Agli italiani il "posto fisso" adesso fa schifo

  • In caso contrario ci sarebbe da pensare a qualche preoccupante mutazione genetica di massa! ^^

    Tu ci scherzi ma io ci ho pensato seriamente a questa cosa...

    Lo vedo tra me e mio padre, lui da giovane poteva andare a fare facilmente un determinato lavoro statale, cioè entrare con una semplice domanda, oggi per fare lo stesso tipo di lavoro devi fare i tripli salti carpiati all'indietro e saltellare su una corda per un'ora.

    Ebbene lui si è voluto per forza mettersi in proprio e l'impresa gli è riuscita, ma anche i tempi allora lo permettevano a dire la verità.

    Io invece sono il contrario, magari avessi il posto fisso statale al ministero!!! 8o

    Ed in famiglia quando ne abbiamo parlato non ne siamo mai venuti a capo del perchè di questa differenza.

    Ma ti posso dire che è una tendenza dei paesi sviluppati, ad esempio. in Italia ci sono più lavoratori autonomi che in Francia, che a sua volta ha più autonomi dell'UK, che ne ha più degli USA. Così come la Grecia ne ha più dell'Italia e la Turchia più della Grecia...

    Ci siamo capiti!!!

    La percentuale di lavoro autonomo è inversamente proporzionale al PIL pro-capite di un paese o dal grado di sviluppo economico.

    Qui sembrava emergere un popolo di lavoratori "disperato" in settori ormai in inesorabile declino

    Ovvio che e' un settore pero' strapieno di difficolta', come quelle gia' citate, che causano frequenti dimissioni e nuove assunzioni, paghe al ribasso, poi aggiungiamo la pandemia, la tassazione, ecc.

    In questo settore (turismo) che va...altro che! Ma anche in altri trainanti dove c'è sempre richiesta come quello dei trasporti il problema non è la crisi ma è la C-I-N-E-S-I-Z-Z-A-Z-I-O-N-E causa: costi, spese di gestione, tasse, burocrazie varie, concorrenze al ribasso di vari soggetti o entità ecc.

    Perciò si ha il fenomeno che indicate.

  • Tu ci scherzi ma io ci ho pensato seriamente a questa cosa...

    Lo vedo tra me e mio padre....

    No, ti assicuro che non ci scherzo più di tanto.

    A me questo cambiamento dà parecchio da pensare. E siccome è ovvio che quella della mutazione genetica fosse un'iperbole scherzosa, penso che l'indole individuale sia stata molto catechizzata da qualche moltitudine di fattori sociali fuorvianti che non riesco però ad individuare con precisione. Primo di tutti, però (secondo me) il concetto insufflato martellantemente e quasi subliminalmente che "grande è bello, grande è sicuro, grande è meglio"...cosicchè si preferisce essere un numero in una grande azienda (ovvio restando che non tutti saranno Marchionne) piuttosto che sviluppare in autonomia una propria individualità professionale o imprenditoriale.


    E per questo portavo sopra l'esempio dei due ragazzetti : A 15 anni non si ha nessunissima idea di quelli che possono essere i contenuti e i pro e contro di nessuna attività, eppure...allettava l'idea di fare anche l'autista del big, pur di sentirsi in quel mondo (almeno come spettatore ravvicinato)... Per me è pazzesco...

    Tutti pensano a cambiare il mondo, ma nessuno pensa a cambiare se stesso. (L. Tolstoj)

  • Ma come sarebbe a dire che "non è reale" ?

    Ma scherziamo?

    E non vivo mica nell'isola che non c'è ! ^^

    Non è reale nel senso che non è attinente alla realtà complessiva, ma solo a quella personale. L'esperienza personale riguardo questi temi conta tra il nulla e l'insignificabile.


    E' così perché si tratta di fenomeni facilmente misurabili i cui dati vengono rilevati costantemente per capire l'andamento economico del Paese. Basta andare a vedere quelli e si capisce il perché delle dimissioni di massa (che in altri thread negavi). Ormai il lavoro non genera quasi più reddito e distrugge la vita.


    Senza negare le difficoltà, se parliamo del settore turistico e il suo indotto (quello più colpito dalle dimissioni dei giovani di cui all'articolo citato) a me sembra di vivere in un altro paese.

    Perché stai dalla parte "sbagliata" del bancone.. e la ragazza dietro al bancone deve sorriderti per forza. Ma non sarà lei ad arricchirsi. E' possibile che da una serata all'altra ti trovi una barista nuova, perché quella di prima è letteralmente scappata.

    Almeno questa è la situazione rilevata.


    Non hai mai pensato che per mettersi in proprio con successo servano capacita' particolari che non tutti hanno?

    Questo in un mondo ideale. In Italia non è proprio così; o quantomeno non è stato così per molto tempo. Forse lo sarà in futuro.


    Ma resto piuttosto persuasa che, più che trattarsi di capacità mancanti, si tratti di una sola INcapacità paralizzante, che poi annulla tutte le capacità. E' la INcapacità di aver fiducia in se stessi e mettersi in gioco.

    Per continuare la risposta a diverso nel paragrafo sopra: in Italia (e non solo) l'unica dote indispensabile per essere imprenditori sono i soli, il capitale.

    La stragrande maggioranza delle PMI è in mano a NON imprenditori, totalmente incapaci, ma che avendo il capitale (di solito ereditato) e le regole a favore (poter sfruttare lavoro qualificato senza pagarlo): fanno impresa.


    Le dimissioni di massa sono una risposta fisiologica a troppi anni di questo regime.

    Omnis mendaciumo. Bis vincit qui se vincit in victoria. Re sit iniuria.

  • Perché stai dalla parte "sbagliata" del bancone.. e la ragazza dietro al bancone deve sorriderti per forza. Ma non sarà lei ad arricchirsi. E' possibile che da una serata all'altra ti trovi una barista nuova, perché quella di prima è letteralmente scappata.

    Almeno questa è la situazione rilevata.

    A dire il vero stavo riflettendo sull'asserita crisi del settore turistico....


    Argomento ripetuto come un mantra in diverse occasioni.

    namasté

    Love all, trust a few, do wrong to none

  • in Italia (e non solo) l'unica dote indispensabile per essere imprenditori sono i soli, il capitale.

    La stragrande maggioranza delle PMI è in mano a NON imprenditori, totalmente incapaci, ma che avendo il capitale (di solito ereditato) e le regole a favore (poter sfruttare lavoro qualificato senza pagarlo): fanno impresa.

    Si parlava di propensione al lavoro autonomo, che può essere professionale, commerciale, artigianale, terziario, e che comincia dal banchetto nei mercati rionali in cui si porta a vendere anche la merce avuta contro "pagherò" (come da sempre). Non stiamo parlando di avviare startup dell'indotto aerospaziale!

    E quello che manca è proprio la propensione individuale, altro che i soldi!


    Quanto alle aziende che sono in mano a NON imprenditori torniamo a discorsi mille volte fatti : dove tu veda questa realtà dilagante...lo sai solo tu.

    Dice il saggio che "chi non sa fare non sa neanche comandare".

    Nella sua limpida semplicità...è quanto basta per sapere che dietro ogni impresa che si rispetti...c'è un imprenditore di tutto rispetto.

    A qualunque livello, infatti, i problemi maggiori (e seri fino al fallimento autentico e rovinoso) hanno riguardato quelle aziende in cui subentravano i figli studiati (studiati come, dove? Come poteva valutarlo chi magari aveva fatto miliardi con le scuole serali da adulto per imparare a leggere? E dove un diploma preso alle scuole di recupero sembrava comunque chissà cosa, visto che l'imprenditore vero non lo aveva mai avuto e non sapeva neanche cosa si dovesse studiare!) . Questo e solo questo può aver generato nel recente passato una morìa penosa di aziende, e il fenomeno era sempre lo stesso : arrivava il figlio studiato, voleva rinnovare-managerializzare-espandere...ovviamente non sapeva fare nulla e gli mancava anche il senso (tanto istruttivo) del partire economicamente da ZERO, ed ecco che defenestrava l'anziano imprenditore vero e ...si circondava di collaborazioni che non era in grado nè di controllare e tanto meno di comandare. Ovvio che in breve volgere di tempo...se i collaboratori sono capaci...usano quelle capacità a loro favore in tutti i modi possibili, e se poi non sono neanche capaci...il default è aritmetico.

    Ma questo è già oggi un fenomeno tra il datato e l'estinto : l'imprenditore che opera OGGI con successo è già lui persona che, grazie all'istruzione, sa muoversi non solo in azienda ma anche in ambito relazionale, e che sa scegliere i collaboratori di cui necessita. E quanto ai figli: uno dei primi investimenti che fanno praticamente tutti (mafiosi inclusi) è nello studio dei figli presso le più prestigiose università del mondo.

    Le dimissioni di massa sono una risposta fisiologica a troppi anni di questo regime.

    Non avrei proprio capito da dove apprendi le "dimissioni di massa" di cui parli.

    L'articolo linkato da Leonardh parla di un incremento di dimissioni nel 2021 rispetto al 2020.

    E l'articolo (o meglio STUDIO) linkato da me ne analizza molto sobriamente le ragioni, mentre salva anche da un'illusione ottica, giacchè CONFERMA quel che ognuno di noi può osservare se non vive nella cripta, e cioè che il turnover NON è dovuto ad alcuna ispirazione "di massa" . ANZI : è dovuto proprio a quella individualissima ricerca dell'angoletto migliore per se stessi, che conduce la stragrandissima maggioranza dei dipendenti a dimettersi dal posto fisso...quando e solo quando ne ha trovato un altro che pensa possa essere migliore.

    Ma non basta : nello studio linkato da me si evidenzia anche graficamente come la curva delle assunzioni abbia gli stessi andamenti di quella delle dimissioni, ma su livelli leggermente più alti.

    Il che si spiega molto logicamente con il fatto che nella curva delle assunzioni rientrano anche i nuovi ingressi nel mondo del lavoro, e...addirittura....(fenomeno che penso chiunque abbia potuto constatare nel proprio giro di conoscenze) gli ingressi nel mondo dipendente di tanti che nelle startup si sono rotti i denti e ripiegano di gran carriera sul lavoro dipendente!

    Non è reale nel senso che non è attinente alla realtà complessiva, ma solo a quella personale. L'esperienza personale riguardo questi temi conta tra il nulla e l'insignificabile.

    Questo tuo mantra te lo contesto cordialmente una volta per tutte, e per due ragioni al posto di una :

    1) intanto la valenza dell'esperienza personale dipende (esattamente come per i dati statistici) tanto dall'ampiezza del campione osservato quanto dalla correttezza intellettuale con cui lo si osserva e riflette.

    2) quando il campione è sufficientemente esteso (rispetto ad ampiezza del territorio, trasversalità rispetto ad esso e rispetto alle varie classi sociali che lo popolano, loro livello di istruzione, ecc.)...ma ti dirò che mi fido moooolto più di quel che vedo , di quanto possa fidarmi di macrodati che magari sono anche raccolti con criteri ineccepibili e rispetto ai quali il Problema vero è nel lettore, che ignorando o glissando quei criteri, ne deriva e propala una lettura che...definirla "personalizzata" è un eufemismo!


    Prova ne sia che sulla base dell'articolo (ritengo autorevole) linkato da Leonardh... si era subito arrivati (non io) a CONSTATARE (addirittura constatare!) il default del settore dei dipendenti dal settore turistico-ricettivo :D ...quando se oggi c'è un settore che va a gonfie vele è proprio esattamente quello, tanto da essere quello in cui trovano SUBITISSIMO occupazione tutti quelli che vogliono lavorarci + tutti quelli che sono in fuga dalle loro startup fallimentari nel settore, e a cui la pandemia ha fornito davvero una brillantissima chance per chiudere tutto di corsa, andare a lavorare per chi sa fare l'imprenditore, e poi restare a vita a dire "a me m'ha rovinato la pandemia!"...................Ti ricordi? Quando ero bambina circolava ancora una qualche barzelletta storica il cui finale era quello in cui il fallito si giustificava (provocando ovvia ilarità) con "a me m'ha rovinato la guerra!".

    Tutti pensano a cambiare il mondo, ma nessuno pensa a cambiare se stesso. (L. Tolstoj)

  • A dire il vero stavo riflettendo sull'asserita crisi del settore turistico....


    Argomento ripetuto come un mantra in diverse occasioni.

    Non so. Dovrei controllare.

    "A occhio" sembrerebbe di no, ma i prezzi bnb sono crollati veramente. C'è una ripresa nell'ultimo periodo, ma non possiamo fidarci di quello che sembra ad occhio nudo.


    Non stiamo parlando di avviare startup dell'indotto aerospaziale!

    Nemmeno io.

    Anche per aprire un bar serve capitale.


    E quello che manca è proprio la propensione individuale, altro che i soldi!

    Mancano i soldi. La propensione individuale c'è, ma senza possibilità di sbocco resta li nella mente delle persone.


    In alcune regioni manca anche il controllo del territorio; per cui le mafie mettono le mani su qualsiasi impresa e la propensione è meglio che la tieni chiusa nel cassetto se ci tieni all'incolumità della famiglia.


    Quanto alle aziende che sono in mano a NON imprenditori torniamo a discorsi mille volte fatti : dove tu veda questa realtà dilagante...lo sai solo tu.

    Dai numeri.

    I numeri non mentono.

    L'Italia più di altri (ma ci sono altri Paesi in condizioni paragonabili) ha una miriade di imprese, tutte sul filo del rasoio e in perenne "terapia intensiva". Siamo in recessione e non ci siamo evoluti (a differenza dei nostri vicini di casa e di mercato) per quasi 25 anni.


    Uno studio confermava che oltre alle minime dimensioni delle imprese italiane: il problema risiede nel fatto che l'azienda viene avviata e diretta da chi mette il capitale. Però avere i soldi per avviare un'azienda non significa essere automaticamente capaci di gestirla.


    1) intanto la valenza dell'esperienza personale dipende (esattamente come per i dati statistici) tanto dall'ampiezza del campione osservato quanto dalla correttezza intellettuale con cui lo si osserva e riflette.

    Assolutamente no.

    La valenza dipende da criteri scientifici. Il singolo non può avere (né psicologicamente, né fisicamente) un punto di vista abbastanza equo ed ampio per poter essere considerato valido ai fini statistici o di qualsivoglia misurazione.


    Ne è conferma inversa questa parte della definizione di "analfabetismo funzionale":

    Citazione da Wikipedia - analfabetismo funzionale
    • conoscenza dei fenomeni scientifici, politici, storici, sociali ed economici molto superficiale e legata prevalentemente alle esperienze personali o a quelle delle persone vicine; tendenza a generalizzare a partire da singoli episodi non rappresentativi; largo uso di stereotipi e pregiudizi;

    Omnis mendaciumo. Bis vincit qui se vincit in victoria. Re sit iniuria.

  • Ne è conferma inversa questa parte della definizione di "analfabetismo funzionale":

    E' molto interessante anche la parte della definizione di "analfabetsmo funzionale" che è immediatamente successiva a quella che hai riportato da Wiki, e che è questa :


    - scarso senso critico, tendenza a credere ciecamente alle informazioni ricevute, incapacità di distinguere notizie false dalle vere e di distinguere fonti attendibili e inattendibili.


    Tornando al tema : (come sempre :sleeping: ) ...intanto ci sono dati e dati, anche sullo stesso oggetto, già quando semplicemente si parla di numeri. Su me personalmente non esercitano nessuninissima attrattiva a meno che non conosca l'attendibilità professionale di chi li ha raccolti ed elaborati, ed i criteri a cui si è attenuto nell'elaborarli.

    Quando poi passiamo alla lettura di quei dati da parte del comune profano...allora proprio mi si fa notte pesta, potendosi arrivare in totale disinvoltura a trarne addirittura il contrario di quanto quei numeri dovessero significare.


    Per quanto mi riguarda personalmente : non uso MAI le mie osservazioni E RIFLESSIONI tratte dal mio reale esteso per stabilire o propalare un'ipotetica "vera lettura" della realtà.

    Ma certo che le uso (e mai ne farei a meno!) come primo tester di altrui asserzioni che percepisco come non veritiere (che usino o meno i numeri come stampelle, e che siano formulate in mala fede o anche nella "buona fede" del vero analfabetismo funzionale) .


    Come dire, nel più banale e neutro degli esempi : la meteorologia è una Scienza e pure molto complessa.

    Con la tecnologia attuale acquisisce ed elabora in modo molto preciso una moltitudine di informazioni, e nella media riesce a produrre previsioni attendibilissime e anche sul lungo medio-lungo periodo.

    Ciò non toglie che qualche volta continui a non prenderci.

    Bene.

    Io non sono quella che ti viene a proporre le proprie previsioni meteo (non saprei proprio farlo).

    Solo che se per domani mattina fosse prevista neve, e invece apro le finestre e c'è un bel sole con aria tiepida...non riesco a sentire freddissimo solo perchè "lo aveva detto il meteo!". ^^


    Tutti pensano a cambiare il mondo, ma nessuno pensa a cambiare se stesso. (L. Tolstoj)

  • Anche per aprire un bar serve capitale.

    Indubbiamente...se vuoi aprire Doney a Via Veneto occorre Capitale con la C maiuscola.

    Altrimenti non occorre chissà cosa e non si contano i finanziamenti pubblici, oltre che gli sponsor privati, tipo i marchi di caffè, che se trovano "giusto" te e il posto che hai scelto...il localino te lo aprono a loro spese!

    Ma attività autonoma/imprenditoriale NON significa soltanto aprire il milionesimo bar o ristorante, mentre non si contano le attività nel settore dei servizi che come <capitale> richiedono poco più che i propri voglia-cervello-impegno!

    Mancano i soldi. La propensione individuale c'è, ma senza possibilità di sbocco resta li nella mente delle persone.

    Per me manca la voglia (e certo...spesso anche la capacità) .

    Pensa a quanti ragazzi di famiglie benestanti scelgono le solite università private (che costano un capitale) SOLO perchè "quelle ti garantiscono il "posto".

    Oppure pensa a quanti ragazzi finiscono per farsi svenare per aprire un punto vendita in franchising (che è fallimento pressochè sicuro) solo per non avere il carattere bastevole ad aprire da soli...manco un negozietto di caramelle o una piadineria!

    In tutti questi casi non mancano i quattrini, manca proprio e solo la propensione individuale a costruirsi un percorso in autonomia.


    Io preferisco sempre parlare dei settori che conosco meglio e ti porto un raffronto schiacciante, nell'arco di soli 30 anni, tra i laureati in giurisprudenza (poi - mutatis mutandis - vale per tutte le lauree che hanno tra gli sbocchi naturali quello delle professioni protette, e vale a Milano come a Venezia o Bologna o Roma o Bari o Messina).

    30 anni fa la PROPENSIONE alla libera professione era altissima, e chi ambisse a fare l'avvocato o il notaio poteva avere solo la preoccupazione di non trovare chi lo prendesse a fare pratica.

    Era perfettamente consapevole di dover affrontare un tirocinio a compensi ZERO per qualche anno (il compenso vero era imparare una Professione sul serio, giorno dopo giorno) e la prospettiva agognata era quella di abilitarsi e aprirsi un domani il proprio studio.

    Oggi la propensione alla libera professione risulta letteralmente falcidiata, ma il "bello" è che sembra del tutto rimosso il concetto che un Professionista non possa pagare te mentre ti insegna una Professione (è assurdo!), per cui tutti si aspettano di essere remunerati, mentre il dominus dello studio perde un mare di tempo per controllare che il praticante non faccia guai a nome dello studio; ma non basta! Perchè la foga dell'incasso immediato di qualcosa + qualche mitomania indotta nell'ultimo trentennio per la serie "più è grande e più è bello e rassicurante" ...OGGI porta questi ragazzi a neanche considerare lo studio professionale di provincia in cui troverebbero il classico dominus che ti insegna la professione tutta intera, e scalpitano per entrare come numeretti (ma pagati subito :D ) nei megastudi metropolitani della serie "Pico Pallone & Partners con sedi a Milano, Londra, Dubai", in cui da numeretti entrano e numeretti resteranno, senza MAI poter andare oltre un ruolo settorialissimo della Professione (analogo a quello dell'operaio specializzato in catena di montaggio) :!:

    Tutti pensano a cambiare il mondo, ma nessuno pensa a cambiare se stesso. (L. Tolstoj)

  • I miei amici che hanno aperto attività non se la passano benissimo. Uno che fa il panettiere fa orari assurdi e un altro che ha un negozio di bici in pratica lavora quasi esclusivamente in primavera-estate. Per non parlare di chi ha un'attività ventennale ed è strapieno di debiti.


    Non so fino a che punto convenga mettere soldi in queste attività onestamente.

  • I miei amici che hanno aperto attività non se la passano benissimo. Uno che fa il panettiere fa orari assurdi e un altro che ha un negozio di bici in pratica lavora quasi esclusivamente in primavera-estate. Per non parlare di chi ha un'attività ventennale ed è strapieno di debiti.


    Non so fino a che punto convenga mettere soldi in queste attività onestamente.

    :/ Se parliamo di sacrifici (come nel caso del panettiere) ...non conosco lavoro che non ne comporti. E secondo me resta fondamentale stabilire il rapporto sacrifici/benefici, che può essere più che soggettivo. Scusa la parentesi autocentrata, ma io credo di avere un trauma insanabile dai tempi della scuola e (solo a titolo di esempio) mi manderebbe dallo psichiatra lo STRESS di dover rispettare OGNI giorno l'orario assegnatomi da altri, mentre posso lavorare anche 12 ore e volentieri quando gli orari me li sono scelti io, oppure sono devoluti ad un sacrificio da cui mi sento ampiamente remunerata (come potrebbe essere il caso del panettiere).


    Se, invece, parliamo della "convenienza" di investire in un'attività autonoma...a me viene da dire che quasi tutto dipende dalle capacità globali di chi la svolge, la quale comincia dallo scegliere un settore che possa avere una sua continuità verosimile, prosegue nel saperla svolgere BENE, e si esalta nella capacità di saper intuire e seguire i tempi e le aspettative e le evoluzioni della propria nicchia di mercato.


    Ti porto un esempiuccio da distanza ravvicinata e nel solito settore ristorazione: il settore (a parte le chiusure da pandemia) per se stesso va alla grande. Andava alla grande prima della pandemia ed è tornato ad esplodere dopo le chiusure emergenziali. Giusto?

    Un amico di mio figlio aveva aperto un localino appena prima e lo ha chiuso il 31-12-2021 fra i debiti, e anche consistenti.

    In totale onestà : non è il settore che non tira! E' la sua idea di quel settore che era talmente lunare da non poter tirare! E' stato un suo peccato di troppe presunzioni a portargli un conto deficitario, e non la "crisi del settore" che non c'è proprio!

    Tutti pensano a cambiare il mondo, ma nessuno pensa a cambiare se stesso. (L. Tolstoj)

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