Messaggi di Simysimy

    LeggeraMente Buon per te al terzo tentativo... Io ne ho fatti 30.000. Sin da ragazzetta spinsi mamma a mandarmi dalla psicologa o in un consultorio, stavo male. Poi, dopo il consultorio, andai da una privata che al telefono rispondeva facendo i cognomi dei pazienti e si tagliava le unghie. Orrore, via. Poi feci tanti anni di analisi con una che aveva un approccio misto freudiano e non solo. Anni su anni, sì, credevo di star meglio, ma erano diverse le condizioni intorno: famiglia, socialità.


    Poi un giorno mi disse che potevamo concludere e che eccezionalmente mi proponeva di diventare amiche. Io rimasi perplessa: non saremmo mai state alla pari. Ma, sedotta dall'idea di valere, tanto che la mia terapeuta mi voleva come amica, tentai. Non abbassando mai la guardia. Ed infatti, lei voleva un'ancella, sapeva che io, per riconoscenza, ci sarei stata. Non sapeva però che, lusingata ok, ma pure capace di farmi rispettare, mi trattavo sempre come paziente e non ci stavo.


    Narcisista da morire. Dopo un po' di tempo le dissi che non mi piaceva il suo modo di fare e, dal venerdì al lunedì, sparì. La cercai, non capivo, non rispondeva. All'ennesimo tentativo si parlava di onestà e trasparenza ed era il minimo da parte sua, che faceva pure questo lavoro. Invece mi disse che non dovevo più farmi viva, mi bloccò sui social, su WhatsApp e non seppi mai i motivi. Rimane un trauma, pure quello.


    Poi, dopo un po', ripresi altri percorsi, con uomini, ma per carità: non fanno per me, meglio una donna. Ad oggi però, ecco che non trovo quello giusto per questi miei problemi. Sono affranta.

    Pulmino73 Ti prego di non dirmi che non accetto consigli o remo contro, te lo giuro non è così, perché come ha reagito Leila mi è dispiaciuto molto.


    Il lavoro sì, lo vorrei, ma dimmi tu cosa faresti al posto mio...


    1) Se non riesco a fare una passeggiata libera oltre 200 mt, come faccio ad andare in giro?

    2) A più di 50 anni non trovi nulla, o sei super skillato o che c'è?


    Io ho lavorato quando ho potuto in ambito artistico e amministrativo. Una marea di call center, data entry lontani da dove abitavo, ma ci andavo coi miei piedi, mezzi, perché non c'era il blocco ai tempi.


    Ci provo online a mandare CV per cose così, recupero crediti ad esempio, ma neppure rispondono e a ciclo rivedi gli stessi annunci.


    Una dieta per rimettermi in forma non riesco (tu dirai neppure questo?), ma non ho colpe se adesso, men che mai sola, abbia voglia di bilancino, di cucinare adeguatamente o cucinare proprio. Evito come posso certe cose, ma sono diabetica e con una cosa che si chiama disbiosi intestinale, un dismetabolismo, poi in menopausa, che non riesco a perdere peso bene. Ho una fame certe volte che bevo acqua per non cedere. Però ecco, più in forma mi sentirei più sicura. Ho fatto più diete io che non si sa chi: 40 anni di diete, la prima a 11 anni, un errore imperdonabile dei miei.


    Quindi più magra forse più sicura, ma non sono così, quindi forse un lavoro lo darebbero magari alla magra sì, all'altra no.


    Esempio di mattinata: svegliata e dormito male, colazione, chiamata a papà, ora sistemo un po' casa, più o meno la mattina passa. Ma appena ho aperto gli occhi mi sono sentita tra angoscia e depressioncina. Forse, e dico forse, un lavoro mi riempirebbe o darebbe più uno scopo.

    Pulmino73

    Più o meno hai fatto un sunto abbastanza giusto, ma forse sono io che non so spiegare o non so come seguire il tuo suggerimento.

    Mi manca lo stare tra le persone, parlare, la socialità. A causa del blocco sto più in casa, e h24 sola in casa mi sento soffocare. Tristezza, risalgono ricordi, malesseri.


    Non lavorando, mi alzo stanca, perché dormo male e poco. Se poi, come stanotte, sogno i miei persi, che stanno male, l'angoscia mi segue.

    In casa chiamo mio padre, faccio colazione, riordino un minimo e poi? Ecco il vuoto.


    Qualsiasi hobby mi sa di pensionato. Anzi, tanti sono pieni di impegni, al cx anziani magari. Mi viene più fame, ma non posso permettermelo e soffro.


    Un tempo, fino a che camminavo, uscivo e facevo la spesa, ormai era da un po' che mi stava stretto pure quello. Super, posta, struscio e poi panchina. Mi saliva una tristezza, mi sentivo sola. Il sabato vedevo tutti in compagnia: amici, coppie, genitori e figli.

    Ma quando raccontano che il tizio o Caio, entrati nelle vite loro, li hanno salvate o salvati, sarà vero, no? Buone presenze possono farti bene all'anima. Come le cattive, rovinartela.

    Tu dici io sono il traguardo. Ma non so come arrivare a me stessa.

    Non mi abituo alla solitudine, all'accettazione che mio padre sta in struttura e non torneranno né le liti – e meno male – né quei momenti illusori e flebili in cui mi accontentavo di briciole di pseudo famiglia. Non posso farci nulla, lo so, ma provo dolore. Che devo farci? Se avessi avuto la fortuna di costruire un mio nucleo, forse sarebbe stato diverso, forse no. Ma io sento questo dolore. Puerile, infantile, possiamo chiamarlo come vogliamo, ma lo sento. E non trovo nulla che lo lenisca. Ti scrivo mentre goccioloni mi scorrono sulle guance...

    Io credo sempre di esser stata sola, quando ti curi di chi speri ti veda e non lo fa mai, ma c'era quel velo illusorio. Ora è caduto e ho una grande pena e mi rendo conto che non c'è nulla più, se non me stessa.


    Solo che non so come ci si basti.

    Hai mai provato qualcuno online? Non dovresti spostarti per andare..e pagheresti meno.

    Sì, ma mi trovo meglio in presenza. Tuttavia, ogni volta si tratta di ricominciare e raccontare tutto. Io credo dovrei trovare chi mi aiuti a superare i traumi. A parte chi fa Emdr, nessun altro approccio aiuta in tal senso? Ho provato la strategica a breve, per caritaaaaaa. Sarò incappata pure in uno che si faceva selfie più che fare lo psicoterapeuta. La comportamentale la conosco un po'... Insomma, non è semplice.

    Laonci' Sempre stata tenace e battagliera, è ciò che mi ha permesso di andare avanti, di supportare i miei, di non mollare nonostante tutto il brutto. Però adesso non è che io mi voglia arrendere, però sto troppo male e da troppo tempo.


    Una volta, tantissimi anni fa, feci un altro percorso terapeutico. Purtroppo ci ho sempre creduto ma, come dico io, se non becchi quello giusto, fai un giro di giostra interminabile. C'era ancora mamma, con la demenza, io ero sola, mi sentivo schiacciata, camminavo però, pur se attraversare mi faceva timore e mi vedevo in una vita spenta. Amavo scrivere, ai tempi lo facevo, ora non riesco, non mi ispira. Insomma, io mi lamentavo di alcune cose con lo psicoterapeuta: che non trovavo un lavoro, che volevo avere entrate, che ero distrutta dalla difficoltà di vita che avevo. E lui, per diverse volte, mi disse che dovevo concentrarmi sulle mie risorse artistiche, sulle poesie o racconti o bla bla bla. Non pensare al lavoro se al momento non c'era.


    Alla quarta volta non ci ho visto più. Non doveva trovarmi un lavoro ma... gli dissi che se andava bene per lui essere pagato con poesie, io mi sarei concentrata su quello.


    Basta con 'ste frasi che vorrebbero farti spostare il problema, mentre continuano a pigliare soldi. Io non lo pagavo coi soldi miei, cioè erano pure i miei, visto che con la pensione si andava avanti grazie al mio essere sempre presente. Si offese (e fanno gli psicoterapeuti), ma io non ci andai più.


    Idem questa volta. Io non ho soldi infiniti. Se non ne avessi più per pagare uno che mi porti? Se non trovassi chi mi porta pur pagandolo? Mi sono esaurita a cercare sempre qualcuno. È stressante. Perché chi fa questo lavoro in nero si azzecca di servizi, magari mi può portare ma non venirmi a pigliare, e allora il problema, secondo te, resta: io debbo fare cose pur col blocco o risolvere il blocco e tornare a essere libera?


    Secondo me la seconda. L'altro giorno, anzi sera, mi aveva dato un cavolo di orario tardo, mai più: le 19. Sono uscita alle 20.25. Ha sforato ma vabbè, si vede che lei non è rigida. Ero l'ultima. Non c'era il solito tizio che mi porta, ho voluto pigliare un taxi. Andata e ritorno, 25 euro. Più i soldi per lei.


    Allora il problema qual è? Se non avessi avuto quei 25 euro, come ci andavo? Poteva essere lei o una festa o un corso. E su dai, secondo me, tanti non sono all'altezza.

    Come avete superato?


    Comunque, in merito a un supporto dalla psicoterapia, perché una non dice: "Guarda, non ti so aiutare, mi spiace".


    Io, se non avessi il blocco, non mi spaventerebbe uscire, pure da sola. Se mi sentissi di prendere un mezzo o pure un taxi, sapendo che lo prendo per mio piacere e non come unica scelta per muovermi. Perché lei mi deve dire: "Il blocco lo hai, ma dai, fai tutte le cose che ti vanno di fare, pure se devi farti accompagnare".


    Ma non capisce che ci vogliono soldi? Che mi sento dipendente dagli altri e non mi godo l'evento a cui mi faccio portare. Non è come avere lo chauffeur, sia perché non me lo posso permettere, sia perché posso ingannare la mente una volta, ma poi mi torna l'ansia da blocco. Posso farmi portare se devo andare lontano, ma per una passeggiata? Quindi che aiuto mi dà se non sa risolvere il vero problema, o quello che comunque mi ha portato il blocco?

    Mi dispiace che tu abbia interpretato il mio post come "aggressivo". Non volevo esserlo e né mi reputo tale, anzi al contrario volevo solo esprimere il mio punto di vista. E comunque, se hai risposto così, dai conferma di non volerti in nessun modo confrontare, perché un confronto voleva essere e invece hai "attaccato" in modo aggressivo. Non cerco ribalta, non è questo lo scopo per cui sono qui, ma punti di vista diversi dal mio, confronti e comprensione. Comunque va bene così.

    Vedi che lo rifai e non te ne rendi conto? Rileggi il tuo intervento precedente e questo. Tu giudichi e aggredisci.


    Io non ho mai offeso nessuno, nessuno. E mi confronto con tutti. Come puoi dire il contrario? Assurdo. Tu, senza motivo alcuno, mi hai giudicata. Sono una che vorrebbe compatimento e adesso scrivi che non voglio confrontarmi. Non c'è mai da parte mia fuga dal confronto. Quindi sei tu che ti fai bello e cattivo tempo. Sono sempre misurata, ho chiesto spiegazioni quando non ho capito dei passaggi, ringraziato chi, dicendomi delle cose, pensava mi potessi risentire. Idem con te: hai scritto più volte, poi ieri, non so che problema tu abbia avuto così improvviso, ti sei scagliata con giudizi. E non si fa, non si fa!!!

    Sta emergendo tanto di te e del tuo dolore dalla prima discussione aperta, quando non sapevi perché eri così sofferente.


    Ti mando un grandissimo abbraccio. Queste sono cose che fanno male. Lo so bene. Scavare a fondo non è semplice... Ma starai meglio. Fidati.

    Ma un eccesso di confusione mentale, non sentirsi totalmente lucidi, faticare a ricordare, sentire proprio la stanchezza a dover fare più di una cosa o pensiero, sentirsi di non avere il solito linguaggio sciolto, ma faticare a parlare bene, pure se gli altri ti dicono sì, ma io mi ascolto e sento di dire parole meno fluide del solito, è davvero stress?


    Stamane mi sveglio che non ero serena, poi sento mio padre e inizia il malessere. Stavo riflettendo che sto con tale nebbia come a protezione di qualcosa che non riesco ad accettare ed elaborare. Come se, appunto, accettare che lui non mi darà nulla di ciò che ho inseguito sempre sia troppo doloroso adesso e, come pseudo difesa, arrivi la nebbia. Saranno solo sciocchezze forse... ma troppi traumi e questo dolore che mi viene dal rapporto con papà mi spengono la testa.


    Ma che può succedere con tanta nebbia? Ho paura di cose più brutte. Mi rimbecillisco di colpo?

    In altre sezioni ho raccontato di me, di consapevolezze che non elaboro e di chi seguo come psicoterapeuta ma da cui non andrò più.


    Ieri, ultima volta, nel raccontare che ero stata a trovare mio padre in struttura dopo un mese che non lo vedevo, è successo un episodio che riconferma la mia aspettativa di essere difesa, protetta, delusa. Io lo so, lui non lo ha mai fatto, mai adeguatamente, incondizionatamente, ed io mi porto buchi enormi di dolore. Mi sento chiedere perché vado da lui. Rispondo che una parte di me vuol vederlo, credo. L'altra è per un possibile ed immotivato, ma in me presente, senso di colpa qualora se ne andasse ed io non lo avessi potuto salutare.


    Ho perso mamma e fratello e non li potei salutare, quindi c'è un groviglio di dolore. Però poi lo vedo, in effetti, e lui mi delude per modi, mancanza di empatia, di esclusività verso me, che mi massacro da anni.


    Secondo lei non dovrei andare, perché sto peggio. Perché lui può andarsene e che io lo veda sempre o mai non mi ridarà ciò che non ho avuto.


    Oggi sto malissimo, perché io, da sei mesi, quando lui è andato in struttura, mi sento come orfana. Prima mi illudevo, avendolo a casa, che nonostante i disagi che mi dava ci fosse "famiglia", ma non è vero. Ora però, alla luce di certe verità, di quello che brutalmente mi ha detto la psic, io sto peggio.


    Piango, sono confusa terribilmente, ho avuto un attacco di panico.