Volere è potere oppure potere è volere?

  • Il dilemma...


    Io in passato mi chiedevo sempre se con la sola volontà si potesse raggiungere un determinato obbiettivo od un elevato livello qualitativo in qualsiasi cosa (lavoro, sport, studio, creatività, ecc), oppure invece se il tutto dipendesse dal ruolo del DNA dove esso in qualche modo ti fa capire che sei predestinato ad essere un vincente in un determinato campo... e quindi se l'hai in corpo basta solo allenarsi e crederci.

    Ora (anzi da un bel po') la risposta ce l'ho... ma mi interessa sapere l'altrui opinione.

    Per farvi capire come la penso utilizzo un esempio calcistico (causa mondiali ^^), è possibile diventare con la sola forza di volontà Lionel Messi?

    Insomma il talento è innato... e non è che esso innesca proprio quella forza di volontà atta a raggiungere il top perchè già sai da te che i sacrifici ti verranno ripagati molto bene visto che vincerai sicuro?

    Invece al contrario chi non trova mai la forza di volontà in nulla è uno che sa implicitamente (messaggi dal suo corpo che si riverberano sulla sua psiche) che è buono a nulla? Perchè come esiste Messi esistono pure i Messi al contrario cioè che sono campioni olimpici nel non saper fare nemmeno la O con il bicchiere... e quindi questi sapendo di essere perdenti (implicitamente ripeto) è sicuro che non avranno mai voglia di fare nulla vuoi per scoraggiamento, vuoi per quasi consapevolezza, vuoi per precedenti e palesi tentativi andati a vuoto ecc...
    Insomma se uno ha un determinato percorso vincente o fallimentare esso è determinato da... vabbè quello che è... e questo si ripercuote nella psiche, nel comportamento, nell'attitudine alla vita e così via.

    Mi sembra che questa roba che sto dicendo si chiami determinismo, boh... forse.

    Voi come la pensate? :slightly_smiling_face:

  • Non è nè il potere nè il volere secondo me. È la libertà di fare che conta più di ogni cosa, e spesso abbiamo tanti di quei condizionamenti (psicologici, culturali, per non dire sociali, familiari ecc..) che la volontà per quanto presente rimane inespressa in stato larvale fino a spegnersi del tutto.


    Se vogliamo fare una gerarchia di importanza, prima viene la libertà, poi la volontà e solo in ultimo il potere. Il potere se hai le precedenti due condizioni lo trovi in un modo o nell'altro, sottoforma di impegno, sotto forma di occasioni, di relazioni sociali ecc..

    Insomma se uno ha un determinato percorso vincente o fallimentare esso è determinato da... vabbè quello che è... e questo si ripercuote nella psiche, nel comportamento, nell'attitudine alla vita e così via.

    È esattamente al contrario secondo me. Sono i condizionamenti psicologici che determinato il comportamento.

    E quindi rimuovendo quei condizionamenti potenzialmente siamo tutti Messi.

  • Sicuramente il talento è vincolato a una predisposizione. Non è sufficiente alzarsi una mattina e decidere di scolpire come Michelangelo. Tutti i talenti hanno radici lontane, se vogliamo, genetiche perché nascono con il soggetto stesso.


    La volontà è quella che può concretizzare il talento. Poi sul vincente e sul perdente dipende perché non sempre il parametro della società è equo a riguardo, forse vale per lo sport, o discipline dove è matematicamente misurabile il raggiungimento di un certo livello, più difficilmente vale per altre forme di talento, quali quelle umanistiche, grossa parte di artisti, letterati, filosofi, hanno tribolato e se ne sono andati quasi in anonimato e solo in seguito è stata ricosciuta la loro opera e agli occhi della società hanno vissuto come persone a volte ai margini, altre incomprese.


    Molti di coloro che non coltivano nessun talento è perché cercano di misurarsi con l'esterno piuttosto che con se stessi. Un po' come la famosa frase di Einstein sul pesce che fallisce perché tenta di salire un albero.

  • Non è sufficiente alzarsi una mattina e decidere di scolpire come Michelangelo.

    Nemmeno Michelangelo si è svegliato una mattina e ha cominciato a scolpire come Michelangelo.

    È un'abilità che ha sviluppato negli anni, perfezionandosi giorno dopo giorno anno dopo anno, e avendo cominciato da molto piccolo a 20 anni era già un talento.

    È un mix di intelligenza, impegno e costanza.


    Molti artisti raccontano che hanno bisogno di continuare a tenere la mano allenata anche quando sono in vacanza, perché anche due settimane di riposo fa perdere precisione e fluidità dei gesti.


    Stessa cosa vale in ambito sportivo. In particolare gli sportivi oltre a un allenamento costante vengono seguiti da dietologi e fisioterapisti in modo da garantire le prestazioni sempre al massimo.


    Ci vuole molto molto impegno e costanza in ogni cosa. Anche in letteratura non esiste il genio che si sveglia una mattina e scrive il capolavoro di getto. Ci sono anni e anni di prove e fallimenti prima di raggiungere certi livelli, oltre che una preparazione culturale elevata.


    Einstein già a 9 anni leggeva manuali di geometria euclidea che gli passava lo zio ingegnere.


    Rimanendo in ambito artistico Van Gogh ha iniziato molto tardi, a circa 28 anni. Se vai a vedere le sue prime tele sono abbastanza mediocri, nessuno lo prendeva sul serio. Ma presto per lui la pittura è diventata un'ossessione, si documentava, frequentava mostre e circoli artistici, e in pochi anni ha dipinto con frenesia centinaia di tele, perfezionandosi e trovando la sua voce.

  • è possibile diventare con la sola forza di volontà Lionel Messi?

    No, assolutamente, ci vuole anche dell'altro.

    Ma le spiccate attitudini (senza scomodare il talento vero e proprio) vanno allenate con la volontà, altrimenti restano potenziali e non concrete: col tempo tendono a diminuire, se non ben nutrite.

    Però è possibile diventare un buon calciatore, questo Sì, arrivare anche ad ottimi livelli, ma non necessariamente di eccellenza.

    il talento è innato... e non è che esso innesca proprio quella forza di volontà atta a raggiungere il top perchè già sai da te che i sacrifici ti verranno ripagati molto bene visto che vincerai sicuro?

    E' anche così, certamente: la volontà senza adeguata capacità si declassa in velleitarismo.

    Il side effect può anche essere che se ti abitui a vincere sempre, alla lunga ti assuefai e perdi interesse a vincere, e qui torna determinante la volontà di persistere.

    Tante persone famose e talentuose finiscono col perdersi nell'apatia, nella noia, nella depressione.

    Non sono così convinto che il talento sia sempre una fortuna, anzi meglio averne solo un pò, una giusta misura.

    Chi ne ha troppo, penso a chi ha QI decisamente sopra la media (>120), secondo me rischia di essere profondamente infelice, poco equilibrato, sostanzialmente solo.


    quindi questi sapendo di essere perdenti (implicitamente ripeto) è sicuro che non avranno mai voglia di fare nulla vuoi per scoraggiamento, vuoi per quasi consapevolezza, vuoi per precedenti e palesi tentativi andati a vuoto ecc..

    E' uno dei meccanismi basici che innescano i comportamenti depressivi, la mancanza di senso di autoefficacia, il sentirsi predestinati (in negativo).

    La forza di volontà è la prima vittima.

    E in mancanza non si va da nessuna parte.

    E' un pò speculare all'abitudine a vincere: ci si rassegna a perdere, si finisce a non provarci neanche più.


    Bel thread, bravo! :)

  • Nemmeno Michelangelo si è svegliato una mattina e ha cominciato a scolpire come Michelangelo.

    È un'abilità che ha sviluppato negli anni, perfezionandosi giorno dopo giorno anno dopo anno, e avendo cominciato da molto piccolo a 20 anni era già un talento.

    È un mix di intelligenza, impegno e costanza.


    Molti artisti raccontano che hanno bisogno di continuare a tenere la mano allenata anche quando sono in vacanza, perché anche due settimane di riposo fa perdere precisione e fluidità dei gesti.


    Nessun artista di una certa bravura è nato tale.


    Ma ti assicuro che in campo di disegno riguardo l'intuizione della plasticità, delle dimensioni, del realismo e del movimento delle forme è anche questione di talento innato. Spesse volte i talenti sanno disegnare realisticamente senza modello. L'ho vissuto anche in Accademia di Belle arti: c'è chi una vena di un braccio o la fibra di un muscolo sapeva renderla tridimensionale nel bozzetto chi con tanto di modello non ci è mai riuscito a farla letteralemente "uscire dal foglio" ...

    DALI :hibiscus:

  • Nessun artista di una certa bravura è nato tale.


    Ma ti assicuro che in campo di disegno riguardo l'intuizione della plasticità, delle dimensioni, del realismo delle forme è anche questione di talento innato. Spesse volte i talenti sanno disegnare senza modello. L'ho vissuto anche in Accademia di Belle arti: c'è chi una vena di un braccio o la fibra di un muscolo sapeva renderla tridimensionale e chi con tanto di modello non ci è mai riuscito a farla letteralemente "uscire dal foglio"...

    Ma perché tu vedi i due artisti disegnare e pensi che ci sia dietro lo stesso numero di ore di disegno a cui si sono dedicati negli anni, mentre magari per uno il disegno è un'ossessione costante (gente che si porta lo sketchbook pure in pausa pranzo) e l'altro lo fa solo quando gli va.

    Seguo molti artisti sui social, e ho visto letteralmente l'evoluzione di alcuni che all'inizio sembravano mediocri e in un paio di anni sono diventati dei professionisti.

    È questione di tecnica (quindi studio), allenamento (quindi impegno e costanza) e coordinazione occhio-mano (questo comprende anche una parte di intelligenza oltre che di allenamento che però può essere compensato con lo studio della tecnica). Poi subentra anche la memoria visiva e questa in parte è innata, ma ti assicuro che disegnando ogni giorno si può allenare.

  • Non sono così convinto che il talento sia sempre una fortuna, anzi: meglio averne solo un pò, una giusta misura.

    Più che avere solo un po' di talento forse è meglio averne solo uno e dedicare tutte le energie solo a quello, altrimenti si rischia di disperdere le energie e fare tante cose ma in modo mediocre.

    Chi ne ha troppo, penso a chi ha QI decisamente sopra la media (>120), secondo me rischia di essere profondamente infelice, poco equilibrato, sostanzialmente solo.


    Ma non è vero, Einstein non era mica depresso.

    Depressione e altre malattie psichiatriche dipendono da altri fattori mica dal QI.

  • Spesse volte i talenti sanno disegnare realisticamente senza modello.

    Disegnare "è" disegnare senza modello. Altrimenti è copiare.

    Sono abilità diverse che possono essere allenate ai massimi livelli (per esempio il disegno iper realistico è un copiare con un'abilità portata ai massimi livelli).


    Il disegno inteso come creazione utilizza delle tecniche, con le linee di costruzione del manichino, che col tempo possono essere allenate a livello tale che l'artista può anche fare a meno di tracciare le linee preparatorie sul foglio perché le traccia mentalmente.

    L'osservazione del modello reale in questo caso va intesa come un prendere spunto (si chiama modello non a caso) per poi scomporre mentalmente le forme, studiare mentalmente come si compongono tra loro in proporzione e poi ricostruirle sul foglio.

  • Sicuramente il talento è vincolato a una predisposizione. Non è sufficiente alzarsi una mattina e decidere di scolpire come Michelangelo. Tutti i talenti hanno radici lontane, se vogliamo, genetiche perché nascono con il soggetto stesso.


    La volontà è quella che può concretizzare il talento

    La penso allo stesso modo. Ci vuole un talento, una predisposizione innata, che va coltivata con lo studio e la pratica.

    Talento senza volontà, invece, si finisce a fare la carriera di Balotelli.

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