La mia esistenza è andata avanti come per inerzia per oltre tredici anni, senza che nulla la animasse. A parte per lo stare chiusa in casa, in effetti non ho fatto granché. Anni fa ho subìto un trauma e mi sono semplicemente isolata dalla gente, ripiegando sul virtuale. Oggi mi ritrovo ad aver passato gran parte della mia gioventù e forse quasi metà della mia esistenza senza conservare un ricordo degno di essere riesumato.
Negli ultimi tempi, aiutata da una psicologa, mi sto sforzando di fare qualcosa per ricominciare a vivere, ma mi sembra di essere persa in un deserto di paura e dolore e ingiustizia. Idealmente vorrei continuare a rifugiarmi qui, sulla rete, come una sorta di fantasma inesistente alle persone vive, in carne ed ossa; ma mi accorgo che anche questo mondo sta diventando ostile, a me o a quelli come me. Di base su Internet la gente ci viene per celebrare qualcosa. Se non è la sua attività, la sua bravura, i suoi successi, allora sono le sue esperienze, di qualunque genere. Non posso parlare di niente di tutto questo, ovviamente, perché non ho niente di tutto questo nella mia vita. La mia vita è stata, fino ad oggi, più una sopravvivenza biologica.
Negli ultimi tempi ho smesso di fare quelle cose che un tempo mi piacevano, perché sono diventata clinicamente depressa. Non potendo rasserenarmi in alcun modo, passo le mie giornate a dormire e a fare poco altro. Sto parlando di meno e mi sto chiudendo ulteriormente in me stessa, non ho più dialogo neanche con la mia famiglia. Ho ricominciato a bere praticamente ogni sera.
C'è il fatto che soffrendo di solitudine non mi sento felice di avere persone intorno: le respingo. Tratto la gente con distacco e freddezza - sia nella rete che nella realtà. Temo che tutti possano e vogliano danneggiarmi, non mi fido di nessuno. E forse in fondo non voglio nessuno...