Spiritualità e vita terrena

  • Carissimi amici e amiche, desideravo da un po fare alcune riflessioni su un tema che reputo molto importante anche in relazione alle sofferenze interiori. Faccio innanzitutto una premessa: quando parlo di Spiritualità non intendo con questo indicare una particolare religione, quindi lascio a voi libera interpretazione del termine che sia esso ascrivibile alla Fede Cattolica, all'Islam, al Buddhismo oppure ad una forma di spiritualità di tipo New Age.

    Ma veniamo al punto: perché discutere di Spiritualità in relazione alla nostra vita? Perché almeno per quanto mi riguarda (nel mio caso dopo una vita di piaceri mi sono convertito da alcuni anni alla religione Cattolica), ma in generale e a prescindere se crediate o meno in qualcosa, le nostre vite, e con esse tutto ciò per cui abbiamo vissuto, sofferto, gioito e lottato, prima o poi finiranno con la morte fisica, ergo fine della giostra, fine delle sofferenze terrene, fine delle ricchezze materiali e di tutto ciò che si è avuto o non avuto.

    Durante la Santa Messa di Natale mi sono trovato a riflettere su quanto sia giusto dare tanto peso ai problemi terreni visto che come detto, le nostre vite avranno comunque un termine a prescindere che crediate nella vita eterna, nella reincarnazione o in altre tipologie di "Al di la" (al di la della vita terrena). Credo quindi che in linea generale e a prescindere dalla nostra (eventuale) Fede, o che siate laici, atei o gnostici, la minestra sia sempre la stessa, ovvero la fine per tutti di questa vita terrena.

    La differenza (non da poco!), la fa appunto la propria Spiritualità e il concetto stesso che si da alla vita terrena in virtù di ciò che eventualmente ed in virtù del nostro Credo, verrà dopo. Con ciò non intendo dire che chi non crede in nulla è un essere superficiale ma certamente chi non crede in nulla punterà tutto su questa vita terrena e dopo una certa età inizierà a contare i giorni che lo separano dalla fine, potrà godersela fino all'ultimo godendo di ciò che ha o che ha raggiunto ma se non ha nulla, se è povero, se ha fallito nelle aspettative e nei sogni che aveva, questa vita rischierà di essere un calvario, un'amplificazione delle proprie sofferenze visto che non immaginerà e non spererà di potersi riscattare in una seconda vita, appunto eterna, di reincarnazione etc.

    Trovo quindi, ma non pretendo di avere ragione, che in generale la Spiritualità, a prescindere dalla Fede a cui appartiene, rappresenti l'unico modo per vivere questa vita terrena, spesso caratterizzata si da piaceri ma anche da sofferenze e difficoltà, in modo più leggero, ovvero per riuscire a relativizzare i problemi della vita materiale.

  • Io personalmente più che credere, spero nell'immortalita' dell'anima. Detto questo trovo che il dolore ci colga sempre impreparati, anche se poi magari col tempo si riesce ad accettarlo. Questa nudità rispetto al dolore credo colga tutti, a prescindere quindi dagli orientamenti religiosi . Il dolore e la paura della morte è così potente che colse anche Gesù. nell'orto degli ulivi "Padre, se vuoi, allontana da me questo calice!".
    La fede può essere, per chi la ha, un sostegno, ma il dolore accompagna tutti non credo con grandi differenze.

    I ricordi sono sempre bagnati di lacrime

  • Fran, ti ringrazio per la tua interessante risposta. Anch'io credo che il dolore ci colga sempre impreparati ma la mia riflessione era appunto: ma se queste nostre vite terrene prima o poi finiscono vale la pena soffrire tanto? Lo dico col massimo rispetto per il dolore che chiaramente è sempre molto soggettivo, ma a parte il dolore che merita sicuramente un capitolo a parte, la consapevolezza di vivere una forma di Spiritualità e quindi di un proseguo della vita dopo la morte fisica (che tu hai definito magnificamente come "Immortalità dell'Anima"), non ci dovrebbe, ad esempio, portarci a relativizzare assai più, per non dire a sminuire, i cosiddetti fallimenti della vita???

    Oggi la società ci vuole tutti e tutte: belli, in forma, che non invecchiamo, vestiti alla moda, senza difetti, con una bella macchina, affermati nella vita lavorativa e nella società. Chiaro che soltanto pochi potranno aspirare a raggiungere (e mantenere) tutti questi obiettivi. Per moltissimi altri non ci saranno carriere televisive, nella musica, nei reality, nello sport e nella moda così come non nasceranno figli di imprenditori ricchi e famosi etc. per cui dovranno confrontare le loro vite tra virgolette "normali" con quelle dei modelli di successo (o presunto tale), divulgate dai social.

  • Credo quindi che in linea generale e a prescindere dalla nostra (eventuale) Fede, o che siate laici, atei o gnostici, la minestra sia sempre la stessa, ovvero la fine per tutti di questa vita terrena.

    La differenza (non da poco!), la fa appunto la propria Spiritualità e il concetto stesso che si da alla vita terrena in virtù di ciò che eventualmente ed in virtù del nostro Credo, verrà dopo. Con ciò non intendo dire che chi non crede in nulla è un essere superficiale ma certamente chi non crede in nulla punterà tutto su questa vita terrena e dopo una certa età inizierà a contare i giorni che lo separano dalla fine, potrà godersela fino all'ultimo godendo di ciò che ha o che ha raggiunto ma se non ha nulla, se è povero, se ha fallito nelle aspettative e nei sogni che aveva, questa vita rischierà di essere un calvario, un'amplificazione delle proprie sofferenze visto che non immaginerà e non spererà di potersi riscattare in una seconda vita, appunto eterna, di reincarnazione etc.

    e se....semplicemente si accettasse che la vita terrena debba avere una fine e che debba essere una fine definitiva ma senza per questo caricarla di significato che non ha?

    non può essere così com'è...diceva il piccolo ti jean, attendendo la fine della sofferenza. chissà se ha trovato sollievo altrove...

    namasté

    Love all, trust a few, do wrong to none

  • io ho una formazione cattolica, ma non ci credo, non credo in nessun altro dio ed ho una visione tutta mia della spiritualità. Mi immagino che dopo la morte fisica le anime che sono state buone vadano a vivere in una specie di paradiso dove tutto è sempre positivo, nessuna sofferenza per loro. Ho mille domande su cosa succeda alle anime delle persone che in terra sono state cattive. Ed ho anche perplessità sulla reincarnazione, vorrei crederci, ma non sono convinta.
    Questo è il mio concetto di spiritualità.
    Sono altresì convinta che tutti su questa terra ci dobbiamo stare massimo un centinaio di anni,e nessuno può sapere da 1 a 100 quanti anni ci sono concessi. Quindi credo sia inutile vivere pensando a quello che ci succederà dopo, meglio fare il possibile per rendere vivibile la vita che dobbiamo compiere qui sulla terra.
    In altre parole, io non faccio buone azioni oggi perchè così dopo la morte mi verrà assegnato un posto in paradiso. E nemmeno mi trattengo dall'ammazzare una persona per paura dell'inferno. Mi trattengo dall'ammazzarla per non finire in galera, e cerco di essere una brava persona per non farmi terra bruciata intorno, e di conseguenza vivere bene gli anni che mi spettano, che siano pochi o tanti.

  • "la gente è cosi debole che butterebbe una moneta nel pozzo dei desideri piuttosto che comprarsi la cena"
    A memoria me la ricordo cosi , è fà riflettere su cosa sono la maggior parte delle religioni.

    Il buddismo insegna a vivere il qui ed ora, insegna ad ambire all'illuminazione (che sarebbe poi vivere) e la reincarnazione non è un'altra occasione ma una rinascita.

    Per mè di vita ce nè solo una , d'accordo a prendere spunti dalle diverse religioni , ma da qui a credere a cose irreali (gli ufo sono più credibili di paradiso inferno o altre finezze) ce ne passa, quella che tu citi come differenza sostanziale è solo un'utopia
    niente di più.

  • La fisica teorica più avanzata suggerisce ipotesi come multidimensionalita' e multiverso....in realtà non sappiamo nulla.
    Quindi possiamo anche cullare un'utopia.
    Ognuno reagisce come sente più suo alla normale paura della fine e dell'oblio.
    Al dolore del vivere invece, secondo me, c'è poco scampo.

    I ricordi sono sempre bagnati di lacrime

  • Mi trattengo dall'ammazzarla per non finire in galera, e cerco di essere una brava persona per non farmi terra bruciata intorno, e di conseguenza vivere bene gli anni che mi spettano, che siano pochi o tanti

    Quindi senza conseguenze negative per te stessa potresti uccidere?
    Non ci credo. La legge morale? Qualcuno ha detto che è nell'uomo e non parlava di religione.

    I ricordi sono sempre bagnati di lacrime

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