Guarire "fobia sociale"

  • Questa è proprio la domanda che mi sono fatto appena ho inviato l'ultimo mio post! xD

    Non è semplice dare una risposta...vediamo un po'.

    1) credo che se potessi cominciare a vivere da adesso sarei me stesso, proprio perché convinto di valere. Nell'esperienza quotidiana invece influisce il passato, che nei confronti degli altri mi svaluta. Mi vergogno del mio passato, e questo compromette in parte le relazioni intime...anzi il problema, più che il passato, sono le conseguenze del passato sul presente (es. nel passato non ho saputo costruire buone amicizie -> adesso mi sento solo -> mi vergogno a mostrare che mi sento solo

    2) allo stato attuale spesso non sono me stesso e non vivo come vorrei -> quindi mi vergogno di questa cosa -> quindi molto spesso non la rivelo

    Penso insomma che se comiciassi a essere me stesso sarei più interessante, ma questa cosa non si manifesterebbe subito...come prima cosa dovrei non vergognarmi del fatto di star male...poi, una volta espresso il malessere, verrebbe fuori la parte di me positiva, creativa, interessante

    Andrebbe accettato il malessere...dovrei dire "i problemi che ho non sminuiscono il mio valore!"

    Potenzialmente interessante = il me stesso che mantiene autostima anche se non vive come vorrebbe è interessante

    la mia autostima è legata alle azioni che compio, mi manca un'autostima di fondo, primaria, indipendente dai fatti

    Nasci, studi, e vai a lavorare, per comprare quello che non hai, e così ti scordi che sei vivo.

  • Citazione

    come ho scritto, tra qualche giorno dovrei iniziare un percorso di gruppo gratis con una psicologa

    Ti auguro che ti sia utile questo percorso. Se non altro avrai idee più chiare. Bisogna solo vedere se l'indirizzo psicoterapeutico che sarà utilizzato è adatto a te.

    Citazione

    Stamattina la prima seduta di gruppo: una collezione di banalità
    Il tema principale di oggi è stato la mindfullness, cosa che secondo me serve davvero poco

    La mindfulness, soprattutto le meditazioni dette della "consapevolezza distaccata", va provata per alcune volte per essere compresa realmente. La loro utilità sta nel mettere una certa "distanza" tra te e i pensieri negativi, per togliere la centralità che essi hanno nelle attività mentali e ridurre il peso della loro negatività. Molto utile per migliorare le capacità di concentrazione.
    Benché siano di derivazioni buddiste, queste tecniche hanno un altissimo quoziente di praticità e non implicano aderire

    alla filosofia orientale. Diciamo che gli psicologi hanno preso ciò che può tornare utile. Io, ad esempio la pratico, ma sono un tipo con una cultura decisamente occidentale e materialista (in termini filosofici, ovviamente).
    Ovviamente, i risultati non sono immediati.

    Citazione

    credo sia una cosa positiva dare dei nomi ai problemi...ovviamente nell'autodiagnosi c'è un certo margine di errore...non sono certo di quel che mi sono diagnosticato ovviamente

    Non è utile dare un nome al disturbo o disagio, ma è utile dare un nome alle emozioni che si provano, alle paure che si hanno, hai processi mentali che si fanno. È utile distinguere tra fatti, pensieri, emozioni, ragionamenti emozionali.
    Hai già spaziato tra fobia sociale, depressione e disturbo evitante della personalità, e se trovi qualche video su un altro disturbo, che so', ansia da relazione, ad esempio, oppure ansia generalizzata, magari ti convinci anche di queste.
    Tieni presente che soffrendo di una forma di ansia sociale o in comorbilità tra più forme, sei proiettato verso interpretazioni che si spostano verso la polarità negativa, e questo condiziona anche il tuo provare a dare un nome al disturbo.

    Citazione

    so che qualcosa posso fare...espormi alle mie paure...quando penso "no, questa cosa non ce la faccio a farla" dovrei fare il contrario...dovrei trovare un modo graduale di fare questa cosa...non l'ho ancora trovato

    Non è consigliabile esporsi da subito in situazioni ansiogene se prima non si è un po' lavorato sull'aspetto cognitivo che sottende al contenuto ansiogeno e se non si è prima provato in modo simulato.
    Comunque la gradualità è d'obbligo, se per gradualità intendi cominciare dalle cose che ti procurano poca ansia.

    Citazione

    il problema non è trovare un modo per sfogarmi, ma trovarne uno per risolvere i problemi...per
    esprimermi, per non aver timore delle reazioni degli altri ai miei
    comportamenti, per avere più entusiasmo


    Non hai tutti i torti, hai bisogno di tecniche e di strategie che non procurino danni. Prova a reperirle in un manuale di autoterapia a indirizzo cognitivo comportamentale per l'ansia sociale.
    Riguardo al timore delle reazioni degli altri, vedi se si organizzano anche training di assertività li' nel centro dove vai, potrebbe tornarti molto utile.

    Citazione

    scavando nel passato ho visto quel che ero veramente come uno
    stupido, odio quel che ero...e il problema è che sono davvero troppo simile
    ancora a quel che ero.....scavare nel passato (es.
    con la psicanalisi) aiuta a conoscersi meglio...ma per "guarire"
    servono le azioni, bisogna concretamente affrontare le paure, dice che la cosa
    più efficace è la psicoterapia comportamentale...

    Scavare nel passato significa correre il rischio di fossilizzarsi in esso. I tuoi problemi ce li hai ora, nel presente ed è sul te stesso di adesso che devi operare, a meno che, tu non abbia la macchina del tempo. Ti suggerisco di restare ancorato nel presente. Il passato va accettato e basta, perché non puoi modificarlo, perciò che senso ha, perdersi in quei "se non fosse andata così...", "ma come ho potuto essere tanto scemo..", "perché proprio a me?", "è tutta colpa di..."?
    Così ti allontani dal problem solving per diventare prigioniero di ciò che è stato. Soprattutto se questo percorso di ricerca delle origini lo fai da solo, con tutti i "depistaggi" che ti gioca la parte inconscia della tua mente.
    Per i problemi d'ansia e dell'umore, la pratica psicoterapeutica che si è mostrata più efficace è quella cognitivo comportamentale che fonde lavoro sulle cognizioni con quello sul comportamento. Non dimenticare che ogni comportamento è sempre il risultato di un lavoro cognitivo.

    Citazione

    stasera ho contribuito a organizzare il secondo cineforum sulla psichedelia....finché si è parlato del tema tutto ok...poi il cineforum è finito e ho accompagnato per un tratto un amico che era con me al cineforum...già nel tratto con lui alcuni silenzi mi hanno messo a disagio...poi abbiamo incontrato altri suoi amici...io non ho voluto proseguire la serata con loro e sono andato a casa...mi sono sentito un po' teso...bloccato...non avrei saputo che dire...nel tratto che ho fatto da solo per andare a casa mi sono sentito molto triste...

    Pensaci su, ti accorgerai che in quei momenti hai cominciato a pensare che avresti dovuto dire qualcosa, fare qualcosa. Magari ti sei anche chiesto "che dico?" o cose del genere. In pratica la tua attenzione mentale si è focalizzata sull'esistenza del problema e quindi non hai avuto le energie di provare l'azione. Ti sei reso conto che eri in stallo e ti sei smontato.
    Probabilmente ciò è anche dovuto al fatto che i tuoi interessi sono circoscritti in una logica egocentrica. Se vuoi aprirti agli altri dovresti anche accettare di aprirti agli argomenti degli altri, allargare il tuo mondo.

    Citazione

    io sto nella mia città da 20 anni. c'è chi ci sta da 1 mese
    e ha già più amici di me e conosce meglio locali e cose simili...non ho mai
    avuto una ragazza...ho fatto pochi viaggi...avendo sempre avuto pochi amici ho
    sempre saputo poco degli altri e non sono abituato a condividere...nei lavori
    di casa non combino nulla, mentre vedo fuorisede che in questo genere di cose
    acquisiscono esperienze...e altre cose...

    Diciamo che non hai appreso sufficienti modelli di relazionamento sociale o che non hai avuto modo di esercitare le tue abilità sociali. Un training di assertività con tanto di esercitazioni anche per lungo tempo potrebbe tornarti molto utile a riprendere confidenza con la comunicazione interpersonale

    Citazione

    ma riuscendo a parlare
    solo di un numero piuttosto limitato di cose non si costruiscono buoni
    rapporti...

    vedi? tu stesso te ne rendi conto. Allargare i tuoi interessi è la strada maestra

    Citazione

    Un grosso ostacolo
    alla costruzione di buoni rapporti è il fatto che non riesco a esprimere le mie
    emozioni (soprattutto se negative!), e non dico quasi mai niente di
    personale...ok, posso parlare del rock progressivo italiano o della filosofia
    di Platone per 3 ore...ma se non riesco a dire che sono triste quando sono
    triste vado poco avanti

    anche in questo potresti esercitarti, potresti cominciare con l'esprimerle a te stesso (magari davanti a uno specchio) e a descriverle anche. In queste cose ci vuole esercizio

    Citazione

    Mi vergogno del mio passato, e questo compromette in parte le relazioni
    intime...anzi il problema, più che il passato, sono le conseguenze del passato
    sul presente

    Vedi cosa comporta inseguire il passato? Ne resti schiavo. Ti conviene continuare così? Anche il presente, presto diventerà passato, eppure le conseguenze di questo attuale presente che diventerà passato potresti evitarle. Medita su questo. Il passato remoto, in realtà, non conta più nulla, è il tuo rimuginarci sopra che lo rende importante e fa si che insegui anche il passato prossimo e non vivi il presente.
    Vergognarti del passato? A cosa giova? Il futuro lo devi ancora scrivere, puoi ancora farlo uscir bene.
    Molto passa anche per l'accettazione. Il passato è successo e non lo puoi modificare, accettalo e accetta il te stesso di ieri.

    Citazione

    Andrebbe accettato il malessere...dovrei dire "i
    problemi che ho non sminuiscono il mio valore!"

    esatto, per cominciare potresti prendere l'abitudine di ripetertelo tutti i giorni


    ;)

    Le ansie sociali? Interpretazioni emotive del reale.

  • @ Maral

    grazie della risposta!

    tra un po' ti rispondo per bene, intanto ti dico che l'indirizzo psicoterapeutico utilizzato nel percorso di gruppo è l'ACT (acceptance commitment therapy)...cosa ne pensi di questo indirizzo?

    Nasci, studi, e vai a lavorare, per comprare quello che non hai, e così ti scordi che sei vivo.

  • l' Act è un buon indirizzo, adesso capisco perché la psicoterapeuta ha cominciato con la mindfulness. Infatti, l'accettazione costituisce uno dei nodi centrali di questo tipo di terapia. Tieni presente che qui l'accettazione non va considerata come atteggiamento passivo, di resa, ma come un disporsi in modo pratico verso se stessi e nel rapporto con le proprie esperienze interne, è la presa d'atto di uno stato di fatto che, appartenendo al passato, non è più mutabile. Perciò, che senso ha accapigliarsi per ciò che non si può cancellare? Shakespeare fa dire al suo Riccardo III, "quando i fatti sono ineluttabili, mi lasciano completamente indifferente", diciamo che rappresenta bene lo spirito dell'accettazione. Nel momento in cui impari ad accettare te stesso, smettendo di avere un atteggiamento giudicante, nella tua mente si aprono nuovi scenari e una più ampia capacità interpretativa dei tuoi pensieri e dei comportamenti tuoi e degli altri.

    :)

    Le ansie sociali? Interpretazioni emotive del reale.

  • non mi va il tasto per citare...

    Maral "La mindfulness, soprattutto le meditazioni dette della "consapevolezza distaccata", va provata per alcune volte per essere compresa realmente. La loro utilità sta nel mettere una certa "distanza" tra te e i pensieri negativi, per togliere la centralità che essi hanno nelle attività mentali e ridurre il peso della loro negatività"

    Purple a me sembra utile soprattutto per ottenere rilassamento...anche se la psicoterapeuta ha detto che lo scopo è la consapevolezza...

    M "Non è utile dare un nome al disturbo o disagio"

    P credo dipenda dal fine. se il fine è esprimere il mio malessere credo sia utile perché penso che mi possa riuscire più facile dire di avere il disturbo x che dire di sentirmi solo o triste, sarebbe un po' un togliermi delle responsabilità..."è colpa del disturbo, non del tutto mia..."

    M "Non è consigliabile esporsi da subito in situazioni ansiogene se prima non si è un po' lavorato sull'aspetto cognitivo che sottende al contenuto ansiogeno"

    P mah, non so...di solito quando faccio qualcosa che ho paura di fare poi va bene e riconosco che la paura aveva poco senso...d'altra parte riconosco che lavorare sull'aspetto cognitivo può essere importante, ma non so come fare

    M "e se non si è prima provato in modo simulato. "

    P e come posso provare prima in modo simulato? ...comunque anche Cristophe Andrè in un libro dice di lavorare prima sull'aspetto cognitivo e poi provare in modo simulato...

    M "la gradualità è d'obbligo, se per gradualità intendi cominciare dalle cose che ti procurano poca ansia. "

    P sì, intendo questo

    M "hai bisogno di tecniche e di strategie che non procurino danni. Prova a reperirle in un manuale di autoterapia a indirizzo cognitivo comportamentale per l'ansia sociale"

    P hai qualche titolo da consigliare? nelle librerie non ci sono molti manuali di questo tipo...

    M "Riguardo al timore delle reazioni degli altri, vedi se si organizzano anche training di assertività li' nel centro dove vai, potrebbe tornarti molto utile"

    P vado al centro di ascolto dell'università. lì organizzano percorsi di psicoterapia individuali o di gruppo...quello di gruppo è fatto col metodo act di cui ti ho parlato...quello individuale non so bene, ma non credo sia un training di assertività xD

    M "Pensaci su, ti accorgerai che in quei momenti hai cominciato a pensare che avresti dovuto dire qualcosa, fare qualcosa. Magari ti sei anche chiesto "che dico?" o cose del genere. In pratica la tua attenzione mentale si è focalizzata sull'esistenza del problema e quindi non hai avuto le energie di provare l'azione. Ti sei reso conto che eri in stallo e ti sei smontato. "

    P sì

    M "Se vuoi aprirti agli altri dovresti anche accettare di aprirti agli argomenti degli altri, allargare il tuo mondo"

    P secondo me non si tratta di questo, per me non ci sarebbero problemi ad aprirmi agli argomenti degli altri...vengono problemi se gli altri fanno domande scomode o se io ho paura ad interagire per timore di venir giudicato male...sarebbe facile parlare degli altri e ascoltarli, il difficile è quando si parla di me...o quando sento il bisogno di parlare di me e non riesco a soddisfarlo

    M "Un training di assertività con tanto di esercitazioni anche per lungo tempo potrebbe tornarti molto utile a riprendere confidenza con la comunicazione interpersonale"

    P uhm uhm...guarderò se c'è uno di questi training gratuito o quasi...che definizione mi dai di assertività?

    M " Allargare i tuoi interessi è la strada maestra"

    P mmm, non credo sia questo il punto. riesco a parlare di un numero limitato di cose non perché ho pochi interessi ma perché di molte cose mi vergogno. spesso la gente parla di cose che ha fatto nel passato (che va da qualche ora prima del momento in cui parla a molti anni prima), se io mi vergogno del mio passato (o almeno di una buona parte di esso) allora taglio fuori una buona parte di cose che potrei dire

    M "anche in questo potresti esercitarti, potresti cominciare con l'esprimerle a te stesso (le emozioni) (magari davanti a uno specchio) e a descriverle anche. In queste cose ci vuole esercizio"

    P questa è una cosa fattibile senza difficoltà...dici di fare una sorta di diario delle emozioni?

    M "Vergognarti del passato? A cosa giova?"

    P a niente! e infatti mai ho detto che giova :D

    M "Molto passa anche per l'accettazione"

    P questa purtroppo è una cosa molto difficile! è difficile dire a qualcuno "non ho quasi amici" "mi sento triste" senza vergognarmi...e "non ho quasi amici" "mi sento triste" sono conseguenze del passato...In sostanza mi vergogno del passato negativo che non è ancora passato, non avrei problemi a dire "sono stato triste" se adesso non fossi triste...mi vergogno della mia scarsa capacità nel risolvere i mie problemi. E qua si può tornare al discorso di prima...se dico "sono triste e sono andato da un tale che mi ha diagnosticato x" oppure "sono triste e informandomi credo di avere il problema x" mi vergogno meno che a dire semplicemente "sono triste" perché se dico di aver fatto un qualcosa per andare nella direzione di risolvere la mia tristezza mi vergogno meno

    M "Andrebbe accettato il malessere...dovrei dire "i
    problemi che ho non sminuiscono il mio valore!"

    esatto, per cominciare potresti prendere l'abitudine di ripetertelo tutti i giorni"

    P ah ah, credo poco a questa strategia! :D ci vorrebbe che fosse l'esperienza a dimostrarmi che i problemi che ho non sminuiscono il mio valore...ad esempio una cosa efficace è stata parlare dei miei problemi a un amico e vedere che non mi considera certo peggio di prima, ma anzi si interessa di più a me...peccato che non riesco a fare così con tutti

    Nasci, studi, e vai a lavorare, per comprare quello che non hai, e così ti scordi che sei vivo.

  • Citazione

    a me sembra utile soprattutto per ottenere rilassamento...anche se la psicoterapeuta ha detto che lo scopo è la consapevolezza

    Si su alcune persone fa quest'effetto, accade quando non ci si concentra per davvero. Prova a spostare l'attenzione non sul respiro ma su altri elementi purché non siano considerazioni su te stesso e sulle tue qualità.

    Citazione

    credo sia utile perché penso che mi possa riuscire più facile dire di avere il disturbo x che dire di sentirmi solo o triste, sarebbe un po' un togliermi delle responsabilità..."è colpa del disturbo, non del tutto mia

    Attento, quando si è presi dall'ansie sociali, spesso un fine apparentemente utile è dannoso. Puoi benissimo dire a te stesso che è colpa del disturbo senza dare il nome al disturbo. La nomenclatura serve solo a categorizzare ed è utile solo ai terapeuti. Nella realtà si verifica sempre una comorbilità, cioè più disturbi associati con grandi varietà di sfumature e intensità. Chiamandolo semplicemente disturbo, sai benissimo a cosa ti riferisci perché sei tu che lo vivi. Rogers era solito affermare che nessuno conosce una persona più di se stessa. E ha ragione.
    In te potrebbero benissimo fondersi, e faccio solo un esempio, tratti di timidezza, di fobia sociale, di depressione e di ansia generalizzata. Perciò se ti definisci sociofobico sbagli nome, altrettanto se ti definisci timido o ansioso generalizzato o depresso o altro.

    Citazione

    non so...di solito quando faccio qualcosa che ho paura di fare poi va bene e riconosco che la paura aveva poco senso

    E infatti è per questo che si ricorre alla esposizione, si ha la possibilità di invalidare le pensieri e previsioni pessimiste

    Citazione

    d'altra parte riconosco che lavorare sull'aspetto cognitivo può essere importante, ma non so come fare……………come posso provare prima in modo simulato? ...comunque anche Cristophe Andrè in un libro dice di lavorare prima sull'aspetto cognitivo e poi provare in modo simulato............ hai qualche titolo da consigliare? nelle librerie non ci sono molti manuali di questo tipo...

    Se tu sapessi come fare non avresti bisogno del psicoterapeuta, il quale per apprenderli, li ha studiati e sperimentati.

    Citazione

    vado al centro di ascolto dell'università. lì organizzano percorsi di psicoterapia individuali o di gruppo...quello di gruppo è fatto col metodo act di cui ti ho parlato...quello individuale non so bene, ma non credo sia un training di assertività

    I training di assertività si chiamano training di assertività, non in altro modo. Chiedi al terapeuta oppure prova con un manuale. Però, un training di gruppo sarebbe meglio, in genere sono impostati su 6-7 sedute, mentre quelli di 1 o 2 giorni sono inutili.

    Citazione

    secondo me non si tratta di questo, per me non ci sarebbero problemi ad aprirmi agli argomenti degli altri...vengono problemi se gli altri fanno domande scomode o se io ho paura ad interagire per timore di venir giudicato male...sarebbe facile parlare degli altri e ascoltarli, il difficile è quando si parla di me...o quando sento il bisogno di parlare di me e non riesco a soddisfarlo

    Capisco. In pvt ti segnalo degli articoli che trattano proprio di questo. Mi pare normale che tu abbia paura a parlare di te, visto che ti vergogni di quel che sei. Comunque hai centrato una delle paure base degli ansiosi sociali, il timore di essere giudicati male. Questo accade perché ti consideri e percepisci come inadeguato.

    Citazione

    guarderò se c'è uno di questi training gratuito o quasi...che definizione mi dai di assertività?

    Ne ho parlato in questo modo: Quello assertivo è un comportamento attraverso il quale si affermano i propri sentimenti, necessità e diritti, e si esprimono le personali opinioni senza prevaricare né essere prevaricati. Il suo concetto base si racchiude nella determinazione: difendere i propri diritti senza ledere quelli degli altri, è un principio di libertà nel senso di una liberazione dai condizionamenti sociali negativi e come proprietà nell’esprimersi in modo più evoluto ed efficace, tale affermazione implica un altro principio base, che è quello di porre al centro dei nostri obiettivi l’amore verso se stessi, mediato dalla necessità etica del rispetto altrui, intesa come costrutto del sano vivere sociale…….. Anchisi e Gambotto Dessy affermano che “L’assertività è una struttura concettuale di natura funzionalistica, finalizzata alla razionalizzazione della condotta con se stessi e verso gli altri……è una forma etica, il cui dominio dei valori è rappresentato dall’interpersonalità e non dal trascendente o dall’ideale”.

    Citazione

    non credo sia questo il punto. riesco a parlare di un numero limitato di cose non perché ho pochi interessi ma perché di molte cose mi vergogno. spesso la gente parla di cose che ha fatto nel passato (che va da qualche ora prima del momento in cui parla a molti anni prima), se io mi vergogno del mio passato (o almeno di una buona parte di esso) allora taglio fuori una buona parte di cose che potrei dire

    mmm… vedo che il problema della vergogna ti assilla. A mio parere, per te è importante lavorare sull’accettazione. Se alle sedute che stai facendo, insegnano le tecniche della mindfulness, ti suggerisco di farne tesoro. Almeno provaci.

    Citazione

    questa è una cosa fattibile senza difficoltà...dici di fare una sorta di diario delle emozioni?

    Ottima idea

    Citazione

    M "Vergognarti del passato? A cosa giova?"………….P a niente! e infatti mai ho detto che giova

    Sicuramente nell’esercizio delle tue capacità logiche e allo stato cosciente, ne sei assolutamente consapevole, ma emozionalmente no. Questa tua capacità logica salta quando il tuo diventa pensiero, ragionamento emozionale. “a cosa giova” è una domanda che dovresti porti con insistenza nei momenti topici, quando la tua capacità razionale è messa in crisi dal ragionamento emozionale.
    Non solo. Se vuoi vincere un ragionamento emozionale devi ripetere un ragionamento ad esso antagonista e razionale, fino alla noia: solo così diventa automatico e può sostituirsi a quello disfunzionale.

    Citazione

    questa purtroppo è una cosa molto difficile! è difficile dire a qualcuno "non ho quasi amici" "mi sento triste" senza vergognarmi...e "non ho quasi amici" "mi sento triste" sono conseguenze del passato...In sostanza mi vergogno del passato negativo che non è ancora passato, non avrei problemi a dire "sono stato triste" se adesso non fossi triste...mi vergogno della mia scarsa capacità nel risolvere i mie problemi. E qua si può tornare al discorso di prima...se dico "sono triste e sono andato da un tale che mi ha diagnosticato x" oppure "sono triste e informandomi credo di avere il problema x" mi vergogno meno che a dire semplicemente "sono triste" perché se dico di aver fatto un qualcosa per andare nella direzione di risolvere la mia tristezza mi vergogno meno

    Ma accettarsi non significa che ora dovresti andare a dire agli altri “sono così o colà”, Lavora prima su te stesso. Ma questo è un argomento che tratterà la psicoterapeuta dell’act.

    Citazione

    ah ah, credo poco a questa strategia! :D ci vorrebbe che fosse l'esperienza a dimostrarmi che i problemi che ho non sminuiscono il mio valore...ad esempio una cosa efficace è stata parlare dei miei problemi a un amico e vedere che non mi considera certo peggio di prima, ma anzi si interessa di più a me...peccato che non riesco a fare così con tutti

    La reiterazione assidua di un pensiero è la forma di apprendimento e fissaggio mnemonico più efficiente che c’è in assoluto, soprattutto quando si tratta di pensieri che devono diventare automatici. Si tratta di sostituire un pensiero automatico negativo con un pensiero automatico positivo, nulla di più. L’esperienza clinica ha ampiamente dimostrato che funziona. Come credi che si formano i pensieri negativi abituali?
    Ma se non ci credi, non farlo

    :)

    Le ansie sociali? Interpretazioni emotive del reale.

  • Citazione

    Prova a spostare l'attenzione non sul respiro ma su altri elementi purché non siano considerazioni su te stesso e sulle tue qualità.

    sì, se sposto l'attenzione ad esempio sulle parti del mio corpo a contatto con la sedia o sui piedi dentro le scarpe prevale la consapevolezza sul rilassamento

    Citazione

    Puoi benissimo dire a te stesso che è colpa del disturbo senza dare il nome al disturbo.

    sì sì, lo so...intendevo dire che può essere utile per dirlo agli altri, non a me stesso...che dire il nome di un disturbo può essere un modo di esprimere agli altri il mio malessere che può riuscire

    Citazione

    In pvt ti segnalo degli articoli che trattano proprio di questo

    ho visto la mail, leggerò i vari link

    Citazione

    Mi pare normale che tu abbia paura a parlare di te, visto che ti vergogni di quel che sei. Comunque hai centrato una delle paure base degli ansiosi sociali, il timore di essere giudicati male. Questo accade perché ti consideri e percepisci come inadeguato.

    proprio così!

    Citazione

    A mio parere, per te è importante lavorare sull’accettazione

    anche a mio parere

    Citazione

    Se alle sedute che stai facendo, insegnano le tecniche della mindfulness, ti suggerisco di farne tesoro. Almeno provaci.

    sì, faccio gli esercizi che mi vengono assegnati...ma la mindfulness non serve più alla consapevolezza che all'accettazione? comunque l'act dovrebbe lavorare anche sull'accettazione

    Citazione

    questa è una cosa fattibile senza difficoltà...dici di fare una sorta di diario delle emozioni?


    Ottima idea

    comincio da domani, vediamo cosa ne esce xD

    Citazione

    Se vuoi vincere un ragionamento emozionale devi ripetere un ragionamento ad esso antagonista e razionale, fino alla noia: solo così diventa automatico e può sostituirsi a quello disfunzionale.

    puoi fare un esempio di come si vince un ragionamento emozionale? magari trai spunto da un tuo paziente...

    Citazione

    La reiterazione assidua di un pensiero è la forma di apprendimento e fissaggio mnemonico più efficiente che c’è in assoluto, soprattutto quando si tratta di pensieri che devono diventare automatici. Si tratta di sostituire un pensiero automatico negativo con un pensiero automatico positivo, nulla di più. L’esperienza clinica ha ampiamente dimostrato che funziona. Come credi che si formano i pensieri negativi abituali?

    sì, magari può servire

    però credo che dovrei trovare un'altra formula da ripetere nella mente..."i problemi che ho non sminuiscono il mio valore" mi sembra troppo lunga e non abbastanza incisiva xD

    Nasci, studi, e vai a lavorare, per comprare quello che non hai, e così ti scordi che sei vivo.

  • Citazione

    sì sì, lo so...intendevo dire che può essere utile per dirlo agli altri, non a me stesso...che dire il nome di un disturbo può essere un modo di esprimere agli altri il mio malessere che può riuscire

    sei in cerca di etichette da appendere al petto? Non sarebbe meglio provare a imparare a descrivere (e parlare agli altri) il tuo malessere in termini di emozioni e paure?

    Citazione

    IO: Questo accade perché ti consideri e percepisci come inadeguato. TU: proprio così!

    Allora potresti lavorare su queste cognizioni. Parlane con la psicologa all'uni

    Citazione

    sì, faccio gli esercizi che mi vengono assegnati...ma la mindfulness non serve più alla consapevolezza che all'accettazione? comunque l'act dovrebbe lavorare anche sull'accettazione

    L'act fa dell'accettazione il nucleo centrale della terapia. Ma consapevolezza e accettazione sono strettamente correlate. Attraverso la consapevolezza si giunge alla comprensione del sé e all'accettazione. Nella mindfulness la consapevolezza è una sorta di prerequisito da acquisire. La consapevolezza, a sua volta, serve a decentrare i pensieri negativi e ridurre la loro pervasività. Non devi diventare buddista, l'obiettivo è apprendere a vivere nel presente per il presente e per progettare il futuro.

    Citazione

    TU: dici di fare una sorta di diario delle emozioni? IO: Ottima idea TU: comincio da domani, vediamo cosa ne esce

    Si, bene, ma fatti spiegare dalla psicologa come farlo

    Citazione

    puoi fare un esempio di come si vince un ragionamento emozionale? magari trai spunto da un tuo paziente...

    Te l'ho appena spiegato. Ripetere un ragionamento ad esso antagonista e razionale, fino alla noia. Ma prima dovresti imparare a riconoscere i ragionamenti emozionali, perché a te, che sei una ansioso sociale, anche ragionamenti che consideri razionalissimi possono essere emozionali.

    Citazione

    sì, magari può servire

    però credo che dovrei trovare un'altra formula da ripetere nella mente..."i problemi che ho non sminuiscono il mio valore" mi sembra troppo lunga e non abbastanza incisiva

    magari ti sembra poco incisiva perché non ne sei intimamente convinto, visto che ti consideri o percepisci inadeguato. Non sarebbe meglio verificare la sua incisività nel tempo e non a priori?
    Comunque spetta a te decidere ed è meglio se la frase ti piace perché sono più efficaci le cose che si fanno credendoci.

    ;)

    Le ansie sociali? Interpretazioni emotive del reale.

  • O

    @ Maral

    grazie della risposta!

    tra un po' ti rispondo per bene, intanto ti dico che l'indirizzo psicoterapeutico utilizzato nel percorso di gruppo è l'ACT (acceptance commitment therapy)...cosa ne pensi di questo indirizzo?

    Penso che per accettare è meglio starsene dentro casa invece che stare a buttare soldi.

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