Destino o libero arbitrio?

  • Il concetto di "destino", inteso come un insieme d'inevitabili eventi che accadono secondo una linea temporale soggetta alla necessità e che portano ad una conseguenza finale prestabilita, e quello di "libero arbitrio", come il concetto filosofico e teologico secondo il quale ogni persona è libera di scegliere da sè gli scopi del proprio agire, tipicamente perseguiti tramite volontà, nel senso che la sua possibilità di scelta è liberamente determinata. (Wikipedia)
    Possono coesistere?

    Quanto potere abbiamo di determinare le condizioni della nostra vita e quanto invece gioca il ruolo del destino?
    Quanto le nostre scelte condizionano il nostro presente e in che misura il destino (se esiste) influisce su di noi?

  • Che domanda enorme...Forse è la vera domanda dell'esistenza. Me la sono posta molte volte. Ho la sensazione, ma ripeto solo una sensazione, che in realtà destino e scelta si intreccino nel corso della nostra vita (o vite). Si parte cioè con un certo bagaglio, poi in varie occasioni c'è la possibilità di deviare il percorso. Non escludo (e neanche la scienza lo fa) che convivano diverse realtà dove esistono altre realizzazioni del nostro sé. Siamo quindi partiti con un destino, ma poi gli eventi e le scelte ci possono portare a diversi percorsi

    I ricordi sono sempre bagnati di lacrime

  • bella domanda...
    personalmente ho qualche problema con il "destino", cioè con l'accettare l'idea che sia già scritta, prestabilita ogni cosa. più che altro perché mi rimanda a concetti religiosi che non sento miei. per cui preferisco l'idea del "caso", le cose che capitano per mera casualità. le scelta possono convivere solo in maniera limitatissima, in quel piccolo giardino che è la mia consapevolezza e conoscenza. in termini assoluto è un niente. a livello personale sufficiente.

    concordo con squaw, ci si libera nel momento in cui si capisce. ed è anche la strada per una certa serenità, una dose di buon umore (non certo di felicità). consapevolezza, accettazione, gratitudine, desiderio, entro i limiti di ciò che la nostra condizione umana ci permette.

    namasté

    Love all, trust a few, do wrong to none

  • Buongiorno Elettra :)

    Un thread impegnativo, forse troppo! :D

    Mi viene in mente che la percezione del 'destino' si realizzi dopo che i fatti sono accaduti, non prima, quindi se da una parte è possibile attribuire al destino un intreccio troppo intricato di condizioni e di cause (quindi per una nostra incapacità di 'esplodere' la matassa di condizioni fino a quel momento) è anche vero (come diceva Jung, il protagonista del tuo altro post) che ci sono delle coincidenze significative e talmente particolari da farti pensare che qualcosa di precostituito (da chi?) dovesse esistere.

    Invece sulla libertà ... Viviamo in una selva di leggi e regolamenti, quindi forse abbiamo più l'illusione della libertà che non quest'ultima. E poi penso che a volte una nostra decisione sia reattiva a qualcosa, quindi pensiamo di essere liberi ma in fondo se non dovessimo reagire ad uno stimolo non staremmo facendo quello che facciamo.

    Se un figlio si allontana dalla famiglia sbattendo la porta, magari pensa di essere libero di stare facendolo, invece sta reagendo a qualcosa, quindi la sua non sarebbe libertà ma reazione, cioé un atto condizionato da un evento.

    Quando entriamo in un supermercato, vediamo una immensità di prodotti, ma come faceva notare quel personaggio che entrambi seguiamo, alla fine ciò che scegli di comprare e mangiare è solo ciò che il supermercato ha scelto per te, quindi si tratterebbe di scegliere tra un ventaglio di possibilità stabilite da altri.

    Come quando hai un cane e gli fai scegliere tra croccantini al pollo e petto d'anatra: quello pensa:"che padrone sublime" mentre tu pensi:"o mangi questo o mangi questo, e non quest'altro". :D

    Vita da cani ...

  • ho qualche problema con il "destino", cioè con l'accettare l'idea che sia già scritta, prestabilita ogni cosa. più che altro perché mi rimanda a concetti religiosi che non sento miei. per cui preferisco l'idea del "caso", le cose che capitano per mera casualità. le scelta possono convivere solo in maniera limitatissima, in quel piccolo giardino che è la mia consapevolezza e conoscenza. in termini assoluto è un niente.

    Anche io fatico a staccarmi dal concetto religioso, preferendo quindi il caso e la probabilità che un evento possa verificarsi. A questo si riallaccia il discorso di Nathanim

    Mi viene in mente che la percezione del 'destino' si realizzi dopo che i fatti sono accaduti, non prima, quindi se da una parte è possibile attribuire al destino un intreccio troppo intricato di condizioni e di cause (quindi per una nostra incapacità di 'esplodere' la matassa di condizioni fino a quel momento) è anche vero (come diceva Jung, il protagonista del tuo altro post) che ci sono delle coincidenze significative e talmente particolari da farti pensare che qualcosa di precostituito (da chi?) dovesse esistere.

    Quindi col senno di poi ci risulta più semplice pensare al caso o al libero arbitrio.
    Prima che l'evento accada è molto complicato ragionare!

    Il destino si oltrepassa quando ci si libera di se stessi.

    Quando si comincia a capire che l'inganno piu grosso è
    di aver sempre creduto di poter scegliere...quando non è cosi.

    In realtà credo che squaw abbia centrato la questione, alla fine o si sceglie l'una o l'altra ipotesi resta una mera illusione!

  • Si parte cioè con un certo bagaglio, poi in varie occasioni c'è la possibilità di deviare il percorso. Non escludo (e neanche la scienza lo fa) che convivano diverse realtà dove esistono altre realizzazioni del nostro sé. Siamo quindi partiti con un destino, ma poi gli eventi e le scelte ci possono portare a diversi percorsi

    Bella ipotesi Fran, il problema è che le altre realizzazioni del nostro se, laddove dovesse esistere la possibilità di realtà parallele, non le percepiamo, quindi è come se fossero vissbute da un altro individuo.
    La possibilità di avere l'illusione di cambiare percorso o di scegliere, e qui ripeto il discorso di squaw, è solo un inganno!

  • non sceglie dove nascere
    non scegli da chi nascere
    non scegli come crescere
    non scegli cosa imparare

    scegli di guardarti dentro
    scegli di conoscerti
    scegli i tuoi obiettivi

    amando i tuoi limiti
    amando le tue peculiarità

    namasté

    Love all, trust a few, do wrong to none

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