..Aldo Carotenuto, amare porta a tradire e ad essere traditi, presto o tardi.
Le aspettative verranno tradite prima o poi, è solo questione di tempo.
Scoprire che l'altra persona è un essere umano e che non è perfetta come l'avevamo immaginata, scoprire questo è già un tradimento.
Le nostre aspettative sono state tradite.
Nella fase dell'innamoramento noi avevamo idealizzato l'altra persona, prima di scoprire la sua parte vera, e prima di scoprire tutte le cose che di lei ci infastidiscono, che a volte proprio non sopportiamo.
Riversiamo sull'altra persona il nostro risentimento e attribuiamo a quella persona la colpa di averci tradito, di non essere stata in buona fede, di averci fatto credere di essere diversa, di averci ingannato.
Ma quella persona si è solo rivelata per come era.
Con il tempo abbiamo conosciuto i suoi lati umani, le sue debolezze e le sue fragilità.
L'amore passa per forza attraverso queste tappe obbligate.
Anche quando si è adulti e si attraversa la fase dell'innamoramento si torna ad essere dei ragazzini e la nostra visione del mondo viene completamente stravolta.
Io ho scoperto di riuscire a fare cose che mai avrei pensato.
Mi sono trovato a mandare degli sms stupidi che non avrei mandato nemmeno a tredici anni, se avessi avuto il cellulare. E questo solo poco tempo fa.
Poi la realtà ci disillude e torniamo come eravamo prima, disillusi, ma con la speranza di poter tornare al più presto ad amare e ad illuderci che la realtà sia come la sognamo.
Credo che la fase dell'innamoramento sia una delle esperienze per cui vale la pena di vivere, è forse l'esperienza più bella, anche se dolcemente sofferta, che ci possa capitare
Amore che diventa odio, affetto che diventa rancore
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io penso che questo tipo di amore possa esistere solo tra genitore e figlio, penso che un genitore non potrebbe mai odiare un figlio neanche di fronte a fatti gravissimi. (almeno è quel che dicono i miei..)
Anche lì, ci sono modi di amare che altri magari non chiamerebbero tali. Capita per esempio che nell'amore genitoriale ci siano aspettative che divergono dall'indole vera del figlio, e quando questa viene a galla, i genitori si sentiranno traditi. Magari non odieranno il figlio in sé, quello idealizzato, il "sangue del proprio sangue", ma la persona che diverge dalle loro aspettative e che non li gratifica nei loro progetti. Poi resta sempre un figlio, certo, ma anche i figli possono essere in qualche modo "estranei".
Poi la realtà ci disillude e torniamo come eravamo prima, disillusi, ma con la speranza di poter tornare al più presto ad amare e ad illuderci che la realtà sia come la sognamo.
Oppure ne approfittiamo per confrontarci finalmente alla pari con un altro essere umano, fallibile tanto quanto noi, ma comunque meritevole di amore, e lasciarci alle spalle una volta per tutte le illusioni. Chissà, magari alla lunga è meglio dell'adrenalina...?
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allo stesso modo si potrebbe dire, perché no, che se non si ama più non si è mai amato
E infatti, io per esempio, proprio a questa conclusione arrivo.Ecco, appunto...preferivo di no
...Scherzi a parte, forse a questo punto bisognerebbe parlare di una "scala" qualitativa dei sentimenti. Voglio dire, io so (o preferisco credere) che anche chi mi ha lasciata, "a suo modo" mi avrà anche amato, o comunque avrà provato - prima della naturale indifferenza seguita da rapida fuga - un sentimento benevolo nei miei confronti, ma con i suoi mezzi, in base alle proprie capacità o in base a come una persona come me poteva ispirare a persone come loro. Possono essere stati sentimenti più o meno intensi, ma evidentemente non determinanti in quel momento o in una determinata circostanza.
Quello che vorrei riuscire a fare è preservare la potenzialità positiva, non tanto per sentirmi comunque "salva", non so se mi spiego, ma perché non mi piace dovermi o sentirmi dire "nessuno mi ha mai veramente amato". Cosa vuol dire "veramente"? Veramente secondo me, o secondo loro? Forse mi hanno "veramente" amato in base a quello che in quel momento erano in grado di fare, oppure hanno amato veramente quello che avrebbero voluto io fossi, che non è avere amato me direttamente, è vero, quindi la gratificazione va comunque a farsi benedire, ma in qualche modo ci hanno provato. E provare ad amare qualcuno è già buona cosa. -
Cosa vuol dire "veramente"?
E' proprio quel "veramente" che potrebbe avere un senso e un significato molto più precisi di quanto possa sembrare.
Tu , Morgen, sembri guardare la cosa dal punto di vista dell'amato. Io chiedevo di guardarla dal punto di vista di chi ha amato o ritenuto di amare, ed è molto diverso, perchè ci sono molte meno incognite, se solo vogliamo GUARDARE le nostre storie.
Da "amata"... hai ragione tu!.... cosa è stato di me "veramente amato" ? Non lo so.
Da "amante" (così del figlio, come della madre o della sorella o del marito o del compagno, o di chiunque) io POSSO sapere cosa come e perchè ho amato.
E "amare" lo riservo a quei soli casi in cui sono stata capace di accogliere ANCHE i limiti, percependone tutta l'Umanità, come se fosse anche mia da sempre, e senza nessuna esigenza di chiedersi perchè e percome.
Amare... è stato capire anche senza capire, perdonare anche senza perdonare.
E poi capire che NON è verso tutti, ma è verso chi - anche diversissimo da noi e inconciliabile con noi - aveva una sua qualche ragione che ti arrivava dentro senza bisogno di essere spiegata..........
E questo, come è possibile odiarlo o avere rancore ?
Questo.. potrai desiderare con tutta l'anima che sia felice a mille miglia da te, ma ti ha "toccata" PER SEMPRE. Come è possibile l'odio o il rancore? -
Il significato che attribuiamo ai termini linguistici è importante per evitare incomprensioni anche perchè, altrimenti, sarebbe come parlare lingue diverse.
Leggendo Hiba e ME, per esempio, sembra che io sia una santa e lei un diavoletto(giuro che non penso Hiba come a un diavoletto :D) ... e sarebbe un errore enorme pensarMI una santa, dato che non lo sono, giusto ?
Ecco... il fatto che definisco me stessa incapace di odiare (ed è vero a tutt'oggi) non deve trarre in inganno. Il mio carattere sanguigno è li in bella vista ad ogni occasione che la vita sforna... ed io, ovviamente, re-agisco come tutti, con tutte le mie forze in base agli avvenimenti. Insomma, non sono uno stinco di santo, eh ! Il punto è che PER ME parlare di ODIO è come parlare di una condizione "quasi ingestibile" per il mio temperamento. Per un "quasi" ODIO sono arrivata a cinque centimetri dall'uxoricidio del mio primo (ex) marito ! Ovvio che dopo quest'esperienza, l'odio è qualcosa che non voglio vivere. Trovo fuorviante, parlare di odio o di altri sentimenti senza aver chiarito il senso che ha davvero ogni singolo termine !
Ora, spiegato cosa è per me l'ODIO, forse... e dico "forse"... il mio odio è secondo voi "pazzia, follia" ! Quello che per voi è odio, il "vostro odio", potrebbe essere per me rancore... a questo punto, lo stesso vale per gli altri termini, come l'amore ad esempio ! L'amore secondo il MIO modo di intenderlo, non lascia spazio all'odio, l'amore è un sentimento che non può trasformarsi in qualcosa di negativo. Una trasformazione del genere denoterebbe che di amore non si trattava ! Forse è stato, questo "presunto" amore, qualcosa di diverso e confuso al punto di "crederlo" amore mentre era altro ! Cosa, questa, che posso dire del primo marito... altrimenti non sarei arrivata al punto di "quasi odiarlo"... "quasi" motivato dall'aver comunque provato una sorta di amore per lui, ma non era vero amore !!!
Ora, un mio pensiero riguardo la "gratificazione" che CI perviene dai sentimenti, i "nostri" sentimenti... azzardo un pensiero senza distinzione tra sentimenti positivi o negativi... parlo però di sentimenti "nostri", che nascono da noi, e sono sono arci-convinta che, nel bene e nel male, proviamo i sentimenti che ci soddisfano in qualche misura... che ci "gratificano". Mi riferisco alla domanda di Lea, quando chiede se, dovendo scegliere tra due sole opzioni, cosa ci aspettiamo dall'amore inteso come "accoglienza" e gratificazione che nasce dall'accoglienza... nostra dell'altro... o dell'altro verso noi. Visto che parliamo di "amore", mi chiedo come è possibile che sia "nostro" un sentimento d'amore/accoglienza se per nascere una gratificazione deve nascere nell'altro !!! Come possiamo amare e sperare di amare l'altro, in dipendenza del senso di accoglienza che ci offre ? Stimolerà la reciprocità SE è presente anche in noi lo stesso sentire, secondo me.
Spero di non aver scritto in modo confuso... -
il presupposto che gli umani sentimenti, incluso l'amore, siano "eterni" mi lascia perplessa...se l'amore è soggetto ad evoluzione, può, in determinate circostanze e attraverso determinati percorsi, trasformarsi nel suo opposto, così come può lasciar posto solo all'indifferenza.
Quoto. Quoterei tutto l'intervento ma ho scelto la frase che mi pare più significativa.
le conferme dovranno esserci , non credo nei rapporti a senso unico o non alimentato con l'impegno di entrambi...
Nemmeno io.
anche chi mi ha lasciata, "a suo modo" mi avrà anche amato, o comunque avrà provato
Quoto. Si può essere più o meno capaci di amare. Le uniche persone che non possono amare sono lo psicopatico e il cadavere.
il fatto che definisco me stessa incapace di odiare (ed è vero a tutt'oggi) non deve trarre in inganno.
Ci sono però anche persone che dicono di essere incapaci di odiare, e io ci credo.
Non credo che siano psicopatiche o cadaveri...
eh eh eh!
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E "amare" lo riservo a quei soli casi in cui sono stata capace di accogliere ANCHE i limiti, percependone tutta l'Umanità, come se fosse anche mia da sempre, e senza nessuna esigenza di chiedersi perchè e percome.
Amare... è stato capire anche senza capire, perdonare anche senza perdonare.
E poi capire che NON è verso tutti, ma è verso chi - anche diversissimo da noi e inconciliabile con noi - aveva una sua qualche ragione che ti arrivava dentro senza bisogno di essere spiegata..........
E questo, come è possibile odiarlo o avere rancore ?
Questo.. potrai desiderare con tutta l'anima che sia felice a mille miglia da te, ma ti ha "toccata" PER SEMPRE. Come è possibile l'odio o il rancore?Riflettendo su quello che scrivi qui, ho fatto il mio esamino di coscienza quotidiana e parlo ora da essere "amante" (ebbene sì, amai...
). Credo che in ogni sentimento positivo ci siano in embrione le modalità che tu descrivi. Credo anche però che le potenzialità di quell'affetto si scontrino a volte con una realtà o circostanze appunto inconciliabili, e che questo possa rovesciare o compromettere i nostri sentimenti, fino alla loro antitesi. Sempre perché comunque sia, l'amore "chiede" anche quando è sano, e quando non trova risposta, dunque non è più corrisposto, viene negata la "ricompensa", la gratificazione. I sentimenti positivi o negativi non si possono razionalizzare, o meglio, si può mediarli razionalmente ma l'impulso primario, istintivo, resta. Ed in circostanze particolari si può essere attraversati dall'odio anche verso chi abbiamo amato. Ma, come l'amore, anche questo sentimento è transitorio, e si trasformerà, si attenuerà o - in una persona di temperamento già poco incline al "lascia vivere" - verrà gelosamente custodito nella galleria degli eterni rancori.
Cercando di essere il più obiettiva possibile - per quanto si possa per i motivi già detti - e guardandomi dentro, per quanto io mi sforzi non posso dire di non avere amato veramente (a mio modo, s'intende), e mi ritrovo persino nelle tue frasi che ho citato, ma non posso nemmeno dire di non avere odiato intensamente quando il mio amore è stato "disilluso", diciamo così, sarà stato da parte mia immaturo, infantile, insano, ma la sofferenza, la perdita, il "lutto" spesso ci riporta ad un livello primitivo, utile per risalire, ma intanto...rode. Ed ammetto pure che dopo anni, terapie ed altri disastri, quella persona ancora non mi è indifferente, e probabilmente non lo sarà mai, ovviamente non odio più, né credo di amare più quella persona, ma non mi è indifferente. Ecco, l'indifferenza mi farebbe più "strano" che l'averlo odiato.
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perché comunque sia, l'amore "chiede" anche quando è sano
E' esattamente l'unico punto in cui non la vedo nello stesso modo.
Ovvero: tu lo affermi, mentre io concluderei con un enorme punto interrogativo, proprio su questo punto.
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Ci sono però anche persone che dicono di essere incapaci di odiare, e io ci credo
Non lo metto in dubbio tant'è che io stessa lo dico di me... solo che mi suona troppo di santità (:D) ed io che santa non lo sarò mai, mi arrabbio qualche volta in modo molto importante, anche se poi mi passa e nemmeno ricordo il motivo dell'arrabbiatura ! Quindi, non odio ma quando sono arrabbiata mi temo da sola, giuro. Fortuna che raramente mi capita di raggiungere livelli esagerati...
Sono sanguigna... e così come mi accendo e faccio fiamme, allo stesso modo mi spengo. -
E' esattamente l'unico punto in cui non la vedo nello stesso modo.
Ovvero: tu lo affermi, mentre io concluderei con un enorme punto interrogativo, proprio su questo punto.Potrei essere d'accordo se l'amore fosse sempre, o almeno spesso, incondizionato. A me sembra di avere riscontrato più spesso il contrario, già partendo dal fatto che il nostro amore lo dedichiamo a persone "selezionate": alla base dell'amore o ciò che chiamiamo tale c'è una scelta dettata da affinità. Proviamo affetto per alcune persone perché hanno determinate caratteristiche, che riconosciamo e desideriamo integrare nel nostro patrimonio cognitivo e/o emotivo. Una relazione difficilmente è senza domande, di rado non si aspetta niente, entrare in relazione è uno scambio, non una registrazione contabile, ma un dare da ogni parte coinvolta energia ad un rapporto. Se un giorno un partner, un amico, una persona cara si negano alla relazione e fanno muro, o se si cambia al punto tale da non riconoscersi più in quella relazione, lo scambio ovviamente si interrompe, a volte per chiudersi.
Questo è il chiedere che intendo. Chiedere di essere insieme presenti alla relazione. E questa è una richiesta che può essere ad un certo punto e per svariati motivi disattesa. Sanissimo accettare che ciò accada, ma a volte assai difficile da superare, in alcuni casi è come un lutto.
Certo può essere benissimo che io non sia effettivamente capace di provare amore, o quanto meno un amore sano, ma mi sarà difficile riconoscerlo, non perché mi rifiuti, ma perché è quello che provo ed ho provato io, non posso sapere cosa provi un'altra persona, quindi non ho termini di paragone nel sentire, ma solo nell'agire.
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