Messaggi di Simysimy

    Nemmeno io, perché sono allergico ai principi dei più comuni farmaci antinfiammatori . Posso prendere solo la Tachipirina, che non serve a nulla quando resto bloccato con la schiena grazie alla sciatalgia.

    E come ti passa? Io stanotte non l'ho presa la tachi perché avevo noia allo stomaco, non ho chiuso occhio. Oggi mi sento in una dimensione strana, di quando non dormi, non stai bene, sei sola, cerchi di non pensare a cose brutte ma dentro sei spaventata, perché io una neuropatia così forte, dolori sparsi mai avuti. Il colon, intestino sottosopra e allora... pensiiiii. Uff.

    Ciao Simy...io capisco la tua sofferenza e la tua rabbia, hai tutto il diritto di averla. Stai vivendo un brutto periodo e lo stai vivendo DA SOLA....sei forte cara...con tutti i tuoi cedimenti, SEI FORTE. Io abito nel basso veneto, se hai bisogno di sostegno morale, e stai da queste parti, sarei felice di starti vicino.

    Grazie mille, apprezzo tanto. Purtroppo sono lontana da te. Ma le tue parole sono una carezza. Non so se sono forte, me lo dicono sempre, solo che io vorrei essere felice, amata. Mi manca tanto.

    Laonci' ciao a te, non va affatto bene perché oltre alla parte psicologica, ho una sciatalgia che mi snerva tanto. La risento ovunque, pure nell'intestino. E poiché ho dei problemi epatici, non posso pigliare, come tanti, antinfiammatori.

    Questo acuisce la rabbia di cui parla Pulmino73, che mi scoccia avere perché fa male a me, però mi legittimo verso tante cose e persone.

    Come ad esempio mio padre, tanto egoista, narcisista e manipolatore. Che ha di tutto di più, che ho trattato come un re, elemosinando amore e invece continua a trattarmi a cavolo.

    E non è che glielo permetta io, purtroppo quando si rivolge a me come pezza da piedi, io accuso i suoi modi, mi inc∙∙∙o, lo mando a quel paese, attacco e, credete, mi richiama? Zerooo.

    Poi mi sale ansia, perché faccio pensieri brutti su lui... e non mi piace. E dopo risale malessere e paura di star male, morire io... come punizione per i brutti pensieri.


    Sciocco lo so, ma un padre che neppure mi chiede come stia, sapendo che non sto bene, ma ti ordina questo o quello senza usare grazie e per favore... da tutta la vita... ti esaspera.

    leila19 Tu sei magra? Cioè, se sei normopeso, ti è più semplice. Io no, sono... come sono. E prima dovrei dimagrire, poi ci starebbe bene un po' di attività fisica. E giuro, non voglio spegnere i tentativi di iniziative, consigli ecc.

    leila19, guarda che puoi esprimere il tuo pensiero sempre e comunque. C'è stata un'incomprensione, ma io sono pronta al confronto. Detto ciò, infatti non farei di testa mia. Il punto è che, dopo 40 anni e più di diete, non ne posso più. Non sono in grado, non mi va, di bilancini, grammi ecc. Il nervoso e la solitudine mi portano a non riuscire a star ligia. Non faccio abbuffate, anzi, ma tra diabete, ormoni e dismetabolismo, non perdo facilmente. Pure questo è un fardello pesante da portare. Almeno prima, camminando, mi tenevo un po' in movimento, ora col blocco è un casino.

    Sono le 16.44. Ho visto un po' di TV... A parte che il tempo non è al massimo, ma che cavolo si fa soli in casa?


    Che rabbiaaaa!

    Pulmino73, puoi spiegarti meglio, a parte il fatto che ognuno percepisce a proprio modo la solitudine.


    Comunque lunedì sono stata da un'agopuntora omeopata, credo tanto nell'ago, poi anche qui è questione di operatori. Mi dice che a seconda dei soldi, posso fare solo ago o ago e una dieta, la chiama lei, che è un pappone cinese, di farine, che mi farebbe stare con più energie, perdere peso, ma dovrei dimezzare l'insulina che i malefici in ospedale mi fecero iniziare lo scorso anno, pur essendo contraria. Ora fare di testa mia, non credendo di riuscire a vivere con alcune cose restrittive e in più il pappone, di cui ho letto recensioni non buonissime, che mi chiedo come fidarmi di lei, questa agopuntora, ma sulla salute non vado a tentativi. Questa dieta costa cara… sto valutando se fare qualche seduta e stop. Io ci sono andata per la tendinite.


    Tuttavia sono giorni che sono stanca, tanto tanto che sogno male troppo. Pensate stanotte, mentre abbracciavo il cuscino ironizzando prima di provare a dormire, che era il mio tesoro… mi sono ritrovata a piangere di dolore, perché sono tornate immagini di 17 anni fa, quando il mio povero fratello, per la sua malattia, aveva ferro basso, sentiva freddo, si metteva uno scaldino di quelli moderni e, con la sua immancabile ironia, mimava di coccolare un bimbo. Ho cercato di riprendermi, di cancellare tutto, ma ormai non ci riuscivo. Detto ciò, ho dormito poco male e con vari sognacci.


    Stamane sto a tocchi. Se ad esempio mi dicessero: "Esci, vai", farei tre passi. Non ho energie e torniamo al blocco. Quindi ho scritto alla mia psicoterapeuta perché domani avrei una seduta, ma se lei continua a dirmi: "Vai pure se ti portano, basta che ti svaghi", la 'uccido'!


    Le ho scritto che se non ho più soldi o persone che mi portano, pure gli svaghi non fare. Quindi è sul blocco che dobbiamo lavorare. Altrimenti non ha senso proseguire. E sapete la risposta?


    Sul blocco stiamo lavorando, ma il blocco deriva dall'ansia e quindi, come ti dicevo, bisogna stare sui pensieri che ti portano al blocco.


    Non è vero che ci stiamo lavorando. Parlo di mio padre ed emozioni annesse. Lei, brutalmente, l'ultima volta, mi ha detto che non devo andarci perché tanto non avrò mai l'amore che volevo, e andarci mi fa star peggio.


    Sui pensieri… quando dico blocco, lei mi dirotta sulla frase scritta prima: "Vai ovunque, pure se portata".


    Quindi, che devo fare?


    Io mi sento male, debole, oggi sarà pure il tempo brutto, sono distrutta, sola, ho fame ma non posso mangiare, mi stufo a cucinare, sì, forse sarò un tantino depressa(?).


    Ieri, portata, sono stata a fare due commissioni. Ero in un casalinghi, ero distrutta mentre entravo, camminavo, temevo di cadere, di non stare in piedi. Ecco i miei pensieri. E lei, da psicoterapeuta, non sa che dire?


    Voi che siete più pratici di antidepressivi, se potessi prenderlo serenamente e, ahimè, con una problematica epatica, non posso (né ho di cose di salute ;(), secondo voi il blocco andrebbe via?


    Leggevo una frase dell'attirerà Jim Carrey: la depressione non è altro che il bisogno del corpo e della mente di doversi riposare, deprimersi, perché hanno fatto troppo o troppo male e hanno bisogno di tempo per riprendersi. Più o meno dice così.


    Un po' mi sono ritrovata: ero distrutta un anno fa, stanca dei soliti posti, vita, dinamiche ecc. Ma dopo un anno, mi ci sento pure di più. E quindi? Boh.

    Ragazzi, però vedete che ci sono grosse differenze? È vero che la solitudine è di chi ce l'ha, però ditemi: avete mai passato mesi, giorno e notte interamente soli? Dove sei il primo e l'ultimo che ascolti? Dove non c'è nessuno che ti possa dare il seppur minimo aiuto, se si sente il bisogno?


    Non voglio fare la vittima. Ripeto: il vuoto è in noi, ma c'è oggettività e soggettività. Voi avete la seconda, rispettabilissima; io le ho entrambe. È più difficile, doloroso, terrorizzante.

    Tutti voi avete affetti? Siete soli? C'è un ambito in cui siete appagati?


    LeggeraMente Non so, non dico che l'avrei presa per pazza, ma non so se avrei eseguito il suo compito.


    Cosa vorrei? Trovo fuori luogo dirmi di pensare alle poesie, quando mi rammarico per il lavoro o per l'indipendenza, e però loro vogliono i soldi che non sono frutto di una mia entrata.


    O di farmi portare in giro, pure se non posso andarci sola. Perché uno che ti porta costa... i soldi non crescono sugli alberi. Sono assolute c∙∙∙∙∙e di chi ti vuole abbindolare facendoti credere di fare un buon lavoro, mentre invece non sa farlo o non con te.


    Le ovvietà non possono costare care come le loro sedute.

    leila19 Grazie per le scuse ed io ti dico che davvero mi è dispiaciuto e non volevo far arrivare menefreghismo verso i consigli altrui. Riporto solo il mio vissuto.


    La pensione: un po' sciocca e un po' ostinata, non l'ho mai voluta chiedere perché, in primis, non volevo sentirmi o far sapere di essere malata, diciamo così. Volevo che lo Stato mi riconoscesse meriti e opportunità per quello che valevo. Forse stupido, ma l'orgoglio era superiore al diritto di ricevere, perché non ero di salute così performante. L'altro motivo era perché solo mio padre la prende da tempo, mentre mamma per pochi mesi e se andò, mio fratello povero, aveva la visita il giorno che finì in terapia intensiva, senza uscirne. E ho coltivato, ahimè, la superstizione che se dovessi chiederla, pure io... ZAC.


    Se mi dici scema lo capisco, ma non dirlo troppo forte, perché dentro sento dolore e fragilità. Non ci posso far nulla, non lo mando giù: averlo perso a 44 anni.


    Ora, in questi mesi, sto valutando se chiederla succedesse ciò che deve o non deve.


    Sul muovermi non è un non volere o un volere a tutti i costi, ma una enorme paura.


    Oggi, ad esempio, mi sento debole, scarica, mi gira la testa, gambe molli. Non mi sento di provare a camminare. Quando ho potuto, l'ho fatto. Ho sempre tentato di superare dei limiti.


    Ma non ci riesco: c'è un blocco di motivazione ed energia.


    Quando, a giugno 2024, iniziarono i sintomi che mi facevano girare la testa, bloccarmi, stare ferma a un cancello, muro o macchina, per qualche volta ignorai il tutto, ma poi dissi basta, perché l'idea di sopportare tutto ciò per arrivare dove? Al supermercato o alla posta, non lo sopportavo più. Io, col blocco, ho detto no all'uscire, con un groppo di solitudine in cui camminavo sentendomi disperatamente sola per strada.


    Mi accontentavo di fare la spesa, o riportavo un pezzetto di pizza o una canottiera a mio padre, ma ero solissima. Non avevo più un fratello né madre, quando al bar vedevo anziane con figlie a far colazione o aperitivo. Avevo mio padre che stava male, ero stata tre mesi in ospedali, sola. Non mi sentivo né sento amata. Ho messo tanto impegno in alcuni ambiti che mi piacciono, ma vedevo che, poi, finito un progetto, tutti si dileguavano.


    Un amico, a cui volevo tanto bene, illusa io, per due volte mi promise un aiuto: la prima volta scomparve per mesi e anni, senza dirmi perché. Mi implorò di perdonarlo, che ci teneva tanto: lo feci. Mesi dopo, mentre stavo dando una nuova chance al nostro rapporto, mi fece un altro torto, peggiore del primo. Basta, dissi basta.


    Non si è più fatto vivo, stavolta zero scuse. Ok, si deve andare avanti, ma le delusioni rendono fragili e, dopo che hai tutto questo bagaglio di dolore, se ti capita qualcosa come l'operazione in urgenza e tutto il resto, non ce la fai più. La voglia di vivere, di essere libera, c'è, ma ho troppo terrore addosso.