L'egocentrismo mascherato da vittimismo

  • Tante volte sento persone lamentarsi di come si comportano gli altri, o di non riuscire a trovare un patner o degli amici. Li ascolto e non provo empatia, percepisco che qualcosa non quadra. Ci ho riflettuto e alla fine credo di aver individuato la ragione.
    Premetto che per me gli egocentrici sono quelli che io , io , io. Io sono il più figo, io sono quello realizzato che ti insegna a stare al mondo, io sono quello che merita il meglio ecc
    Ultimamente ho iniziato a percepire un tipo di egocentrismo differente, non nella sostanza, ma nel modo in cui viene espresso.
    Gli egocentrici del primo tipo, quelli dell'io, io, io sono quelli che pensano di valere (più degli altri o di molti altri), magari qualche risultato esterno gli consolida questa percezione e dunque te lo sbattono simpaticamente in faccia.
    Gli egocentrici del secondo tipo pensano anch'essi di valere molto, di meritare molto e provano frustrazione quando, a loro sentire, gli altri non riconoscono in modo adeguato al loro valore.

    Provo a fare qualche esempio.
    1 io sono complessata per cui penso che tutti siano meglio di me e quindi se qualcuno mi prende in simpatia, grido al miracolo. Altri si dichiarano complessati e poi inziano a dire che non trovano il patner perché , esempio, la gente è troppo superficiale e stupida. Allora che complessato sei se ti ritieni migliore di quelli superficiali e stupidi? E quanto valore ti dai se pensi di meritare un patner con intelligenza superiore alla media?
    2 c'è un mio amico che non fa altro che lamentarsi che l'amicizia non esiste, che la gente è s∙∙∙∙∙a ed egoista ecc. Quindi lui bravo, buono, amico teoricamente ideale VS gli altri m∙∙∙e s∙∙∙∙∙e ed egoiste. Per un certo periodo cercavo di venire incontro a questo amico, lo invitavo adaggregarsi al mio gruppetto ecc. Fin lì tutto ok. Una sera ero girata male per i c∙∙∙i miei e non ero in vena di prendermi a cuore la misantropia altrui , per cui ho omesso di invitare questo tipo ad aggregarsi. Attenzione, non l'ho escluso o trattato male, l'ho salutato come al solito, ma poi mi sono chiusa in me stessa perché ero scazzata e non mi sono recata da lui per la solita tarantella " dai vieni a sederti con noi-no che lo so che i tuoi amici non mi vogliono" . Bastava che si fosse aggregato di sua iniziativa, tanto conosceva tutti e invece è rimasto per conto suo, per poi dirmi che aveva capito che io lo escludevo. Quindi per una volta che non sono andata a prenderlo e coccolarlo come un bambino viziato di 5 anni sono diventata di default una m∙∙∙a s∙∙∙∙∙a. Anche questo chissà quanto pensa di valere per aspettarsi che ogni santa volta gli amici debbano sbattersi così per lui.

    Insomma ho come l'impressione a che a volte la gente si lamenti non di essere esclusa o maltrattata, ma di non essere presa sufficientemente in considerazione, come si aspettassero di meritare di più dell'educazione, del rispetto, della disponibilità di base che, è già tantissimo per chi cerca davvero un rapporto con gli altri.

  • Interessante come cosa. Mi ci riconosco in pieno. E forse siamo nel narcisismo.

    "Il secondo tipo di narcisista, chiamato anche timido, è inibito e schivo, cerca di non essere mai al centro dell'attenzione e ha difficoltà nei rapporti con gli altri. E' molto sensibile e gli atteggiamenti del prossimo lo condizionano eccessivamente, le critiche lo feriscono profondamente. Ha un complesso di inferiorità manifesto che gli fa considerare gli altri perfetti (idealizzazione del prossimo) e se stesso inadeguato (sentimenti cronici di inadeguatezza). Sente frequentemente vergogna e umiliazione, impotenza e sconforto. Queste ultime sensazioni evocano una situazione depressiva. Può presentare somiglianza con la personalità fobico ossessiva. Apparentemente, questo narcisista appare meno grave del primo, anche se difficilmente riuscirà ad avere successo nella vita, proprio per la sua forte inclinazione ad auto-svalutarsi (complesso di inferiorità)."

    Coincide?

  • Si è una bella analisi.
    Aggiungo, perchè si è arrivati a ciò?
    Deduco per un mix sia di vizi che di ostilità generali. E scrivo sia per gli uomini che per le donne. Ci siamo dentro tutti.
    Sicuramente molte persone cadono in crisi perchè non hanno sviluppato una "corazza dura". Ho visto ragazzi entrare in crisi mistica solo perchè non riuscivano ad avere la nuova macchinina fiammante. Attenzione, la macchina l'avevano già! Come ho poi visto ragazzi avere poco e niente rimboccarsi le maniche ed andare avanti.
    Quindi in base alla mia esperienza sono certa che le origini possano generare vizi o depressione ma anche un forte spirito combattivo.
    Poi c'è la seconda questione spinosa. Questa ostilità, vera o presunta, che in tutti i gruppi bene o male si manifesta. Non ho visto un solo gruppo (di amicizie, di lavoro, personale) in cui non ci fosse qualche "malalingua". In questo modo si entra in modalità "difesa" ed ognuno/a reagisce a proprio modo, in genere o deprimendosi sempre di più o attaccando sempre di più.

  • Non escludo che un egocentrico possa percepire in sé dei punti deboli, ma in genere ciò convive con altri aspetti in cui si sente migliore, e di molto , rispetto agli altri. Per esempio: io sono più profondo di tutti gli altri, più intelligente, più onesto ecc. Una sorta di superiorità morale in virtù della quale si aspettano un certo riconoscimento; se questo manca allora sei tu che sei superficiale, che non sai essere un buon amico ecc.
    Un rapporto deve essere a doppio senso, un dare e un ricevere alternati, mentre con loro ,che sono quelli sensibili / che hanno sofferto/ che la società brutta e cattiva non li accetta ecc. sei tu a dover dare , dimostrare, una volta, due, tre volte, millemila volte, di essere all'altezza della loro superiorità morale.
    Questa analisi la faccio anche per testare me stessa, perché appunto ho notato che quando cercavo di stringere rapporti con persone sofferenti, escluse, timide, sensibili e profonde a loro dire, scattava questa dinamica per cui mi sentivo messa alla prova e il primo test che fallivo, tornavo nel libro nero della società superficiale mariadefilippica. Non vorrei fare la stessa cosa io stessa e sto setacciando i miei atteggiamenti, anche se mi pare che nel mio caso le aspettative abbiano un'altra base. Nel senso, io non ho superiorità morali da sbandierare, anzi ho anche tanti aspetti frivoli che farebbero vomitare i duri e puri sostenitori delle condotte razionali anti superficiali. Le mie aspettative sono fondate sulle mie paure, paura di essere usata, manipolata, presa in giro, tutte cose che mi sono successe più volte fin dalla più tenera età, quindi boh, forse alla fine io apparentemente sembro meno esigente ma lo sono in realtà più? Me lo sto chiedendo, ovviamente parlando da sola come ogni matto che si rispetti, ma se avete opinioni a riguardo scrivete pure.

  • Non so se può centrare qualcosa, ma mi è venuto in mente un articolo che parlava di persone che, nella vita, si sentono come in credito: cioè persone che non sono mai grate di quello che hanno o che ricevono, perché hanno sempre la sensazione di meritarsi molto di più, questo "più" non lo ricevono e non lo riceveranno mai, e restano così, perennemente scontente; all'opposto ci sono le persone che si sentono "in debito", le quali ogni cosa ricevuta o ottenuta, nel loro intimo, non sentono mai di meritarsela veramente.

  • Non so se può centrare qualcosa, ma mi è venuto in mente un articolo che parlava di persone che, nella vita, si sentono come in credito: cioè persone che non sono mai grate di quello che hanno o che ricevono, perché hanno sempre la sensazione di meritarsi molto di più, questo "più" non lo ricevono e non lo riceveranno mai, e restano così, perennemente scontente; all'opposto ci sono le persone che si sentono "in debito", le quali ogni cosa ricevuta o ottenuta, nel loro intimo, non sentono mai di meritarsela veramente.

    Spesso anche a me pare di percepire una di queste due attitudini nelle persone, in particolare la prima. In linea teorica non biasimo, capisco che una persona che ha passato tante brutte esperienze arrivi a sentirsi a credito, ad aspettarsi che il mondo, gli altri ,gli restituiscano ciò che gli è mancato ,ma la realtà è un'altra cosa e gli altri non sono certo lì a pareggiare i conti del destino. In entrambi i casi si tratta di persone che nei rapporti umani si tarpano le ali. Quelli che si sentono in credito sfiniscono inconsciamente gli altri con le loro aspettative e li allontanano; gli altri danno sempre mille e gli altri si adagiano su questo, relegandoli al ruolo di "tu sei quello che deve dare sempre mille".

  • Quando ero più giovane tendevo pure io a fare così, poi come al solito, ho cominciato a fare una lista delle cose che, nonostante tutto, avevo raggiunto. Poi mi sono detta che è pesante per gli altri ascoltare una che si lamenta sempre e che, in fondo in fondo, non gliene frega niente. Quindi si rischia poi di trovarsi isolati, Ho smesso, ho lavorato su questa cosa ma naturalmente a volte ci penso anche se nell'ultimo periodo questa domanda la rivolgo più riferita agli altri. Conosco un sacco di gente che non ha fatto niente per attirarsi un karma pesante e mi consolo, compatedendoli, anzi , compatendole perché nel mio giro di conoscenze sono per lo più donne (senza fare i soliti giochi, uomini e donne eh, è solo una statistica).

  • Direi che è meglio lasciar perdere tutte le minc∙∙te che uno si inventa tanto per giustificare un modo di essere.
    o
    Che uno sia egocentrico o narcisista [lo siamo tutti, chi piu chi meno] e si atteggi a vittima [lo fanno in tanti]o a ganzo sciupafemmine o maschi [lo fanno in tanti] non cambia nulla. Sta semplicemente cercando di sopravvivere giocando le carte che ha.

    Il fine è quello di trovare compagnia e un senso all' esistenza [che di solito e di una pedanteria e di una prevedibilità debilitante]. :hmm:

  • Non so a che categoria io appartenga.

    Ho un forte (e apparente aggiungerei a questo punto) complesso di inferiorità verso tutti. Tutti sono più belli, ricchi, intelligenti, e se non hanno beni materiali, li ritengo superiori a me a livello morale ed etico.

    Apparentemente desidero essere 'normale', come tutti.
    Poi però non accetto di essere come gli altri, vorrei essere migliore.
    Non mi basta essere uguale. Voglio essere di più.
    Se penso di volere di più e meritare di più, probabilmente non mi ritengo una m∙∙∙a. Ma questo inconsciamente. .. perché a livello conscio mi sento una m∙∙∙a.

    Potrei rientrare nella 2a categoria, ma non penso che gli altri siano esseri infimi e poco degni. Forse solo a livello solo conscio? E a livello inconscio invece li ritengo s∙∙∙∙∙i?

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