Ogni tanto sento il bisogno di scrivere dove qualcuno possa leggere in modo da non sentirmi costantemente sola. Cancellare o spostare se off topic. Niente di particolare, solo qualche domanda inconscia.
E se non avessi l’ADHD? Sarei una persona normale? Una che fa quello che dovrebbe fare? Che ricorda appuntamenti e tutto? Che si addormenta tranquillamente la notte? Che non vive nel costante limbo del “non so che fare e sono bloccata?” Controllerei le emozioni? Avrei avuto amici? Sarei meno sola? Meno inetta? Meno idiota? Sarei in grado di tenermi un lavoro? Di non avere paura di ogni cosa? Riuscirei ad accettarmi un po’? A volermi un po’ di bene? A non farmi schifo sia fisicamente che caratterialmente? La gente mi accetterebbe? Sarei emarginata comunque? Invisibile ai più? Di successo? O almeno positivamente mediocre? Smetterei di fare confronti su ogni cosa? Di voler crepare ogni momento? Di dirmi che ok è solo una giornata no? Anche se va avanti da 24 anni? L’ansia mi lascerebbe libera? La rabbia se andrebbe via con lei? La mia mente saprebbe concentrarsi? Tipo su una cosa o più senza avere poi giorni di blackout completo? Saprei ricordarmi le strade semplicemente pensando un secondo? Smetterei di fare mappe mentali per cercare di non perdermi? La mia famiglia mi accetterebbe? Io mi accetterei? (L’ho già detto? Non ricordo).
Chissà come sarebbe bello essere senza disturbo. E dico senza, niente diagnosi precoce. Essere normale. Niente iper fissazioni, rapporto sano con tutti. Nessuna competizione morbosa. Forse sarebbe stato tutto diverso. Forse anche io avrei fatto parte dei gruppi in classe. Anche io sarei stata accettata dagli altri. Forse… il camino di ardesia non sarebbe stato il mio unico amico. Forse il mio sogno non sarebbe stato quello di librarmi e sparire per sempre. Forse non avrei previsto a otto anni che a 24 sarei stata un niente assoluto. Forse avrei fatto anche io le cose che fanno gli altri. Avrei fatto la ballerina. Avrei fatto il liceo. Avrei finito l’università in tempo. Avrei trovato un lavoro. Forse non mi sentirei come se stessi passando senza vivere. Del resto, cosa ho sempre fatto? Niente. Sto nella mia stanza perché il mondo mi spaventa. Odio starci perché vorrei essere normale e uscire. Ma la gente mi spaventa. Sto nella mia stanza perché è mia. Ed è un disastro, come la m∙∙∙a che ho dentro il cranio. Un’ameba sottosviluppata, ecco cos’è. Ma eri brava a scuola!
Ma sua figlia è molto selettiva!
Ma potrebbe impegnarsi di più!
Hai del potenziale, ma non lo usi.
Quasi enfant prodige ora so solo essere una larva. Mi sento… non lo so. Ho solo questa tristezza infinita che mi porto dentro da quando ho memoria. Un senso di ansia perenne perché in cuor mio ho sempre saputo di essere un gradino sotto agli altri. E questo mio cuore… in difetto anche lui, troppo moscio, si lascia scappare della roba che torna indietro e non sa come controllarla. Compensa andando a mille, finché regge ok andiamo. Il fiato corto però? Che facciamo? Un anno e poco più di allenamento, non ce la fa ancora, pare che stia per saltare in aria. Lo facesse, mi risparmierebbe non poca fatica.
Non lo so se voglio continuare questa vita. Non so però se ho il coraggio di interromperla. Non ho mai avuto il coraggio di fare niente. Inetta alla vita, troppo coniglia per morire. Le competenze le avrei anche, pressappoco e frammentate, come ogni cosa che mi riguarda. La mia è una personalità frammentata, come siamo arrivate fin qui? Perché non sono nata normale? Perché sono nata? Non potevo non nascere? Liberare il mondo del mio corpicino inutile e orribile? Adesso semplicemente non sarei. Ed è sempre meglio non essere, che essere un infimo ammasso di non so che e pressappoco così così.
In costruzione…