Agli italiani il "posto fisso" adesso fa schifo

  • :/ Se parliamo di sacrifici (come nel caso del panettiere) ...non conosco lavoro che non ne comporti. E secondo me resta fondamentale stabilire il rapporto sacrifici/benefici, che può essere più che soggettivo.


    Se, invece, parliamo della "convenienza" di investire in un'attività autonoma...a me viene da dire che quasi tutto dipende dalle capacità globali di chi la svolge, la quale comincia dallo scegliere un settore che possa avere una sua continuità verosimile, prosegue nel saperla svolgere BENE, e si esalta nella capacità di saper intuire e seguire i tempi e le aspettative e le evoluzioni della propria nicchia di mercato.

    Come si dice, si deve lavorare per vivere, non vivere per lavorare. Se passi tutte le notti a lavorare e di giorno dormi, non credo che ne valga la pena sinceramente. Non ti godi i rapporti sociali e neppure la famiglia. Alla lunga diviene insopportabile.


    Sul saperla svolgere bene ho dei dubbi. Ci sono grandi professionisti nei loro campi che nel corso del tempo si sono ritrovati con attività che non fatturavano e a dover chiedere prestiti sempre più svantaggiosi. Il mercato è fin troppo volatile, e non sempre si hanno le risorse per adeguarsi ai nuovi bisogni che magari durano solo poco tempo. In più in Italia c'è un eccesso di lavoro autonomo soprattutto al sud. Il mercato delle partite IVA è fin troppo inflazionato e invogliare la gente a costruirsi un'attività in proprio, significa solamente imbucarla in un percorso difficile e quasi sempre segnato. Poi ovviamente ci sono le eccezioni, qualcuno riesce, ma sono una minoranza.

  • Come si dice, si deve lavorare per vivere, non vivere per lavorare. Se passi tutte le notti a lavorare e di giorno dormi, non credo che ne valga la pensa sinceramente. Non ti godi i rapporti sociali e neppure la famiglia. Alla lunga diviene insopportabile.

    Quando hai parlato del panettiere mi è venuto in mente un 38enne che ha il panificio a pochi passi da casa mia.

    Vero che è single, ma...ti assicuro che è tra i viveur della zona.

    Molto più che benestante...sa fare il pane talmente bene che ci vengono da quartieri anche distanti per prendere il pane da lui.

    Tra l'altro fa solo il pane (no dolci, no pizzette, e manco baguette o panini al latte).

    Macina soldi a palate, e...si vede.

    Io non ho mai fatto la fornaia, ma...avessi avuto la sua ricetta del pane...un pensiero ce lo avrei potuto fare, e non mi avrebbero preoccupata gli orari... ;)

    Sul saperla svolgere bene ho dei dubbi. Ci sono grandi professionisti nei loro campi che nel corso del tempo si sono ritrovati con attività che non fatturavano e a dover chiedere prestiti sempre più svantaggiosi.

    Quando ne vai a fondo...realizzi SEMPRE che sono persone che non hanno saputo stare al passo dei tempi, e che si sono ostinate in una loro idea senza sapersi evolvere da quella.

    Il commercio, per esempio, in alcuni settori è stato letteralmente disintegrato dalla GD, e due settori ne hanno risentito in modo micidiale : elettrodomestici ed alimentari.

    Quanti hanno dovuto chiudere?

    Eppure...c'è il negozio di elettrodomestici che ha perfettamente intuito di non poter essere concorrenziale rispetto alla GD per i prezzi, ma di poterlo essere nella cura del cliente. Ed ecco che ti ritrovi quel negozio che non ha subito nessuna crisi perchè la sua clientela storica sa benissimo che comprando da lui sarà seguita in qualunque piccola difficoltà, mentre acquistando al centro commerciale poi vai di reclami mentre nessuno ti ascolta.

    Così come c'è il negozio di alimentari che, cogliendo la ottima posizione nella toponomastica cittadina, ha visto i figli spiegare al padre sull'orlo del fallimento che...non ha senso riempirsi di quelle merci che la massa acquista in GD, e piuttosto rigenerarsi in vera boutique di affettati - formaggi - vini - birre di altissima qualità...con cui preparare panini davvero gourmet da asporto o da consumazione nei pochi tavolini di cortesia piazzati in esterni...e anche qui la stessa attività è risorta!

    in Italia c'è un eccesso di lavoro autonomo soprattutto al sud. Il mercato delle partite IVA è fin troppo inflazionato e invogliare la gente a costruirsi un'attività in proprio, significa solamente imbucarla in un percorso difficile e quasi sempre segnato.

    L'eccesso di partite iva, come tutti sappiamo, non è AFFATTO dovuto ad una pletora di lavoratori autonomi, bensì soltanto alle "false partite iva" indotte dalla legislazione folle e caleidoscopica sulle "collaborazioni" che si prestano egregiamente a camuffare da "autonomo" chi è solo un sostanziale dipendente, senza guarentigie di alcun tipo. Ma questo è un altro discorso.

    Tra le vere partite iva, e cioè quelle che DAVVERO corrispondono alla volontà di svolgere lavoro AUTONOMO...per quel che vedo...ogni volta che va male o malissimo (e ce ne sono che vanno male o malissimo!) è perchè ci si è immessi in un settore in cui non si hanno abbastanza competenze, o nel quale (qui parlo dei più anziani) non c'è nessuna capacità di seguire il mercato e le sue indicazioni in continua evoluzione.

    P.s. : il ragazzo del ristorantino improvvisato che ha chiuso al 31-12-2021 è esemplare. Apreil localino figo e aspira a clientela vippetta.

    La clientela vippetta, però, gira e spende molto più di quanto quel ragazzo abbia mai potuto solo immaginare.

    Aveva evidentemente molto sottovalutato il fatto che questa clientela non la prendi per il c∙∙o con menù che preveda la scelta ;( tra due primi e due secondi E BASTA + cantina di vini sconosciuti e anche schifidi + disservizi vari sia in cucina che in sala + porzioni che di "nouvelle cousine" hanno SOLO le dimensioni + conto da 40-50-60 € a testa.

    E' ovvio che chiudi.

    OVVIO!

    Tutti pensano a cambiare il mondo, ma nessuno pensa a cambiare se stesso. (L. Tolstoj)

  • E' molto interessante anche la parte della definizione di "analfabetsmo funzionale" che è immediatamente successiva a quella che hai riportato da Wiki, e che è questa :


    - scarso senso critico, tendenza a credere ciecamente alle informazioni ricevute, incapacità di distinguere notizie false dalle vere e di distinguere fonti attendibili e inattendibili.


    Tornando al tema : (come sempre :sleeping: ) ...intanto ci sono dati e dati, anche sullo stesso oggetto, già quando semplicemente si parla di numeri. Su me personalmente non esercitano nessuninissima attrattiva a meno che non conosca l'attendibilità professionale di chi li ha raccolti ed elaborati, ed i criteri a cui si è attenuto nell'elaborarli.

    Quando poi passiamo alla lettura di quei dati da parte del comune profano...allora proprio mi si fa notte pesta, potendosi arrivare in totale disinvoltura a trarne addirittura il contrario di quanto quei numeri dovessero significare.

    Non ci sono "dati e dati": ci sono i dati, fine.

    I dati sono raccolti da più fonti e differiscono solo in piccola parte. Di per sé questa è già una conferma che sono rilevazioni esatte, poiché se ci fosse un errore nel criterio di raccolta: ogni fonte avrebbe informazioni difformi dalle altre (o almeno UNA fonte avrebbe dati difformi).


    Data per buona la qualità dei dati si passa all'analisi: i dati dicono che negli ultimi decenni la ricchezza si è spostata quasi interamente dalla popolazione produttiva a quella in pensione o a fine carriera.


    Altri dati confermano come la maggior parte delle aziende sia sotto organico a causa del non rimpiazzo di posizioni scadute per licenziamenti volontari, pensionamenti, decessi, etc. Nel sotto-organico una buona parte del personale è rappresentato da giovani in stage o con contratti di formazione infinita che non arrivano mai alla conversione in tempo indeterminato, oppure se ci arrivano vengono convertiti il più tardi possibile e con il minimo possibile dello stipendio.


    Altri dati certi dicono che le retribuzioni italiane (non per gli stage o le formazioni, ma per lavoro indeterminato) sono più basse del 25% in media rispetto al resto d'Europa.


    Poi ci sono i casi limite. Ormai nei negozi di vendita al dettaglio il personale è rappresentato da UNA sola persona che fa cassa, demo, servizi, aperture e chiusure. Il tutto con contratti di assunzione atipici iper-sottopagati. A contratto hanno mansioni che tipicamente richiedono la presenza di un supervisore e l'assenza di responsabilità. In realtà fanno tutto.


    Stessa cosa nelle aziende di servizi e servizi professionali vari (uffici). La firma dei progetti e contratti è sempre del vecchio ingegnere, ma il lavoro vero e proprio lo fanno baby ingegneri assunti come commesse (quarto livello del commercio) che lavorano anche a casa e di notte, pur di non sbagliare.


    La mancanza di tempo libero e la non congruità del compenso ricevuto sono alla base della motivazione per cui i giovani stanno declassando il lavoro, lo abbandonano, lo cambiano per un lavoro più semplice o meno impegnativo. Chi può se ne va all'estero, ma anche per quello serve un minimo di capitale. Anche queste informazioni sono suffragate dai dati del MiSe e di altre fonti più che attendibili.


    La popolazione del nostro Paese si sta sfoltendo sempre più, non solo per i decessi e le mancate nascite, ma anche per la fuga di persone produttive che in cambio della loro fatica vogliono reddito.


    Potrei continuare ore. Ci sono rapporti di ogni fonte che evidenziano quanto sto scrivendo e come vedi non manca il fact checking o la rielaborazione delle informazioni in senso critico.


    Chiunque lavori in un settore produttivo può dirti di vedere queste cose con i propri occhi. In seconda istanza, come prova: l'esperienza può anche essere presa in considerazione.


    Altrimenti non occorre chissà cosa e non si contano i finanziamenti pubblici, oltre che gli sponsor privati, tipo i marchi di caffè, che se trovano "giusto" te e il posto che hai scelto...il localino te lo aprono a loro spese!

    "Finanziamenti pubblici" per aprire un bar? "Non occorre chissà cosa?"

    Mi sa che non hai mai aperto un bar o non lo hai mai visto aprire. Senza capitale non c'è storia.


    Parlavo del bar perché è l'attività più "banale" da aprire. Servono solo qualche centinaio di permessi burocratici e il pagamento di qualche centinaio di imposte indirette, oltre al capitale vero e proprio.


    Per me manca la voglia (e certo...spesso anche la capacità) .

    E ti sbagli. Non c'è popolazione più imprenditoriale di quella italiana. Se una popolazione imprenditoriale non imprende è perché non può.


    I miei amici che hanno aperto attività non se la passano benissimo. Uno che fa il panettiere fa orari assurdi e un altro che ha un negozio di bici in pratica lavora quasi esclusivamente in primavera-estate. Per non parlare di chi ha un'attività ventennale ed è strapieno di debiti.


    Non so fino a che punto convenga mettere soldi in queste attività onestamente.

    Perché aprire attività oggi significa avere le multinazionali iper-efficienti come concorrenti. Un tempo aprivi un'attività scarsa, tenevi chiuso per cresima, comunione e matrimoni degli amici (otre che nei week end) e ti arricchivi comunque. Oggi per sopravvivere devi rinunciare a vivere.


    Come si dice, si deve lavorare per vivere, non vivere per lavorare. Se passi tutte le notti a lavorare e di giorno dormi, non credo che ne valga la pensa sinceramente. Non ti godi i rapporti sociali e neppure la famiglia. Alla lunga diviene insopportabile.

    Quella che vai comunicando è proprio la motivazione, il pensiero di chi lascia un lavoro "pesante" in cerca di qualcosa di più semplice. Si tratta del moderno rinunciare a una prospettiva estremamente incerta in cambio di un pezzettino di vita. Vista la situazione: è comprensibilissimo.

    Omnis mendaciumo. Bis vincit qui se vincit in victoria. Re sit iniuria.

  • si passa all'analisi: i dati dicono che negli ultimi decenni la ricchezza si è spostata quasi interamente dalla popolazione produttiva a quella in pensione o a fine carriera.

    Domani lo dirò alla mia ex commercialista, andata in pensione con 400 € /mese (quattrocento, non è un errore) dopo 40 anni di lavoro, e al mio commercialista attuale che per andare in pensione e prendere 800 €/mese pagò un paio di decenni fa il "riscatto della laurea" con parecchi milioni di lire.

    Li devo informare che sono ricchi, altrimenti non se ne accorgono e mi dispiace.

    Tutti pensano a cambiare il mondo, ma nessuno pensa a cambiare se stesso. (L. Tolstoj)

  • Domani lo dirò alla mia ex commercialista, andata in pensione con 400 € /mese (quattrocento, non è un errore) dopo 40 anni di lavoro, e al mio commercialista attuale che per andare in pensione e prendere 800 €/mese pagò un paio di decenni fa il "riscatto della laurea" con parecchi milioni di lire.

    Li devo informare che sono ricchi, altrimenti non se ne accorgono e mi dispiace.

    Eh Sì: sono ricchi ..e (dati che comunichi alla mano) con ogni probabilità sono anche truffaldini.


    Non conosco le entrate medie di un commercialista (anche se mi bastano 15 click per scoprirlo), ma dai numeri che mi passi pare che questi non abbiano dichiarato il giusto e/o non abbiano pagato i contributi e non abbiano nemmeno stipulato una qualche forma previdenziale alternativa (come consigliano di fare ai loro clienti).


    Ne consegue che avranno qualche materasso farcito e mentono sulla loro effettiva ricchezza, oppure sono due eccezioni che confermano la regola misurata, verificata, ricalcolata, proiettata, ponderata dei dati ISTAT degli ultimi 20 anni.

    Omnis mendaciumo. Bis vincit qui se vincit in victoria. Re sit iniuria.

  • Domani lo dirò alla mia ex commercialista, andata in pensione con 400 € /mese (quattrocento, non è un errore) dopo 40 anni di lavoro, e al mio commercialista attuale che per andare in pensione e prendere 800 €/mese pagò un paio di decenni fa il "riscatto della laurea" con parecchi milioni di lire.

    Li devo informare che sono ricchi, altrimenti non se ne accorgono e mi dispiace.

    Mi spieghi come fa un commercialista con 40 anni di lavoro ad andare in pensione con 400 euro al mese, e perche' tu pensi che sia un esempio sensato, e cosa vuoi dimostrare? Mi sembra tutto una barzelletta. Tanto per dirne una, se una persona e' ricca o meno in teoria non lo vedi con certezza ne' dalla pensione e nemmeno necessariamente dallo stile di vita. Ci sono perfino casi estremi di senzatetto che pero' hanno un buon conto in banca.

    Attenzione: i miei post possono provocare vertigini, nausea, visione offuscata, allucinazioni.

  • Mi spieghi come fa un commercialista con 40 anni di lavoro ad andare in pensione con 400 euro al mese, e perche' tu pensi che sia un esempio sensato, e cosa vuoi dimostrare? Mi sembra tutto una barzelletta.

    No, non volevo dimostrare niente di particolare: era la mia risposta a Bruce nel punto in cui afferma che la vera ricchezza è in mano ai pensionati :D

    Come fa un commercialista con 40 anni di lavoro ad andare in pensione con 400 auro al mese te lo dico subito, e meglio di me possono dirtelo in qualunque Patronato : intanto in questo caso parliamo della disastratissima cassa dei Ragionieri Commercialisti; la tipa di cui parlo, tutt'altro che truffaldina, è solo una che si è sempre fatta pagare molto poco e che ha sempre avuto un numero di clienti globalmente esiguo. Tutto qui.

    L'altro è Dottore Commercialista e ha Studio strutturatissimo e vasta clientela platinum.

    Riguardo al "truffaldino" penso proprio si possa escludere che uno che a 30 anni ha pagato una barca di milioni di lire per il riscatto della laurea avesse poca considerazione della propria pensione, e che poi si sia danneggiato da solo con dichiarazioni ai minimi e fasulle, ma tant'è.

    Tutti pensano a cambiare il mondo, ma nessuno pensa a cambiare se stesso. (L. Tolstoj)

  • No, non volevo dimostrare niente di particolare: era la mia risposta a Bruce nel punto in cui afferma che la vera ricchezza è in mano ai pensionati :D


    In realtà è proprio così.


    Il sistema pensionistico funziona come uno schema ponzi. I primi "sottoscrittori" riescono a tirar via vantaggi enormi. Poi piano piano i margini si assottigliano. Gli ultimi pagano il conto per tutti quanti.


    Purtroppo noi siamo quelli a cui toccherà pagare i conti. Per chi entra oggi, i contributi versati in pensione sono palesemente un investimento a valore atteso negativo (se non totalmente a perdere). Purtroppo non sono una scelta.

  • Il sistema pensionistico funziona come uno schema ponzi. I primi "sottoscrittori" riescono a tirar via vantaggi enormi. Poi piano piano i margini si assottigliano. Gli ultimi pagano il conto per tutti quanti.

    E' esattissimamente così.

    Già oggi non esistono paragoni tra le pensioni che venivano erogate (a parità di reddito e contribuzione) 20 anni fa , e poi 10 anni fa, rispetto ad oggi, in cui tra calcoli e ricalcoli e magheggi normativi... ma sai quanti restano increduli nel sentire la miseria con cui dovranno vivere?


    La commercialista di cui sopra (che non è consulente del lavoro) ha fatto non si sa quanti consulti con i Patronati perchè non si capacitava di questa miseria incredibile. Con pure me che le dicevo "ma ci deve essere qualche errore, non è possibile!".

    Non c'era nessunissimo errore. Vero solo che ha perso quella percentuale che si sacrifica per andare in pensione prima con le varie opzioni disponibili e che giustamente hanno un prezzo, ma sempre una miseria le sarebbe toccata!

    E ti posso proprio giurare che se questa non avesse la pensione del marito (che è di quelle gold e maturata una ventina d'anni fa da uno che ha macinato quattrini a palate come agente di commercio) sarebbe una situazione da Caritas .

    Tutti pensano a cambiare il mondo, ma nessuno pensa a cambiare se stesso. (L. Tolstoj)

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