Se parliamo di sacrifici (come nel caso del panettiere) ...non conosco lavoro che non ne comporti. E secondo me resta fondamentale stabilire il rapporto sacrifici/benefici, che può essere più che soggettivo.
Se, invece, parliamo della "convenienza" di investire in un'attività autonoma...a me viene da dire che quasi tutto dipende dalle capacità globali di chi la svolge, la quale comincia dallo scegliere un settore che possa avere una sua continuità verosimile, prosegue nel saperla svolgere BENE, e si esalta nella capacità di saper intuire e seguire i tempi e le aspettative e le evoluzioni della propria nicchia di mercato.
Come si dice, si deve lavorare per vivere, non vivere per lavorare. Se passi tutte le notti a lavorare e di giorno dormi, non credo che ne valga la pena sinceramente. Non ti godi i rapporti sociali e neppure la famiglia. Alla lunga diviene insopportabile.
Sul saperla svolgere bene ho dei dubbi. Ci sono grandi professionisti nei loro campi che nel corso del tempo si sono ritrovati con attività che non fatturavano e a dover chiedere prestiti sempre più svantaggiosi. Il mercato è fin troppo volatile, e non sempre si hanno le risorse per adeguarsi ai nuovi bisogni che magari durano solo poco tempo. In più in Italia c'è un eccesso di lavoro autonomo soprattutto al sud. Il mercato delle partite IVA è fin troppo inflazionato e invogliare la gente a costruirsi un'attività in proprio, significa solamente imbucarla in un percorso difficile e quasi sempre segnato. Poi ovviamente ci sono le eccezioni, qualcuno riesce, ma sono una minoranza.