Leggendo i vari santoni/educatori/salvatori, quelli che ti insegnano come essere sereno, come lasciar andare...etc etc etc salta sempre fuori il famoso momento del "niente", vuoto assoluto.
Il nostro eroe deve fare spazio dentro di se per accogliere il nuovo, quello che veramente renderà la sua vita serena ed equilibrata.
Dunque via, tabula rasa di tutto quello che ci ha fatto correre avanti e indietro, sognare, sperare, lottare.
Tutte cose che provocano ansia, inutile ovviamente.
Non serve preoccuparsi, fare progetti, arrabattarsi per le cose in cui si crede, soffrire e gioire con/per le persone a cui siamo legati, forse in maniera sbagliata e illusoria.
Tutto inutile e superfluo...
Lascia andare questo, lascia andare quello, cogli la vera essenza della vita, il fruscio del vento, la pioggia sui vetri, il bacio del sole.
Abbandona tutto e diventa zen.
Mi chiedo...cosa rimane a questo punto di noi...?

Il niente.
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Ciao ...
Il senso è un altro. Nessuno può evitare di fare i conti con le conseguenze del passato, cioé ciò che agisce come causa di qualcosa nel presente nonché testimonianza della sua stessa esistenza.
Si tratta di assumere un atteggiamento di apertura verso il nuovo, il non familiare, invece di chiudersi a riccio come spesso facciamo. Si tratta cioé di dire "si" quando saremmo portati a rispondere con un "no".
Abbracciando il cambiamento, il nuovo, il "non conosciuto" il disincaglio dal passato avviene spontaneamente. Resta quella tua fotografia sul mobile di là, non un atteggiamento che ancora ti condiziona oggi, tra le cose del presente. -
hallison, ma quale zen, dai, so' c∙∙∙∙∙e alla pari della dottrina cristiana.
abbraccia la realtà esterna e la tua essenza interiore: vivrai momenti di sconforto, di tristezza, di gioia e di entusiasmo. -
Citazione
hallison, ma quale zen, dai, so' c∙∙∙∙∙e alla pari della dottrina cristiana.
abbraccia la realtà esterna e la tua essenza interiore: vivrai momenti di sconforto, di tristezza, di gioia e di entusiasmo.Ognuno ha le sue strategie, la sua visione della vita, il suo modo di viverla.
Però concordo con quanto detto sopra.
Io direi anche e soprattutto: abbraccia il percorso che hai scelto e gli obiettivi a cui dovrebbe portati. -
Mi chiedo...cosa rimane a questo punto di noi...?
Poco o nulla. Il nutrimento del proprio spirito è diventato un'altra forma rodata di consumismo, una vera e propria fetta di mercato.
I santoni, infatti, conoscono bene l'infelicità. Ed è proprio per questo che hanno scelto questo lavoro: illudono le persone facendogli credere di poter riempire quel vuoto.
E fanno soldi a palate. -
...magari vogliono dire qualcosa come appunto "fare spazio al possibile" nel post di Nathanim, ad esempio.
Ma tendo a perdermici, sebbene mi renda conto che sono concetti che discendono da culture mllenarie, insomma , cose serie. "Il nulla non è il vuoto". Eh?
Ahimé, sono troppo terragna e occidentale forse.
Oppure, un'altra cosa che leggo spesso pure io, fermare il mulinello dei pensieri , ricordi e ansie di anticipazione ed essere nel qui e ora.
Beh, questa è una cosa che mi è più familiare e che in parte mi riesce.
Sul resto... guarda, questo è un momento di così grande confusione che posso capire giusto il cercare di fermare i pensieri, ma lasciare andare lo vedo più come darsi pace per qualcosa che non puoi trattenere a prescindere più che lasciare andare sic et simpliciter come terapia antiansia o chissà che evoluzione.
Posso concentrarmi sul qui e ora e svuotare la mia mente dai pensieri affannosi e lasciare andare la mia smania di controllo per non essere troppo apprensiva verso mio figlio, mettiamo. Ma non credo che potrò mai arrivare a spararmi la posizione del loto e dire "OM ...ma dopotutto chemmenefregammè di mio figlio OMMMM"
Detto in brutalissima, ignorantissima sintesi. L'attaccamento non è amore, e siamo d'accordo, ma l'arte del distacco non credo consista nel fare tabula rasa. O forse sì, però allora che palle -
Ciao ...
Il senso è un altro. Nessuno può evitare di fare i conti con le conseguenze del passato, cioé ciò che agisce come causa di qualcosa nel presente nonché testimonianza della sua stessa esistenza.
Si tratta di assumere un atteggiamento di apertura verso il nuovo, il non familiare, invece di chiudersi a riccio come spesso facciamo. Si tratta cioé di dire "si" quando saremmo portati a rispondere con un "no".
Abbracciando il cambiamento, il nuovo, il "non conosciuto" il disincaglio dal passato avviene spontaneamente. Resta quella tua fotografia sul mobile di là, non un atteggiamento che ancora ti condiziona oggi, tra le cose del presente.Ciao Nath...
sinceramente non capisco tutta questa necessità di disincagliarsi dal proprio passato, dalle proprie radici.
Non sono una cultrice del ricordo, non conservo oggetti, cose che ho scritto, fatto, lettere... anzi...
ogni tanto faccio un bel saccone e butto tutto via.
Tendo a dimenticare gli avvenimenti spiacevoli, a volte anche quellì piacevoli,
le memorie vengonono fuori ogni tanto, a sprazzi, e tendo in generale a considerarle una ricchezza, qualcosa che ho vissuto,
interiorizzato e catalogata da qualche parte.
Qualcosa che ormai sono io...
E non è che questo mi tolga apertura verso il nuovo...che poi...
cosa sarebbe questo nuovo???
Tutto si ripete all'infinito...
Comunque...quello che mi da fastidio di un certo tipo di..."istruzioni di percorso" è la presunzione di annullare il vissuto di una persona,
come se domani io potessi rinascere neonata e scoprire tutto da capo.
O magari... questa è la formula magica -
hallison, ma quale zen, dai, so' c∙∙∙∙∙e alla pari della dottrina cristiana.
abbraccia la realtà esterna e la tua essenza interiore: vivrai momenti di sconforto, di tristezza, di gioia e di entusiasmo.Niente è una c∙∙∙∙∙a secondo me.
Nel senso che si può trarre spunto e motivo di riflessione da qualsiasi cosa.
Solo che poi va personalizzato
E a personalizzarlo rimango io, con le mie mille particelle genetiche ed esperienze che mi hanno portato ad essere quello che sono.
Che è un po' quello che ha scritto Bwindy... -
Poco o nulla. Il nutrimento del proprio spirito è diventato un'altra forma rodata di consumismo, una vera e propria fetta di mercato.
I santoni, infatti, conoscono bene l'infelicità. Ed è proprio per questo che hanno scelto questo lavoro: illudono le persone facendogli credere di poter riempire quel vuoto.
E fanno soldi a palate.Vento sempre ottimista
-
...
Posso concentrarmi sul qui e ora e svuotare la mia mente dai pensieri affannosi e lasciare andare la mia smania di controllo...:DIl concetto di qui e ora mi ha un po stancato...abusatissimo, ma sulla smania di controllo sono completamente d'accordo, ci lotto quotidianamente
e vinco solo quando sono sfinita
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