Sesso a tre

  • Bisogna però capire quali sono i limiti che ci si deve imporre,


    L'imposizione è una forma di repressione, quindi a che fare con il controllo oppure l'auto-controllo: A mio avviso, anche se esternamente può dare risultati, per me tutto ciò che è legato al controllo non fa bene, né fisicamente, né a livello "dell'anima", è solo un "spingere più giù", come la valigia piena e allora si fa forza verso il basso per "chiuderla". Dopodiché quel "bisogno" cambia forma, si controlla il sesso ma poi arriva la fame nervosa, oppure qualcos'altro.


    L'istinto, la pulsione, il desiderio di possesso sessuale dell'ego (dopo spiego meglio cosa si intendo per ego ) vanno solo compresi, altrimenti inconsapevolmente ci muovono come burattini.


    Dentro di noi c'è un bambino che insegue perennemente un palloncino (i veri desideri). Quando non siamo consapevoli, quando non abbiamo "riconosciuto" dentro noi stessi la natura di questo bambino, il palloncino diventa estremamente "importante" e "centrale".


    Il meccanismo che hai descritto è correlato alla dopamina. E' come una droga, non provarla è peccato e abusarne è sbagliato.

    Per anni non ho fatto altro che stimolare il più possibile i recettori della dopamina, con il risultato che qualunque cosa facessi era insignificante e poco interessante. Poi però sono riuscito a trovare il giusto equilibrio, e adesso riesco ad apprezzare anche le piccole novità che non siano solo c∙∙i e tette. Non è facile imporsi dei limiti ma dopo anni di esperienza devo dire che sono riuscito ad avere un controllo tale da essere in grado perfino di dire no a Diletta Leotta dopo una settimana di astinenza, e lo dico con poca modestia perchè so quanto è stato difficile arrivare ad avere il controllo di questi recettori.


    Dal punto di vista del "corpo" la dopamina ha il suo ruolo. Ma come esseri umani, siamo un corpo, mente e anche una "coscienza". Penso che bisogna all'allineare tutti e tre. Intendo dire che ci vuole anche una motivazione più trascendentale affiancata ad una mentale e poi messa in pratica nel corpo che è il contenitore di tutto. Bisogna aver riconosciuto che quel desiderio non è cattivo, non è sbagliato, ma ha la sua funzione di "rifugio", di luogo dove fuggire insomma. Tutti noi cerchiamo riparo nei nostri desideri. Desiderare non è sbagliato, ma quando non si è consapevoli dei propri desideri e del loro ruolo compensativo ci allontanano dalla vita piuttosto che farcela sentire (e apprezzare) di più, l'impressione è che tu ci sia comunque arrivato a questa consapevolezza quando dici di riuscire ad apprezzare le piccole notività.

    "Funziona" tutto solo fin tanto che si ha la (illusoria) certezza di avere il controllo o di perderlo, ma in un iper-realtà in cui non si perde mai. Il "terzo uomo" dovrebbe essere scelto dal compagno stesso. Il rapporto può essere interrotto dal compagno stesso. La pratica deve essere approvata ogni volta dal compagno stesso. Etc.

    Si tratta di una illusione di controllo, perché in realtà le cose vanno come ha scritto Pivaldo qui sopra.


    In genere "va a finire male", perché tutto ciò che viene dall'ego (che la nostra parte più inconsapevole) è per definizione autodistruttivo.


    Ne siamo dotati (di un ego) perché in quanto esseri umani abbiamo bisogno di sopravvivere come identità, come "Io", e ci siamo di conseguenza organizzati evolutivamente in dinamiche si possesso e di potere verso gli altri, perché queste dinamiche di potere e di possesso (all'interno della sessualità in questo specifico caso) un tempo erano strategie di sopravvivenza, possedere un partner, sviluppare controllo su di esso, incentivava l'interazione fra due entità singole. Infatti il gioco sessuale di scambio, o a più partecipanti, non è altro che un "Estroiettare", ovvero, vedere "dal di fuori" come al cinema o teatro tutti questi aspetti che dentro si muovono ma non ho ancora "compreso", e non avendoli compresi, L'Io non si auto-indaga (quello è il vero scopo in realtà) e quindi vive di reazioni per riflesso.


    L'errore è pensare che non ci sia potere e possesso nell'aspetto quotidiano della relazione, e che il gioco sia un cosa "a parte", e qui che l'ego si suicida da solo con il suo stesso desiderio "egoico": Poiché se stimolo dinamiche di possesso non faccio che assecondare anche la paura che questo possesso puo' ad un certo punto venire meno, oppure, se mi affido al controllo, allora devo stare attento a non perderlo. E' banale principio degli opposti: Appena creo una condizione inevitabilmente creo i suoi potenziali aspetti contrari.


    In ultima analisi sono dinamiche che servono per far "sopravvivere" l'identità egoica che è dentro ciascuno di noi, ma il "sopravvivere" come identità include la possibilità di morire: E' quella la fregatura. Ogni identità egoica in quanto tale è soggetta al suo "annullamento" ... tutto quello che viene catalogato come potenziale "effetto collaterale" di un gioco di questo tipo non è altro che il rischio di annullamento del cosidetto "Io". In realtà, "mio", "suo", "Io sono", "Lei è ", "Noi siamo" e ruoli vari ... sono queste le prime illusioni. Ma entriamo in una visione molto radicale ... e non è "utile", cioè non è "fruibile" a chi pone la domanda ... per cui mi fermo qui.

    DALI :hibiscus:

    Modificato una volta, l'ultima da Juniz ().

  • In alcuni casi è una forma di masochismo. Ci sono casi in cui un forte disagio psicologico viene convertito in una forma di piacere, come ad esempio il cuckolding. In pratica si prova piacere nell'essere traditi dal proprio partner, meglio ancora se con una persona dalle prestazioni sessuali molto alte in modo da amplificare quella percezione di bassa autostima che si ha di sè stessi.

    E' esattamente così.


    Penso sia un modo per neutralizzare la paura che molti hanno di essere traditi, è un modo per elaborarla e trasformarla in qualcosa di piacevole e gratificante.

    Anche questo è vero.


    In genere "va a finire male", perché tutto ciò che viene dall'ego (che la nostra parte più inconsapevole) è per definizione autodistruttivo.


    Ne siamo dotati (di un ego) perché in quanto esseri umani abbiamo bisogno di sopravvivere come identità, come "Io", e ci siamo di conseguenza organizzati evolutivamente in dinamiche si possesso e di potere verso gli altri, perché queste dinamiche di potere e di possesso (all'interno della sessualità in questo specifico caso) un tempo erano strategie di sopravvivenza, possedere un partner, sviluppare controllo su di esso, incentivava l'interazione fra due entità singole. Infatti il gioco sessuale di scambio, o a più partecipanti, non è altro che un "Estroiettare", ovvero, vedere "dal di fuori" come al cinema o teatro tutti questi aspetti che dentro si muovono ma non ho ancora "compreso", e non avendoli compresi, L'Io non si auto-indaga (quello è il vero scopo in realtà) e quindi vive di reazioni per riflesso.

    La sopravvivenza viene prima di tutto. Lo abbiamo dimenticato perché siamo "troppo comodi" nella nostra condizione attuale, ma chiunque abbia sperimentato precarietà senza paracadute sa bene cosa intendo.


    L'ego che risulta così autodistruttivo nelle complesse dinamiche tra esseri umani è indispensabile per la sopravvivenza. Questa caratteristica non la perderemo mai ed è giusto che sia così. Lo sanno bene quei 8 decimi della popolazione mondiale che non hanno certezza del loro immediato domani. Si autodistruggono un po' nelle relazioni per salvare la propria esistenza.


    Bisogna però imparare a comprenderla, altrimenti si rischia di assecondarla troppo e di cadere in esagerazioni autodistruttive, appunto.


    In fondo è un lusso per pochi il poter rinunciare alla propria identità. Non per niente chi vi riesce più facilmente è chi ha le spalle ben coperte e vede nel partner un elemento più debole che ha bisogno di lui/lei.

    Omnis mendaciumo. Bis vincit qui se vincit in victoria. Re sit iniuria.

  • La sopravvivenza viene prima di tutto.


    Sopravvivere e sopravvivere come "Io" (identità) sono due cose diverse però.


    Paradossalmente, per sopravvivere "davvero" (cioè restare vivi e in salute su questo pianeta e aiutare pure gli altri a farlo) è necessario morire come Io tante volte. Cioè inziare a vedere come questa identità se non viene "educata e ridimensionata" diventa parassitaria su noi stessi oltre che su gli altri.


    Ti faccio un esempio: Più il proprio "Io" è ingombrante, più intensa è la sofferenza, in qualunque contesto di vita.

    Perché tutto diventa importante, è tutto "personale", quindi aumenta il bisogno di controllo, il bisogno di usare gli altri per "confermarsi".


    Lo abbiamo dimenticato perché siamo "troppo comodi" nella nostra condizione attuale, ma chiunque abbia sperimentato precarietà senza paracadute sa bene cosa intendo.


    Come umani ci siamo fatti un bel percorso su questo pianeta.

    Avevamo bisogno di evolverci con certe strutture. La vita era precaria, eravamo minacciati da molti pericoli. Tuttavia, come umanità, siamo ad un punto in cui questo "livello" di sopravvivenza non ci serve più, ci serve un evoluzione su un livello diverso.


    Le persone che fanno una vita "precaria" (un esempio sono quei luoghi segnati da fame e guerra) hanno più possibilità di contatto con l'essenza, perché il benessere non permette un distacco dall'aspetto "materialista" della vita, e materialista può anche essere la sessualità: Se è la sessualità è ricerca di godimento maggiore, di maggiore stimolo, è una forma di materialismo.


    L'ego che risulta così autodistruttivo nelle complesse dinamiche tra esseri umani è indispensabile per la sopravvivenza. Questa caratteristica non la perderemo mai ed è giusto che sia così. Lo sanno bene quei 8 decimi della popolazione mondiale che non hanno certezza del loro immediato domani. Si autodistruggono un po' nelle relazioni per salvare la propria esistenza.


    Sì non si tratta di perderlo.

    Nemmeno i "Santi" l'hanno perso. L'hanno solo riconosciuto in se stessi. Lo perdiamo con la morte, quando questa "energia" che assume anche la forma di entità, di "identità", contratta nel corpo si dissolve e si libera.

    Bisogna però imparare a comprenderla, altrimenti si rischia di assecondarla troppo e di cadere in esagerazioni autodistruttive, appunto.

    Sì.


    In fondo è un lusso per pochi il poter rinunciare alla propria identità. Non per niente chi vi riesce più facilmente è chi ha le spalle ben coperte e vede nel partner un elemento più debole che ha bisogno di lui/lei.


    Capisco, ma questo non è sul livello che intendevo io per "perdita di indentità" che ho chiarito nei paragrafi inziali.

    In questo caso "perdità di identità" è come "rinunciare a se stessi, mettersi da parte per ottenere una relazione". Questo (rispetto ciò che intendo nel mio discorso) è ancora un ruolo, quindi ancora mille sfumature dell' Io che si aggrappa a qualcosa, così si sente "Se stesso" e si conferma attraverso l'altro (che ha bisogno di lui/lei)


    I masochisti ad esempio sono grandi egocentrici anche se non sembra. Sembrano privi di "io" ma invece è abnorme, così grande da portarli a non desiderare altro che la solita sofferenza, ormai luogo comune della loro vita.


    La perdità di identità la intendo come il lasciare andare liberatorio .. E qualche volta, come a seguito di traumi, o sofferenze intense, tutti noi l'abbiamo fatto.


    L'amore più "vero" non è quello dove siamo "Io e Te" ma dove questo "Io" e questo "te" inziano a diventare come dei "fantasmi", veri, ma un po' trasparenti, sullo sfondo, e non si "disturbano" a vicenda. Non a caso i momenti d'amore per eccellenza sono attimi senza discorsi, o fatti di parole semplici, spesso di silenzio, di contemplazione. La sessualità puo' essere una "porta" per questo tipo di esperienza.


    Con queste puntualizzazioni forse siamo un po' OT.

    DALI :hibiscus:

  • Bisogna però capire quali sono i limiti che ci si deve imporre, perchè se non si cede quasi mai all'istinto e alla trasgressione la vita rimane piatta, e d'altro canto se si cede sempre all'istinto e alla trasgressione si arriva a un certo punto che tutto diventa poco appagante e la vita rimane piatta o vuota. Ci vuole una via di mezzo.

    Da incorniciare come regola aurea.


    Un po' di trasgressione rende gustosa la relazione, ma occorre avere la forza di non insistere troppo con Madre Natura e, pure, con la partner (che, per quello che ne so, normalmente non vuole un compagno "bombato" da pillole blu, per diverse ragioni molto condivisibili).


    Troppa letteratura porno da quattro soldi e video-pornografia disponibile in grande quantità inducono le menti maschili deboli (ed alquanto cretine) a cercare inverosimili traguardi frutto di finzione o realizzare apparenti rivalse nel loro ambiente, per distinguersi dagli altri.


    (------- 8) --------)

    Ogni cosa umana ha un inizio ed una fine: il lavoro finisce, l’amore muore, l’esistenza arriva alla fine, eppure ci affanniamo a considerare eterne cose e sentimenti che non lo sono e soffrire per la loro caducità. Irrazionalità umana, per fortuna.

  • Comunque ci sono anche donne che hanno questo tipo di fantasia e che vorrebbero tradurla in realtà. Credo che la noia in una relazione sia una brutta gatta da pelare per tutti.

    Da quello che mi hanno simpaticamente confidato, quasi tutte. Ma non si dannano per realizzare la fantasia.


    La noia è un problema esistenziale di prima grandezza (lascio stare le gatte da pelare, non condividendo la cucina vicentina sul punto).


    Oso dire che una donna preferisca un uomo non dotato di particolare fisicità ma che la sappia interessare e, di tanto in tanto, sorprendere, rispetto ad un bello alquanto noioso.


    (------ 8) ---------)

    Ogni cosa umana ha un inizio ed una fine: il lavoro finisce, l’amore muore, l’esistenza arriva alla fine, eppure ci affanniamo a considerare eterne cose e sentimenti che non lo sono e soffrire per la loro caducità. Irrazionalità umana, per fortuna.

  • Da quello che mi hanno simpaticamente confidato, quasi tutte.

    Non credo che quasi tutte le donne abbiano questa fantasia, io non ce l'ho ad esempio.


    Oso dire che una donna preferisca un uomo non dotato di particolare fisicità ma che la sappia interessare e, di tanto in tanto, sorprendere, rispetto ad un bello alquanto noioso.

    Ma ovviamente è così, una persona non è un involucro vuoto.

  • Sopravvivere e sopravvivere come "Io" (identità) sono due cose diverse però.

    Assolutamente. Hai ragione anche sul resto del discorso, ma la tua analisi è razionale. La mente che fa confusione tra le due sopravvivenze non è razionale (si parla di inconscio), per cui tendiamo a fondere i due concetti e diventiamo ancor più autodistruttivi.


    Non è insolito morire per una convinzione errata che afferma il proprio IO.


    Come umani ci siamo fatti un bel percorso su questo pianeta.

    Avevamo bisogno di evolverci con certe strutture. La vita era precaria, eravamo minacciati da molti pericoli. Tuttavia, come umanità, siamo ad un punto in cui questo "livello" di sopravvivenza non ci serve più, ci serve un evoluzione su un livello diverso.

    Eh.. che non ci serva più è la grande illusione. Basta uscire di casa in una città che non conosciamo, con il telefono scarico e perderci in pieno inverno. Non conosciamo la lingua, non sappiamo bene dove siamo, cala il ghiaccio e si è già in situazione critica.


    Otto decimi della popolazione mondiale vive ancora peggio di così.


    Le persone che fanno una vita "precaria" (un esempio sono quei luoghi segnati da fame e guerra) hanno più possibilità di contatto con l'essenza, perché il benessere non permette un distacco dall'aspetto "materialista" della vita, e materialista può anche essere la sessualità: Se è la sessualità è ricerca di godimento maggiore, di maggiore stimolo, è una forma di materialismo.

    Esatto.


    Capisco, ma questo non è sul livello che intendevo io per "perdita di indentità" che ho chiarito nei paragrafi inziali.

    In questo caso "perdità di identità" è come "rinunciare a se stessi, mettersi da parte per ottenere una relazione". Questo (rispetto ciò che intendo nel mio discorso) è ancora un ruolo, quindi ancora mille sfumature dell' Io che si aggrappa a qualcosa, così si sente "Se stesso" e si conferma attraverso l'altro (che ha bisogno di lui/lei)


    I masochisti ad esempio sono grandi egocentrici anche se non sembra. Sembrano privi di "io" ma invece è abnorme, così grande da portarli a non desiderare altro che la solita sofferenza, ormai luogo comune della loro vita.

    Ma infatti anche questo tipo di pratiche che possono sembrare "altruistiche" nella coppia in realtà sono assolutamente pieni di "IO".


    La noia è un problema esistenziale di prima grandezza (lascio stare le gatte da pelare, non condividendo la cucina vicentina sul punto).


    Oso dire che una donna preferisca un uomo non dotato di particolare fisicità ma che la sappia interessare e, di tanto in tanto, sorprendere, rispetto ad un bello alquanto noioso.

    La noia in determinate situazioni è un lusso. Chi la prova è perché non ha problemi più grandi.


    Per quanto riguarda le preferenze femminili: dipende dalla fase della vita che stanno attraversando e di cosa hanno bisogno. Se dovessimo andare a sondare quali sono "i preferiti" scopriremmo che a seconda della fase della vita sono soggetti opposti.

    Omnis mendaciumo. Bis vincit qui se vincit in victoria. Re sit iniuria.

    Modificato una volta, l'ultima da bruce0wayne: Incorporato un post creato da bruce0wayne in questo post. ().

  • E' difficile iniziare questa discussione, dirò semplicemente che ho una relazione stabile e sessualmente appagante ma ho sempre avuto nell'immaginario il poter vivere una situazione di sesso a tre con la mia partner.
    E questo sia che il terzo sia una donna oppure un uomo.
    Nei nostri lunghi dialoghi ci siamo accordati per tentare un'esperienza con un terzo uomo, e devo dirvi che trovo la cosa ugualmente intrigante.
    Vorrei conoscere i vostri pareri, sia favorevoli che contrari, ma soprattutto conoscere le motivazioni dei vostri pareri, perchè vorrei comunque comprendere da dove parte questa mia fantasia.

    Stando a quello che ho letto, è la fantasia sessuale più diffusa e mi pare molto prevedibile che sia così. Non starei a chiedermi quali recondite motivazioni ci siano dietro, attira la maggior parte delle persone che ama molto il sesso per il semplice motivo che du gust is mei che uan, come diceva la pubblicità del Maxibon.

    D'altra parte, tradurla in realtà significa rompere la routine ma anche l'equilibrio intimo di una coppia, con reazioni non sempre prevedibili a freddo, quindi credo anch'io che sia molto rischioso. Prima di lanciarsi a organizzare, penso che i due partner debbano provare a immaginare insieme anche tutti gli scenari peggiori, cioè i problemi che potrebbero innescarsi, e provare a valutarne gli impatti. Va bè, ho detto una banalità colossale perchè questo vale per qualsiasi decisione, a mio avviso, ma in questo caso va sottolineato perchè un conto è fantasticare quando si è presi dall'eccitazione, e un altro a freddo, magari subito dopo. Il "subito dopo" è il momento ideale, per non farsi condizionare dal desiderio.

    Infine, se si decide di provare, suggerisco di partire per gradi, andando a curiosare in un club privè, magari fissando un limite a quel che si è disposti a fare la prima volta.

  • La noia in determinate situazioni è un lusso. Chi la prova è perché non ha problemi più grandi.

    Penso che sia vero, anche se, in alcuni casi che ho osservato, talvolta la noia emerge dove non c'è consapevolezza dei propri problemi, nel senso che serve a dimenticare i problemi, lasciarli fuori della porta.

    Per quanto riguarda le preferenze femminili: dipende dalla fase della vita che stanno attraversando e di cosa hanno bisogno. Se dovessimo andare a sondare quali sono "i preferiti" scopriremmo che a seconda della fase della vita sono soggetti opposti.

    Infatti, condivido il rilievo.

    Meglio, è una considerazione che trovo corretta, a livello di tendenze, anche se nel versante femminile la voglia di "fisicità" del partner (più giovane) mi sembra pure riemerga dopo la giovinezza (over 40 e 50), specie dopo l'uscita da crisi con partner attempatelli o comunque spenti, come sorta di reazione. Poi rientra, quando si prendono schiaffi dalla vita (tipo corna) o si è asciugato il conto in banca.

    Se faccio una rapida rassegna di donne over 65, che conosco, quelle che hanno vissuto anche intensamente una certa libertà sessuale (amanti più o meno stabili) alle spalle del marito, senza sfasciare la coppia, sono più tranquille ed appagate delle loro coetanee, che hanno divorziato e intrapreso parecchie convivenze o nuove unioni alla luce del sole.

    Infine, mi sembra di cogliere, si riscontra sempre un certo gradimento (di nicchia) per quello che definirei l' "usato sicuro" maschile.


    (-------- 8) ----------)

    Ogni cosa umana ha un inizio ed una fine: il lavoro finisce, l’amore muore, l’esistenza arriva alla fine, eppure ci affanniamo a considerare eterne cose e sentimenti che non lo sono e soffrire per la loro caducità. Irrazionalità umana, per fortuna.

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