchezza tra una persona e l'altra, tra una famiglia e l'altra. Diversamente ci sarebbe un totale congelamento dello status quo e si rischia di considerare lecito il furto o la truffa.

    Onestamente, non prenderei assolutamente ad esempio America, Russia o Cina, ma proprio no. Sono comunque paesi dove c'è un enorme divario sociale tra le persone, e in sincerità se proprio dovessi prendere un paese ad esempio sarebbe l'Australia, dove però è la condizione contingente a determinare un buon dinamismo sociale, il fatto che ancora c'è moltissimo da costruire e realizzare, ma arriverà anch'essa al plateau e quando ci arrivi hai chiuso i bocchettoni.


    Se non per merito: come ci si dovrebbe poter arricchire? Solo per famiglia di origine? E' una cosa anti-evolutiva, anzi: estremamente involutiva. Torniamo ai tempi dei faraoni e dei feudatari senza un modo per swappare la ricchezza tra le persone del mondo.

    Non è vero, sarà classista ma è la verità, la ricchezza resta dove sta, difficilmente si sposta, è un fatto incontrovertibile proprio, è nella natura delle cose. Ma quale merito potresti avere per "arricchirti"? O parliamo di situazioni straordinarie (ripeto: un incredibile talento, un'incredibile attitudine per qualcosa, l'invenzione di qualcosa di straordinario), o i soldi seguono l'eredità, non c'è altra via, e non c'è proprio mai stata nella storia. Io non lo trovo un pensiero classista, è un fatto della vita che riguarda tutti gli umani in senso assoluto; ci sarà il caso su un milione che ha la fortuna di scalare le classi sociali, ma la massa resta più o meno dove sta, se si sposta si sposta di poco e per me è normale sia così.

  • Onestamente, non prenderei assolutamente ad esempio America, Russia o Cina, ma proprio no. Sono comunque paesi dove c'è un enorme divario sociale tra le persone, e in sincerità se proprio dovessi prendere un paese ad esempio sarebbe l'Australia, dove però è la condizione contingente a determinare un buon dinamismo sociale, il fatto che ancora c'è moltissimo da costruire e realizzare, ma arriverà anch'essa al plateau e quando ci arrivi hai chiuso i bocchettoni.

    Infatti sto dicendo che persino in Paesi meno civili del nostro è dato per scontato che il lavoro possa essere fonte di arricchimento. Il divario sociale in quei Paesi non impedisce alle persone di scalare la scala sociale per mezzo del lavoro; o comunque lo impedisce meno che da noi.


    Non è vero, sarà classista ma è la verità, la ricchezza resta dove sta, difficilmente si sposta, è un fatto incontrovertibile proprio, è nella natura delle cose.

    E' la verità perché siamo un Paese corrotto. Se non lo fossimo la situazione sarebbe diversa. E non è assolutamente nella natura delle cose. In natura chi è più forte spodesta il più debole. Dopo già una sola generazione di imprenditori ereditari può essere che si presenti una classe totalmente inadeguata allo scopo e merita di declassare, diversamente costringe a declassare tutti quelli con cui lavorano e questo è il male. Lo stiamo vedendo bene nel nostro tessuto economico che è in fallimento.


    Ma quale merito potresti avere per "arricchirti"?

    Sono infiniti i possibili meriti. Per esempio inventare un qualcosa di utile o migliorare le sorti di una azienda che sta fallendo e si sarebbe trascinata dietro il destino di tutti quelli che ci lavorano. Trovare la cura per una brutta malattia. Etc.


    Io non lo trovo un pensiero classista, è un fatto della vita che riguarda tutti gli umani in senso assoluto; ci sarà il caso su un milione che ha la fortuna di scalare le classi sociali, ma la massa resta più o meno dove sta, se si sposta si sposta di poco e per me è normale sia così.

    E' un pensiero classista.


    La scala mobile sociale è un parametro inderogabile per evitare che si calcifichino le classi sociali. Calcificazione alla quale segue normalmente un più o meno lento decadimento che porta poi al collasso e alla sudamericanizzazione dell'economia del Paese.


    E' normale che siano pochi quelli che riescono a "fare il botto", ma devono poter essere tanti quelli che scalano da una posizione di povertà a una posizione di medio-benessere per mezzo del lavoro e del merito e senza dover aspettare 5 generazioni.


    Quello che sto per scrivere è un fatto che le classi elitarie rifiutano e mandano in oblio, se non addirittura censurano: per poter avere meno poveri ci vuole meno ricchezza in mano ai più ricchi. Le risorse non sono infinite e lo status-quo non può essere immobile.


    Basta che una persona ricca faccia grossi errori e deve rischiare di impoverirsi. E' una questione di giustizia universale.

    Omnis mendaciumo. Bis vincit qui se vincit in victoria. Re sit iniuria.

  • bruce0wayne io la penso in modo totalmente diverso, classista che sia non ritengo proprio possibile che con il lavoro ai vada oltre un modesto miglioramento delle proprie condizioni economiche, e non è affatto vero che questo accade in paesi come l'America, succede in contesti instabili e per un tempo circoscritto. Non esiste proprio la giustizia universale, non ce ne sta proprio traccia al mondo, l'unica giustizia è quella che in qualche modo costruiamo nei tribunali. Per me è molto migliore come approccio quello che fa accettare la realtà piuttosto che aspirare a universi che non possono esistere.

  • Io credo sia importante stabilire oltre a quale limite si passi da benestante a ricco. Infatti se si parla di vero e proprio arricchimento, lo vedo come una cosa molto rara raggiungerlo lavorando. Fanno eccezione alcune categorie di persone quali ad esempio sportivi, cantanti e poche altre. Gli imprenditori hanno molti meno spazi di un tempo, così come i professionisti per molti dei quali il mercato è saturo.

    Se parliamo invece di divenire benestante trovo che, con meriti e fortuna (e non necessariamente con eredità e raccomandazioni), lo spazio si riesca ancora a trovare; meno di un tempo ma è ancora possibile.

    Certamente all'estero o comunque in posizioni internazionali è più facile rispetto all'Italia.

    Io stesso, pur non essendo "figlio di" ho sicuramente una posizione ed uno stipendio che mai mi sarei sognato di avere quando ho iniziato a lavorare.

    Ma io, come dice bruce0wayne, sono quasi boomer avendo doppiato i 50 =O e non faccio testo ;)

    Consultando abbastanza esperti puoi trovare conferma a qualsiasi opinione.

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