Se lui non vuole lavorare

  • Io sospetto che tu te ne preoccupi perché la vita che si è scelto non piace a te, che la vorresti assieme a lui, ma diversa, e come dici tu. Cosa non avrei capito quindi della situazione? magari nulla, ma l'impressione che ho, e non penso di essere solo, è questa.

    Quando si sta insieme, scattano certe dinamiche. I problemi dell'uno, diventano spesso i problemi dell'altro e viceversa. E' giusto che sia così. Se io ho problemi col fatto che lui non lavori, NOI abbiamo un problema. Come lo risolviamo? Ora, se lui proprio NON vuole lavorare dice " mi dispiace, io sono così, accettami". Ma lui non dice questo. Lui, quando l'ho conosciuto, mi ha spiegato la sua situazione concludendo con un "bisognerà che mi trovi un lavoro, uno di questi giorni" (giorni!!, non mesi o anni).

    Ora, se lui proprio NON volesse lavorare, dichiarerebbe, come fai pacatamente tu: il lavoro non mi piace. Sono proprio i suoi silenzi, il suo rimandare, il suo incavolarsi se tocca la questione che mi fa capire che ci sono più elementi di quelli che lui dice e io vedo in gioco.

    Diciamo pure che se mi avesse detto "salve, ho avuto questi problemi, ora ho scoperto che non mi piace lavorare e non voglio tornare al lavoro", sicuramente non mi sarei messa con lui.

    E' il contrasto fra quello che vedo da una parte: lui, ordinato, scrupoloso, profondo, con un grande amore ed orgoglio per il lavoro che faceva e da un'altra: il suo rimandare, il suo incavolarsi, ecc...sono cose che non incastrano. E quando le cose non incastrano, si può pensare che ci sia qualcosa, un ostacolo che non hai visto, che le impediscono d'incastrarsi: non c'è l'equilibrio nel suo raccontarsi.

    "Io tento una vita, ognuno si scalza e vacilla in ricerca" S.Q.

  • non mi fai fastidio, ma non ho bisogno di lezioncine, anche perché la discussione verte sul tuo compagno. a meno che tu non sappia indicarmi un modo per vivere decorosamente ottenendo una piccola rendita di 4-500 euro al mese vita natural durante, sufficienti per le mie necessità di disabile sociale, non ho paura a dirlo, ma nessuno mi riconosce questa disabilità, e va be', magari un giorno darò da matto, ho sentito di un tale che per prendere la pensione visto che non ce la faceva più a lavorare è andato dal medico e mentre era in sala d'attesa è andato in magno, ha cacato, e si è mangiato le sue feci davanti allo psicologo. Se tocca scendere a sti livelli per avere un po' di umanità e non essere trattato come lo scansafatice di turno, be' la nostra civiltà deve ancora fare molti passi in avanti.

    Cosa intendi per "nessuno mi riconosce questa invalidità"?

    Hai fatto il percorso obbligatorio per fartelo riconoscere?Sei andato dal medico competente?Ti sei presentato dinanzi ad una commissione?Hai seguito i percorsi farmacologici e psicologici consigliati per cercare di superarlo?

    "Io tento una vita, ognuno si scalza e vacilla in ricerca" S.Q.

  • Ciao, Veramente.

    Molte delle cose ce dici le ho valutato anch'io...

    Lui non è un ripiego. E' una persona molto speciale, con la quale passo momenti molto belli, semplici, pieni. Non mi è mai importato che lavoro fa, o la condizione sociale di qualcuno di profondo ed autentico. Credo, però, nell'impegno.

    Non abbiamo tutti le stesse soglie e percezioni. Per qualcuno impegno è già anche solo alzarsi la mattina, per un'altro camminare 1 km, per un'altro fare una maratona, per altri, un'ultramaratona.

    Una volta uno che detesto mi disse: "credo che le coppie devono essere ben assortite, come le coppie dei salami..."

    Mi temo che siamo mal assortiti.

    La solitudine non mi spaventa, così come non mi spaventa l'idea di non avere un figlio (volendo posso averlo da sola).

    Sento affetto per lui.

    "Io tento una vita, ognuno si scalza e vacilla in ricerca" S.Q.

  • Salve, sono ancora io...Oggi abbiamo per l'ennesima volta discusso. Sempre sullo stesso argomento.

    Ho capito che quando affronto questo argomento m'arrabbio e sono troppo sarcastica: male. Bisognerebbe sempre discutere in modo tale da non doversi poi vergognare del proprio comportamento.

    Da parte sua ancora la stessa frase "così non mi aiuti" e ancora il suo andarsene da casa mia violentamente, senza voler discutere.

    Forse sto sbagliando tutto e ne sono consapevole, oggi gli ho detto che sapevo di sbagliare, ma sono sempre stata convinta che "le persone si prendono come sono e si lasciano come sono" e che il mio sbagliare era l'unica alternativa che vedevo all'allontanarmi definitivamente da lui.

    Non ho ricevuto alcuna risposta.

    Al corso c'è andato, ma a quanto pare ha deciso "per ora" di lavorare come dipendente. Ma finora non ha il curriculum "lo sto facendo", mi dice. Ottimo, le chiedo se ha bisogno di una mano, ma in realtà sono solo grondante di disillusione: quando l'ha deciso?non mi ha raccontato nulla, non ha ancora un curriculum, in 4 mesi non ha mai risposto ad un solo annuncio di lavoro.

    Va beh, non abbiamo tutti gli stessi tempi.

    Magari avrà molta fortuna nella vita.

    Magari.

    Ma io non lo accetto più.

    Stradablu ha suggerito di restare con lui finchè le paure non superano le cose belle che condividiamo.

    E' difficile. E' difficile tracciare una riga e dire: "fin qui' arrivo".

    Ma ho deciso di fare un'ultima cosa, forse qualcosa d'assurdo, direte voi, ma ho bisogno di trovare un modo per comunicare con lui, per comunicarle il mio orgoglio, il mio rispetto, ma anche le mie paure e la mia disillusione: voglio mandargli il link di questa discussione, forse leggendola si apre uno spiraglio al dialogo, ma ho anche paura che lo ferisca.

    Se lui è disposto a mostrarmi il suo modo di vederla ed i suoi pensieri, si apre un nick nel forum e discute di questa storia apertamente.

    Sarebbe un modo di dirmi che ci tiene e che è disposto a mettere a disposizione i suoi pensieri per calmare le mie ansie e permettermi di continuare ad sperare.

    Voi che ne pensate?

    Effi

    "Io tento una vita, ognuno si scalza e vacilla in ricerca" S.Q.

  • Cito una frase di uno degli utenti del forum (PaulVerlaine) che trovo particolarmente adatta a come vedo io in questo momento la situazione:

    " L'unica vera condizione di libertà per un essere umano è quella in cui ha la piena consapevolezza della realtà, della situazione reale in cui si deve muovere, e quindi anche piena libertà di scegliere come muoversi. Se anche solo si omette qualcosa d'importante o peggio ancora si fa credere qualcosa di non vero, il soggetto non è veramente consapevole e quindi non è veramente libero."


    Io vorrei capire bene la situazione per agire in libertà. Mi sembra di non riuscire a capirne che una piccola parte.


    Il resto ce l'ha lui, ma non accenna a parlamene in libertà.

    "Io tento una vita, ognuno si scalza e vacilla in ricerca" S.Q.

  • Cito ancora PaulVerlaine in un altro tread:

    "La cosa essenziale sarebbe cercare in modo indipendente ciò che ci gratifica personalmente."


    Ok, sono d'accordo. E sono d'accordo con che lui lo cerchi.


    Ma dovrebbe farlo con maggior serietà, impegno e consapevolezza che non è solo la sua vita ad essere pendente da questo, ma anche la mia.


    Sui figli ha detto due frasi soltanto "non ci conosciamo abbastanza" e "bisognerebbe che prima mi trovi un lavoro".


    Quindi, per poter parlare dell'argomento bisognerebbe che lui abbia un lavoro e che noi siamo rimasti insieme, cosa, che se lui non si mette a cercare, la vedo difficile.


    Un mio ex una volta mi ha detto "io non cerco di cambiare nessuno nè di costruire chissà cosa o lottare per chissà quale altra. Io cerco una persona che mi piaccia così come è".


    Ho fatto degli errori di base e ne sono consapevole.


    Ma è davvero un errore fatale?Deve essere tutto così automatico?Sento molte cose per lui.

    "Io tento una vita, ognuno si scalza e vacilla in ricerca" S.Q.

  • La risposta più vera e più semplice è nella firma di un utente
    “Il vero egoismo non consiste nel vivere come ci pare ma nell’esigere che gli altri vivano come pare a noi.”

    Oscar Wilde

  • La risposta più vera e più semplice è nella firma di un utente
    “Il vero egoismo non consiste nel vivere come ci pare ma nell’esigere che gli altri vivano come pare a noi.”

    Oscar Wilde

    Quando due persone si mettono insieme e fanno progetti insieme, tradirli è sintomo d'egoismo.

    Il metro di partenza deve essere quello che si vuole quando si inizia. Con i suoi mutamenti.

    Se lui all'inizio afferma "troverò un lavoro" è un impegno che condiziona le scelte del partner.

    Se invece avesse dichiarato "non m'interessa lavorare, non troverò lavoro, non voglio fare altro che cazzeggiare tutto il giorno" allora anche il partner ha l'autonomia di scegliere, non ti pare?

    "Io tento una vita, ognuno si scalza e vacilla in ricerca" S.Q.

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