"Diverso da noi"

  • Questo thread nasce da alcune riflessioni fatte dopo aver letto gli interventi sul thread "ius soli" e dopo un interessante confronto, avvenuto privatamente, con un utente del forum.
    Ho ritenuto opportuno coinvolgere tutti voi, pubblicando la mia riflessione/ricerca, perché mi interessa sapere come la pensate a riguardo e perché mi fa piacere confrontarmi con voi per valutare i diversi punti di vista.
    Spero di non annoiarvi, vista la lunghezza del thread, era necessario precisare alcune nozioni quindi ho scritto davvero tanto! :_GMR

    Non esistono razze esistono popoli.

    Quando Albert Einstein arrivò negli Stati Uniti, gli impiegati dell'ufficio immigrazione chiesero di indicare su un modulo a quale razza appartenesse, e lui rispose scrivendo: "umana".
    Oggi grazie agli studi della genetica possiamo affermare che Einstein, aveva perfettamente ragione: la razza umana è una sola, con infinite variazioni al suo interno.

    Nell’ambito della specie Homo sapiens, l’altro, inteso come "diverso da noi", non esiste.
    Antropologi e biologi, hanno a lungo cercato di individuare i confini tra una razza e l'altra, ma alla fine hanno dovuto rinunciare: questi confini non esistono.
    Le ricadute sociali e politiche dell’interpretazione di questo concetto attraversano l’intera storia umana. E hanno avuto, spesso, epiloghi sanguinosi e sanguinari, che sono il frutto di una interpretazione, tragica, del concetto di altro inteso come "diverso da noi".

    A questo punto è lecito chiedersi: esistono razze umane? Esistono "altri diversi da noi"? Un bianco è diverso da un nero? E se c’è una qualche differenza, dove ha origine?

    Sicuramente esistono differenze tra i vari gruppi umani (il colore della pelle, i capelli, la forma degli occhi, della faccia, del corpo), e non c'è dubbio che siano almeno in parte ereditarie. È ovvio che queste differenze ci colpiscono, e colpivano anche i nostri antenati, perché sono chiare e incontestabili, ma dividere gli uomini in ''gruppi'', caratterizzati da differenze di pelle o da altre caratteristiche, è profondamente scorretto, e lo è anche dal punto di vista scientifico.

    Non è che la razza non esista, è che la razza non esiste in quanto entità biologica. Indubbiamente le razze esistono come categorie simboliche e sociali. Forse sarebbe opportuno parlare di etnia e non di razza.

    "Con etnia si identifica una comunità caratterizzata da omogeneità di lingua, cultura, tradizioni e memorie storiche, stanziata tradizionalmente su un determinato territorio.
    La differenza principale fra il concetto di etnia e quello di razza è che l'etnia si basa sulla storia comune di una determinata popolazione, resa più forte dall'avere una stessa religione, una stessa lingua e cultura, mentre le catalogazioni razziali sostengono di basarsi su comuni tratti fisici e genetici".
    (Wikipedia)


    "Lo studio della caratteristiche genetiche ha dimostrato che la specie umana è una sola, che ha avuto medesima origine in Africa, circa 200.000 anni fa, e che al suo interno non ci sono ragioni obiettive per individuare una tassonomia di profili genetici ben definiti".

    Come canone di suddivisione dei popoli, spesso si fa riferimento al colore della pelle (ma perché proprio il colore della pelle? ?( Si sarebbe potuto scegliere quello degli occhi, o magari l'altezza, o il gruppo sanguigno) :?:

    Blumenback (1752-1840) divise le razze umane, in cinque gruppi, proprio basandosi sul colore della pelle :
    Caucasico o bianco
    Mongolico o giallo
    Malese o bruno
    Etiopico o nero
    Americano o rosso.
    Attualmente è in uso la classificazione di Coon, basata sull’origine geografica delle popolazioni, oppure quella americana che utilizza la seguente suddivisione: afroamericano, caucasico, ispanico, asiatico e nativo.
    In realtà classificare la specie umana in razze è uno sforzo inutile.

    "Se si considerano singoli caratteri, o meglio singoli geni, essi sono sempre presenti in quasi tutte le popolazioni umane, anche se con frequenza diversa. In pratica, per la frequenza dei singoli geni, tutte le popolazioni umane si sovrappongono. E nessun gene può essere utilizzato per distinguere una popolazione umana dall’altra.

    Le differenze tra le varie popolazioni della Terra sono continuamente annullate dalle migrazioni e dalla fusione tra individui che abitano le medesime regioni. Le differenze vistose tra le diverse popolazioni, per esempio il colore della pelle, sono marginali".

    In realtà queste diversità, così dette "marginali" sono scaturite alle differenze ambientali incontrate dall'Uomo durante la sua espansione sulla Terra, ciò ha comportato un adattamento alle condizioni climatiche, con la precisa funzione di salvaguardare la sopravvivenza: il colore nero della pelle, ad esempio, protegge dalle infiammazioni cutanee dovute ai raggi ultravioletti del Sole.
    Nel tempo, anche la forma e la dimensione del corpo si sono adattate: nelle zone dal clima caldo e umido, come quello della foresta tropicale, conviene essere piccoli per avere meno bisogno di energia e dunque produrre meno calore all'interno del corpo quando ci si muove: in questo modo si può diminuire la possibilità di surriscaldamento.
    Al contrario, nelle zone fredde, il corpo e soprattutto la testa tendono il più possibile alla rotondità, il volume del corpo è maggiore ( per ridurre la perdita di calore interno verso l'esterno), Il naso e le narici sono piccoli (in modo che l'aria arrivi ai polmoni più lentamente, e abbia il tempo di scaldarsi), e gli occhi sono "a mandorla" grazie alle palpebre, che sono vere e proprie borse di grasso, che fanno da isolamento termico (proteggendo gli occhi dal freddo e permettendo ugualmente agli orientali di vedere).

    La superficie del corpo può dunque influenzarci perché è immediatamente visibile (?).
    A livello microscopico, invece, esiste una grande eterogeneità genetica fra individui, qualunque sia la popolazione di origine; questa variazione è sempre grande in qualunque gruppo ( regione, città o villaggio), quindi la "purezza della razza" è inesistente e impossibile!
    Ma allora che cos'è veramente una razza?

    Non e’ ben chiaro quale sia l’origine della parola razza. Probabilmente deriva dal latino radix o ratio, o magari dall’arabo raz. Ma, indipendentemente dalla sua etimologia, è certo che in passato questa parola non aveva il significato attuale (insieme di persone con comuni caratteristiche fisiche).
    Gli antichi utilizzavano la parola razza per indicare l’identità familiare e non l’identità genetica.

    L'idea delle "razze umane" ha iniziato a diffondersi nell'Ottocento.
    Nell'antichità gli uomini indicavano le differenze tra loro, utilizzando il termine "popolo", cioè gruppi culturali identificati da una lingua, una religione, un'arte comune, e non per somiglianza fisica.

    Nell'Ottocento anziché parlare di popoli si è iniziato a parlare di razze.
    Gli scienziati, cercarono di identificare quelle caratteristiche fisiche capaci di individuare insiemi ben definiti: le razze, appunto (all'epoca andava molto di moda la misurazione e la descrizione dei crani).

    All'inizio del Novecento, queste classificazioni razziali, passarono dalla scienza alla politica: e diventarono un vero e proprio dramma in Germania.

    Nel frattempo la scienza si è resa conto che dividere gli uomini in razze è semplicemente un errore. Quello che si può fare è individuare "popoli" o "etnie", cioè gruppi caratterizzati da un insieme di caratteristiche che, tutte assieme, li rendono unici. Infatti, per identificare un popolo, non sono decisive solo le caratteristiche fisiche, ma è importante riconoscere una cultura comune.

    Il termine razza, quindi, non è scientifico: gli uomini non sono stati isolati geograficamente abbastanza a lungo da creare varietà genetiche distinte.
    Le razze non esistono, la suddivisione in razze, da un punto di vista genetico, non è applicabile all’uomo e lo testimonia il nostro Dna.

    Non sarebbe quindi possibile contraddistinguere questa o quella razza in base a caratteristiche somatiche o del metabolismo; queste sono ovviamente dettate dai geni, che però a loro volta non sono specifici di bianchi, neri, gialli o rossi.
    I genetisti, infatti, hanno scoperto che:
    "uomini dichiaratamente “bianchi” avevano il 33 per cento di geni amerindi e il 28 per cento di geni africani. E che addirittura il gruppo di persone classificate come neri aveva una proporzione molto elevata di geni non africani, il 48 per cento. Lo studio, chiarisce che è pericoloso identificare il colore della pelle con la stirpe o la provenienza geografica".

    E allora, perché di fronte a tale evidenza facciamo ancora fatica ad abbandonare questo pregiudizio?

    "A separarci dagli altri esseri umani c’è una percentuale minima del genoma: in media, ogni uomo è biochimicamente simile a ogni altro uomo sul pianeta per il 99,5%. Inoltre, ogni popolazione mantiene al suo interno quasi il 90% della variabilità genetica (cioè tutte le varianti dei diversi geni) della nostra specie, ecco perché stabilire dei confini è un esercizio inutile".

    Distinguere e dividere il genere umano è un’abitudine che risale, storicamente, al V secolo, perché gli ateniesi classificavano il mondo in “greci” e “barbari”. Questa visione del “noi e loro” è comune a tantissime culture, ed è una realtà psicologica che secondo alcuni ha radici profonde nella nostra storia evolutiva.
    Secondo questa visione, l’idea di razza ha il suo embrione tra i cacciatori-raccoglitori: «Una società nella quale è fondamentale riuscire a classificare immediatamente qualcuno che non si conosce, come alleato o avversario». Il che dimostra che, chi è razzista lo è soprattutto per paura.

    La cosa strana è che gli uomini pur non avendo tutti lo stesso aspetto, detestano di più quelli biologicamente più vicini.
    (Irlandesi/ inglesi, hutu /tutsi, arabi/israeliani, bosniaci/croati/serbi).
    Infatti, le animosità, le lotte e le incomprensioni, hanno origine dalle differenze economiche, politiche, sociali e culturali, non dalla differenza biologica. Però, quest'ultima viene usata per rafforzare le altre: così il "male" appare come una conseguenza della natura. Ma, in realtà, la natura non c'entra.
    Ciascuno di noi è diverso da ogni altro, nessuno è "diverso da noi", qualsiasi sia il gruppo di umani che intendiamo con noi.

    Il Parlamento francese, ha stabilito che nessuna legge francese potrà contenere la parola "razza" e che "la Repubblica non riconosce l'esistenza di alcuna cosiddetta razza".

    A quanto pare, però, non è sufficiente cancellare la parola "razza" per cancellare l'atteggiamento di chi insulta, discrimina e compie atti di violenza verso le persone che ritiene "diverse da sé".

  • guardate questo video



    Assolutamente...le razze non esistono da un punto di vista scientifico. Etnie? si, ma e` un concetto fluido destinato a mutare continuamente nel corso della storia. se anche non vogliamo ammettere di essere fratelli...almeno cugini. Il concetto poi di "razza pura" e` una aberrazione. Il DNA migliora quando si mescola. Per questo l`incesto e` tabu`.

    I ricordi sono sempre bagnati di lacrime

  • Infatti, le animosità, le lotte e le incomprensioni, hanno origine dalle differenze economiche, politiche, sociali e culturali, non dalla differenza biologica. Però, quest'ultima viene usata per rafforzare le altre: così il "male" appare come una conseguenza della natura. Ma, in realtà, la natura non c'entra.

    Prendo i popcorn...

    Ero soltanto. Ero. Cadeva la neve. (Kobayashi Issa)

  • Mi complimento sinceramente per il post, che avrebbe piena dignità di articolo giornalistico di alto rango. :hail:

    Non ho partecipato al thread sullo "ius soli", e in realtà non l'ho proprio letto, ma solo perché ero già satura di sentir affermare tutto e il contrario di tutto in Tv e sui quotidiani.

    Dello ius soli che affanna l'attuale PD... sinceramente ho categorico rifiuto. Può essere vergognoso, e lo so, ma troverei più vergognoso essere portata per il naso da un manipolo di politicanti che è poi lo stesso che ha già dimostrato ANCHE a cosa funzionalizasse le iniziative di soccorso in mare, e poi la cosiddetta "accoglienza" in Italia, ma che...prima ancora aveva dimostrato agli italiani cosa se ne faceva delle cooperative (di italiani) e persino dei sindacati (di italiani).

    Quindi : hai presente quando ti piace da morire qualcosa e, siccome ti viene offerto da chi non ti piace per nulla, dici "no grazie!", dove la frase completa sarebbe "DA TE no, grazie!" ? Ecco. questo è il mio caso, qui e oggi, verso lo ius soli e tutto ciò che viene prima e dopo dello ius soli, come proposto da politicanti a cui non affiderei neanche una bici senza ruote.

    Per il resto, senza nessun eroismo: ci sono tante occasioni in cui mi sento una nullità. Una delle più ricorrenti negli ultimi anni è quando vedo in quali condizioni ignominiose pensiamo di poter trattare altri UMANI, che sono giganti della Vita.

    Qualche mese fa cominciavo a non poterne più di servizi e documentari sui migranti. Era fortissima la tentazione di "cambiare canale" per non angosciarsi.

    Ma... non si può "cambiare canale", non si può non pensare che quel ragazzino o giovane che vedi, e che non ha nulla se non disgrazie, è identico a tuo figlio e soffre quanto soffrirebbe tuo figlio in quelle condizioni.

    Tutti pensano a cambiare il mondo, ma nessuno pensa a cambiare se stesso. (L. Tolstoj)

  • Ipocriti, buonisti e politicamente corretti. Con tutta questa umanità i problemi non si risolvono. ( )

    E tu come li risolvi? ?(

    Il mio pensiero non aveva la presunzione di cambiare il mondo, per quello mi illudo di provarci nelle piccole azioni di ogni giorno, ma soprattutto rispettando gli altri!

    Attento a non sporcare con i popcorn :D

  • Lo spero, ma ne dubito, gloriasinegloria. Almeno per come stanno messe le cose adesso.

    Il problema è che siamo ben lontani dall'avere una coscienza universale. Per ora l'unica cosa di universale di cui disponiamo è la coscienza del consumatore. E di danni ne fa parecchi.

    Ero soltanto. Ero. Cadeva la neve. (Kobayashi Issa)

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