Non devi guardare il "fallimento",ma le Risorse che hai a disposizione per arrivare ai tuoi obiettivi.Io ho mollato l'università perché non avevo più risorse,in quanto queste erano tutte assorbite dal mio disturbo e dalle mie difficoltà..e comunque non è giusto che uno si suicidi per l'università..se uno non è più in grado di dare esami(e non credo questo sia il tuo caso),molla l'università e prova a pensare ad altro.Viviamo per noi stessi,non per gli altri e per le loro aspettative.

Ne vale ancora la pena?
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Mente,
capisco la frustrazione. Anche io a causa dell'ansia ho saltato molti corsi ed esami. Poi alla fine mi sono ripresa. È un disturbo invalidante e la pandemia non ha aiutato. Ma nulla è perso. Si può sempre recuperare e a te manca davvero poco per superare gli esami, perché comunque hai sempre studiato. Devi avere pazienza con te stesso. Vai al mare, goditi l'estate e a settembre ci riprovi! Forza
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solo io merito di morire qui..non certo te,mente
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L'ennesimo esame saltato, l'ennesima delusione data ai miei. Merito solo di sparire per il dolore che procuro loro. Non ho più un futuro, più una direzione.
Ho letto un pò la discussione, non rammaricarti troppo degli esami, anche io per vari motivi e soprattutto per motivi di salute non sono riuscito a laurearmi però non esiste solo quello nella vita, ci saranno altre opportunità e altre cose da poter fare.
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Ripensavo a te, che prima mi hai illuso con la tua amicizia per poi scaricarmi quando ti eri stancato di sentirmi, seppur non abbia mai avuto il coraggio di dirmelo chiaramente. Un congedo senza una spiegazione vera, se non un laconico "non so cosa dirti". Non ti ho più disturbato, ho atteso invano che tu tornassi quando avresti avuto qualcosa da dirmi, nella vana speranza che tu avessi nutrito delle preoccupazioni, delle premure su come stessi, cosa facessi, di come io stessi affrontando le peripezie di cui ti ho raccontato con dolore e fatica in tante nostre conversazioni. Aspettavo che tu potessi aggiornarmi sui tuoi progressi, su come avessi agito in quelle situazioni di disagio che avevi a tua volta confidato a me, e che io con cura ho ascoltato e che con molta comprensione ho provato a spiegartele, a razionalizzartele, a provare di migliorare, per quanto potessi, il tuo umore e infonderti un po' di speranza, fiducia. Il tuo silenzio, che va avanti da ormai quattro mesi, mi indica come tu sia passato oltre, come tu abbia dato al tuo congedo la sostanza dell'addio. Devo prendere atto con dolore che si tratta, per quanto mi riguarda, dell'ennesimo contatto umano ridotto repentinamente in briciole, uno degli innumerevoli rapporti falliti. Sarà una nuova aggiunta alla mia già vasta collezione. Credo che dunque sia arrivato il momento anche per me di dirti addio, e lo formulerò qui nella maniera più breve e indolore possibile: ciao M, ti auguro buona fortuna per il futuro, e ti auguro soprattutto di non essere vittima della stessa vigliaccheria che hai usato su di me. Stammi bene.
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Ripensavo a te, che prima mi hai illuso con la tua amicizia per poi scaricarmi quando ti eri stancato di sentirmi, seppur non abbia mai avuto il coraggio di dirmelo chiaramente. Un congedo senza una spiegazione vera, se non un laconico "non so cosa dirti". Non ti ho più disturbato, ho atteso invano che tu tornassi quando avresti avuto qualcosa da dirmi, nella vana speranza che tu avessi nutrito delle preoccupazioni, delle premure su come stessi, cosa facessi, di come io stessi affrontando le peripezie di cui ti ho raccontato con dolore e fatica in tante nostre conversazioni. Aspettavo che tu potessi aggiornarmi sui tuoi progressi, su come avessi agito in quelle situazioni di disagio che avevi a tua volta confidato a me, e che io con cura ho ascoltato e che con molta comprensione ho provato a spiegartele, a razionalizzartele, a provare di migliorare, per quanto potessi, il tuo umore e infonderti un po' di speranza, fiducia. Il tuo silenzio, che va avanti da ormai quattro mesi, mi indica come tu sia passato oltre, come tu abbia dato al tuo congedo la sostanza dell'addio. Devo prendere atto con dolore che si tratta, per quanto mi riguarda, dell'ennesimo contatto umano ridotto repentinamente in briciole, uno degli innumerevoli rapporti falliti. Sarà una nuova aggiunta alla mia già vasta collezione. Credo che dunque sia arrivato il momento anche per me di dirti addio, e lo formulerò qui nella maniera più breve e indolore possibile: ciao M, ti auguro buona fortuna per il futuro, e ti auguro soprattutto di non essere vittima della stessa vigliaccheria che hai usato su di me. Stammi bene.
Ma mandalo a quel paese!
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Hai ragione, Vixen. Lì per lì ero così deluso da quel che mi aveva scritto che ho preferito non contattarlo più, pensando che magari, un po' più avanti, sarebbe tornato a farsi sentire. Ma ormai sono passati quattro mesi e dunque è chiaro che non mi richiamerà mai. La reazione migliore sarebbe stata quella di rispondergli per le rime e mandarlo a quel paese, così come dici tu. Avrei dovuto metterlo di fronte alla sua vigliaccheria e alle sue menzogne. Dirgli ciò che penso davvero di lui. Mi sono fatto prendere dallo sconforto e ingenuamente ho lasciato stare. Avrei dovuto farmi sentire, farmi valere, non per lui, quanto per il mio bisogno di dare una chiusura netta a quella che è stata una perdita di tempo e di energie, empatiche ed emotive, invece che metterci semplicemente una pietra sopra. Ho provato a rimediare con il messaggio di ieri. Ho chiuso definitivamente quel capitolo.
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Hai ragione, Vixen. Lì per lì ero così deluso da quel che mi aveva scritto che ho preferito non contattarlo più, pensando che magari, un po' più avanti, sarebbe tornato a farsi sentire. Ma ormai sono passati quattro mesi e dunque è chiaro che non mi richiamerà mai. La reazione migliore sarebbe stata quella di rispondergli per le rime e mandarlo a quel paese, così come dici tu. Avrei dovuto metterlo di fronte alla sua vigliaccheria e alle sue menzogne. Dirgli ciò che penso davvero di lui. Mi sono fatto prendere dallo sconforto e ingenuamente ho lasciato stare. Avrei dovuto farmi sentire, farmi valere, non per lui, quanto per il mio bisogno di dare una chiusura netta a quella che è stata una perdita di tempo e di energie, empatiche ed emotive, invece che metterci semplicemente una pietra sopra. Ho provato a rimediare con il messaggio di ieri. Ho chiuso definitivamente quel capitolo.
Hai fatto bene a chiudere! Sicuramente non meritava la tua amicizia
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Ciao Mente, io ti capisco benissimo su questa cosa del tuo amico. Mi ricorda un mio di "amico" che frequentavo un anno fa, con cui poi sono stato a troncare i rapporti contattandolo.
A suo modo, invece, la sua tattica era quella di allontanarmi non solo con silenzi ma dispetti, e poco più in avanti fu opportunista nei miei confronti.
Ma evito di divagare, è un discorso a parte.
Le dinamiche della vostra amicizia sono a me ignare, non so se le hai già esposte qui in un post precedente o in un altro thread.
Almeno per quello che posso dire, poi correggimi se sbaglio, è che possiamo fare tanto per le persone fintantoché le conosciamo per davvero, sembra scontato ma è da precisare quanto bene dobbiamo conoscerle nel tempo, e dico anche di anni.
Mettendo le aspettative da parte in un primo momento.
Non sappiamo per quale motivo le persone facciano così, cosa ha fatto evolvere il loro carattere, la loro personalità. Per cui, anche quando notiamo cambiamenti durante il rapporto di amicizia, dovuti da esperienze che potrebbero essere a noi sconosciute se non ci sono state dette, dovremmo cogliere certi segnali, capire quando è necessario parlare della cosa con l'amico in questione (se poi effettivamente è il caso di parlarne).
Ma potremmo anche sapere del vissuto di una persona se questa ce lo raccontasse.
Questa vuol essere, per essere chiari, una spiegazione sullo stare attenti a cosa le persone dicono, ma che soprattutto fanno con le altre persone per ricavare informazioni. Di fidarsi del proprio intuito ed istinto perché alle volte, quando tutto sembra bello c'è una sensazione che ci dice che qualcosa non va, ma è piccola e la ignoriamo quando invece dovremmo fare il contrario.
Potrebbe anche essersi solamente stancato, ma ha ritenuto finirla così perché meno stressante e che dal canto tuo avresti capito. Vedo spesso gente che è abituata così, pur non essendo un modo corretto di terminare l'amicizia.
O quantomeno il tuo amico potrebbe essere uno di quelli che vive solo per se stessi, ricevendo solo ma non dando mai, o se lo fanno poco e insufficiente a quanto tu hai fatto per loro. Perdonami se risulto giudicante, ma le ipotesi sono esposte per il semplice fatto che chiaramente non lo conosco.
Hai fatto comunque bene a tramutare i tuoi pensieri in parole gettate su un post, in merito alla tua amicizia, e spero per te che in futuro né troverai un'altra che sia più corretta nei tuoi confronti, che comprenda e dia importanza ai tuoi sentimenti, farti sentire felice.
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Dove non arrivano i ricordi, è la nostra memoria sensoriale che ci trasporta violentemente indietro nel tempo e ci fa sperimentare senza filtri ogni sentimento, ogni tumulto dell'animo, e stimola il nostro raziocinio a realizzare ciò che si era, ciò che poteva essere, e cosa non sarà mai più. Bastano pochi stimoli per sprigionare in noi quel languore suadente, quella seducente malinconia, la saudade il cui veleno è nascosto dietro la soave dolcezza che inebria i nostri poveri sensi. Un tramonto estivo, la tintura rossiccia e sanguigna latrice di una brezza asciutta, troppo calda per essere gradevole, ha creato il perfetto quadro del mio passato, dei paradisi perduti ai quali agognavo, i quali rendevano sopportabili la mia cronica infelicità. Tali gloriosi scenari si sono orami chiusi di fronte a me, e un pugno allo stomaco tale consapevolezza mi causa. E intanto lo scirocco africano scuote la mia pelle, a testimoniare il deserto infinito del mio malessere. Un'altra visione mi si sprigiona in tutta la sua crudeltà: l'infelicità ha ora di nuovo un nome e un volto. Gli orridi palazzoni dell'università, le lunghe ore di solitudine, la mancanza di calore umano in quelle interminabili giornate, l'avere a che fare con persone grezze e volgari che mi disgustavano, il dover scendere a troppi compromessi meschini, umilianti. Ero alienato, ma anche in quell'alienazione vedevo una via di fuga, per non impazzire, pensando che sarebbe finita e che mi sarebbero state spalancate le porte di un futuro radioso. La crisi, il crollo avuto ormai quasi due anni fa hanno prolungato la tirannia delle tenebre, e nel torpore ho dimenticato ciò che il dolce liquore al cianuro che mi ha travolto con la brezza estiva mi ha crudelmente ricordato: sta per arrivare il momento in cui dovrò tornare in quella triste fabbrica del malessere per tornare a rivedere quei pochi bagliori che mi ero illuso di vedere nella penombra. Ed è tutto da vedere se la mia corazza sarà abbastanza forte da evitare di esserne travolto un'altra volta.
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